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Autore: Lilyth    15/07/2012    1 recensioni
Il giorno del 17esimo anno è un giorno, importante, forse più del 18esimo;
ognuno di noi ne conserva anche solo un piccolo ricordo dentro al suo cuore; ci si diverte, si cresce, si cambia.
Per Smile, però, questo cambiamento è molto lontano da quello meramente numerico.
Lo scontro con una realtà in parte meravigliosa ed imprevedibile, in parte dura e difficile da accettare accompagneranno la nostra protagonista in un viaggio dentro il suo vero essere per aiutare una stirpe a lei estranea di cui non sapeva di far parte.
Scrivere questa storia all'inizio è stato un gioco, un gioco che piano, piano iniziava ad avere una forma ben definita.
Mi ha emozionato e spero emozioni anche i lettori.
Lo so, sono solo una ragazza di 17 anni, ed è difficile credere che in così tenera età si possa arrivare a metter su un racconto di rilievo.
Però, datemi fiducia.
Buona lettura.
Lilyth.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Quella mattina mi svegliai prima del solito, mio padre stava per partire e non potevo non salutarlo.
Non ci saremmo visti per circa 3 mesi.
Scesi le scale correndo, stava finendo di sistemare la valigia, lo presi alle spalle.
D’impatto si immobilizzò, poi mi prese le braccia e mi tirò sulla schiena
< pa ti viene l’ernia... >
Rise
< già la ho, tranquilla. >
Scesi e lo guardai da lontano, uomo in carriera pronto a partire.
< tua madre sarà qui oggi per l’ora di pranzo, nelle 8 ore che sarai da sola non farmi preoccupare... >
< sarò a scuola papà, non sarò sola. >
annuì, il taxi era arrivato.
Mi abbraccio.
< ci vediamo via webcam e ci sentiamo tutti i giorni... >
< ok papà. >
lo abbracciai, lui si staccò e mi guardò negli occhi
< Smile, tutti i giorni...capito... >
annuii.
Altra strombazzata del taxi, mio padre uscì controvoglia e mandandomi un bacio si chiuse la porta alle spalle.
Erano le 6:30 del mattino, quella mattina a scuola avrei fatto prima del solito.
Mi preparai di tutto punto, ero leggermente elettrizzata all’idea di vedere mia madre, era tanto che non la vedevo ne sentivo e ora che avevo scoperto che era un’Eterna avevo bisogno di farle delle domande.
Alle 7:15 ero pronta per uscire di casa.
Sentii bussare alla finestra, la aprii con calma e venni investita da suo sorriso
< buongiorno. >
Sorrisi di risposta
< giorno. >
Scese dal davanzale e si sistemò i capelli
< tuo padre è partito? >
Annuii
< e tra quanto arriva mamma Nash? >
Presi lo zaino sotto la scrivania
< dovrebbe arrivare all’ora di pranzo, ma conoscendola farà tardi... >
< come la figlia... >
Lo guardai male
< non ho mai fatto tardi in vita mia! >
Uscimmo di casa insieme e ci dirigemmo verso scuola.
< è passato ieri sera Michele? >
Scossi la testa
< Alex no, ti pare che passava...ok, vi siete divisi il compito di controllarmi notte e giorno, ma praticamente con me ci sei sempre e solo tu. >
Annuì soddisfatto
< è così che deve essere. >
scoppiai a ridere
< non so perché ma mi sento violata nella mia privacy; già, già. >
mi diede una spintarella dietro la schiena
< cammina... >
Non eravamo una coppia normale, zucchero e dolcezze? O no, non esistevano.
Ok, c’erano e baci e poco più ma mai che ci facessimo un complimento o mostrassimo un minimo d’amore nei confronto dell’altro.
Mi divertivo terribilmente.
