Capitolo
2
This one’s for you and me
Living out our dreams
We’re all right where
we
should be
Lift my arms out wide
I open my eyes
And now all I wannna see
Is a sky full of lighters,
a
sky full of lighters
{Lighters -
Eminem }
//Bonnie
POV//
Mio
sorella mi aveva chiesto se potevo andare a
fare la spesa, visto che mamma aveva l’influenza e lei doveva
finire la tesina
di ammissione al college.
Chiaramente
le disse di si, colsi l’occasione al
volo per andare al
negozio di CD e
comprare un album degli AC DC,
che
avevo adocchiato settimane addietro.
Camminavo
per le stradine Kensington, mi piaceva il mio quartiere,
non molto
lontano da Londa e neppure dal mare.
Presi
l’autobus, e mi avvicinai alla fermata 191,
dove mi ero data appuntamento con la mia amica Honey,
non
abitava molto distante da casa mia, si e no
otto isolati, ma non avevo di camminare e per di più ero
anche in ritardo.
Odiavo
essere in ritardo, come anche aspettare le
persone, che lo erano.
Unica
eccezione per Honey, per lei il ritardo era
abitudine, la conoscevo da dodici anni e non avevo mai avuto la fortuna
di
vederla arrivare puntuale, una sera scherzando mi aveva detto che forse
sarebbe
arrivata in ritardo anche alla consegna del diploma.
Pensai
a quell’idea e mi lascia sfuggire un
sorriso, ne sarebbe stata assolutamente capace.
L’autobus
si fermo, precisamente alla fermata
191, quasi non mi ricordai di scendere, appena messo piede fuori dal
mezzo
notai la mia amica seduta sul muretto della fermata, con fra le mani un
pezzo
di carta, tutto stropicciato.
Indossava
un paio di pantaloncini a vita alta
neri con le fibbie da metallaro, sulle tasche, le aderivano
perfettamentee le
lasciavano scoperte le lunghe gambe toniche e magre.
Sopra
portava una canotta leggera bianca con
sopra stampata, i grandi caratteri neri, la frase
“Don’t call me Baby “, ai
piedi i suoi amati
anfibi neri, anch’essi ricoperti di fibbie, e morbidi.
Non
capivo come facesse a essere sempre così
bella, i capelli castani erano sistemati in uno chignon alto e sfatto
con la
frangia e altre ciocche che ricadevano fuori, mi faceva arrabbiare
quando
diceva di non essere carina come me.
Come
se io fossi tutta questa bellezza.
Rossa,
occhi verde fogna, pelle trasparente,
ricoperta di lentiggini arancioni su tutto il corpo e con una sfera
emotiva
talmente fragile che il minimo contatto con un essere umano, del sesso
maschile, mi faceva tingere completamente di rosso.
Semplicemente
blanda, due parole per descrivere Bonnie Annely.
Invece
Honey era così perfetta, così tutto.
Non
si faceva mettere i piedi in testa da
nessuno, ma anche simpatica, solare, divertente, decisa, intrigante,
sexy,
coinvolgente, con ottimi gusti musicali e un innato gusto nel vestire.
Forse
non una delle migliori studentesse, ma capo
delle attività artistiche scolastiche,
infatti
come dimenticarsi la sua bravura nelle
arti libere, scrive, disegna, suona e nella box era qualcosa di
magnifico.
Come
anche nello teatro, come mi sarebbe piaciuto
essere un quarto di quello che è lei.
Tutti
nella nostra scuola pensavano che non fosse
una ragazza ma più un concentrato di cose unite,
all’interno del corpo di una
esile ragazza di diciassette anni.
Appena
mi vide scese dal muretto, mi sorrise, poi
corse ad abbracciarmi.
«Heart
!»
Mi
disse sciogliendosi dall’abbraccio, quello era
il soprannome con cui mi chiava lei e solo lei.
Un
giorno quando avevamo dieci anni le
dissi che il mio nome era banale e brutto,
poiché altre tre ragazze nella nostra classe si chiamavano
così, lei mi
disse che era vero.
Un
altro punto a suo favore, l’estrema sincerità
e schiettezza .
Così
mi propose l’idea di darci dei soprannomi,
che avremmo usato solo fra di noi, ed ecco qui come nacquero i
nomignoli Heart
e Raven.
