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Autore: Gelidha Oleron    18/07/2012    2 recensioni
Un'imbranata, mia sorella. La tipica ragazza che sopporta senza lamentarsi, che soffre in silenzio e che cova passioni segrete per individui con le vene sporche.
Mi divertivo all'inizio: insomma, vederla aspettare ansiosa alla finestra che lui tornasse a cavallo dopo la caccia e scoprire che aveva con sè anche la bella Cecilia, mi faceva sbellicare dalle risate! Ed era questa una scena che si ripeteva quasi ogni sera, a volte il signorino si fermava al ruscello di fronte per dare da bere al cavallo. E lo so, cazzo se lo so, che mia sorella in quel momento avrebbe fatto di tutto pur di uscire e andare a parlargli. Lo vedevo dai suoi occhi acquosi e delusi. Mio padre ovviamente non sospettava niente, ma solo io con la mia acutezza di spirito ne ero a conoscenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hepzibah Smith, Merope Gaunt, Orfin Gaunt, Tom O. Riddle
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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MEROPE GAUNT

 

Forse la mia storia sarà la più romantica ma anche la più tragica.

Mi risulta sempre molto difficile parlare di Tom Riddle. Anche solo ricordare il suo volto fa male. Ma raccoglierò la forza e vi racconterò tutta la storia...

Chiusi gli occhi ed emisi un leggero sospiro. Ero stesa sul letto a guardare il soffitto. Da quando mio padre e mio fratello erano in prigione, la mia vita era cambiata totalmente: ero più serena adesso, senza sentirmi dare ogni giorno della Maganò e senza sorbirmi le prese per il culo quotidiane di Orfin.

Inoltre la casa era diventata un diamante e senza di loro non avevo granchè lavoro da fare.

La gente del vicinato provava pena per me "Povera ragazza!" sentivo dire "Soltanto diciotto anni e così tante responsabilità! Che sciagurati, quei Gaunt!"

Ma non me ne curavo molto perchè nel tempo trascorso da sola, ebbi modo di progettare un piano per rendere mio Tom Riddle.

Non sapevo se avesse funzionato, anzi l'idea era alquanto folle ma 'ora o mai più' mi dissi.

Avrei dovuto approfittare dell'assenza di mio padre e di Orfin per combinare qualcosa. E così feci.

Una mattina se ne stava al ruscello a dar da bere al cavallo. Era solo. Affannato. La salita doveva averlo stancato.

Lo spiavo dalla finestra con mani tremanti che facevano traballare l'infuso che reggevo.

'Che idea folle' mi dicevo 'E se non funzionerà?' ma poi mi scacciavo i brutti pensieri scuotendo il capo.

Mi concentrai e decisi che era il momento giusto.

Uscii di casa e mi avvicinai imbarazzata. Lui si voltò ma quando vide che non riuscivo a spiaccicar parola disse "Ciao"

Non l'avevo mai visto così da vicino. I suoi occhi scuri affondarono come lame nella mia pelle.

Non era bello. Di più. Era di una bellezza rara, di una bellezza che ti spiazza. Una bellezza che non si vede tutti i giorni, che ti entra dentro e ti devasta.

"Ciao" gli risposi avvampando.

Continuammo a fissarci per un istante interminabile...

"Avevo pensato..." balbettai "Avevo pensato che potevi avere sete" gli porsi il bicchiere.

Mi fissò accigliato "Non c'entra niente con tuo fratello, vero?"

"Orfin?” fui io ad accigliarmi “Perché?”

Scrollò le spalle con espressione indecifrabile "Niente. Grazie comunque" bevve tutto d'un sorso.

Incrociai le dita dietro la schiena. Sarei stata la ragazza più felice di Little Hangleton!

Improvvisamente il suo sguardo cambiò...diventò prima vacuo, poi amabile.

Sorrisi "Allora, come ti senti?"

"Mai stato meglio...Merope" mi fissò intensamente.

Scoppiai nervosamente a ridere. Era fatta! Era MIO! Solo e soltanto MIO!

Durò così per qualche anno, gli anni più belli della mia vita. Gli somministravo la pozione regolarmente nel latte ogni mattina e ogni giorno mi sentivo sempre più amata!

