Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Sawa    30/07/2012    3 recensioni
Quando feci per aprirla non ebbi nemmeno il tempo di elaborare quello che stava succedendo che la ritrovai a colpirmi la faccia in modo alquanto violento.
"Ahia, ma cos-"
"Oh, non dovresti metterti dietro le porte". Una volce atona e bassa mi raggiunse prima che riuscissi a mettere a fuoco il mio aggressore.
Tastandomi il naso per assicurarmi che non fosse rotto alzai gli occhi sul ragazzo davanti a me, un moro che a giudicare con un'occhiata sembrava avere più o meno la mia età, incenerendolo con lo sguardo.
"Ma che cavolo, non sei tu che dovresti avere più riguardo nello spingere una porta che può aprirsi da entrambe le parti?" Il mio tono irato non sembrò nemmeno raggiungerlo, tantomeno la mia occhiata.
"Non avevo calcolato di incontrare un'idiota dall'altra parte, dovrebbe essere una mia colpa?" Inarcò un sopracciglio a sottolineare l'intonazione beffarda.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Gaara, Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2.
Maledetta (s)fortuna.

Senza realmente sapere com'ero stato in grado di rendermi presentabile in così poco tempo - riuscendo persino a pulire il pavimento - mi fiondai giù per la rampa di scale precipitandomi all'esterno del cortile del condominio.
I capelli gonfi per la pioggia si erano asciugati in tempi relativamente brevi per via della scarsa lunghezza, ma le punte ribelli si erano acquietate in modo scomposto sulla mia fronte andando a stuzzicarmi gli occhi e a infastidirmi le orecchie; con una mano cercai di spostarli e sistemarli come meglio potevo, ma l'infilare il palmo aperto tra i ciuffi ebbe solo l'effetto di farli alzare verso il cielo ormai rischiarato dalla notte.
Sbuffando infilai lo zaino che tenevo al braccio sulle spalle e mi incamminai a passo svelto verso la mia meta.
Costeggiai i negozi e le case percorrendo il marciapede ingrigito dalla pioggia, evitando le pozzanghere che si frapponevano fra me e la mia presentabilità, scorrendo con gli occhi le insegne, le vetrine, i cancelli, le porte, i passanti. Dirigevo lo sguardo per inerzia, senza realmente vedere.
Uno strano senso di estraniamento mi allontanava dal movimento della città, dai rumori della vita, continuavo a camminare perchè era un'azione ormai intrinseca alla mia persona, un'abitudine che non ero in grado di cancellare dopo averla ormai interiorizzata.
Sentivo il tempo fluire senza una particolare ragione, gli istanti frapporsi l'uno all'altro per il semplice fatto che era così che doveva essere mentre io non ero in grado di afferrarne nemmeno uno, proseguivo ma non riuscivo a vedere nemmeno dove poggiavo i piedi.
Prima o poi avrei comunque dovuto fare una scelta, volente o nolente, l'orologio non avrebbe smesso di funzionare solo per dare a me - uno stupido ragazzino che appariva soltanto migliore di quanto non fosse in realtà - la possibilità di riflettere, di prendermi il tempo che serviva, perchè questo mondo non aspettava nessuno.
Ogni volta che mettevo piede in quell'appartamento non potevo fare a meno di ripensare alla mia vera casa, ai miei genitori e a quella maledetta busta di cartone giallo che mi aveva sconvolto quest'esistenza tirata per i capelli.
Non riuscivo a non sentirmi solo, a non considerarmi un bambino spaesato che aveva imboccato una strada sperando fosse quella giusta, che era dovuto crescere troppo in fretta senza avere il tempo necessario a maturare adeguatamente.
Eppure non volevo sapere, o meglio, avevo paura di quello che avrei potuto trovare indagando in un passato che forse falsamente mi avevano propinato. Non sapevo nulla di mio padre e di mia madre, non avevo nè una fotografia nè una minima prova della loro esistenza; avevo finto di credere al loro raccontino, ma per quanto piccolo potessi essere era impossibile che non ricordassi nulla.
