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Autore: Rawr97    23/07/2012    2 recensioni
Avete mai pensato a come ci si sente nello svegliarsi in un corpo che non è il tuo? Nell’avere di fronte una famiglia diversa? Nel vedere che il mondo che ti circonda sembra lo stesso, eppure non lo è? Questo è quello che mi è successo. Mi chiamo Lilith Johnson o Eveline Payne. Dipende tutto dalle circostanze.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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roba Le voci arrivano prima che io riprenda davvero conoscenza.
“ Allora, come sta? “
“ Crediamo che si sveglierà a momenti. Signora Payne, devo avvertirla che non sappiamo in che condizioni sarà sua figlia quando si sveglierà. Potrebbe soffrire di perdite di memoria e dovrà seguire una riabilitazione per i due mesi di coma.” Coma? Per quanto tempo sono rimasta senza conoscenza? Come una valanga, i ricordi mi si riversano addosso, lasciandomi senza fiato. La festa, Tom, l’incidente. Sono entrata in coma? Per quanto? E Tom dov’è? Devo aprire gli occhi, sapere quali sono le condizioni del mio migliore amico. Alzare le palpebre sembra il movimento più faticoso che abbia mai fatto.  Quando i miei occhi sono aperti, vago nella stanza alla ricerca delle persone che parlavano prima. Non c’è nessuno. Le voci che ho sentito prima provenivano dall’uscio della porta aperta.
“ E’ un vero miracolo che sia riuscita a sopravvivere, due mesi di coma sono la minima conseguenza per quello che le è successo, ma si riprenderà.” Due mesi. Allora sono stata in coma per due mesi. Per esperienza di film e serie televisive, so che quando una persona va in coma per così tanto tempo, anche il semplice gesto di camminare diventa difficile. Provo a muovere una gamba, cautamente, ma vedo che riesco a farlo con facilità. E’ un po’ indolenzita, ma è come quando ti risvegli dopo un giornata di corsa. Forse le prime difficoltà arriveranno quando metterò i piedi a terra.
“Possiamo entrare in stanza? “ E’ la voce di una donna. Mi chiedo chi possa essere. Una zia venuta da lontano? Forse qualcuno che è venuto a fare compagnia a mio padre in questi due mesi? Eppure, dal grado di preoccupazione che sento nella sua voce, intuisco che non può essere un parente lontano.
La porta si apre. Entrano in stanza il medico; un uomo alto, pelato e con gli occhiali e accanto a lui una donna con gli occhi azzurri pieni di lacrime e i corti capelli neri spettinati. C’è qualcosa nello sguardo di quella donna che mi fa venir voglia di alzarmi e correre ad abbracciarla, per quanto debole possa essere io.
Quando si accorge che sono sveglia, le lacrime iniziano a rigare il viso della donna e il mio desiderio si fa ancora più intenso.
“ Signora Payne, mi raccomando, un passo alla volta” Il dottore si avvicina al mio letto, mentre la signora Payne resta pietrificata accanto alla porta.
“ Ciao.” Mi dice il dottore.
“ Ciao.” Rispondo io. La mia voce è roca, ma penso che ce lo si possa aspettare, dopo due mesi di silenzio.
“ Io sono il dottor Mason. Sai dirmi chi sei tu?” Nel momento in cui sto per rispondere ‘Lilith Johnson’ qualcosa mi dice che non è quella la risposta giusta. Dato il mio silenzio, il dottor Mason continua a parlare.
“ Ti chiami Eveline Payne e sei qui perché l’aereo sulla quale ti trovavi è precipitato e tu sei entrata in coma.” Silenzio. Nella stanza cala un silenzio assordante. Non riesco nemmeno più a sentire i singhiozzi della donna sulla porta. Ma cosa significa tutto questo? Io mi chiamo Lilith Johnson, vivo in Kansas, mia madre è morta da due mesi e io sono qui perché ho fatto un incidente con il mio migliore amico Tom. Ma allora perché tutte queste informazioni sembrano così sbagliate? Come se fossero state create dalla mia mente? Vere, ma non del tutto …
“ Io … non capisco” Forse c’è stato un errore, mi hanno confuso con un’altra ragazza, qualcuno che mi somiglia molto magari o forse hanno scambiato i miei dati con qualcun altro. Ci deve essere un errore. Guardo verso il dottore, cercando di avere uno sguardo deciso.
