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Autore: Lalla Aya    17/07/2012    0 recensioni
Due ragazzini intrappolati in un tranquillo paesino tedesco con gli occhi sempre rivolti ad un orizzonte lontano. Una ragazzina strappata dalle mille luci di Parigi che mostra la sua diversità con orgoglio e sfrontatezza. Tom, Bill e Laure vogliono le luci della ribalta, ma il cammino verso il successo sarà più duro di quanto immaginano. Insieme cercheranno la forza per seguire i propri sogni e rimanere se stessi, nonostante tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16: Cannes, NRJ Music Award

- Room service.

Tom si era appena sdraiato sul suo grande letto e stava guardando il soffitto della camera che lo avrebbe ospitato per i prossimi tre giorni, era a Cannes al Carlton. Finalmente si era scollato di dosso le telecamere della Tokio Hotel Tv, era solo con i suoi pensieri e uno di quelli era Lauren impegnata a Mosca o forse ormai sul volo che la stava riportando a Parigi dopo il gala. Con il cellulare tra le mani stava meditando di chiamarla, ma qualcuno aveva bussato alla sua porta. Quell'inaspettato rumore lo aveva sorpreso, non aveva certo chiamato per ordinare qualcosa, probabilmente la direzione voleva mandargli un cesto di benvenuto o i produttori avevano previsto per i ragazzi qualche sorpresa, o magari l'idiota di Gustav aveva voglia di scherzare e aveva bussato, la voce tuttavia era femminile, Tom suo malgrado si alzò e distrattamente senza neanche guardare aprì la porta. La cameriera che si presentò con un carrello imbandito e sorrise, ma Tom non la degnò neanche di un'occhiata, voltò le spalle e fece pochi passi per poi rituffarsi tra le comode coperte del suo letto.

La cameriera avvicinò il carrello ai piedi del letto e cominciò ad armeggiare con la cupola d'argento e un secchiello contenente una bottiglia di champagne, dando le spalle a Tom, si piegò in modo provocante. Per essere una cameriera di un lussuoso albergo era vestita in modo strano: aveva delle calze a rete nere, dei vertiginosi tacchi a spillo e una gonnellina nera molto succinta, il grembiulino bianco e la cuffietta di pizzo la facevano apparire una ragazza appena uscita da un locale non proprio elegante e raffinato, i capelli biondi fluttuanti in morbidi boccoli e le sue forme conturbanti attrassero l'attenzione del ragazzo che si girò e si sedette sul fondo del letto.

La cameriera si piegò ancora mostrando le natiche e le sue gambe lunghe e affusolate, poi parlò:

- Vous devez signer Monsieur.

Tom con la salivazione a zero e un profondo imbarazzo balbettò.

- I don't speak french.

- You have to sign - la cameriera si voltò e porse al ragazzo un libretto marrone con uno scontrino e una penna, nel fare tutto ciò si avvicinò pericolosamente a Tom che aveva il suo volto a livello del petto della ragazza. Imbarazzato il chitarrista avvampò e balbettando qualcosa in inglese prese tremante la penna e il taccuino firmò e restituì tutto.

La cameriera soddisfatta sorrise poi si piegò ancora per sistemare la tovaglia del carrello mostrando ancora una volta le natiche, questa volta però il viso di Tom era a pochi centimetri da quelle calze a rete e da quello stacco di cosce così provocanti, poi una musica si diffuse nella stanza e la cameriera cominciò una danza sensuale. Tom ormai aveva la salivazione azzerata, gli occhi sgranati, le mani sudate e il sangue cominciava e confluire in una parte del corpo ben precisa. Se solo Lauren lo avesse visto lo avrebbe ammazzato di botte, cercò di dominarsi, ma la carne era debole e il riflesso quasi involontario, la cameriera era davanti a lui bellissima e si muoveva sinuosa, la sua era una danza così sexy che lasciava poche cose sottintese. Tom tentò di riprendere lucidità, doveva essere uno scherzo, sì, non poteva essere che uno scherzo: Gustav questa volta l'aveva fatta grossa, oppure era una fan molto intraprendente, no, non era impossibile eludere il sistema di sicurezza messo appunto dall'organizzazione del Nrj Music e il sistema di guardie del corpo che viaggiava con loro. Rimaneva l'ipotesi scherzo idiota degli amici, la cameriera si avvicinò ondeggiando al ragazzo, ora gli era di fronte e il viso del ragazzo era esattamente all'altezza delle parti intime della ragazza, Tom era in apnea, non respirava più, la ragazza si piegò, posò le mani sulle spalle del ragazzo privo di volontà propria, con estrema facilità lo spinse supino sul letto e in un attimo si ritrovarono a pochi centimetri uno dall'altro, se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe pensato che i due stessero amoreggiando. Finalmente Tom raccolse le sue forze e respinse le avance della cameriera, ma la ragazza non gli lasciava tregua, con uno sforzo il ragazzo si divincolò, prese il carrello lo pose tra sé e la cameriera usandolo come scudo protettivo. Con rapidità spense il registratore poi disse:

-Piantala Lauren ti ho scoperto!

La cameriera non rispose e continuò ad ondeggiare sensuale cercando di mostrare le gambe e le mani si muovevano toccandosi il corpo in modo elegante e provocante.

Tom ripresa la salivazione e ridendo per lo scherzo si avvicinò alla cameriera e prese i capelli biondi, tirandoli in malo modo staccò la parrucca, svelando l'arcano.