Honey,
quel giorno mi disse che i miei capelli
erano rossi come il sangue sulla neve e che io ero piena di energia,
come un
cuore pulsante,
Io
a corto di fantasia, le dissi che i suoi
capelli, a quell’epoca neri come la pece, mi ricordavano le
piume di un corvo
in volo.
«Reven,
da quanto tempo!»
Risposi
sorridendo, lei rise
«Esatto,
mi ricordo come fosse ieri l’ultima
volta che ci siamo viste»
«infatti
ci siamo viste ieri sera alla festa,
idiota!»
Scoppiammo
a ridere, poi aspettammo l’autobus
per Londra, non che
nella nostra bella
città periferica non ci fosse un supermercato o un negozio
di CD ma… Londra è
pur sempre Londra.
Forse
c’è il più alto numero di adolescenti
con
la puzza sotto il naso, ma resta pur sempre una delle città
più belle della
terra, no?
E
per di più era a poco più di mezzora da
Kensington.
«Facciamo
un punto della situazione ?»
Domandai
io, sedendomi sulla panchina di marmo
della fermata, lei annuì convinta e si sedette sul poggi
schiena della
panchina, accanto a me.
«Vediamo…io
ho questa lista di cose da comprare
per mamma e 40 sterline.»
Disse,
mostrandomi il foglietto stropicciato che
teneva in mano quando la avevo vista, io sorrisi.
«Io
invece ho, questa ista di cose da comprare
per mia sorella e 30 sterline.»
Lei
rise, quando mi tirai fuori dalla tasca dei
pantaloncini blu un foglietto di carta stropicciato simile al suo.
«Facendo
un conto, per la spesa spenderò 25
sterline buone e il resto lo voglio usare comprarmi un CD che ho visto
da
Musical Heart. »
Strabuzzai
gli occhi,
«Ma
quella è la mia idea !»
Le
dissi, anche lei rimase un attimo sorpresa
poi, mi fece uno di quei suoi sorrisi in cui le uscivano due belle
fossette su
entrambe le guance.
«Dimmi
che il CD non è quello dei….»
«AC
DC!»
Terminai
io per lei, lei si coprì la faccia con
le mani, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, come neppure io.
Dopo
qualche secondo entrambe scoppiammo a ridere
sonoramente, cosa non indifferente a una coppia di anziani che stavano
anche
loro aspettando l’autobus con noi.
Ci
calmammo, dopo qualche occhiataccia da parte
dei due,
«Siamo
gemelle.»
«Verissimo»
Le
risposi sorridendo ancora, il bus arrivo, ma
era così stipato di gente che gli unici posti che trovammo
li dovemmo cedere ai
nonnetti di poco prima, con il dispiacere di Honey.
Così
stemmo tutto il tempo inpiedi, tenendoci ai
pali, cosa molto difficile per una rupofoba come me.
Le
persone affette da rupofobia, sono quelle
persone ossessionate dalla pulizia, il mio stadio non è di quelli gravi ho una
piccola ossessione per
l’ordine e per l’igiene.
Honey
lo sa, poiché da quando mi ha conosciuto il
suo essere caotica è stato ridimensionato, perciò
lo notò immediatamente e cercò
di distrarmi.
«Lo
sai che sta mattina ho conosciuto un ragazzo?
»
Mi
domandò lei, suonava più come
un’affermazione
che altro ma …
«
È un tipo OK!»
Continuò
con aria sognante, le sorrisi anche se
ero in cuor mio ero abbastanza gelosa.
Honey
aveva già dato il suo primo bacio come
aveva anche avuto diversi ragazzi, con cui non credo abbia giocato a
carte
tutto il tempo.
Mentre
io ero ancora vergine, in tutti i sensi,
nessun primo bacio, nessun ragazzo … A parte Harry, ma lui
non contava,
eravamo
tutti e due sotto gli effetti della
nostra prima sbronza di gruppo e non ci ricordavamo di nulla.
Poi
Harry Styles per me è il migliore AMICO,
perciò del tutto asessuato.
Vivendo
nell’ombra di Honey i ragazzi non mi
notavano neppure, non che Honey non mi avesse mai fatto conoscere
ragazzi o che
non mi avesse organizzato appuntamenti al buio,
ma
per strani motivi, a me oscuri, non andavo mai
bene.