< chi ti ha vestita stamattina Nash? >
Lo guardai
< me stessa perché? >
< oggi stai bene, cosa che non si può certo dire degli altri giorni. >
gli diedi uno scappellotto dietro alla nuca
< scherzavo, scherzavo...stavo solo mostrando quanto era veritiero il tuo pensiero sul nostro non essere dolci. >
Sorrisi, immaginavo stesse ascoltando il mio flusso di pensieri, d’altronde avevo protezione zero, non avevo nulla di cui preoccuparmi (per ora).
Davanti a scuola ci aspettavano tutti gli altri.
< era ora. Siete in ritardo! >
Guardai prima l’orologio e poi Laby
< che dici, sono le 7:50! >
Guardò il suo orologio
< o, è fermo! >
Kay si stava rollando quella che speravo fosse solo una sigaretta.
Monica parlottava con Vittoria di qualcosa relativa Adam, a quanto pare Vittoria aveva un debole per il Rubens grande.
Non vedevo Amos, ma sarà stato in giro con qualche ragazza mentre Michele osservava Alex
< la sei andata a prendere a casa? >
Alex annuì
< quindi, io dovrei passare oggi intorno alle 15, poi tu per tutto il resto della serata... >
Era il ragazzo più preciso che conoscessi, con tutti quegli orari precisi che non perdeva mai di vista.
Alex praticamente non aveva il senso del tempo.
La campanella suonò maligna e ci costrinse ad entrare in classe.
Avevo 3 compiti in classe quel giorno, cosa tremenda.
Li feci tutti in modo perfetto solo perché lessi nella mente dei professori le risposte esatte che poi passai a Laby e Kay.
Alex mi passò praticamente mezzo compito di matematica e l’altro mezzo lo lessi nella mente del secchione della classe.
Era l’unico modo per recuperare il mio mese di assenza, ma non mi faceva poi così schifo, andavo una meraviglia.
Alla penultima ora avevamo buco. Mi spaparanzai sulla sedia stiracchiandomi.
< sei una scorretta. >
Diedi una spinta ad Alex che cadde a terra
< senti chi parla. >
Mi baciò su una guancia
< schifosa! >
Kay mi abbracciò facendo finta di portarmi via da Alex
< schifosa? Stai scherzando! È utilissima! Non sono mai andata così bene a scuola! >
Gli carezzai e la testa e rivolsi ad Alex uno sguardo compiaciuto.
Laby se la rideva
< avrò una A anche a questo compito! >
Alex scosse la testa amareggiato
< che amici scorretti che mi circondano. >
ci fermammo tutti a guardarlo, Kay smise di parlare e Laby di ridere, si sentì osservato
< beh? Che c’è? >
mi schiarii la voce
< beh, hai appena detto amici... >
Non cambiò espressione anche se leggevo l’imbarazzo nei suoi occhi
< non sono amici? >
Kay si alzò e gli diede una pacca sulla spalla
< grande fratello!  >
Alex sorrise rispondendo alla pacca.
Laby gli saltò praticamente addosso
< era ora che ti sciogliessi un po’, ci voleva questa cretina di Smile per farti diventare umano. >
< con lei sono meno umano di quanto credi. >
La abbracciò piano.
Erano tutti bellissimi, quel giorno mi sentivo molto potente.
 
Tornai a casa con Alex, aveva l’arduo compito di aspettare mia madre e spiegarle un po’ i cambiamenti che erano subentrati nel periodo della sua assenza.
Come immaginavo non era ancora arrivata.
Mio padre mi chiamò non appena misi piede dentro casa
< pa... >
< Smile! Mamma è arrivata? >
< no, ma lo immaginavo. Non è mai in orario papà, niente di cui stupirsi. >
Lui sbuffò sonoramente dall’altra parte della cornetta
< quella donna! Almeno non sei sola, vero? C’è Alex? >
Sorrisi
< sì, è qui vicino a me...te lo devo passare? >
lui mi guardò con aria strana
< sì, passamelo. >
gli passai il cellulare
< è mio papà... >
lo guardai parlare al telefono, si era irrigidito notevolmente e aveva tirato fuori la sua voce più seria.