- Stronzo come hai fatto? - fece la sconosciuta in perfetto tedesco.

- Il livido sulla coscia è così evidente si vede dalle calze a rete!- disse Tom con il suo trofeo in mano

- Uffi, non è giusto - fece delusa la ragazza. Dopo pochi secondi che lo osservava però gli saltò in braccio facendolo cadere letteralmente su una poltrona

- Sorpresa!- gridò divertita

Il ragazzo a sua volta lasciò cadere lo scalpo e strinse forte a sé la cameriera.

- Allora - fece ridendo Lauren - diabolica?

- Diabolica!- concluse Tom

- Questa sì che è una sorpresa con i controfiocchi.

- Sì

- Gustav mi ha procurato l'abbigliamento, Georg si è occupato di prenotarmi una camera, informare David del mio arrivo e di aggiungermi nella lista dello staff con bollino rosso, sono ammessa ovunque voi siate.

- Ecco ora si spiegano molte cose.

- Perché? - domandò Lauren

- L'altro giorno Gustav è stato fotografato all'uscita di un sexy shop ad Amburgo in Reeperbahn, la foto ha fatto il giro del mondo e il nostro staff delle relazioni pubbliche e della stampa ha sudato sette camice.

Lo immagino, povero Gu, mi spiace, è tutta colpa mia - Lauren si alzò lasciando le ginocchia e l'abbraccio caldo di Tom, fece un giro su se stessa poi sinuosa continuò:

- Allora mentre ti ho gettato sul letto ho sentito qualcosa che immagino non fosse la fibbia di una cintura alla Bill Kaulitz, il piccolo Tillo, laggiù ahi ahi ha dato segni di vita, sono altamente gelosa!

Tom che con sguardo sognante già prevedeva fuoco a e fiamme tra le lenzuola quella notte si raggelò, sapeva che la piccola ragazza cinta, di solito, in abiti fioriti poteva trasformarsi in una Erinni, cattiva e vendicativa, meglio non contraddirla, scusarsi e flagellarsi cercando di far meno danni possibili per non precludersi ulteriori coccole. Lauren lo guardava fingendo nervosismo, aspettò la mossa del chitarrista che non si fece attendere, si alzò e avvicinandosi al secchiello dello Champagne ne estrasse la bottiglia.

- Signorino non potrai rabbonirmi facendomi ubriacare.

Tom con grande maestria e ormai collaudata esperienza strappò senza difficoltà il cappuccio ramato della bottiglia e con indifferenza disse:

- Il tuo preferito, Champagne Rosé Moët et Chandon

- Allora? - Lauren attendeva una risposta che Tom tardava a darle, il ragazzo tolse la gabbia di ferro e fece esplodere il tappo della bottiglia attutendone il colpo, versò il nettare bronzo dorato con le bollicine in due flûte, porse un bicchiere alla ragazza giocando la sua carta con una semplice frase:

- Ai nostri momenti stupendi insieme.

Lauren sorrise divertita, ovviamente la sua finta gelosia era solo una copertura, i suoi occhi blu affondarono in quelli nocciola del ragazzo, con eleganza porse la sua mano prendendo il bicchiere e formulando a sua volta il suo brindisi:

- Ai nostri cari amici che hanno reso possibile questa sorpresa e a Jessica la cameriera russa del Carlton.

Il ragazzo rise, i suoi occhi erano luminosi e per qualche istante aveva scordato i suoi impegni lavorativi, davanti a lui vi era la sua Lauren, era la persona più felice della terra, solo poche ore prima sul volo che lo stava conducendo a Cannes era piombato in un mutismo ostinato e l'idea di essere in Francia, ma la sua fragolina era lontana lo avevano reso di cattivo umore. Da giorni poi esplodeva per un nonnulla, ormai provava irritazione per tutto, ogni piccola storia o contrattempo lo facevano infuriare, la rabbia esplodeva contro le persone che lo circondavano. All'ennesima sua sfuriata Bill aveva risposto cercando di sdrammatizzare:

- Dovresti farti una sega, hai troppa rabbia sessuale inespressa.

Ma la battuta che un tempo avrebbe innescato una simpatica litigata tra i due gemelli fatta di battutine a sfondo sessuale si era trasformata in una furiosa lite che il patrigno Gordon aveva dovuto dirimere interponendosi tra i due ragazzi con tutto il suo corpo. Da quel momento i due gemelli si erano scambiati solo frasi di circostanza fin dal mattino a colazione, sull'aereo si erano come sempre seduti uno accanto all'altro muti e assorti nei loro pensieri.

Il viaggio era stato pieno di turbolenze e costellato da vuoti d'aria, Tom che non amava molto i viaggi aerei ad un certo punto sopraffatto aveva appoggiato la sua mano sul ginocchio del fratello stringendolo forte, Bill sorpreso aveva semplicemente contraccambiato il gesto d'affetto appoggiando la sua mano su quella del gemello. Il semplice contatto di quella mano inanellata ebbe subito il suo effetto, Tom si calmò e sorridendo sussurrò:

- Scusa per ieri.

- Non ricordo nulla, in questo momento mi sto concentrando per non sboccare - sussurrò Bill con il volto teso.

- Anche io - Tom sorrise stringendo sempre di più il ginocchio del fratello prendendo la sicurezza che aveva bisogno da quel semplice contatto.

