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Autore: xX Eris Xx    22/07/2012    3 recensioni
Voldemort sconfitto. Il mondo magico vive nella tranquillità. Le nuove generazioni ormai affollano i corridoi delle varie scuole di magia e stregoneria.
Morgana faceva parte di queste nuove generazioni. Molto dotata ed intelligente, è però una ragazzina schiva e introversa. Motivo? Quelle radici oscure da cui nasce la sua famiglia...
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La stanza era tetra e spoglia, le lanterne spente. Sull’unico letto stava stesa una ragazza di sedici anni, occhi grigi, capelli biondo cenere mossi, corporatura media, che giocava con una piccola sfera luminosa. Si trovava a scuola, a Durmstrang. L’unica ragazza nella marea di maschi che frequentavano quella scuola, visto che da una decina di anni quell’istituto era diventato prettamente maschile.
Un enorme aquila planò nella stanza e depose una lettera di pergamena gialla ai piedi del letto. La ragazza accarezzò dolcemente l’uccello e, con un movimento brusco della mano, fece volare la lettera dalla parte opposta della stanza, nel cestino. Sapeva che quella era di sua madre: gli auguri di inizio anno e le scuse per non aver passato le vacanze insieme… come se a qualcuna delle due fosse dispiaciuto.
Guardò il suo orologio e vide che era ora di pranzo. Scese dal letto, indossò il mantello di pelle di lupo e si avvicinò al comodino. Sopra vi era posata una bacchetta di colore chiaro… come odiava quella bacchetta. La sua bacchetta. Ricordava quando sua madre, tutta orgogliosa, l’aveva estratta da sotto un enorme masso del pavimento del loro maniero, per poi darla a lei. La sua scelta fu subito chiara. La bacchetta che era appartenuta a suo nonno…
Rimase per qualche minuto ad osservarla per poi decidere di lasciarla dov’era. A lei non serviva una bacchetta per fare magie, la portava perché tutti, maghi e streghe, la portavano.
Scese le enormi scale della torre dove era stata “esiliata” e si incamminò per il corridoio verso la sala da pranzo.
-Vedo ke ti zei deciza a sendvere da qvella torre.-
-Igor.-  la giovane non si voltò neanche a guardare il nuovo arrivato, continuando per la sua strada.
Arrivata, spinse la grande porta ed entrò nella sala.
-Mor!- un ragazzo alto, capelli neri e occhi azzurro opaco, dall’aria alquanto malaticcia, agitava un braccio in direzione della ragazza. Lei, vedendolo, si diresse da quella parte e si sedette al suo fianco.
-Come stai Riven.- chiese in tono pacato più per cortesia che per interesse.
-Bene! La luna piena è ancora lontana e io mi sento benissimo. E tu come stai?-
Lei non rispose, limitandosi ad un grugnito e un’alzata di spalle. Prese un piatto e iniziò a servirsi.
-La scuola è cominciata da sole due settimane e tu già sei così musona?- e nuovamente non ricevette risposta, solo uno sbuffo spazientito e un occhiata in tralice.
-Sai una cosa Morgana.- la ragazza lo guardò con espressione annoiata -Da quando ti conosco non ti ho mai vista sorridere.-
-Io sorrido!- si schermì la giovane.
-Si certo, i soliti sorrisi di circostanza. Io intendevo sorridere veramente!-
Morgana non ribattè. Iniziò a mangiare rimuginando sulle parole dell’amico.Sorridere! Pensò Per sorridere bisogna essere felici! E io, di certo, non lo sono. Fin da quando ne aveva memoria non vi trovava un ricordo felice. Nella sua vita non vi era niente di bello o felice. Era solo un continuo idolatrare e venerare le imprese di suo nonno, un incessante campagna contro i babbani e i nati babbani, e un ripetuto inneggiare alla purezza di sangue. Odiava la sua famiglia tanto quanto odiava la sua bacchetta: entrambi le ricordavano da dove discendeva il suo sangue e questo faceva sanguinare il suo cuore.
 
Passarono tre giorni dalla discussione con Riven e un’idea si fece strada nella testa della ragazza. Era come sempre nella sua stanza e teneva in mano un pezzo di pergamena molto sgualcito; le parole, scritte in verde, erano ormai quasi del tutto scomparse ma si poteva ancora benissimo leggere una parola: Hogwarts.
Era questa la scuola che avevo scelto. Ma mia madre mi ha detto “No!”, stupida oca gracchiante! Quanto la odio! Lei e tutti gli altri! Vorrei morissero tutti! Ripiegò la lettera e si apprestò a nasconderla nuovamente sul fondo del baule.
Improvvisamente si fermò, la lettera ancora in mano. Forse se chiedo al preside di intercedere per me… si alzò di scatto da terra e corse nell’ufficio del preside. Bussò lievemente alla porta, ricomponendosi.
