Fanfic su attori > Cast Twilight
Segui la storia  |       
Autore: RurRK    02/08/2012    4 recensioni
A volte è normale non credere nell'amore. Soprattutto se ti ha fatto male. Ma un'amore può essere tanto forte da fartelo dimenticare? Kristen, ragazza di 17 anni con un sacco di problemi alle spalle e con una marea di problemi nella mente. Robert, ragazzo di 22 anni con un segreto enorme che gli pesa sulle spalle. Si incontreranno .. riusciranno a "guarirsi" a vicenda??
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

POV Kristen

Merda.
MERDA.
MERDA MERDOSA Di MERDOPOLI MERDOPOPOLOSA.
Che rompicazzo.
Aspirai nervosamente l’ennesima boccata di fumo e fu … relax. FOTTUTO RELAX. I miei muscoli contratti si rilassarono, i polmoni aspirarono le particelle di fumo, scandagliando il poco ossigeno presente. I miei stanchi occhi si inversarono, mostrando il bianco.
Accelerai il passo, cercando di lasciarmi alle spalle la voce irritosamente zuccherosa di Mad alle prese con il suo schifoso AI FON o come cazzo si dice, letteralmente appiccicato all’orecchio. Se così si poteva ancora definire, a causa di tutti quei dilatatori sparsi in tutta la sua superficie.
Proprio come me …
Sorrisi, tastando i miei adoratissimi dilatatori.
“Sì amorino mio … awww … certo tesoruccio … ti amo anche io ….”
BLEAH!!!
Il mio stomaco si contrasse su sé stesso, bruciandomi le pareti dell’esofago con i succhi gastrici. Mi tappai la bocca con uno scatto della mano destra, quella che reggeva la sigaretta.
Cazzo.
CAZZO.
CAZZO CAZZOSO Di CAZZOPOLI CAZZOPOLOSA.
Un dolore lancinante mi colpì al lato della bocca e staccai la mano imprecando in ogni lingua conosciuta … o quasi. Il mondo ce l’aveva con me.
TUTTI CE L’AVEVANO CON ME.
Quella …. bastarda della sigaretta mi bruciò la piega vicino alla bocca, lasciandomi (ci scommetto le palle che non ho) quasi sicuramente una macchia rossa-marroncina tipo succhiotto. Ma che non lo era, sia chiaro.
La buttai a terra seccata, pestandola nervosamente con la suola liscia delle mie scarpe.
Consumata per metà … che spreco di tutto questo ben di Dio.
Alzai lo sguardo e mi beccai la fulminata di una vecchietta dall’altro lato del marciapiede. Alzai gli occhi al cielo, per la 38478924367846 volta.
Eccerto, continuiamo pure a guardare gli studenti dell’artistico come se fossero mostri assatanati!!
Ma FUCK THAT SHIT!!
“Aww … certo … si amore … certo gigiolotto ..”
Gigiolotto.
GIGIOLOTTO?! Are you serious?
Scoppiai a ridere sguaiatamente, guadagnandomi le occhiatacce assassine dei poveri piccoli passanti (macchennovità!!).
Mi piegai sulle ginocchia, appoggiano le mani sulla superficie ruvida dei miei leggings di jeans neri. Osservai attentamente le mie adorate Keds bianche e nere ricoperte interamente di scritte e disegni vari, cercando di distrarmi e calmare le risate.
KEEP CALM KRIS …
Respirai a fondo, e mi alzai in posizione eretta, almeno per quanto quella cartella di 550 Kg di scuola me lo permettesse.
“Ah … okkey …. Allora ciao amore mio … attacca tu … ahaha …. Dai tu …. No tu … Su attacca tu..”
Eh no!! ORA BASTA!!
Le mie mani si chiusero a pugno, facendomi tremare tutte le membra. Mi girai di scatto, osservando con occhio critico il viso dolce di Mad contratto in una smorfia di vomitevole dolcezza. Gli occhi azzurri/verdi luccicavano come insegne luminose. I capelli mossi e rossi (tinti..) volavano dappertutto incorniciandole il volto felice come sul set di un film romantico nel momento culminante. Le labbra rosee storte nella tipica forma a ‘culo di gallina’ quasi come se stesse per baciare il nulla. Perfino i piercing presenti sull’arco del suo sopracciglio sinistro stavano … sorridendo.
Scacciai l’ennesimo urto di vomito.
DAAIII!! Scemottino. Attacca tu!! … Dai tu, io no … No tu … Noo tu!” 
Non so cosa mi prese.
Forse fu il scemottino a farmi scattare.
O forse fu la voce estremamente melliflua di Mad.
Mi avviai a grandi passi verso la figura inerme della mia amica, afferrandola per la maglietta un tempo bianca e tirandola per tutto il marciapiede.
Niente.
Solo e sempre la sua espressione da pesce lesso.
Non si era accorta di me???
“No tu … no tu … noo tuu!!”
La mia vista si velò di rosso. La mai mano sinistra agì da sola, strappandole di mano quel dannato cellulare ultima generazione.
(Mah ….)
Pigiai il touchscreen e chiusi la chiamata.
NO, KRISTEN!!
Le sbattei quell’aggeggio nero luccicante nella mano destra inanellata ancora tesa, osservando il suo viso esterrefatto. Gli occhi erano spalancati e ora spenti. I capelli si erano bloccati all’istante, tornando nella loro fottuta normalità. Sorrisi malvagia.
Che brutta malattia l’amo… BLEAH!!
Non riuscivo nemmeno a dire quella parola ..
Mi girai sempre con il ghigno maligno a storcermi le labbra rosee. Sbattei le palpebre con fare teatrale e ripresi a camminare, lasciando la mia … ehm … migliore amica ferma in mezzo alla strada.
KRISTEN 1- AMORE 0 Macchissono??
 “HEY!! KRISTEN JAYMES STEWART !!”
E riecco la voce della vecchia e cara Madison. Sempre incazzosa proprio come me. Allargai il ghigno e mi girai verso di lei.
Dicame cara”
La osservai dalla testa ai piedi, con quel mio sorriso sprezzante, gongolando per aver battuto di nuovo quello stupido sentimento che inizia per A. Vidi i suoi occhi farsi freddi, il naso arricciarsi e le labbra tremare in modo convulso, e lì capii che per me non c’era scampo. Deglutii, sentendo la mia sicurezza venir meno.
“Sei … sei …”
Bastarda? No, forse stronza. Già usato, forse punterà su una cosa come troia o puttana.
Chiusi gli occhio, in attesa della sua sfuriata, che stranamente non arrivò. Lentamente schiusi un occhi osservando il suo viso, ormai addolcito.
Addolcito?? WHAT?
“ … Scortese ecco!!”
Scortese ….
Okkey …
Non ridere Kris, devi sembrare dispiaciuta
No okkey cosa??