Mi veniva da ridere a guardarlo.
Che dolce che era.
Mangiammo insieme guardando la televisione, i Simpson non potevano essere persi assolutamente.
A metà puntata sentii bussare alla porta.
Mi alzai ed andai ad aprire, Alex mi seguì.
Sulla soglia c’era lei, alta con quel cipiglio quasi da folle.
Era vestita stile hippie, dovevo ammetterlo, bei vestiti, le avrei rubato qualcosa nei giorni seguenti.
Mi abbracciò
< Smimmi... come stai? >
Risposi all’abbraccio
< ciao mamma, tutto bene. E tu? >
scrutò il mio viso da cima a fondo
< quel mese deve averti distrutta, la tua anima è cambiata... >
Anima? Ebbi una terribile sensazione.
Ecco! L’unica cosa che mi era sfuggita, la cosa più importante, la mia anima era cambiata ma per un motivo ben preciso.
Non mi scomposi e la feci entrare in casa con le sue tre valigie.
Lei stava osservando Alex
< tu devi essere il giovane Skorny, dico bene... >
Lui allungò la mano e lei la strinse
<  Alex signora... >
lei scoppiò a ridere esattamente come facevo io
< signora...e che ho? Settant’anni? Sono Gloria. >
Lui sorrise teso
< piacere Gloria. >
Alex aveva intuito i miei pensieri, mi strinse un braccio mentre facevo vedere  a mamma dove lasciare le cose (anche se lei la casa la conosceva benissimo).
< cos’è questa storia sull’anima? >
lo guardai grave
< dobbiamo parlare con Adam... >
Mia madre si girò sorridente
< Il piccolo Adam? O deve essere cresciuto tanto. Lo voglio assolutamente vedere. >
Alex trattenne  stento le risate, piccolo Adam, ora era un ragazzone di un metro e novantacinque con due spalle da armadio e uno sguardo poco rassicurante.
< dopo mamma, intanto sistema la tua roba, hai mangiato? >
annuì
< sì, certo...ho costretto Lorian a comprarmi un panino mentre mi portava qui... >
< Lorian? E chi sarebbe? >
si batté una mano sulla fronte
< ma certo! Che stupida, tu non sia nulla ancora. Io e quel coglione di Noa abbiamo rotto da circa 5 mesi. Ho cambiato casa ed ora convivo con un ragazzo a dir poco stupendo. >
Ragazzo? Mia madre stava con un ragazzo? O mio dio.
< ha vent’anni, è un tesoro veramente. Te lo farò conoscere prima possibile... >
Vide nei miei occhi l’orrore di scoprire che mia madre era fidanzata con un ragazzino di soli 3 anni più di me
< ma che hai capito Smile! Lorian è gay! Siamo coinquilini. >
Tirai un sospiro di sollievo molto evidente.
< allora lo conoscerò molto più volentieri. >
Lei sorrise
< bene perché credo che sarà qui stasera, appena ha saputo che venivo da mia figlia e che era un’Eterna non ha esitato a mollare tutto e a venire con me. Ora sta visitando la città. >
Alex sembrava poco convinto.
 
Mi tirò in cucina con la scusa che dovevamo lavare i piatti
< tralasciando la storia di quello che ti vuole assolutamente conoscere, che cazzo è la storia dell’anima? >
Abbassai lo sguardo
< non so come ha fatto a passarmi di mente ma mentre ero in mano a quelli sono stata sottoposta ad una cura per...per essere trasformata in un Bruno. >
Strabuzzò gli occhi
< che cosa? >
< mi hanno fatto 5 punture di non so cosa, ne mancava solo una per finire il processo ma sono riuscita a scappare prima che riuscissero a farmela... >
Tirai su la manica del braccio dedito alle punture, era normale.