“ Mi chiamo Lilith Johnson, sono qui perché io e il mio amico Tom abbiamo avuto un incidente in auto Penso che ci sia stato un errore. “ Il dottore lancia uno sguardo alla donna sulla porta, che continua a piangere sempre più forte.
“ Eveline .. non c’è stato alcun errore. Tu eri su un aereo diretto a Londra che però è precipitato. Dei 200 passeggeri solo dodici di voi siete riusciti a salvarvi e fra questi non c’è nessun Tom. “  Ma cosa diavolo sta succedendo? La testa mi inizia a pulsare e porto le mani all’altezza delle tempie per massaggiarmi. C’è qualcosa che non va. I miei zigomi sono più alti. Passo le mani sul resto del mio viso. Naso piccolo, labbra troppo piene, ciglia troppo lunghe. Infilo una mano fra i capelli e li trovo lisci e setosi, tutto il contrario dei miei capelli ondulati. Guardo le ciocche che ricadono sul camice dell’ospedale e sono … nere.
“ Posso avere uno specchio? “ la mia voce è stridula, intrisa del panico che mi sta divorando. Il dottor Mason, come se si aspettasse quella reazione, prende uno specchietto dalla tasca del suo camice e me lo porge. Grandi occhi verdi mi guardano nello specchio, i miei occhi verdi, e per un momento penso di essermi immaginata tutto; ma poi allontano l’oggetto da me e vedo qualcosa di completamente diverso. I capelli neri, lunghi e setosi. Le labbra rosse come ciliegie, la pelle così pallida da sembrare trasparente. La totale assenza di lentiggini. Lo specchio mi cade dalle mani. Lo sento distrattamente rimbalzare sul letto, cadere a terra e frantumarsi. Nessuno sembra farci caso. Sono tutti in attesa di una mia reazione, anche io. Inizio a sentire lo stomaco bruciare poi mi sporgo fuori dal letto e credo di vomitare anche l’anima. La mia vista si annebbia di lacrime. Cerco di dare un senso a tutto quello che sta succedendo, ma non riesco proprio a farlo. Quella nello specchio non sono io, eppure una parte remota del mio cervello mi dice che lo sono. Cosa mi hanno fatto? Nel tempo in cui sono stata incosciente mi hanno cambiata? Ma è davvero possibile che delle operazioni facciano cambiare una persona così tanto? So che non è questo quello che mi è successo, ma è l’unica spiegazione razionale che riesco a darmi. La testa mi scoppia. Forse è solo un sogno. Un incubo. Quando finalmente i conati si fermano, mi rimetto a sedere sul letto, tremante e con la fronte imperlata di sudore. La signora Payne si allontana finalmente dalla porta e si avvicina al letto. Mi guarda, con i suoi grandi occhi azzurri ancora pieni di lacrime. Si siede accanto a me e mi abbraccia. Io ricambio l’abbraccio. E’ un gesto automatico, che mi sale dalle viscere dell’ inconscio. Inizia ad accarezzarmi i capelli e il tremito che scuote il mio corpo, pian piano si placa.
“ Non preoccuparti tesoro, la mamma è qui.” Al suono di queste parole, perdo quel minimo di autocontrollo che mi è rimasto. Mi stacco dal corpo della donna, porto le ginocchia alla testa e inizio a urlare. Mia madre è morta. Era una drogata, ed è morta due mesi fa .. quattro adesso. Io non ho una madre. Lei non può essere mia madre tanto quanto io non posso essere Eveline Payne. Non so per quanto tempo mi lasciano urlare, piangere, strapparmi i capelli corvini dalla testa. A un certo punto tornano i conati di vomito, più forti di prima. Distrattamente sento il dottor Mason chiedere a qualcuno dei sedativi. Inizio a ribellarmi. Non mi fido di queste persone, mi spaventano. Non so quale sia il loro piano, ma non voglio rendergli tutto più semplice diventando una facile preda in balia dei sedativi. Purtroppo, sono troppo debole e i miei tentativi di ribellarmi risultano alquanto patetici. Arriva un’infermiera ad iniettarmi qualcosa nel braccio e io ricado nell’incoscienza.

Mi risveglio pian piano. Questa volta non ci sono vuoti di memoria. Stranamente, ricordo tutto ciò che è avvenuto prima che mi sedassero. Resto con gli occhi chiusi, anche se sono vigile. Immagino che ci sia ad osservarmi, magari il dottor Mason o … mia madre. Mi sembra ancora impossibile da pensare. Prima di aprire gli occhi e affrontare tutte quelle strane persone devo mettere ordine nella mia mente. Il mio nome è diverso. Il mio aspetto è diverso. La mia famiglia è diversa. Come può essere successo tutto questo? Non riuscendo ad arrivare a una conclusione, decido di ‘risvegliarmi’.