Ora che Tom vedeva davanti a sé Lauren la tensione di quei giorni di lontananza erano dipanati, i capelli della ragazza sciolti sulle spalle e quella tenuta così succinta al di fuori degli schemi fecero balenare negli occhi del chitarrista una voglia di abbracciarla forte e di possedere quel corpo.

Lauren prese per prima l'iniziativa, si avvicinò al ragazzo e togliendogli il bicchiere dalle mani lo trascinò a sé allungando le sue labbra in attesa di un bacio che non si lasciò a lungo desiderare.

La ragazza poi trascinò Tom sul letto e scherzando disse:

- Allora la tua bella Jessica? Ti piace vero? e le tette finte poi ? - facendo ciò si mise a cavalcioni sul ragazzo leziosa lanciò il capellino del chitarrista lontano dal letto poi con un dito lo fece scorrere sul profilo della bocca e poi mordicchiò il lobo dell'orecchio sapendo che questo piccolo gesto avrebbe fatto infuriare Tom.

- Dai piantala.

Il ragazzo la fece tacere baciandola, ma Lauren tentò di sottrarsi, era pronta a giocare come il gatto con il topo: si tolse il grembiulino con misurata lentezza e poi solleticò il viso del chitarrista che sembrava soccombere al fascino della ballerina che continuò la sua seduzione. Purtroppo qualcuno bussò e i due ragazzi furono riportati all'improvviso alla realtà:

- Chi è? - domandò con un filo di voce Tom

- David, su coraggio abbiamo le prove.

Tom con i capelli scarmigliati si drizzo sul letto e in fretta cercò di dominarsi, deglutì e si schiarì la voce:

- Arrivò - fece a stento arrossendo mentre cercava di sistemarsi i pantaloni - un attimo.

Il ragazzo raccolse la sua felpa, si rifece la coda e andò ad aprire, una testolina mora aspettava dietro a David.

- Allora - fece Bill sollecitando il fratello poi lo osservò meglio e con un sorrisino sornione aggiunse - qui qualcuno faceva festa? - senza aspettare entrò in camera e vi trovò Lauren che si risistemava anche lei alla belle e meglio.

- Ciao scricciolo tinto! - esultò la ragazza vedendo il suo amico che la osservava incuriosito per il suo singolare abbigliamento poi un guizzo furbetto si fece strada negli occhi nocciola di Bill che guardando suo fratello intento a sistemarsi disse:

- Altro che festa qui si è interrotta una scena di un filmino hard.

- Idiota- commentò laconico Tom prendendo il suo cappellino e calcandoselo sul viso per nascondere il cremisi delle sue guance - andiamo o faremo tardi.

Lauren si avvicinò a Bill e lo abbracciò, i due si baciarono come due buoni amici.

- E allora qui abbiamo finalmente reso vera una fantasia di Tom eh? - fece ammiccante il ragazzo aggiungendo alle parole una gomitata affettuosa alla ragazza.

- Da, zono la procace cameriera Russa Jessica.

Bill rideva divertito osservando suo fratello sempre più in imbarazzo, Lauren sorniona aggiunse:

- La prossima volta sarà il turno di Tom di rendere reale una mia fantasia, che bello sarà in calzamaglia nera.

A quelle parole Tom fece un bel dito medio alla ragazza e prese il fratello per la felpa tirandolo verso l'uscita, Bill aveva le lacrime agli occhi dal ridere e si immaginava già la scena, Lauren sulla soglia salutò Tom mostrando la sua gamba fasciata dalle calze a rete con una mossa sexy da Jessica Rabbit provocando l'ulteriore ilarità di Bill e irritazione di Tom.

 

***

- Tu salirai qui - David indicò a Tom una macchina nera piuttosto grande, una Mercedes Viano

- Perché? - chiese Tom ancora provato dalla sessione non propriamente impeccabile, Bill aveva sbagliato il testo della canzone, la sua chitarra non era stata settata correttamente e il sound non era stato soddisfacente, insomma il ragazzo era irritato. Tuttavia obbedì senza far troppa attenzione che Bill, Gustav e Georg non erano saliti con lui, si sedette e poi ritrovando un po' di pace sentì una vocina allegra:

- Ciao amore! - al suon di quella voce la fronte corrucciata del chitarrista si distese, le fatiche scomparvero in un caldo bacio, sapeva che lo attendevano mille peripezie, come minimo Lauren aveva preparato una scala di due ore per fare un romantico picnic guardando il tramonto, ma non gli importava.

Lauren intuì che qualcosa frullava in quella testolina cinta dall'immancabile cappellino con visiera e fu pronta a dipanare tutti i dubbi del ragazzo.

- Non aver paura, tesoro, niente sfacchinate o quasi.

- Potrebbero solo farmi piacere, in fondo ti amo proprio per le tue gonne improponibili, il tuo linguaggio degno di Della Casa e per le tue idee romantiche che includono scalate, cordate, guadi e altre peripezie.

I due ragazzi si baciarono ancora molto a lungo senza quasi prender fiato, ma il loro momento di romanticismo fu interrotto, la macchina si fermò e l'autista schiarendosi la voce per non sembrare troppo invadente sussurrò:

- On est arrivé, mademoiselle.

- Merci Monsieur, demain à sept heures vous serez-là comme prevu?

- Oui, à demain.

Lauren trascinò Tom fuori dall'enorme macchina e lo condusse verso un'altra più piccola e meno appariscente.

- Questo catorcio? - Tom osservò la macchina, una Yaris blu tre porte - Una Subaru baracca?

