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Autore: Thierths    30/07/2012    0 recensioni
Stefano è un adolescente che, come molti, sta passando l'estate uscendo tutte le sere per locali, rientrando in casa quasi sempre ubriaco. Una sera però, questa routine viene messa a fine.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prendo il cellulare. Compongo il numero della polizia senza lanciare la chiamata. Cosa avrei dovuto dire?
"Venite, ci sono i miei genitori fatti a dadini?" Mi avrebbero mandato a quel paese quasi sicuramente. Lancio la chiamata, penserò sul momento.
-Commissariato di polizia di Parlermo, buona sera.
-E'..E' successa una cosa
-Una cosa, cosa?
-Venite vi prego, ho trovato i miei genitori
Non riuscivo a dirlo, non volevo realizzare ciò che era accaduto.
-Forza ragazzo, qui abbiamo altro da fare, allora cosa succede?
-Ho trovato i miei genitori morti nella camera da letto, siete troppo impegnati o crede che potrebbe arrivare una volante? Cazzo!
-Cosa è successo esattamente? Dammi l'indirizzo!
-Ripeto, i miei genitori sono senza vita, non respirano e non lo faranno più, abito in via Matteotti 3, la seconda villa salendo dal mare.
-Tra 15 minuti saremo li, non ti muovere.
Chiudo la chiamata nervosamente. "Non ti muovere" ? Sono circondato dal nulla, chi mi dice che quel "qualcuno" non sia ancora qui ed aspetti il momento propizio per completare la sua opera? 
Mi vennero i brividi e mi girai di scatto per controllarmi intorno, decisi di riprovare un'ultima volta dai vicini.
Suono insistentemente, lo rifaccio diverse volte, ma nulla, quando ti servono i vicini non ci sono mai!
Decisi di prendere la bici rimasta la a terra e scendere, giusto quel poco per illudermi di essere al sicuro.
Sento una sirena. Non sembra della polizia. Sembr.. Mi passa un'ambulanza davanti al naso.
Mi prendono per il culo? Pensai. Non c'è più niente da fare cazzo. 
Prendo la bici e risalgo verso casa. Li vedo sono la, sono in 3, con atteggiamenti sincronizzati, stanno scendendo il lettino, ad un tratto si fermano accorgendosi di me e iniziano a fissarmi.
-Sei tu? 
Disse uno di loro
-Sono io cosa? Perché un'ambulanza? 
-Aprici ragazzo, non farci perdere tempo!
Non vogliono capire? Che capiscano da soli, entrai e cercai l'interruttore del cancello, che si aprì più lentamente del solito. Iniziarono a correre con questo lettino lungo il viale che portava al garage. 
Quasi all'ultimo momento, girarono in direzione della porta rimasta aperta. Sollevarono il lettino, superarono gli scalini ed entrarono. Adesso non vedevo più niente, non mi mossi, volevo sentire, seppur in maniera lieve, la loro possibile reazione.
Passarono i secondi, i minuti e oltre al silenzio non sentivo nulla. Decisi di avvicinarmi alla casa e proprio in quel momento uscirono e si fermarono sull'uscio della porta osservandomi, questa volta con sguardo serio.
-Allora? Avete capito o no?
Urlai loro.
 Non mi risposero, iniziarono a camminare verso di me in silenzio. Uno di loro mi poggiò la mano sulla spalla, ed iniziò ad osservarmi il volto.
-Come ti senti? Sta arrivando una volante, saliamo sull'ambulanza che ti controlliamo.
-Non mi sento. 
Dissi e, anche se non ne avevo la minima voglia, salì sull'ambulanza, solo per sentirmi più protetto.
-Cosa è successo? 
Mi chiese la ragazza, con gli occhi lucidissimi notai.
-Sono entrato, le luci erano spente tranne quella della camera da letto. Sono salito ed ho trovato quello che avete visto.
-A che ora sei arrivato? 
Questa volta il ragazzo.
-Mezzanotte e mezza più o meno!
-E doveri?
-Ero in un pub ma che centra questo?
Non mi risposero. Rimanemmo in silenzio, giusto il tempo necessario per sentire la sirena della volante. Finalmente dissi tra me e me. 
Arrivarono, scesero dalla macchina. Erano in quattro, dalle facce serie e assonnate. Si avvicinarono agli assistenti dell'ambulanza, uno dei poliziotti più imponenti rivolse uno sguardo severo, prima a me, e poi ai ragazzi, capii benissimo. Non potevano parlare davanti a me. Che cosa divertente, tra tutti quello che se l'è vista brutta sono io, e ora fanno gli adulti protettivi? Fottetevi.