< questo braccio è stato violaceo per settimane, anche se ora è normale. >
Era teso
< dobbiamo andare subito, subito da Adam. Chiama tua madre. >
< viene con noi? >
Era già sparito in salone ed era andato a cercarla lui.
Tornò poco tempo dopo con lei alle calcagna, anche la sua espressione era cambiata, le aveva già raccontato tutto.
< andiamo Smile! >
 
Quando arrivammo a casa di Monica c’erano Vittoria  e Michele ma non Amos né Adam
Alex entrò come una furia
< dov’è Adam? >
Monica alzò le spalle
< non so...dovrebbe tornare a momenti... >
Alex si spazientì
< deve essere qui il prima possibile, abbiamo un urgenza! >
Ovviamente nessuno capiva di cosa stava parlando, poi notarono la mia presenza e quella di mia madre e si, diciamo, insospettirono.
< lei chi è? >
Era ovvio che parlavano di mia madre
Lei sorrise
< Monica...come sei cresciuta...eri così piccola quando ti ho conosciuta. >
Lei non capiva
< sono Gloria, Gloria Adams...la mamma di Smile >
Monica cambiò espressione, corso incontro a mia madre e la abbraccio.
Rimasi di stucco, si conoscevano così bene?
< non sapevo fossi la madre di Smile...o, da quando non ci vediamo. >
Mia madre ci pensò
< circa 15 anni...tanto tempo è.. >
Alex si spazientì ancora di più
< Monica! Abbiamo un problema serio. A dopo i convenevoli. >
Sentii un rumore improvviso provenire dal balcone, mi girai di scatto e vidi Amos poggiato alla finestra con una mano avvolta intorno alla vita sanguinante.
Corsi verso di lui e lo sostenni mentre entrava in casa.
Venni circondata da tutti gli altri, lo aiutammo a stendersi a terra mentre Monica e Vanessa andavano a prendere dei disinfettanti e delle bende.
< Amos, cos’è successo.. >
Respirava a fatica
< hanno...hanno... >
gli strinsi la mano
< hanno preso Adam... >
Voltò la testa da una parte e...spirò.
Mi sentii morire. Continuavo a stringergli la mano con le lacrime che iniziavano a salire e piano, piano raggiungevano le ciglia.
Michele gli chiuse gli occhi in un ultimo gesto da amico, mia madre era tesa, indescrivibilmente segnata.
Alex mi tirò indietro e mi strinse a se mentre io continuavo a piangere.
Vittoria e Monica arrivarono ma capirono al volo che c’era qualcosa che non andava.
Amos era appena morto davanti ai miei occhi e Adam era stato catturato, cos’altro poteva accadere quel giorno?
Rimasi attaccata ad Alex tutto il giorno, quella sera si sarebbe svolta una riunione speciale per decidere come agire; sarebbero arrivati altri due Eterni “superiori” per darci una mano.
Monica era distrutta, tutti noi eravamo distrutti.
 
< la riunione è aperta. >
Eravamo tutti seduti intorno al tavolo del salotto di casa Rubens.
Erano appena arrivati Dorian e Tamara, mandati dai piani alti della congrega ed eravamo pronti a prendere una decisione.
Dorian si alzò in piedi
< abbiamo già cercato di rintracciare Adam, pare sia stato portato nello stesso luogo dove era rinchiusa la mediana. >
Mi guardarono tutti, sentii un brivido attraversarmi la schiena.
Monica si alzò in piedi di scatto
< dobbiamo andare a recuperare mio fratello! >
Alex le passò un braccio intorno alle spalle e la fece sedere, Dorian continuò
< io e Tamara ci stiamo mettendo in moto per organizzare una spedizione di ricerca, dobbiamo essere pronti ad un vero e proprio scontro. Non sappiamo cosa stanno facendo ad Adam. >
Mi feci coraggio e mi schiarii la voce
< io lo so... >
Mi guardarono tutti
< mentre ero, sì, in quel posto mi sono stati somministrati dei medicinali per cambiare il dna e trasformarmi in un Bruno. Bastano 6 iniezioni fatte a distanza di 2 giorni l’una dall’altra per cambiare l’anima di un Eterno. >
Tamara mi guardò
< quante te ne sono state somministrate? >
< 5...sono riuscita a scappare prima che riuscissero a bucarmi per la 6° volta. Eravamo venuto qui per avvertire Adam. >
Tutti si stavano guardando, pensavano, ragionavano, contemplavano l’idea di essere trasformati in Bruni.