- Sì la mia Subaru baracca preferita, guidi tu?

Il ragazzo che adorava le grandi e veloci macchine fece scattare l'apertura della piccola utilitaria con aria schifata, si mise al volante perplesso, Lauren salì dall'altra parte già pronta a sbroccare al primo commento malevolo di Tom, ma non ce ne fu bisogno.

- Allora il nostro cocchio dove lo dirigo?

- La Subaru baracca, è un'ottima macchina, piccola, non appariscente, anti-paparazzo direi.

Tom fece partire il motore e attese istruzioni:

- Comincia ad andare sempre dritto – Lauren guardò il volto concentrato del ragazzo e con tono da maestrina aggiunse - sappi deve rispettare i limiti di velocità che qui in Francia ci sono!

- Oui, Medemoiselle - fece con tono deferente velato d' ironia il ragazzo che al volante di quella piccola macchina sentiva di essere una persona normale ed ogni tanto, spogliarsi dei panni scomodi di Tom Kaulitz, faceva piacere, in un istante aveva dimenticato le prove e i duecento impegni gravosi che lo aspettavano il giorno seguente, da quel momento voleva vivere come un diciottenne in macchina con la sua ragazza.

- Sempre dritto, fra un po' lasceremo Cannes e la sua famosa Croisette - fece Lauren in modalità navigatore esperto e fu così che la macchina si mise in moto sulla strada che univa Cannes a Nizza e poi oltre sulla Grande Corniche fino a giungere in piccolo paesino medioevale arroccato su una roccia aguzza che si gettava a strapiombo nel mare azzurro, quel giorno così tranquillo solo lievemente increspato da piccole onde.

Tom aveva guidato con calma e prudenza gustandosi ogni momento del tragitto e dello stupendo paesaggio che avevano attraversato, era felice mentre Lauren, tra un'indicazione ed un'altra, gli aveva raccontato ogni singolo istante del balletto, aveva anche raccolto tantissimi giornali sperando che ci fosse qualche articolo nella sezione spettacoli, il russo non lo masticava, ma sapeva che la sua amica Sylvie lo stava studiando e fare la traduzione per lei sarebbe stato un buon esercizio.

- Parcheggia qui, siamo arrivati.

Tom spense il motore e rimase a guardare, si trovava nel cuore di un villaggio medioevale, sembrava che il tempo si fosse fermato, aprì lo sportello e una brezza marina pungente riattivò i suoi sensi intorpiditi dal lungo viaggio in macchina. Il silenzio sembrava quasi irreale, l'atmosfera che si respirava era affascinante, lo sguardo del ragazzo vagava cercando di assaporare ogni istante di quella pace. Lauren lesse nei suoi occhi nocciola la curiosità, certo non voleva partire come al suo solito come una guida turistica e raccontargli tutti i segreti e le leggende del luogo, si limitò a sorridergli, prenderlo per mano e silenziosamente condurlo verso il centro del paesino.

- Siamo a Eze en Provence!

Stradine tortuose di pietra si snodavano strette, piccole vetrine di negozi caratteristici con insegne appese punteggiavano il loro cammino. Tom era piacevolmente colpito, Lauren sembrava a proprio agio tra quelle stradine acciottolate, poi davanti ad un arco con delle statue femminili si fermò:

- Eccoci.

Un arco ogivale era l'entrata di uno stupendo hotel di lusso, il concièrge li accolse con deferenza.

- Oh, mademoiselle Bart quel plaisir.

Lauren si avvicinò al signore e con un largo sorriso rispose:

- Bonsoir Monsieur Chauve, quel plaisir de vous voir.

- Je vous accompagne dans votre chambre.

Lauren sempre stringendo forte la mano di Tom lo rassicurò:

- Sono di casa, mio nonno era un amico del padrone e mia nonna sverna per almeno una settimana in questo incantevole villaggio.

- La suite Présidentielle est prête pour vous.

Il signore in livrea accompagnò personalmente i due ragazzi per un intricato dedalo di sentieri e piccoli cortili che ogni volta creavano delle cornici incantate, finalmente aprì una bellissima porta che dava su una stanza di un lusso incredibile. Tom spalancò gli occhi, quella davanti a lui era la camera di albergo più bella che avesse mai visto, se era stato piacevolmente colpito dalla vista della sua camera al Carlton qui rimase ammutolito. La porta d'entrata dava su un ampio salone arredato stile Napoleone i cui colori panna, bianco e vermiglio ricordava un castello dal sapore ottocentesco. L'enorme vetrata dava la sensazione di essere sospesi sopra il mare, un corridoio con colonne conduceva alla vera e propria camera da letto con un bellissimo letto incorniciato di broccato, un'enorme porta vetrata si apriva su una terrazza con una piscina a sfioro e un angolo jacuzzi riscaldata. Tom percorreva tutto quel lusso con gli occhi luccicanti, era un vero paradiso, solo Lauren poteva organizzare una notte incredibile come quella che si stava profilando. La ragazza domandò al concièrge alcune informazione e senza neanche attendere la risposta vide il fattorino che introdusse due piccoli bagagli nella suite, poi chiuse la porta. I due ragazzi rimasero in silenzio a guardare la stanza, una luce rossastra filtrava dalle finestre, il sole stava tramontando, Lauren si avvicinò a Tom e lo cinse da dietro in un abbraccio caloroso, appoggiò la guancia sulla sua schiena, a quel contatto il ragazzo appoggiò le sue mani stringendole forte. Il silenzio e la calma regnavano in quel luogo, Lauren sentiva battere forte il cuore del ragazzo anche attraverso la spessa felpa.