Mi propose di andarcene da Little Hangleton e ci rifugiammo in luoghi esotici e tropicali. La gente ci osservava, faceva commenti sulla bellezza di lui e sulla bruttezza mia ma ormai nulla contava più per me. Vederlo accanto a me ogni santo giorno, dormire con lui, sentirgli pronunciare il mio nome e sentirmi baciare da lui mi rese incauta. Persi la testa, letteralmente. Chissà, forse credevo che sarebbe durata così per sempre...mi illudevo.

Un giorno, ebbi la pessima idea di provare a non somministrargli il filtro. Eravamo alle Hawaii.

"Buongiorno, amore" lo salutai "Dormito bene?"

Sbadigliò "Benissimo, tesoro" si sedette a tavola e cominciò a sfogliare il quotidiano. Apparentemente, tutto normale. Lo guardai di sottecchi. Allora era proprio vero! Non era necessario nessun filtro, Tom mi amava sul serio! Trascorsi la giornata più bella della mia vita, consapevole che fosse amore vero e che il mio uomo non mi mentisse. Facemmo l'amore due, tre volte di seguito senza mai stancarci. Stavo vivendo un sogno.

Ma la mattina successiva, non appena aprì gli occhi nel nostro letto, urlò spaventosamente.

"Amore mio" iniziai a piangere "Che hai? Non ti senti bene?"

"TU! Schifosa maga oscura che non sei altro! COSA MI HAI FATTO?"

"Tom" singhiozzai "Ti giuro, non volevo!"

Urlò ancora "MALEDETTI GAUNT!" ringhiò "MI AVETE ROVINATO LA VITA! LA MIA VITA!"

"Ti prego, ascolta" lo supplicai in ginocchio "Io ti amo!"

"Non m'interessano i tuoi patetici sentimenti!" sbottò. Ebbi paura che a momenti facesse a pezzi la casetta col tetto impagliato che avevamo affittato "Stupida strega...che tu sia maledetta, figlia di Satana!" e così dicendo, uscì dalla casa e richiuse violentemente la porta alle sue spalle.

"TOOOOM!" gridai, in preda al dolore "Tom, non lasciarmi! Porto in grembo tuo figlio! TUO FIGLIO!" cercai di seguirlo, ma quando aprii la porta era già sparito all'orizzonte "Sarà bello..." sussurrai "Avrà i tuoi stessi occhi e i tuoi stessi capelli...la tua pelle, amore mio..." caddi in ginocchio e piansi tutte le lacrime che corpo umano può piangere.

Non l'avrei mai più rivisto...la mia vita era FINITA...

 

 

 

 

"E' una donna!"

"Sembra svenuta..."

"Avanti, portiamola dentro! E' fradicia!"

"Hey, ma...è incinta!"

A tratti, arrivavano alle mie orecchie voci confuse che commentavano il mio stato di salute. Non so come avevo fatto a trovare quell'orfanotrofio, ricordo soltanto di aver corso molto, di aver dormito per strada più volte, di essere rimasta senza cibo per più giorni...poi, alla fine, un barlume di speranza che avrebbe potuto porre fine alle mie strazianti doglie.

"Spingi più forte!"

"Coraggio, ci siamo quasi!"

Sentivo che le forze man mano stavano lasciando il mio corpo. Avrei voluto urlare, avrei voluto far fuoriuscire tutta la mia rabbia verso l'uomo che mi aveva abbandonata, ma uscì soltanto un flebile rantolo.

"Tom..." sussurrai debolmente "...come suo padre..." mi lasciai andare completamente agli abissi della morte e lasciai che l'oscurità calasse su di me.

E poi, improvvisamente, il pianto di un neonato. ©

 

 

Ma figuriamoci! Chi leggerà mai una storia aggiornata quasi un anno dopo e per di più incentrata su personaggi che, purtroppo, non sono soliti essere inseriti nelle fic su HP?

Io comunque ci ho provato. Ho ripescato questa vecchia storia e sto cercando di darle un seguito.

In qualunque caso…se c’è qualcuno, che batta un colpo! J

  
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