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Autore: RainbowCar    22/07/2012    4 recensioni
FF iniziata quando DAI non era ancora stato rilasciato. In questa storia gli eventi di Inquisition non sono mai accaduti: ho scelto di immaginare i miei eroi e le loro storie; personaggi nuovi che inevitabilmente incontrano quelli di DA:O e DA2.
"Era tutto perfetto. Mio padre e mia madre si abbracciavano sorridenti mentre mi guardavano giocare col mio fratellino. Il sole splendeva alto nel cielo e il lago Celestine luccicava come uno zaffiro. C’erano uccelli e cerbiatti, e nug. E c‘era un drago. Un drago enorme, mostruoso. Era venuto per uccidere."
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Custode, Hawke, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Per le chiappe di Andraste!” aveva esclamato quel nano barbuto seduto al bancone della taverna, appena fui entrata confondendomi tra gli altri avventori,  e io non avevo potuto esimermi dal cercare di girarmi per dare un’occhiata al mio sedere. Mi ero sentita chiamata in causa, anche se sapevo che non poteva avercela con me.

 Andraste. Ancora non capisco se mia madre mi abbia chiamata così per sbeffeggiare la chiesa che le da la caccia o perché sono destinata, come la profetessa, a cambiare il Thedas.
Mi ha rivelato che sono in possesso di poteri straordinari anche se non me ne sono affatto resa conto fino ad ora. Per quanto mi sforzi, i miei poteri non son poi così diversi da quelli di mia madre, tantomeno più potenti di quelli di qualunque altro mago. Non che prima di intraprendere il mio viaggio abbia conosciuto chissà quanti maghi, ma adesso ne avevo visti un bel po’ all’opera da molto vicino.
E tutto grazie al primo mago a cui ho visto usare il dono, a parte mia madre. Per la precisione, la prima maga. Ad essere ancora più precisa, una maga elfica, e a voler essere pignoli, una maga elfica dalish, o meglio,  ex dalish, che ha abbandonato il suo clan parecchi anni fa e che, dopo aver militato a Kirkwall il tempo necessario per aiutare la  campionessa della città nelle sue eroiche imprese, ora vaga da un posto all’altro, da una città all’altra e da un Paese all’altro. Il suo nome è Merrill, e una notte, per un breve tempo che ha cambiato per sempre le nostre esistenze, le nostre strade si sono incrociate.

 “Per le tette di Andraste!” aveva esclamato ancora il nano ubriaco, dopo che mi ero seduta al tavolo e avevo ordinato da mangiare. “Donna! Cosa credi di fare con quei boccali pieni? Portali al tuo amato Oghren e muovi il tuo strabiliante culo in fretta!”. La cameriera, anch’essa di razza nanica, gli aveva rivolto un sorriso smaliziato ed era corsa a servirlo.
Lo avevo osservato, resistendo all’impulso di controllare che le mie tette fossero ancora al loro posto. Aveva una folta e lunga barba rossa acconciata in quattro scarmigliate trecce e capelli dello stesso colore, altrettanto ispidi e arruffati. Alcune ciocche erano ormai ingiallite dal tempo e quasi bianche, ma non potevano appartenere a un nano troppo anziano. Doveva avere intorno ai cinquant’ anni, dato il sottile reticolo di rughe intorno agli occhi, che però, stranamente, non li rendeva meno dolci e profondi.
Al di là delle sue cattive maniere e del suo brutale modo di esprimersi, sembrava una persona che aveva vissuto intensamente, amato intensamente e sofferto immensamente.
Per un attimo in nostri sguardi si erano incrociati. Credo che si fosse sentito osservato ma aveva distolto quasi subito i suoi occhi dai miei. Indossavo un mantello con un cappuccio che mi nascondeva quasi interamente e dubito che mi avesse guardata a sufficienza per notare in me qualcosa di familiare, ma un lampo nei suoi occhi mi aveva dato l’ impressione che vedermi per lui avesse un significato che andava ben oltre l’osservare distrattamente quelli che per una sera sono i tuoi compagni di bevute. Avevo cominciato a credere che mi avesse presa di mira come la prossima da castigare con la sua potente verga nanica e i miei sospetti erano divenuti per me certezze quando lo avevo visto tracannare l’ultimo sorso di birra, alzarsi e venire verso di me.
Prima che avesse raggiunto una distanza ragionevole solo per vedermi bene in viso, io avevo già lasciato “La principessa viziata” e di corsa mi dirigevo al mio rifugio sulla parte buia e dimenticata del lago Calenhad.
In fondo essere in riva a un lago è un po’ come sentirsi a casa per me. A parte la presenza costante, a pochi passi, di templari a caccia di eretici, in particolare di una maga del sangue elfica e di una giovane mutaforma.

Ho lasciato le selve Korcari e mi sono spinta fino a qui per aiutare qualcuno. Mia madre non avrebbe approvato, ne sono certa, anzi, diciamo pure che non approva, perché sono sicura che sia già al corrente di quello che ho combinato.
 