- Questo posto è magnifico – sussurrò con voce emozionata Tom senza accennare minimamente ad abbandonare le sottili braccia della ragazza e gustandosi appieno quel calore nei lombi.

- Sì, ci venivo sempre con i nonni, erano amici del proprietario Robert Wolf, all'inizio era composto solo da pochi alloggi, guarda ora, qui è stupendo.

Tom indugiò un pochino ancora poi si avviò verso il secchiello dello champagne, una bottiglia era in fresco, era ovviamente la marca preferita di Lauren, un Moet et Chandon rosée, per la seconda volta in quella giornata fece saltare il tappo con studiata misura, mentre Lauren apriva la porta scorrevole della vetrata e si avvicinò al tavolo della veranda per godersi il tramonto. Con i calici colmi di nettare rosée il ragazzo raggiunse Lauren, questa volta nessuno li avrebbe disturbati.

- Che ne dici di un tuffo nella vasca jacuzzi? - Lauren si avvicinò al ragazzo, prese il bicchiere e guardò negli occhi il chitarrista, lo baciò sulla bocca con dolcezza, poi si portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso di champagne.

- Non fa freschino? Siamo in gennaio – il ragazzo non era entusiasta all'idea di immergersi nella vasca, ma la ragazza sapeva come ottenere ciò che voleva, con studiata calma e sinuosità tolse il bicchiere di mano a Tom, lo appoggiò sul tavolo e gli sfilò la felpa con misurata lentezza.

- Ma come, non dirmi che hai paura di avere freddo, l'acqua è riscaldata – poi abbandonò il ragazzo con le braccia a ciondoloni ancora un po' confuso dal giochetto del gatto con il topo che stava attuando Lauren e andò verso la vasca, controllò il termostato, era impostato su una calda temperatura di 35 gradi, quindi rientrò in camera.

- E il costume? - domandò perplesso Tom, non che l'idea di fare il bagno nudo lo sconvolgesse, ma anche essere per sbaglio fotografato chiappe al vento non lo esaltava un granché.

- Tutto calcolato – fece Lauren avviandosi verso la valigia che aveva portato il facchino.

Il “tutto calcolato” di Lauren di solito non prevedeva ampio spazio di manovra per Tom, che osservava con sguardo sorpreso i gesti della ragazza.

- La combinazione della tua valigia? - chiese Lauren sicura di sorprendere il ragazzo

- Mia valigia? - Tom era rimasto di stucco quindi Lauren aveva premeditato tutto, persino la valigia per lui per quella sera, il complice non poteva che essere Bill. Rimase ancora qualche istante esitante a rimuginare sui suoi amici, tutti avevano contribuito al piano diabolico e al fatto che aveva trattato in modo ignobile il povero fratellino solo la veglia della partenza, il rimorso di coscienza lo stava consumando, ancora qualche istante e avrebbe fatto partire la chiamata per Bill.

- Che valigia è?

- Una mastodontica alla Kaulitz sansonite marrone verde.

- Ha una tartaruga?

- Sì, perché?

- Ah – fece Tom ricostruendo i pezzi di un puzzel – ora capisco la scenata isterica di Bill.

- Scenata isterica? - Lauren non capiva, ma era profondamente curiosa di sapere tutti i particolari.

- Devi sapere che a Bill non avevano consegnato tutte le valigie e quindi andava in giro come Diogene “cerco la mia valigia”

- Già perché aveva paura di essere evirato seduta stante senza possibilità di appello! Tu non sai quante telefonate e messaggi ci siamo scritti per preparare questo bagaglio e non avrei accettato un “me l'hanno persa” da parte sua, perché fino a ieri sera non l'aveva ancora preparata e si stava dimenticando!

- Povero – Tom sorrise pensando all'evirazione di Bill come in un fumetto, sapeva benissimo dell'irritazione di Lauren quando le cose non andavano come diceva lei, rivedeva anche il sudore sulla fronte del ragazzo mentre alacremente cercava la sua valigia – il numero deve essere 0109.

-Che sicurezza! - Lauren sorrise, era semplicemente la data di nascita, prevedibile combinazione, poi pensò al padrone e alla sua distrazione cronica e quindi fece scattare le quattro cifre, la valigia si aprì, Tom si avvicinò curioso, cosa poteva aver messo in quella valigia, ma soprattutto quando Bill era entrato furtivamente in camera sua e aveva preparato tutto? Lauren però lo allontanò.

- Non sbirciare – in men che non si dica prese il costume e glielo porse, richiuse ancore prima che Tom potesse scorgere qualcosa.

- Uffi, troppi segreti non mi piacciono – il ragazzo si allontanò con la coda tra le gambe andò in bagno a cambiarsi, pronto ad obbedire al suo piccolo generale.

Intanto in un angolo della camera anche Lauren aveva indossato il suo costume, in pochi minuti furono pronti, quando Tom scorse la ragazza in quel abbigliamento così succinto e provocante perse ogni cognizione del tempo e del luogo e il pensiero di telefonare al fratello si dileguò immediatamente, un certo calore nelle parti intime fu più forte.