-Avanti.- la voce profonda dell’uomo arrivò chiara.
Morgana entrò e il professore sorrise nel vederla. -Buongiorno signore.-
-Salve Morgana. Entra e chiudi la porta.- la ragazza obbedì. -Dimmi, c’è qualcosa che ti turba?-
La giovane lo guardò negli occhi. -Volevo sapere se era possibile cambiare scuola, signore.-
-Cambiare scuola?- l’uomo iniziò ad inquietarsi -Perché vuoi cambiare scuola?-
-Non è una cosa personale!- disse in fretta -Cioè, è personale ma non ho niente contro di lei! Lei è… molto simpatico, signore.-
Il preside rise. -Ti ringrazio per il complimento. Comunque vorrei sapere il perché.-
-Non sono felice. Questo posto mi deprime e mi ricorda qualcosa che cerco con tutte le mie forze di dimenticare… senza offesa signore.-
L’uomo la osservò con attenzione per qualche istante. -Quale scuola vorresti frequentare?-
-Hogwarts, signore.- rispose lei in modo secco.
Il professore annuì lentamente e sorrise. -Conosco la preside. Le manderò un gufo e discuterò la cosa con lei.- inclinò leggermente il capo, come per riflettere e poi continuò. -Hai detto a Riven quello che hai in mente?-
-No signore. Se glielo dicessi tenterebbe di farmi cambiare idea.-
-Forse. Ma se volesse venire con te?-
Morgana scattò a quella domanda. Non aveva pensato a quell’ipotesi. -Non potrei impediglielo.-
-Vorrei che dicessi al tuo amico le tue intenzioni. Io contatterò la professoressa McGranitt e sentirò cosa si può fare.-
La ragazza annuì ma rimase ferma.
-Devi chiedere altro?- domandò tranquillamente il preside.
-Professor Manskovic… quando dice che deve “discutere la cosa” con la preside di Hogwarts si riferisce alle mie origini, giusto?- la giovane guardava l’uomo con occhi rassegnati e preoccupati.
-Si. Visto la storia passata e chi troverai in quella scuola, credo sia meglio metterla al corrente della situazione.-
-Mi sembra giusto.- ribadì decisa. Si voltò per andare alla porta ma si fermò. -Potrebbe anche dirle che sono un Animagus?-
-Sei…? Non l’avevi mai detto!- affermò stupito e confuso l’uomo.
-Mia madre non ne andrebbe molto fiera… una leonessa in un covo di Serpenti. E sarebbe meglio anche avvertire il Ministero…- precisato questo uscì dall’ufficio e si mise alla ricerca del suo migliore amico.
 
Il nottetempo si fermò davanti ai cancelli di Hogwarts. Da esso scesero due ragazzi che portavano degli enormi bauli e pesanti mantelli di lupo.
Riven e Morgana osservarono l’entrata della loro nuova scuola e si sentirono subito eccitati.
-Finalmente.- sussurrò la ragazza, e un piccolo sorriso spontaneo le affiorò alle labbra.
Sua madre non l’aveva presa molto bene. Si era opposta con tutte le sue forze al suo trasferimento a Hogwarts, arrivando fino a minacciarla di sbatterla fuori di casa e lasciarla senza soldi. Queste minacce, però, non spaventarono Morgana che possedeva una camera blindata ben fornita d’oro, argento e bronzo alla Gringott, con rispettiva chiave che portava sempre con se. Con quei soldi si sarebbe comprata tutto l’occorrente per i restanti due anni, avrebbe affittato un appartamento (o avrebbe potuto addirittura comprarlo) e ne sarebbero avanzati ancora talmente tanti che, per almeno una decina d’anni, avrebbe potuto non lavorare; ma suo padre aveva pensato a tutto: dopo la sua morte le aveva lasciato una enorme e splendente villa in Inghilterra in cui lei si trasferì immediatamente. Sua madre tentò anche con la forza ma, nonostante il suo grande potere, Morgana riuscì a batterla.
-Dobbiamo aspettare che vengano ad accoglierci o dobbiamo entrare ed arrangiarci?- chiese Riven nervoso.
-Ci stanno venendo a prendere, guarda là.- dall’enorme portone era uscita una donna alta e magra, con un abito color smeraldo, capelli grigi raccolti in una crocchia e un cappello a punta. La donna affrettò il passo appena li scorse e fu davanti a loro con una rapidità impressionante, nonostante l’età avanzata.
-Benvenuti ad Hogwarts ragazzi. Io sono la professoressa McGranitt, la preside di questa scuola.-
-Buongiorno professoressa, mi chiamo Riven Diktrovic e sono onorato di poter frequentare la sua scuola.-
La donna annuì con un lieve sorriso e strinse la mano al ragazzo. Poi il suo sguardo si posò sulla compagna.