…………………………………………


“Era lei ti dico!”
“E io ti ripeto che è impossibile, si dice che sia morta, nessuno di noi la vede da quando abbiamo sconfitto l'arcidemone...”*
“E io invece l’ho vista! Proprio qualche settimana fa! Al lago Calenhad!”
Il re stava per perdere la pazienza. Quel nano ubriacone aveva probabilmente sognato quello che era venuto a dirgli, eppure, perché affrontare un così lungo viaggio solo per raccontare di visioni offuscate dall’alcol? Sembrava assolutamente sicuro di ciò che affermava.
“Inoltre” , continuò Oghren , “sembra che il tempo non abbia influito affatto su di lei. Sembra addirittura più giovane di quando l’abbiamo vista l’ultima volta”.
“E questo come me lo spieghi?” rispose stizzito Alistair.
“ Che vuoi che ti dica. È una strega. Chissà con quale demone avrà fatto un patto per rimanere bella per sempre. In fondo, non dimentichiamoci che è degna figlia di sua madre, e tutti sappiamo come Flemeth sia riuscita a vivere per secoli…”
“E perché non le hai parlato allora? Perché non l’hai portata qui?”
“Credi che mi avrebbe seguito come un docile agnellino? Appena ho tentato di avvicinarmi a lei, era già scappata via sparendo nell’oscurità della notte.”
“Beh, sicuramente questo è da lei. Se non abbiamo avuto sue notizie fino ad ora, evidentemente non vuole essere trovata, e questo spiega il perché sia fuggita. O magari era solo una povera fanciulla qualunque, spaventata da un nano sboccato che ha tentato di avvicinarla…”
Alistair sorrise notando la crescente irritazione del berserker, che fece scemare la sua. Sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro, visto il volto che aveva preso quasi lo stesso colore dei capelli e che adesso era tutt’uno con la barba. Sembrava un enorme ciuffo di pelo rosso che spuntava da un’elegante armatura in silverite. L’immagine evocata dalla sua mente era senza dubbio divertente, ma decise di tenerla per sé.
“E se andassimo a cercarla?” propose il nano con tono inasprito, “così ti dimostrerò che non ho sognato!”
“Cercare chi?”
La regina era entrata nello studio di suo marito senza far rumore. I due uomini si voltarono di scatto interrompendo immediatamente la loro conversazione, quasi fossero stati due ragazzini sorpresi con le mani nel barattolo della marmellata.
“Cercare chi?” ripetè Lady Cousland. “ A proposito Oghren, ti ringrazio ancora per l’equipaggiamento pregiato che ci hai portato, i soldati sono a dir poco entusiasti di indossare armature di una così raffinata fattura!”
“Oh, ma figurati!” rispose il nano, dissipando all’istante il suo malumore. “I miei viaggi hanno fruttato bene e ho pensato che fosse utile aiutare l’esercito della capitale, visti gli scontri che ormai sembrano accendersi a ogni angolo delle strade.”
“La situazione per adesso è sotto controllo, almeno nel Ferelden” intervenne il re.
“E’ vero, anche se non sarà così ancora per molto. Arrivano notizie poco rassicuranti da Kirkwall. ” ribattè pensierosa la regina. La preoccupazione era chiaramente leggibile sul suo volto. “Ma ora, se non vi dispiace, torniamo alla mia domanda? Chi state cercando?”
“Mia cara, temo che non crederai alle tue orecchie. Il nano deve aver bevuto più del solito ultimamente.” Rispose Alistair, non riuscendo più a trattenere una risata.
“Oh! Ma come fai a sopportarlo, dolcezza?”
Dolcezza, splendore, tesoro. Non erano certo appellativi adatti a una regina, ma a Oghren era concesso rivolgersi in modo confidenziale ai sovrani, almeno in privato. A nessuno del gruppo che aveva avuto un ruolo essenziale nella sconfitta dell’arcidemone era infatti mai stato imposto di rivolgersi ai propri compagni con il formale ‘vostra maestà’.  Sarebbe stato completamente innaturale.
“Con tanto amore e tanta, tanta pazienza!” esclamò Lady Cousland. Anche se quel momento di ilarità non cancellò la sua aria preoccupata.
“Dolcezza, ti assicuro che sono perfettamente lucido in questo momento, e sono sicuro di ciò che sto per dirti: Morrigan è tornata!”
“Morrigan…?”
E sul volto della regina sparì la preoccupazione, per far posto alla paura.
 
 
*Nota dell’autrice: Non ho mai giocato a DA Awakening né ai vari DLC, né letto i libri ecc… Perdonate queste mie mancanze ma la storia si baserà solo sulle mie informazioni, ricavate appunto esclusivamente da DAO e DA2. Se dovessi riportare delle scorrettezze dovute alla mia “non conoscenza” delle vicende che non ho giocato, vi prego di scusarmi, ma farmelo notare sarebbe inutile, visto che non avrei modo di correggermi e sviluppare la storia basandomi su fatti che non conosco. Se invece dovessi sbagliarmi e riportare informazioni non corrette chiaramente fruibili attraverso DAO e DA2, mi farebbe piacere che mi avvisaste in modo da non incappare più nell’errore. Inoltre, l’età dei personaggi è completamente a mia libera interpretazione, non essendo riuscita a capire quanti anni abbiano i protagonisti nel gioco. In fondo, è pur sempre una fan fiction!
  
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