Lauren sorniona guardò la reazione del ragazzo e sorridendo per la scelta non propriamente romantica del costume fatta da Bill si avviò verso il letto per prendere due caldi e morbidi accappatoi, si avvolse in uno crema più grande di lei, mentre porse al ragazzo l'altro blu altrettanto fuori misura.

- Siamo un po' magrolini per questi asciugamani - commentò Tom sparendo nel morbido indumento

- Ci starebbero due Kaulitz lì dentro – poi pensando alla scena dei due gemelli avvolti nello stesso telo sorrise, si raccolse i capelli in una morbida treccia che avvolse in uno chignon alto, non voleva bagnare la sua chioma fluente, con lo stesso pensiero si avvicinò a Tom e sciogliendogli la coda gli sistemò i capelli nella pettinatura ad “ananas” come la chiamava lei. Quell'inaspettato contatto delle sottili dita tra i suoi capelli fecero vibrare il corpo del ragazzo, la sua irrefrenabile voglia di possedere quel corpo si fece avanti e baciando Lauren con ardore cercò di accelerare i tempi, ma la ragazza dominando i suoi sensi si ritrasse prontamente.

- Aspetta! - gli sussurrò delicata all'orecchio mordicchiandogli il lobo destro come amava fare, risoluta, si liberò dell'abbraccio del ragazzo e si avviò in terrazza.

Il sole era quasi tramontato e il rosso fuoco del cielo si stava colorando di blu, con un fulmineo scatto Lauren fece cadere ai piedi il suo accappatoio e si infilò nella bellissima vasca rotonda poi azionò le bolle della jacuzzi, Tom, inebetito difronte a quella visione indugiò un po', poi, in vena di coccole, raccolse i due bicchieri e il secchiello dello champagne e lo portò a bordo vasca. Il fresco di quella notte di gennaio gli arrivò dritto in ogni cellula del proprio essere e lo fece fremere, ma quel corpo sinuoso immerso nelle bollicine lo attraeva come le sirene con Ulisse, con rapidi movimenti si immerse a sua volta gustandosi il contrasto improvviso tra freddo e caldo.

I due ragazzi sorseggiarono ancora un po' di champagne poi si abbandonarono alle coccole, perdendo la nozione del tempo e del luogo. Il costume da bagno non era servito a molto, i due corpi si erano fusi presi dalla pulsione sessuale così a lungo trattenuta, Tom al contrario di molte volte era riuscito a soddisfare appieno la sua piccola fragolina, regalandole un momento di gioa e pienezza. Ora giaceva privo di forze con gli occhi socchiusi, gustandosi quel momento perfetto, seduto tra le bolle con la piccola Lauren saldamente aggrappata a lui e con la testa appoggiata sulla sua spalla stava cadendo in un sonno ristoratore. Un suono improvviso, sonoro e fastidioso fece trasalire il ragazzo:

- Aiuto, l'allarme antincendio!

Lauren sorrise divertita leggendo sul volto di Tom il panico e lo spavento.

- No, è la sveglia – fece tranquilla la ragazza – abbiamo venti minuti per prepararci alla cena.

- Il comodo servizio in camera?- fece timido Tom

- Scherzi! - il tono era imperioso e categorico, il ragazzo non accennò nemmeno ad insistere il “piccolo generale” aveva calcolato tutto, era incredibile, ma la amava anche per questo. Senza indugiare la ragazza si staccò dall'abbraccio di Tom che era riluttante a perdere quel contatto, ma suo malgrado la lasciò, Lauren recuperò la parte di sotto del suo costume che galleggiava tra le bolle, se lo infilò e uscì svelta tuffandosi nell'accappatoio. Veloce si diresse alla valigia del ragazzo e dispose sul letto i vestiti che avrebbe dovuto indossare, poi si prese cura di sé sparendo nel bagno.

- Esci subito di lì - Lauren come una mamma con suo figlio sollecitò Tom che pacifico si stava versando un bicchiere di Champagne, il ragazzo trasalì, il tono era imperioso e non ammetteva repliche, a sua volta il ragazzo cercò il suo costume tra le bolle, se lo infilò, si avvolse velocemente nell'accappatoio e si avviò verso il bagno, passando osservò i vestiti che erano stati pensati per lui in quella serata.

- Bill è il solito idiota che cazzo di vestiti ha messo? - il ragazzo scuoteva la testa e intanto si asciugava.

- No, il piccolo idiota tinto non c'entra è un mero esecutore degli ordini.

- Non ci penso neanche a venire in giro vestito come un damerino.

- Bene allora niente cena - Lauren ricomparve sulla porta e senza batter ciglio si era avviata verso la sua valigia per prendere alcuni effetti personali che aveva dimenticato, con indifferenza aggiunse – al ristorante non sono ammesse scarpe da ginnastica e sono obbligatorie giacca e cravatta.

Tom fece spallucce come un piccolo bambino capriccioso replicò:

- Vorrà dire che chiamerò il servizio in camera.

Lauren senza batter ciglio concluse:

- Va be' mangerò da sola al ristorante “deux étoiles Michelin”

Tom era confuso e interdetto si era aspettato una scenata da parte della ragazza e invece placida continuava a prepararsi imperterrita, la frase “ deux étoiles Michelin” tuttavia incuriosiva il ragazzo che cosa voleva dire?

- Se vuoi sapere “deux étoiles Michelin” vuol dire che è uno dei ristoranti più buoni del pianeta!