-Buongiorno… sono Morgana Elddir. Le prometto che non creerò scompiglio nei due anni che sarò qui professoressa.- il tono della giovane era colpevole e sincero, e strappò uno sguardo dispiaciuto alla donna.
-Ne sono fermamente convinta, per questo ho accettato.- e stinse la mano anche a lei. -Bene ragazzi, adesso seguitemi. Verrete nel mio ufficio e chiederò al Cappello Parlante di inserirvi in una casa. Avete qualche preferenza?-
-Io vorrei essere un Grifondoro… è da quando Mor mi ha spiegato la storia delle case che vorrei farne parte!-
La guancia della ragazza si contrasse. -Tutte tranne Serpeverde.- rispose aspramente Morgana.
-E’ comprensibile.- la preside parve un po’ a disagio. Si voltò e prese a camminare, tallonata dai due nuovi arrivi, verso il suo ufficio.
Appena entrati nel castello i volti di tutti gli studenti si voltarono verso di loro; Morgana notò che gran parte dei Serpeverde sorridevano compiaciuti appena la vedevano e un paio, addirittura, la salutarono agitando energicamente un braccio. Lei li ignorò totalmente e il suo volto si scurì.
-Che c’è?- sussurrò Riven -Tu almeno conosci qualcuno.-
-Ti assicuro che quelli sarebbe meglio non conoscerli…- sibilò la ragazza con furia.
Accelerarono il passo e seguirono la donna fino ad un gargoyle che, con voce tonante, disse -Parola d’ordine?-
-Zuccotti di Zucca.- il gargoyle si spostò con un gran rumore per mostrare un lunga scala a chiocciola in pietra.
-Seguitemi.- ordinò ai due ragazzi.
L’ufficio era una stanza circolare ricolma di armadi e librerie piene di libri. Su una parte di parete vi erano le foto dei vecchi presidi di Hogwarts che agitavano una mano in segno di benvenuto. La scrivania era posta dalla parte opposta alla porta.
-Bene ragazzi. Prima di smistarvi devo discutere delle questioni con voi.- si sedette alla scrivania e scrutò entrambi.
-Prima penso sia meglio discutere con lei signor Diktrovic della sua delicata situazione. Posso parlare liberamente?- e rivolse uno sguardo fugace a Morgana.
-Mor sa tutto della mia situazione. Durante le vacanze era lei a prepararmi la Pozione Antilupo.-
-Bene.- disse la preside con tono tra l’ammirato e il preoccupato -Allora devo comunicarti che verrai allontanato dai tuoi compagni in quel periodo e… “alloggiato” in un’altra stanza.-
-Niente che non sapessi già, professoressa.- e annuì sorridendo.
La donna posò poi lo sguardo sulla ragazza. -Per te la faccenda è un po’ diversa… posso parlare?-
Morgana guardò l’amico con la coda dell’occhio prima di rispondere. -Lui non conosce la mia storia ma conosce tutto il resto.- lo sguardo delle due si incrociò per un attimo.
-Il signor Diktrovic è degno di fiducia?- chiese la McGranitt.
-Si professoressa…-
-Allora non vedo il motivo per cui non dovrebbe essere messo al corrente della tua delicata situazione.-
-Ha ragione.-
Per tutto il tempo Riven era rimasto ad ascoltare, impietrito.
-Bene. Signor Diktrovic, ha mai sentito parlare di un mago il cui nome era Tom Riddle?-
-No, signora.-
-Forse perché era più noto con il nome di Lord Voldemort, ne ha sentito parlare?-
Il ragazzo annuì esitante. Chi non aveva sentito parlare di Voldemort!
-Perfetto. Forse è meglio che continui lei signorina Elddir.- la ragazza rimase spiazzata ma si ricompose velocemente.
Guardò l’amico negli occhi, implorando il suo perdono. -Sai che ti ho parlato del fatto che nella mia famiglia sono stati tutti dei Serpeverde, no?.- il ragazzo annuì. -Quello che non ti ho detto è che noi discendiamo da Salazar Serpeverde in persona… io sono la sua più giovane discendente.- trasse un lungo respiro.
-Stai per dirmi quello che penso?-
-Mio nonno era Tom Riddle, il mago conosciuto come Lord Voldemort e discendente di Serpeverde.-
Morgana guadò preoccupata la miriade di emozioni dipingersi sul volto dell’amico e, di tutte quelle possibili, non si sarebbe mai aspettata di vederlo combattere contro un attacco di riso.
-Aspetta… e pensare che io… ah, ah, ah… pensavo di essere quello messo male!- le sue risate lasciarono la ragazza a bocca aperta. -Ci sarà da divertirsi!- anche la preside parve divertita.
-Non ti fa paura o… ribrezzo quello che sono?- chiese incredula Morgana.