MAI.
«Dai,
racconta racconta! »
Le
dissi, sinceramente felice per lei, scacciando
quei pensieri negativi.
«Beh,
ieri sono tornata alle quattro perché Pitt
stava facendo cose con una
e non mia
riaccompagnato all’ora prestabilita. Mia madre
mi ha beccato e mi ha fatto una super
strigliata …»
una
smorfia di dissenso gli comparve in viso, le
feci segno di continuare la narrazione,
prese
fiato e continuò,
«Diciamo
che io sono riuscita ha sistemare la
situazione con qualche, mamma scusa blah blah blah e non lo faro
più blah blah
blah e cose così. Però dopo che mamma mia aveva
perdonata, quel bastardello di
Darren si
è lamentato dicendo tipo che
puniscono solo lui in casa e mamma gli ha detto che anche io avrei
avuto la mia
punizione»
Si
bloccò per poter riprender fiato quando un
dosso preso male dall’autista ci fece fare un salto, per poco
non cadevamo
entrambe.
«Indovina
chi questa mattina alle nove stava
portando a spasso le salsicce con le zambe della signora
Benton»
Io
scoppia a ridere, me la immaginavo li sul
marciapiede con qui cuccioli al guinzaglio che imprecava ogni cinque
secondi
contro tutto e tutti, assolutamente una scena imperdibile.
«Poi
mentre mi fermavo a Sr. Finger road,
Bucefalo ha pisciato su questo ragazzo, che si è incazzato
con me, tu mi
conosci e sai che non è da me essere sveglia alle nove del
mattino e che odio
le punizioni e a tutto ciò unisci il fatto che mi stavo
riprendendo da una
sbronza e non avevo caffeina in corpo. »
Sparò
di getto, mi faceva morire con quelle sue
espressioni,
«
Perciò anche io dopo un po’ sono scoppiata,
abbiamo iniziato a urlarci contro, poi “PUFF!”
– smise di
reggersi e con le mani fece scomparire un oggetto invisibile davanti a
lei,
come fanno i prestigiatori.-
ci
siamo guardati negl’occhi e abbiamo smesso di
litigare, poi così mi ha chiesto di andare a prendere un
caffè.
CONTA
CHE È CARINISSIMO E DOLCISSIMO … ACCHI
AZZURRO CIELO E UN MERAV ...»
«
EIH TU RAGAZZINA, FINISCILA DI’ URLARE STAI
DISTURBANDO TUTTI !»
Ci
gridò contro la signora anziana a cui avevo
ceduto il posto, Honey le rivolse un’occhiata in cagnesco e
prima che potesse
dire cose di cui si sarebbe pentita, anzi di cui IO mi sarei pentita,
le tappai
la bocca con una mia mano.
Tutti
sentirono una serie di mugolii privi di
senso.
La
nostra fermata arrivò e scendemmo.
«Spero
che non le diano la pensione a quella
vecchiaccia. »
Io
risi, faceva sempre così era esilarante.
Andammo
prima a fare le compere per le nostre
madri poi andammo al negozio di CD, lì ci fu una vera lotta
fra me Honey per
avere il CD,
la
vinsi io ma prima di andare
alla cassa mi accorsi che mi mancavano
6 sterline e mi vergognavo troppo per chiederle a Honey,
perciò senza darle
nessuna spiegazione glie lo cedetti.
Lei
ne fu molto sospettosa, forse perché si era resa
conto che io ci tenevo molto, ma
non mi
disse nulla.
Mentre
lei pagava andai al piano superiore del
locale per vedere se ci poteva essere qualcosa che mi sarebbe potuto
interessare, NIENTE !
