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Autore: Ladybird    08/02/2007    7 recensioni
Sana ritorna dopo tanto tempo nella sua città, ritrovandosi in un bar dove ordina la cosa che le piace di più al mondo. la vaniglia. e se il cameriere non fosse altro che la ragione per cui è scappata, ma soprattutto la ragione del suo ritorno? recensite, vi prego!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VANIGLIA

Così concludo la mia prima fiction su Rossana…spero vi sia piaciuta…grazie a tutti quelli che mi hanno seguito…

 

p.s. : so che il finale può non essere un granchè, ma diversamente non so immaginarlo... ancora grazie!

 

 

 

 

 

 

VANIGLIA

Sempre e comunque

(ultimo capitolo)

 

 

 

 

Heric rimase immobile, come il sasso nella sua mano, ad osservare una finestra con la luce spenta, così, per ore, senza dar segno di voler andare via.

 

Lasciò cadere il sasso, e strinse i pugni, rinvigorito dalla pioggia che aveva iniziato a cadere, che gli bagnava i capelli, e che, forse, gli nascondeva le lacrime.

 

Arretrò di qualche passo, come se volesse correre nella direzione opposta, ma il suo sguardo rimase fisso alla finestra, ancora con la luce spenta.

 

E non scappò di nuovo verso casa sua.

 

 

Heric non scappò di nuovo, ma decise di correre incontro a qualcosa che lo avrebbe reso felice, o che lo avrebbe distrutto completamente.

 

Gridò il nome di Sana con tutto il fiato che aveva in gola, come se fosse l’ultima cosa che poteva fare, e si aggrappò a quel nome, come all’ultima occasione per rendere la sua vita unica.

 

 

Le luci della casa si accesero d’improvviso.

 

Anche la luce della camera di Sana.

 

Un indistinto rumore metallico, fece sussultare il cuore di Heric, e il viso di Sana spuntò dalla finestra, indeciso, tra il sorridere, e il rimanere sconvolta da quell’azione.

 

-voglio venire con te- gridò appoggiandosi con tutto il peso del corpo alla finestra.

 

Heric le sorrise, come solo con lei riusciva a fare, e sentì il suo cuore battere all’impazzata.

 

La vide correre alla porta e aprirla, poi la immaginò scendere le scale, attraversare la cucina, e sorridere a sua madre.

 

Dopo pochi secondi spuntò dalla porta, e corse incontro a Heric, ma non lo abbracciò, come lui pensava avrebbe fatto.

Rimase ferma a pochi centimetri da lui, come bloccata.

 

 

-io ho pensato a lungo a quello che mi hai detto prima, Heric- esordì la ragazza abbassando lo sguardo.

 

-ci ho pensato anche io Sana-

 

-non voglio scappare, davvero, ma è come se qualcosa ogni volta che sono a un passo dalla felicità, mi bloccasse, e mi impedisse di andare avanti, anche se so che è l’ultima cosa che voglio.-

 

- anche io, ma se scappiamo entrambi è la fine-

 

-lo so, per questo ho riflettuto a lungo per trovare una soluzione, per cercare di capire il mio problema.-

 

-non ti capisco… ma forse se continui a scappare, il tuo amore non è così forte da fronteggiare questi problemi.-

 

Sana abbassò leggermente lo sguardo, scuotendo la testa.

 

-non riesco a non scappare, semplicemente perché quello che ho di fronte è troppo più grande di me… è una cosa che non riesco a controllare, un’emozione che mi prende fino alle ossa.

Ma il problema reale – sospirò- è che non ci sarà uno stop, se e quando finirà, e ciò che rimarrà sarà davvero nulla. Non un film in uscita, non uno spot pubblicitario…-

 

 

Heric la guardò, accennando appena un sorriso.

 

-rimarrò io…-

 

Sana lo guardò stupita.

 

-rimarrò io…-continuò lui- se tu mi vuoi con te.-

 

-io ti voglio, heric…-

 

-e io voglio te-

 

-e se ti stancherai???-

 

 

-credo che a questo punto sia inutile continuare a discutere…-

Heric abbassò la testa, quasi sfinito.

 

Si avviò verso casa sua, pronto a ripartire la mattina dopo. Possibilmente, un’andata senza ritorno.

 

 

 

 

 

                                                                             *

 

 

 

 

Sana legò i suoi lunghi capelli in una coda, esausta per la sfuriata.

Una volta forse, avrebbe cominciato a dare di matto per la rabbia, o a piangere disperata, ma in quel momento non riusciva a fare nulla.

Sentiva il torpore penetrarle nelle ossa, e sapeva che se non avesse fatto qualcosa, avrebbe preso molto presto anche il suo cuore.