-E perché?- chiese asciugandosi le lacrime -Ti conosco da anni e posso dire che tu e tuo nonno non avete nulla in comune, a parte il sangue. E, comunque, fino a prova contraria, quello che fa paura dovrei essere io!-
-Bene, vedo che ora la questione della “rivelazione” è risolta. Comunque signori, mi asterrei dal divulgare questa notizia nella scuola. Molti ragazzi potrebbero non prenderla così bene.-
-Si professoressa.-risposero in coro.
-Un’ultima cosa. Scriverò al signor Potter e gli riferirò la situazione.- la professoressa McGranitt guardò il volto della ragazza prima di continuare -Penso che almeno lui debba essere informato.-
-Si signora.-
-Bene! Adesso diamo il via allo smistamento!- prese il logoro e bruciacchiato cappello e lo mise in testa a Riven. Il cappello ci mise qualche secondo per poi gridare -Grifondoro!- al quale, Riven, se lo sfilò con un gigantesco sorriso e lo porse all’amica. La ragazza lo prese fra le mani e ebbe un tremito; se fosse stata scelta per Serpeverde cos’avrebbe fatto?
Una macchia rossa attirò il suo sguardo fuori della finestra. Le era sembrato di vedere un qualcosa sfrecciare davanti ma ora non c’era niente. Prese coraggio e infilò il cappello.
‘Vedo… vedo… vi è voglia di riscatto, coraggio, ambizione e senso del dovere nel tuo cuore. Tutto unito da un cervello e un potere straordinari! Assai raramente mi è capitato un tale onore… quindi dove ti metto? Vediamo…’ il cappello disse tutto questo nella sua testa e lei iniziò a sudare freddo. Passarono ancora alcuni secondi, poi…
-Grifondoro!- gridò il cappello con suo grande sollievo.
-Tua madre ti diserederà! Peccato! Ci perderemo la sua faccia!- Riven era felicissimo.
Lei si tolse il cappello e lo consegnò alla preside con un grande sorriso.
-Bene ragazzi! Prima di accompagnarvi nel dormitorio di Grifondoro devo chiedervi quali materie avete intenzione di studiare per i MAGO. Siete del sesto anno e dovrete pensare al vostro futuro. Quale professione volete intraprendere?- si sedette sulla sedia ed estrasse due orari vuoti.
-Voglio diventare un Auror…- Morgana guardò la preside dritta negli occhi e si stupì nel vederla sorridere.
-Immaginavo che lei scegliesse la professione di Auror. Allora: Pozioni, Erbologia, Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure.- colpì l’orario vuoto e quello si riempì.
-Professoressa, vorrei aggiungere anche Antiche Rune e Cura delle Creature Magiche.- dichiarò la ragazza sporgendosi per controllare il suo orario.
-Ma certo. È consapevole che il suo orario sarà un tantino affollato?- e picchiettò nuovamente sul foglio.
-Certamente ma posso farcela senza problemi. Fortunatamente mio nonno non mi ha lasciato solo l’odio della gente…-
La donna fissò la ragazza per qualche istante; la preoccupazione che provava per lei era aumentata all’aumentare del tempo trascorso insieme. Era una Grifondoro ma i Serpeverde la consideravano una di loro, l’aveva notato mentre attraversavano il castello. Sentiva che stava per succedere qualcosa, anche se non capiva cosa; sapeva anche che quella ragazza ne era il centro. Il suo sguardo a volte le ricordava quello di Riddle e, nonostante quella ragazza cercasse di allontanarsi dal suo passato, era evidente che il sangue di Lord Voldemort scorresse nelle sue vene.
-Ecco il tuo orario.- glielo porse e la ragazza lo afferrò.
-Lei signor Diktrovic? Professione?-
-Auror! Ma non mi aggiunga nessun’altra materia…- le comunicò con tono apprensivo.
-Certo.- colpì la pergamena -Ecco a lei il suo orario.-
Si alzò dalla sedia e girò intorno alla scrivania fino a trovarsi davanti ai due ragazzi. -Seguitemi. Vi condurrò ai dormitori del Grifondoro e vi presenterò ai vostri compagni di stanza. Purtroppo siamo riusciti a trovarvi una sistemazione solo con degli allievi più piccoli.- prese a camminare tallonata dai ragazzi.
-Quanto più piccoli?- chiese Riven.
-Di un paio di anni.- rispose la preside in tono sbrigativo.
-Due anni! Ma non c’era posto con qualcuno di più grande?- insistette il ragazzo.
-No.-
-Meglio così. Faranno poche domande.- tentò la ragazza.
-Si sbaglia Signorina Elddir. Non è come a Durmstrang in cui i più piccoli sono intimoriti dai più grandi, qui i più piccoli cercano di ingraziarsi quelli delle classi superiori per trarre vantaggi.-
-Fantastico…- disse in tono lugubre.
  
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