Se avessi scoperto che non mi avevano voluto? Che per loro ero solo un peso? Un incidente non desiderato?
Forse quelle cicatrici che mi percorrevano le guance orizzontalmente derivavano dal loro odio?
Non ero pronto, non potevo farlo.
Sapevo di essere un codardo che non stava facendo altro che scappare, ma non riuscivo ad affrontare la verità, ad accogliere qualunque cosa si celasse in quell'involucro, solo senza nessuno che potesse sorreggermi nel caso le mie ginocchia avessero ceduto.
Infangato dai miei pensieri raggiunsi quasi inconsapevolmente il Butler Cafè, inconfondibile con la sua porta di vetro e gli inserti in legno a dividerne i quadrati, l'insegna di plastica a caratteri gialli e arancioni penzolante da un paletto di ferro conficcato orizzontalmente nel muro di mattoni e il tappentino ai piedi dell'ingresso con stampato un inquietante Youkoso[1] in blu.
Sospinsi la porta con un sospiro e lasciai che il suono del campanellino avvisasse del mio arrivo; l'interno, al contrario di quanto ci si potesse aspettare, era estremamente accogliente e curato, con i tavolini in legno e le tovagliette di pizzo bianco ricamate, le sedie fornite di mordidi cuscinetti beige e la musica soffice che non disturbava affatto le conversazioni ma le allietava, il liscio pavimento in lucido parquet e la mobilia elegante e raffinata.
Sarebbe venuto spontaneo chiedersi cosa ci potessi fare io in un posto del genere, un giovane esagitato senza educazione nè senso estetico, ribelle, impulsivo e se vogliamo anche un po' stupido, con una zazzera bionda in testa somigliante al dorso di un riccio; ebbene questo era il mio lavoro, tanti mi avrebbero definito uno shitsuji[2], ma io preferivo di gran lunga "abile intrattenitore e divertente idol".
Il compito che il capo affidava a me e ai miei colleghi era molto semplice ed era una delle poche cose che riuscivo a concludere diligentemente, infatti non dovevamo far altro che approcciare con gentilezza e formalità nauseanti il cliente per condurlo al tavolino e proporgli un'ordinazione.
Ma ultimamente quelli ad essere approcciati eravamo noi: orde di ragazzine strepitanti invadevano il Cafè per ammirarci estatiche mentre servivamo i tavoli avvolti delicatamente in un frac nero accompagnato da camicia bianca e papillon.
Beh, non che mi dispiacesse ricevere complimenti e occhiatine entusiaste dalle ragazze, ma a volte la situazione diveniva pesante e stressante, soprattutto dopo i primi due minuti i versetti che fuoriuscivano dalle loro adorabili bocche cominciavano a farmi innervosire.
Non so dire quando iniziai a infastidirmi, semplicemente da un giorno all'altro mi ero ritrovato più sensibile al loro comportamento, cosa che prima non si era mai verificata anzi, spesso ero io il casinista.
Che fosse per quella busta?
"Ah che vado a pensare! Non è importante, non mi interessa!" Borbottai corruciando la fronte.
"Ehi, non si saluta?" Una voce di cui ormai riconoscevo alla perfezione ogni minima variazione mi riscosse dai miei pensieri, catapultandomi esattamente davanti alla tendina nera che copriva l'ingresso al "dietro le quinte".
"Kiba!" Sorrisi radioso "Non ti avevo visto, scusa. Adesso vado a cambiarmi e poi ti do' una mano."
Scostai quel mare di pieghe per infilarmi nella stanza dei dipendenti, dove si trovavano gli armadietti e i bagni, annusando nell'aria il buon odore proveniente dal corridoio che portava alla cucina.
"Ma oggi non doveva esserci Shikamaru?"