Dorian e Tamara stavano scrivendo delle cose su un quaderno.
< allora, ognuno dei gruppi delle città porterà alcuni dei suoi migliori Eterni.
Per il mio gruppo porterò 5 Eterni; Tamara ne porterà 5 e per il gruppo di Adam avevamo pensato a Monica, Alex, Vanessa e Michele. >
Mi alzai in piedi
< vengo anche io! >
Alex mi si mise davanti
< non ci pensare neanche! Tu rischi più di tutti. >
< ma io conosco il posto, e inoltre stare qui da sola non mi metterà meno in pericolo! >
Dorian mi guardò
< come conosci i posti Eterna? >
Lo guardai seria
< ho vagato per tre settimane nella neve prima di trovare un essere umano disposto a farmi telefonare a casa e farmi portare via. Conosco Kurt e sua sorella Lia, potrebbero aiutarci, magari prestarci la loro casa come base di appoggio... >
Tamara mi sorrise
< lei viene con noi...ci sarà sicuramente d’aiuto. >
Alex era contrariato, lo vedevo, ma non mi interessava; avrei aiutato tutti loro a salvare Adam, a tutti i costi.
 
Ci mettemmo in viaggio quella sera stessa, mia madre venne con noi.
5 elicotteri ci stavano portando in Alaska, faceva già freddo, ma questa volta ero attrezzata per sopravvivere.
Alex mi teneva stretta a se, sentivo il suo respiro sul mio collo e da un certo punto di vista di calmava.
Mia madre era montata su un altro elicottero ed era molto meglio così, forse l’avrei sentita di troppo.
Apprezzavo il fatto che fosse voluta venire con me, ma avevo paura che le potesse succedere qualcosa.
Avrei preferito dovermi preoccupare solo di me stessa.
Alex mi baciò i capelli
< preoccupata? >
scossi la testa
< sono solo un po’ tesa... >
Mi strinse ancora più forte
< quando tutto questo sarà finito, pensi che mi permetterai di portarti fuori? >
Lo guardai
< penso di sì...quando tutto questo sarà finito. >
Non sapevo quanto tempo sarebbe servito alla squadra per recuperare Adam e portarlo in salvo, ma dovevamo sicuramente farlo prima della 6° puntura.
Dormii poggiata ad Alex per qualche ora e quando riaprii gli occhi eravamo sul punto di atterrare.
< siamo arrivati... >
Mi stiracchiai pronta a scendere.
Quando l’elicottero toccò terra saltai giù, a primo impatto non riconoscevo il luogo, poi annusai l’aria e capii di essere vicino alla caverna dove avevo passato la mia prima notte da fuggitiva.
Dorian mi urlò
< ci sei? >
Annuii piano
< ci sono...so dove siamo... >
Mi avvicinai al gruppo di che mano, mano si andava radunando.
Tamara mi mise una mano su una spalla
< allora, dov’è la casa di cui ci parlavi? >
< sempre avanti direzione nord-est per circa 2 chilometri, poi tutto ad est per circa un chilometro. >
mi misi a capo del gruppo di 17 persone.
Alex mi si affiancò.
Camminammo veloci ascoltando i rumori della radura.
Quando finalmente scorsi la casa di Lia e Kurt mi misi a correre e raggiunsi per prima la porta.
Bussai frenetica, mi aprì Kurt.