Accanto
a me c’era un ragazzo biondo con una felpa col cappuccio
tirato su, che soppesava due album , uno dei 3OH!3 e
uno di Sean Paul . Ardua
decisione, per un fautore della musica commerciale. Risi
di me stessa, quello sarebbe stato un commento cinico e sprezzante di
Honey, non mio, quella ragazza mi stava plagiando a sua immagine e
somiglianza. Però
se fossi stata in quel ragazzo avrei scelto… BEH, decisione
complessa…. Ottimi
entrambi. «3OH!3,
Si ! Io comprerei loro.» Dissi
ad alta voce, me ne resi conto solo quando il ragazzo si
girò verso di me e mi guardo con sguardo confuso, io mi
tinsi di bordeaux . «Stai
parlando con me?» Domandò
lui dubbioso, io scossi la testa energicamente, poi sgranai gli occhi,
dovevo sembrare proprio una deficiente , «Ah…» «No
aspetta, si! C’è no…Aspetta !» Farneticai, “Oddio
che impiastro che sono! Altro che Bridget Jhones …! pensai
fra me e me, feci un lungo respiro, «Stavo
pensando a quello che hai fra le mani…» “QUELLO
CHE HAI FRA LE MANI? MA DI CHE MALATTIA SOFFRI CARA?” Lui
mi guardò, poi guardò gli album che teneva fra le
mani incerto. «Dici
i CD?» «Si,
Sean Paul è forte ma io preferisco i 3OH!3» Sul
viso gli si stampò un gran sorriso, poi annuì
convinto, cosa che mi fece calmare. «Anche
io tifo per 3OH!3, ma Sean Paul mi ha cresciuto, devo essergli fedele o
tradirlo con il primo che passa ?» Io
risi divertita, mi passai una mano fra i capelli rossi. «Credo
che si farebbe tradire dal duetto che ha fatto dei Featuring con tipe
dal calibro di Kesha e Katy Perry . » Lui
continuò a sorridere. «Credo
che tu abbia ragione, Sean mi dispiace ma questa
volta hai perso -Detto
ciò diede un bacio all’album di Sean Paul per poi
rimetterlo sul suo scaffale, non prima però di avergli
sussurrato un teatrale “ti amo”. Io
risi.- Una nuova era si è aperta ai miei
occhi.» Disse
alzando al cielo l’album dei 3oH!3, si girò a
guardami, io divenni di nuovo rossa per l’imbarazzo. «Io
mi chiamo Niall Horan» Disse
porgendomi la mano, non occupata dal CD. «Che
nome meravigliosa….» Sussurrai
a me stessa, forse troppo ad alta voce perché lui mi fece un
caloroso sorriso. «Io
sono Bonnie Annely, e ora sono terribilmente imbarazzata, ciao. E
goditi il CD!» Dissi
scappando alla cassa, dalla mia amica. Avevo
fatto sin troppe figure di merda nella stessa giornata, per di
più con lo stesso ragazzo, scossi la testa energicamente
mentre scendevo come una saetta le scale. «scema
scema scema scema scema scmea… Goditi il CD? GODITI IL CD!
CHE MI RAPPRESENTA QUESTA FRASE ?» Blaterai
contro la parte meno intelligente del mio cervello, quella che si
faceva, sfortunatamente, sempre avanti con i ragazzi. “Honey
crederà che sono scomparsa, che amica del cazzo! Scappare
senza avvertire, sarà preoccupata”. «EMH,
BONNIE !» Mi
urlò dietro il biondo, mi sentii afferrare per la manica
della camicetta bianca, che indossavo. «Si
?» Domandai
girandomi verso di lui, eravamo a metà rampa e se non mi
fossi tenuta al corrimano sarei caduta giù dalle scale, per
via dei suoi occhi erano spettacolari azzurri ma erano non solo azzurri
… Cazzo
se era magnifico ! «Ti
sembrerà sfacciato, ma mi chiedevo se… mi daresti
il tuo numero, così ti avvertirò di
com’è il CD» Io
strabuzzai gli occhi, come accadeva di solito a
Willi il coiote quando vede Bip-Bip. «Ok…
DAVVERO?» “Che
domande intelligenti che fai !” Mi
rimproverai, «Beh
si, se non ti sembra brutto, non sono un maniaco o uno
stalker.» Gli
sorrisi poi, sul retro del foglietto che della spesa di mia sorella gli
scrissi il mio numero, la mano mi tremava. «Scusa
ma c’è una mia amica sotto che mi aspetta, devo
andare.» Dissi,
facendo una smorfia, lui sembrò dispiaciuto poi mi sorrise e
mi salutò con un lieve leggero bacio sulla guancia. Finii
le scale facendo due gradini alla volta per la felicità. Per
la prima volta in diciassette anni il 95% della mia mente diceva che
quel ragazzo probabilmente mi avrebbe chiamato,
perché seriamente interessato a me. |