Mi bloccai e ruotai sui talloni per sporgermi con il volto nel locale appena attraversato "Ah si, mi ha chiesto di sostituirlo, non sei contento di vedermi?" Mostrai i miei denti bianchi e perfetti in una smorfia compiaciuta, consapevole del nostro solido legame.
"Per niente, mi toccherà rimediare ai tuoi pasticci anche stasera!" Ghignò di rimando con quei suoi lineamenti ferini.
"Bugiardo" Soffiai piano prima di dirigermi all'armadietto per cambiarmi.
Kiba era decisamente un bel ragazzo, con quei ciuffi castani ribelli che si azzuffavano tra loro e quegli occhi marroni così intensi; caratterialmente non era certo un tipo facile, con un atteggiamento a volte un po' troppo spavaldo e l'intelligenza non così spiccata, ma forse era proprio per questo che ci eravamo trovati così bene.
D'altronde le amicizie che nascono sui banchi di scuola, se portate avanti, sono quelle che più ti entrano nel cuore.
Ripensare a come ci eravamo conosciuti mi faceva sentire ridicolo, ce le eravamo date proprio di santa ragione!
"Non ti vergogni a farti vedere con quell'espressione? La tua faccia già non è un granchè, così potresti spaventare i clienti."
Rimasi immobile a quel suono atono che era stato comunque emesso dalla vibrazione di corde vocali umane, dove avevo già sentito una voce così vuota? Ma soprattutto, perchè quelle parole così seccanti mi suonavano familiari?
Mi voltai lentamente - manco mi stessero puntano una pistola alla tempia - per trovarmi a fissare due pozzi neri come la pece, quasi ipnotici, incassati in un volto pallido in modo così delicato da farlo apparire fragile nella sua durezza, con quella mandibola serrata e la fronte leggermente corruciata.
Lo scocciatore si passò la mano tra le punte nere per scostarle dal viso, intingendo le dita lunghe e affusolate in quel mare d'inchiostro.
Un flash di cui avrei volentieri fatto a meno mi costrinse a coprirmi istintivamente il naso "Tu!"




Note:
[1] Youkosu: significa "benvenuto", è come l'inglese welcome che siamo abituati a vedere sui tappettini davanti alle porte;)
[2] Shitsuji: significa "maggiordomo", anche se penso che questo fosse chiaro a tutti xD




Angolino dell'autrice:
Sono tornata:)
Per prima cosa voglio scusarmi per il terribile ritardo, sono pessima :C
Purtroppo ho avuto gli esami e sono stata piuttosto pressata, inoltre - come noterete dal capitolo orrendo - non sono molto ispirata nonostante abbia recuperato il mio tempo libero;  non è un granchè quello che ho scritto, ma mi dispiaceva farvi aspettare ulteriormente e non so nemmeno quando sarei stata in grado di metter giù qualcosa che mi soddisfacesse.
Quindi mi scuso, mi scuso, mi scuso e mi scuso ancora!
Ora passiamo ai ringraziamenti, assolutamenti dovuti ed estremamente apprezzati:)
Voglio ringraziare frida_E, ryanforever, Miwako_chan e _NeKoGiRl_ per i commenti, sono stata davvero contenta di leggerli! Un grazie speciale a Miwako per i suoi consigli e il suo supporto, parlare con te è sempre stupendo:)
Voglio ringraziare anche AkiraSNAKE, babyro90, Barza, May Des, wolf90 e _NeKoGiRl_ per aver inserito la storia tra le seguite, nihila per averla messa tra le preferite e Arya_chan per averla inserita tra le ricordate:) Spero che questo capitolo vi piaccia almeno un pochino, ci ho messo un po' anche per i tempi verbali, maledetta me per non aver usato il presente D:
Se trovate degli errori non esitate a riferirmeli, aspetto i vostri commenti sia che siano positivi sia che siano negativi:)
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sawa