Il ragazzo trasalì, era come Bill, anche la ragazza sapeva leggere nella sua mente, o meglio Lauren lo conosceva così bene che sapeva la sua ignoranza in fatto di buon gusto e raffinatezze, in fondo lui era cresciuto a Loitsche, il paesino più triste e sperduto della Germania, lui era cresciuto a Mac Donald e merendine! Per non rovinare la serata e la giornata che finora era stata magnifica come un cucciolo con la coda tra le gambe prese il suo necessaire e si avviò in bagno.

Pochi minuti dopo rispuntò nudo, lievemente imbarazzato, aveva dimenticato le mutande, Lauren sorridendo sorniona gliele tirò, con le guance lievemente rosse Tom sorrise, se le infilò e si avvicinò al letto.

Infilò i jeans a vita bassa, la camicia bianca che lasciò fuori e la giacca, Bill l' aveva rubata sicuramente a Gordon, perché era molto ampia e Tom vi sguazzava dentro, una giacca del gemello stretta e aderente non sarebbe stata proprio di suo gusto, la cravatta era stesa sul letto, tra le mani inesperte del ragazzo sembrava un lazzo più che una cravatta. Lauren guardava la vestizione sorridendo divertita, Tom aveva ceduto, i morsi della fame erano stati più forti. Ma Lauren lo amava per questo e si alzò per correre in aiuto del ragazzo alle prese con la cravatta e pensò che la prossima volta avrebbe fatto di tutto, anche guardare tutta la saga di “fast and furious”. Con destrezza la ragazza alzò il colletto della camicia, lo cinse con le estremità della cravatta nera e fece il nodo, glielo lasciò molto largo in perfetto stile hip pop elegante:

- Sei esperta! – Tom pronunciò quelle parole con un lieve rossore sulle guance per la sua poca dimestichezza in fatto di indumenti eleganti, ma con una punta di gelosia, già nella sua mente si era prefigurato un Nicolas o un Vito che si facevano fare il nodo dalla sua Lauren.

- La domenica facevo sempre io il nodo alla cravatta al mio papà,e ora che mia madre è a Magdeburgo, tocca a me fare la donnina di casa.

Tom sollevato dalla risposta baciò sulla bocca la ragazza, quelle labbra carnose, impreziosite da un velo di rossetto erano troppo invitanti, poi si rimirò allo specchio, non si sentì troppo ridicolo, anche se non era proprio il suo stile: non sembrava un Bill mal riuscito e quindi ne fu soddisfatto, Lauren rimirava a sua volta l'opera, il buon gusto del piccolo fashion gemello si rifletteva negli accostamenti e come le aveva suggerito l'amico, arrotolò le maniche della giacca e della camicia fino al gomito per rendere il look più informale. L'accorgimento piacque al ragazzo, ma le scarpe fu un'altra cosa:

- Uffi, le scarpe fanno cagare.

- Dai cucciolo rasta, devi proprio, piccolo Bill si è dato tanto da fare e poi se vuoi mangiare – Lauren sapeva come far leva sul ragazzo, in effetti già nella jacuzzi lievi gorgoglii si erano fatti sentire e suo malgrado Tom infilò le scarpe del fratello, un po' narciso si rimirò allo specchio, si aggiustò la coda alta che conteneva i suoi dread e disse:

- Sono piuttosto figo!

Lauren sorrise divertita, era proprio un bambinone, dopo tutto era il suo “cucciolo” insieme uscirono dalla suite e con dimestichezza la ragazza ritornò nel padiglione centrale ed entrò nel ristorante. Anche qui la parola lusso ed eleganza erano d'obbligo, subito un cameriere si fece avanti sollecito salutando con ossequiosa gentilezza la ragazza:

- Bonsoir Mademoiselle Bart.

A quanto pare qui tutti conoscono Lauren, pensò Tom orgoglioso di essere al braccio di una così bella ragazza.

- Bonsoir à vous Gérôme.

- Bonsoir Monsieur – fece rivolto a Tom che rispose balbettando un saluto il primo che gli venne in mente.

- Bonjour.

Lauren lo guardò divertita e scuotendo la testa gli strinse forte l'avambraccio rimproverandolo:

- Se ti sentisse la professoressa di francese! Tre anni di francese buttati nel water.

- E ho anche tirato la catena.

Il cameriere sorrise, evidentemente aveva intuito il breve scambio tra i due ragazzi, con deferenza mostrò il loro tavolo.

Una tavola rotonda all'angolo della terrazza era romanticamente apparecchiata per due, al centro un bouquet di rose gialle, le preferite di Lauren, erano intervallate da astromeria dalle sfumature calde dell'arancio con contrappunto di lisanthus bianchi. Dalle splendide vetrate si vedevano le luci del paesino e di tutta la baia fino a Cap Ferrat. Ancora una volta il luogo sembrava fluttuare nel vuoto proteso verso il mare, il quadro era incantevole e in un istante Tom fu in pace con se stesso: ora comprendeva la voglia di Lauren di mangiare in quell'angolo di paradiso ed era felice di essersi vestito così, il “piccolo generale” aveva fatto centro.