Appena mi vide sorrise e mi tirò su tra le sue braccia possenti
< Smile! >
Lia sbucò dalla cucina e mi corse incontro per abbracciarmi
< Smile! O, meno male che stai bene...cosa ti porta qui? >
Alex mi aveva raggiunta, dovevamo spiegare tutto ai due fratelli.
Grazie a dio ci penso lui mentre io andavo a recuperare il gruppo.
Grazie a dio Lia e Kurt avevano un cuore d’oro, ci ospitarono tutti come meglio potevano e per quando Dorian so offrì di pagare loro si rifiutarono di accettare qualsiasi tipo di rimborso spese.
Per preservare la loro sicurezza due persone a turno avrebbero controllato l’esterno dell’abitazione per essere sicuri che non ci fosse nessun Bruno nei paraggi.
Il primo turno lo avrebbero svolto Vittoria e uno dei ragazzi di Dorian, probabilmente quello che si chiamava Willy.
Arrivò sera quasi subito, l’indomani un gruppo di 7 persone sarebbe andato a perlustrare il territorio circostante per cercare di avvicinarsi il più possibile alla fortezza dei Bruni.
 
Alle 3:30 del mattino Alex mi svegliò, toccava a noi fare il turno di guardia.
Uscii fuori comprendoni il meglio possibile, appena fuori mi strinsi nelle spalle e avanzai piccoli passi verso la radura.
Dentro casa dormivano tutti e noi eravamo gli unici svegli.
Mi si affiancò quasi subito
< senti qualcosa? >
Scossi la testa
< niente...meglio così, preferirei fare una ronda tranquilla. >
Girammo tre volte intorno alla casa, avendo accertato che non c’era anima viva ci sedemmo sul piazzale pulito dalla neve.
< vorrei tanto che ci fosse un falò acceso... >
mi guardò nel buio
< ma se vedi benissimo al buio...e poi un falò attirerebbe l’eventuale attenzione di qualche “passante” >
Annuii, aveva ragione.
< hai freddo? >
Scossi la testa, sentivo un po’ freddino ma non era importante.
Mi prese per mano.
< lo sai che forse è la prima volta che siamo realmente da soli... >
Mi voltai verso la casa
< ti ricordo che li dentro ci sono 17 persone... >
Sorrise
< lo so, ma è come se fossimo da soli, senza nessuno che ci possa controllare, o dire qualcosa...siamo io e te e il Bruno dietro l’albero. >
Mi voltai istintivamente indurendo tutti i muscoli.
Mi abbracciò sfiorando la mia guancia con la bocca
< scherzavo scema... >
Rimanemmo un po’ in silenzio poi esordii
< parliamo... >
Evidentemente gli piacque quella proposta
< ok...parliamo...di cosa vuoi parlare? >
Alzai le spalle
< non lo so, voglio solo parlare con te come se fossimo due persone normali che si stanno conoscendo...infondo non ti conosco quasi per niente. >
< già... >
mi sciolse dall’abbraccio e mi porse una mano
< piacere, Alex... >
Stetti al gioco
< piacere, Smile... >
Scoppiò a ridere
< ma che cazzo di nome è Smile? >
Alzai gli occhi al cielo
< è un nome che non mi si addice per niente...ti sembro una ragazza gioviale, allegra e ridente? O no, non sono così...Smile era un nome per una strafiga bionda con gli occhioni azzurri e un sorrisone a tutto denti, una ragazza sempre di buon amore che piace a tutti per la sua simpatia...non sono io, ecco. >
< effettivamente non sei  bionda, non hai occhioni blu e non ridi praticamente mai...però, ecco per il resto... >
Lo guardai stupita
< per il resto? >
< beh...come fai a dire che non piaci a tutti? Come fai a dire di non essere una strafiga? >
Scoppiai a ridere
< beh, mi conosco è... >
< sì, ma forse non ti sei mai soffermata a leggere nella mente degli uomini che ti circondano. >
sicuramente divenni rosa, per fortuna era buio e avevo la sciarpa fin sul naso.