Scesi più irritato di prima, mi impalai davanti a loro. Non si accorsero di me. Allora iniziai a parlare a voce alta.
-Quindi? Perché non parlate davanti a me? 
-Ragazzo calmati! 
Mi disse uno dei poliziotti, quello più mingherlino.
-Sono stato fin troppo calmo per il tipo di situazione!
Cambiarono discorso e iniziarono a parlare di me. Sul mio stato. Il tipo più imponente bisbiglio qualcosa agli assistenti, ed iniziarono a camminare verso il cancello. 
-Vieni, ti portiamo in ospedale. Vediamo se sei tutto integro!
-Ma cos..
Neanche il tempo di reagire che mi spinsero per le spalle sull'ambulanza, salirono il lettino, chiusero i portelloni e partirono.
-Ma sto benissimo!!!
Gli urlai, ancora più irritato.
La ragazza, che sembrava più shoccata di me mi rivolse la parola.
-Non si sa mai in questi casi, non ti preoccupare sarà una cosa veloce, ormai qua non si può fare più niente...
Lo stava dicendo a me, o si auto-convinceva lei? In quello stato era l'unica cosa che avevo capito.
Rimasi in silenzio stufo di quella situazione. Iniziai ad osservare l'ambulanza. Non c'ero mai entrato e cercavo di capire  la funzione dei diversi oggetti. Ma mi stufai ben presto. Poi pensai a Carla, decisi di mandarle un messaggio.
"Puoi venire in Ospedale? Sto bene tranquilla" Invio.
Sicuramente mi avrebbe preso per scemo, se stai bene che ci vai a fare all'Ospedale?
Arrivammo, scendemmo in un silenzio irreale. Abituato a vedere quelle scene nei film, all'arrivo in Ospedale era tutto un "barella di qui, sala di la, decesso di qui". 
La ragazza mi avvicino ad una sedia a rotelle e mi scappò inavvertitamente:
-Col ca...cavolo! Mi sorreggo benissimo!
Arrivò un medico dicendo -Cosa abbiamo qui? 
-Un controllo di routine, vediamo se è tutto a posto.
Entrai in una seletta anonima, un lettino, una bilancia del medioevo, e del mobilio rigorosamente bianco.
-Stenditi sul lettino.
Mi disse. Mi avviai per farlo, pensai che avrei dovuto dire del mio stato da mezzo brillo...! Mi girai:
-Deve sapere che al pub ho bevuto un pò troppo, è anche il motivo per il quale sono rientrato prima.
-Bravo, bravo, sai l'alcool cosa ti fa? 
-Senta lo so benissimo, in questo momento non riuscirei a subirmi ulteriori prediche ok? Glielo sto dicendo solo per tenerla al corrente, fine!
Il silenzio da quel momento divenne sovrano. Mi controllò le pupille, il battito, il respiro poi? Non lo so non ci capisco molto.. i medici non ti dicono mica cosa ti stanno controllando e perché, lo danno per scontato.
Dopo una quindicina di minuti spezzò il silenzio, dicendomi il risultato del controllo "E' tutto okay" avrei voluto dirgli "Ma va'? " ma il tizio non mi sembrava elastico a quanto vedevo.
Esco dalla saletta senza una idea ben precisa sul dove andare, quando mi vedo spuntare alla destra del mio occhio, la mano del medico ad indicare la fila di sedie lungo il corridoio.
-Siediti lì, e aspetta, non muoverti!
Tutti a dare gli ordini stasera? 
Mi sedetti su la seconda sedia del primo blocco. Pensai, pensai. Carla!
Controllai il cellulare, nulla, nessuna risposta nè chiamata. Bene.
Inavvertitamente il mio flusso di pensieri ritornò a quella immagine, e forse per la prima volta realizzai concretamente  su tutto quello che stava accadendo e, senza nemmeno accorgermene iniziai a piangere. Chinai la testa verso le ginocchia, sorreggendomi la testa con le mani, per non farmi vedere in quello stato. Iniziai a contare le gocce che, cadendo dal mio viso sui jeans, creavano delle macchioline. 
Rimasi così per non so quanto tempo, mezz'ora? Un'ora? 
Solo quando mi sentii chiamare due volte mi girai.
  
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