“Finalmente. Pensavamo di aver esagerato con i sedativi. “ è il dottor Mason a parlarmi, seduto su una poltrona accanto al letto.
“Per quanto tempo ho dormito?”
“Due giorni.”
“Voglio una spiegazione. “
“ Oh, lo so Eveline. Vedi, da quando ti sei risvegliata abbiamo approssimato delle ipotesi su quello che ti era successo e siamo arrivati alla conclusione unanime che durante il tuo coma tu abbia fatto un … diciamo sogno molto realistico. “ Sta in silenzio, per farmi assimilare le sue parole. Un sogno? Possibile che tutta la vita che ricordo sia solo un sogno?
“ Ma com’è possibile? Perché allora non ricordo niente di qui? Perché nella mia testa i ricordi sono così realistici?”
“Capita a volte, che quando una persona resta in coma per così tanto tempo, essa faccia questo tipo di esperienze. Fra l’altro tu hai subito un trauma cranico molto notevole ed è questo che ti ha fatto dimenticare tutti i ricordi della tua vera vita. Io credo, che il coma e la perdita di memoria abbiano fatto si che tu scambiassi questo tuo ‘sogno realistico’ con la tua vera vita, non avendo altri ricordi a cui aggrapparti.” Lo guardo negli occhi, per cercare di capire se mente, ma non mi sembra così. Tutta la mia vita è stato solo il frutto della mia immaginazione? Credo di impazzire. Non sono Lilith, ma non mi sento nemmeno Eveline. Non ho un’identità, una famiglia, delle persone a cui voglio bene. Non ho niente.
“ Lei crede che con il passare del tempo i veri ricordi riaffioreranno? “ Questa è la mia unica speranza. Aspettare che tornino i ricordi. Brandelli di una vita che in questo momento non sento mia.
“ Oh si, certo. Con il tempo, è probabile che i ricordi ritornino e che i tuoi finti ricordi perdano di spessore” Il dottor Mason si alza. “ Adesso devo andare e tu devi riposare. La tua famiglia è qui fuori, ma gli ho detto che non potranno entrare finché tu non te la sentirai .“ Ci penso per un po’. Ho voglia di incontrare la mia famiglia? L’unica famiglia che ricordo di aver avuto è quella in cui mia madre non aveva ancora iniziato a drogarsi.
“ Io credo di dover riposare. “ Il dottore annuisce ed esce fuori dalla stanza. No, non sono pronta ad incontrare quegli estranei. Adesso ho bisogno di stare da sola, di piangere tutte quelle persone che in realtà non sono mai esistite. Mio padre, Tom. Le uniche persone a cui io abbia realmente voluto bene, è come se fossero morte. No, peggio. Se fossero morti avrei almeno la certezza che sono esistiti, potrei sperare che si trovino in un posto migliore, che veglino su di me. Sapere che la loro esistenza dipendeva dalla mia immaginazione è peggio che saperli sottoterra. Piango per non so quanto tempo, forse un paio d’ore, poi il sonno ha la meglio su di me e mi addormento.  Quando mi risveglio è notte, il cielo fuori dalla mia finestra è scuro. Osservo le stelle che dominano la notte e raggiungo una conclusione. Non posso continuare a piangermi addosso. Devo prendere le redini di questa nuova vita, devo farla mia. Non voglio dimenticare i ricordi che nella mia testa sembrano quasi vivi, conserverò dentro al cuore l’immagine delle persone a cui volevo bene, perché anche se non sono mai esistite, l’amore che sento di provare per loro è reale e non posso cancellarlo. Ma devo concentrarmi su questa mia nuova realtà, devo diventare Eveline Payne. Come prima cosa, incontrerò la mia famiglia; so che non sarà facile, ma forse, incontrarli sarà la chiave che aprirà la porta sui ricordi della mia vecchia vita. Chiudo gli occhi, tenendo stretta nella mente l’immagine di mio padre e di Tom, anche di mia madre,ricordando i bei momenti trascorsi con loro e decidendo di lasciarli andare per sempre.



Note dell’autore.
Voglio ringraziare milla_m e Fairy_Whisper per aver recensito e anche le altre persone che hanno messo la storia fra le preferite/seguite. Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo! :3
  
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