 

Non era la stessa da quando era partita, e non era la stessa da quando aveva rivisto Heric. La maschera che si era faticosamente creata era ormai in frantumi, e la cosa peggiore era che Sana non aveva voglia di ricostruirla.

 

Nemmeno il lavoro le interessava più…

 

Nulla aveva più senso.

 

E allora perché lei era ancora lì?

 

La paura di non avere nessun punto fermo nella vita, la paralizzava da anni.

Credeva che se avesse continuato a scappare, quella sorta di sentimento che c’era tra lei e Heric sarebbe rimasto in bilico…

 

Ma ora non le sembrava più che quella teoria avesse tanto senso…

 

Si diresse verso la sua camera, ma inciampò in qualcosa di caldo e peloso.

 

Si rialzò a fatica, e vide che aveva involontariamente schiacciato Maron, lo scoiattolino di sua madre.

Non potè trattenere una risata.

 

-che ci fai ancora qui????-

 

-eh?....-

 

Sana guardò sua madre appoggiata allo stipite della porta, sorridente, ma con un cipiglio severo negli occhi, che non riusciva a spiegarsi.

 

-dove dovrei essere, scusa?- chiese, cercando di mantenere un tono allegro.

 

-a fare le valigie… non parti forse con Heric?-

 

-mamma, non dire sciocchezze…-

 

Un enorme martello di gomma  le colpì in pieno la testa.

 

-mamma!!!! Si può sapere che ti prende?-

 

-   c’è che mi serve la casa libera per stasera e per i prossimi giorni… ho intenzione di dare una megafesta!!! Hohohohohoh!!!- la signora Smith iniziò a saltellare per la stanza, facendo ballare il valzer al suo scoiattolo-

 

 

Sana sorrise a sua madre, quasi inconsapevolmente.

Nonostante il suo aspetto eccentrico era di certo la persona che la conosceva meglio.

E sapeva che non era un tipo da arrendersi alla prima difficoltà… Heric era quello che aveva sempre voluto, e non poteva lasciarlo scappare per paura…

 

Coraggio! Si disse, e si avviò in camera sua, spaventata, ma oramai decisa.

 

 

*

 

 

L’aeroporto era stipato di persone.

Gente che andava, gente che tornava a casa. Tutto sembrava in movimento.

 

Sana cercò Heric con lo sguardo, in lungo e in largo, non trovandolo da nessuna parte.

Prese il cellulare dalla tasca, e compose il numero.

In trepida attesa. Uno squillo, due squilli.

Perché non rispondeva?

 

Era forse deciso a dimenticarla?

 

Scacciò quel brutto pensiero dalla testa, e riprese a correre in lungo e in largo.

Non aveva pensato a fare le valigie, come aveva suggerito sua madre, voleva solo stare con Heric, dovunque, in qualsiasi momento.

Ma lui non c’era.

 

Si fermò in una poltrona.

 

Era troppo tardi, si disse.

 

Aveva di nuovo perso tutto, e come al solito era stata sua la colpa.

 

E ora non avrebbe avuto senso cercare nuove emozioni, non avrebbe avuto senso avere una casa, non avrebbe avuto senso tornare ad amare…

 

Senza Heric lei non aveva senso.

 

Sconfitta, si trascinò fuori dall’aeroporto.

 

Qualcosa di grosso e caldo andò a sbattere contro la sua fronte.

Quasi per uno scherzo del destino, la pioggia ricominciò a cadere lenta, inesorabile.

 

-tua madre mi ha detto che eri qui-

 

Sana non alzò lo sguardo…sapeva chi aveva di fronte. Riconosceva quell’odore in qualunque situazione.

Sentì il cuore battere all’impazzata, come quello di una ragazzina, e sorrise.

 

-non dovevi partire?-

 

-si, ma non avevo intenzione di lasciare faccende in sospeso…-

 

-e quindi?-

 

-sono andato a casa tua, e tua madre mi ha detto dov’eri…-

 

- sono venuta a cercarti!- disse tutto d’un fiato.

 

-Lo so…- Heric abbassò lo sguardo, indeciso.

 

-io ho preso la mia decisone…-

 

-anche io, Sana-

 

-non voglio stare senza di te, voglio venire con te…ti prego!-

 

- credo allora che dovrai rimanere qui…-

 

-perché?- sorrise, in cuor suo sapeva già la risposta.

 

-perché anche io rimango con te…-

 

- sempre e comunque?-

 

-anche quando non mi vorrai più…-

 

-è una minaccia?-

 

Non ebbe bisogno di risposte.

Le labbra di Heric si erano già poggiate sulle sue.

 

 

END.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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