La cena si svolse in maniera tranquilla e romantica, il cibo era sorprendentemente buono e raffinato, Tom non si sentì in imbarazzo quando Lauren aveva tenuto un piccolo corso di cucina francese durante la lettura della “Carte”, come un'enciclopedia della gastronomia, la ragazza aveva raccontato tutto ciò che aveva imparato in anni e anni di cene di gala alla quale si era tediosamente sottoposta. Inoltre era rimasto stupito quando il cuoco in persona era venuto a parlare con la ragazza trattandola con molta familiarità, ancora una volta era orgoglioso di essere al tavolo con lei che si dimostrava all'altezza del luogo, amava quel suo lato sofisticato e compito che strideva spesso con la sua esuberante salacità quando era in compagnia dei suoi amici. Durante la cena Lauren aveva voluto sapere le ultime novità in casa Kaulitz e anche se si sentivano parecchie volte al giorno i due ragazzi avevano sempre tantissime cose da dirsi. La ragazza poi, per somma irritazione di Tom, amava spilluzzicare dal piatto del ragazzo, piccole scaramucce di forchette erano scoppiate e assopite durante il corso della cena. I due ragazzi stavano vivendo un sogno e non avrebbero mai voluto che finisse. Improvvisamente una breve vibrazione scosse una tasca della giacca di Tom, il ragazzo senza neanche guardare rispose:

- Ciao idiota tinto!

- Sei agghindato come un manichino? - si sentì dall'altro capo del telefono

Tom era felice e non voleva certo deludere il fratello, anzi era grazie a lui che la giornata stava procedendo secondo i piani del “piccolo generale” quindi rispose con un largo sorriso:

- E non ci crederai sono di un figo che spacca!

- Va bene allora gran figo ti lascio.

Bill aveva riattaccato, la sua voce al telefono era stata schietta e sicura, non aveva tradito nessuna emozione, ma in realtà celava un'infinita tristezza. Il ragazzo aveva chiamato il fratello in un momento di debolezza, era sdraiato sul suo letto al Carlton ancora con i vestiti che aveva indossato per le prove, la stanza era buia, le tende tirate come a difenderlo dal mondo là fuori. Da quel mondo da cui si sentiva schiacciato, il suo ruolo di cantante dei Tokio Hotel cominciava a stargli stretto, la sua vita sotto i riflettori lo opprimeva, il difficile rapporto con il padre e la furiosa litigata con il nonno avevano lasciato in lui una profonda ferita difficile da lenire. Suo fratello Tom, era lontano, sia fisicamente sia mentalmente, una punta di gelosia si fece strada nel suo cuore, l'amore che ogni tanto riaffiorava per Lauren sembrava divorarlo da dentro. Si alzò risoluto e aprì il mini bar, ormai rimaneva solo una bottiglietta di Vodka, il resto era già stato bevuto, svitò veloce il tappo e bevve d'un fiato il contenuto come fosse una medicina. Ma l'alcool non era il balsamo dell'anima, lo aiutava solo a stordirsi e a non pensare. Barcollando si rituffò nel letto e con la testa affondata nel cuscino pianse fino ad addormentarsi.

 

***

 

Lauren era in piedi davanti all'ampia vetrata della terrazza e ammirava sognante quel paesaggio argenteo, la natura sembrava mirabilmente immobile e tranquilla, udiva il sommesso gorgoglio del mare e osservava le luci della baia che sembravano tante piccole lucciole. La luna fu coperta per alcuni istanti da un banco di nuvole, la ragazza era immersa nei suoi pensieri, era felice di essere in quel luogo con Tom, ma i giorni appena trascorsi a Mosca le avevano fatto comprendere quanto era importante per lei la danza e la sua carriera. Da un po' sentiva il peso del crescente successo come opprimerle il cuore, aveva il timore di non essere all'altezza del ruolo, era curiosa e nello stesso tempo ansiosa di leggere i giornali russi. Mentre era assorta così profondamente nei suoi pensieri Tom nel letto solo si era ridestato, improvvisamente non aveva sentito più il lieve peso della testolina di Lauren sulla sua spalla, il tepore che emanava il suo piccolo corpo accanto al suo, per un istante aveva dubitato che quelle ore trascorse in compagnia della ragazza fossero state solo un sogno, il vuoto che sentiva accanto a lui si trasferì al suo cuore, ma presto la sensazione di solitudine sfumò quando vide la ragazza in piedi assorta nei suoi pensieri. Lauren era bellissima, una tenue luce grigia a est cominciava a scacciare il pesante velo della notte per lasciare il posto ad una nuova alba, i lunghi folti capelli raccolti in una treccia lasciavano libero il lungo collo, lui poteva solo vedere la sottile sagoma del suo corpo cinto in una leggera camicia da notte di voile. Tom si alzò dal letto e senza farsi udire le si avvicinò, il cuore gli batteva forte dall'emozione, era traboccante di gioia e di amore, con delicatezza posò le sue mani sulle spalle della ragazza che sussultò solo lievemente, lui le baciò la nuca. Adorava quel lungo collo da ballerina, lei dolcemente portò le sue dita affusolate su quelle del ragazzo che la strinse forte a sé. In un sussurro Tom disse:

- Ti amo.

Lauren rimase stupita, era come se lo sentisse per la prima volta, in realtà Tom era sempre stato parco nelle sue manifestazioni d'amore, invece in quel momento capì la profondità di quelle parole. Istintivamente, con subitanea passione, si voltò e lo baciò con trasporto, il ragazzo contraccambiò. L'alba grigia stava cedendo il passo gradatamente alla rosea luce del sole che sorgeva, i due ragazzi cedettero alla passione e furono travolti da un'onda irrefrenabile, fecero l'amore, come non l'avevano mai fatto, la comunione di anime si era consumata in un'istante nell'estasi dei due corpi avvinti.

  
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