 
< tu invece? Come sei? >
< beh, io so di essere bello, me lo dicono tutte; sono di bella presenza, biondo con gli occhioni azzurri e tendo ad essere simpatico quando voglio.
Tendo a sembrar stronzo e gli altri ragazzo o mi vedono come un esempio o mi odiano per come sono.
Le ragazze di solito cadono subito ai miei piedi con un sorriso, altre sono intimorite dal mio aspetto e spesso rischiano uno svenimento solo vedendomi sorridere. Per il resto sono uno stronzo montato. >
< la parte  sullo stronzo montato la appoggio... >
Mi guardò spingendomi di lato
< cosa? >
Risi
< beh, sei stronzo, sei anche montato e non sei di certo brutto. Però forse c’è qualcosa di più in te che il bell’aspetto e il carattere di merda...c’è il fatto che sei coraggioso e altruista, cocciuto, serio.
Hai un sorriso spettacolare e un cuore d’oro e sì, all’inizio io ti odiavo a differenza delle altre ragazze che ti giravano intorno. >
sorrise
< è la cosa più bella che mi sia mai stata detta. >
sorrisi di risposta.
Mi feci più vicina a lui e mi poggiai sul di lui.
Quella notte ovviamente non dormimmo, fu però un turno di guardia piacevole, anche perché finalmente potevo dire di conoscere Alex Skorny.
 
Alle 6:30 lasciammo il posto di guardia a Monica e Michele mentre gli altri andavano in perlustrazione.
Io e Alex sprofondammo nel divano e ci addormentammo di sasso.
Sognai una cosa strana che disturbò il mio sonno; ero in una radura simile a quella su cui eravamo atterrati il giorno prima ma non ero sola, ero con una persona che io chiamavo Alex, ma non era lui.
Da lontano vedevo qualcuno che sembrava Nicolas.
Mi avvicinavo e capivo che era lui, finalmente lo vedevo, non sapevo che fine avesse fatto da quasi due mesi!
Gli correvo incontro e quando ero a due passi da lui quello si voltava ed io con orrore constatavo che non aveva volto.
Né naso, né bocca...nulla, un viso liscio, rosso sangue che sembrava guardarmi senza avere occhi.
Mi svegliai spaventata agitandomi sul divano, Alex senza aprire gli occhi mi strinse a se e facendolo lesse la mia mente.
Avvicinò il mio viso al suo e sussurrò al mio orecchio
< era solo un sogno, tranquilla... >
Riuscii a dormire per altre due ore e verso le 15 mi svegliai, Alex non era più vicino a me.
In cucina c’erano Tamara e Dorian che studiavano una cartina del posto.
< ciao ragazzi, scoperto qualcosa oggi? >
I due annuirono all’unisono
< sì, la strada è la stessa che ci avevi spiegato tu, l’entrata però è dal lato opposto.
Ci sono 5 guardie su lato del palazzo e delle telecamere coprono tutto il perimetro.
Sarà difficile avvicinarsi ma non impossibile. >
Annuii
< Alex dov’è finito? >
< è fuori con gli altri... >
mi affacciai e vidi una scena bellissima, stavano giocando a palle di neve.
Lui mi vide e si distrasse tanto da farsi prendere in faccia da Michele.
Scoppiai a ridere mentre lui si levava la neve dalla faccia e mi faceva cenno di uscire.
Sembravano persone normali, ragazzi normali, con tanta voglia di vivere e di divertirsi, chissà se dopo quella missione saremmo riusciti  a fare le persone veramente normali.
Se lo meritavano, Alex più che mai.
Da fuori poteva sembrare un ragazzo semplicemente perfetto, con una vita perfetta e una fortuna esagerata; ma io sapevo quanta dedizione metteva in ciò che faceva, quanto impegno richiedeva il suo compito e con quale fatica bisognava accettare che ogni giorno per un Eterno poteva essere l’ultimo.
   
 
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