Guardai in quelle iridi così familiari quanto sconosciuti, con quella sdolcinata luce di gioia data da quella fregatura colossale chiamata amoBLEAH.
Cercai di regolarizzare il respiro, rotto dalle risate trattenute e le parlai.
“Scortese dici? Io dico di no Mad, davvero.”
Le asciugai le lacrime insensate che le stavano uscendo dagli occhi, sbavandole il mascara.
“Tu non te ne sei accorta magari, ma oggi è la prima volta in due mesi di riappacificazione tra te e Lucas, dopo un periodo di tira e molla assurdi e pianti notturni da parte tua naturalmente, che torniamo a casa insieme. E tu …”
La indicai, cercando di farle capire la gravità della sua .. malattia.
“Non hai fatto altro che ripetere cose tipo - Aww, l’hai vista anche tu quella nuvola a forma di cuore? .. La nostra nuvola- o altro come -Sono appena andata a sbattere contro un albero … Aww ci sei appena andata a sbattere anche tu, che cosa dolce
Sbattei le palpebre cercando di rendere convincente l’imitazione di folle innamorata. Mad mi osservò dalla testa ai piedi, come se fossi impazzita.
“Certo che sei proprio stronza forte sai?”
Sorrise abbracciandomi di slancio, facendomi barcollare e ricevette insulti di ogni genere da parte della mia colonna vertebrale. Risi, scuotendo la testa.
“No cara mia, non sono stronza, sono realista e cinica, è diverso. E tu, mia vecchia compagna di cinismo a realismo acuto, dovresti saperlo, che l’amo … quella roba lì, intacca la nostra reputazione di frigide ma simpatiche artiste zitelle.”
Le strappai una risata cristallina, guadagnandomi l’ennesima stritolata al collo.
“Dai, andiamo a casa frigida ma simpatica artista zitella.”
E riprendemmo a camminare.


“SONO A CASAAAA!!!”
Il mio inferno ..
La mia voce rimbombò nelle stanze bianche e monotone della casa. Entrai e chiusi la porta di scatto dietro di me. Varcai la soglia del corridoio, accompagnata dall’odore ..inespressivo del mangiare di mia madre.
Lei era intenta a lavorare in quella che chiamano cucina. Una stanza grigia, dai colori spenti, geometrica e troppo ordinaria per i miei gusti.
Tutto al suo posto, nessuna stranezza, nessuna pentola fuori posto.
Senza fantasia alcuna.
Storsi la bocca, osservando la monotonia della figura di mia madre, china sui fornelli, con quella sua gonna nera del tailleur che tanto ama per lavorare, da cui solitamente si liberava solo dopo aver preparato da mangiare.
La camicia bianca, le cui maniche erano arrotolate sopra i gomiti, erano allineate al millimetro. Il grembiule era legato al collo attraverso due cordoncini di uguale lunghezza. I capelli ancora in ordine, senza forma. Mossi ma … come dire … piatti.
Sbuffai appoggiando la mia cartella verde evidenziatore sulla sedia marroncina della tavola quadrata, eretta in tutta la sua mediocrità nel centro esatto della stanza. Mi sedetti, aspettando di sentire le domanda di routine.
Bentornata Kristen. Come è andata a scuola?
“Bentornata Kristen. Come è andata a scuola?”
Eccappunto.
Solita risposta criptica.
“Bene ”
Che avete fatto oggi?
“Che avete fatto oggi?”
Sorrisi malinconica, afferrando la forchetta argento, perfettamente allineata al coltello.
“Niente di che …”
Bene.
“Bene”
Fine conversazione. Forte no?
Ecco comparire, dopo i soliti 4 minuti esatti, la figura di Walt, il fidanzatino di mia madre.
Ciao belle donne!!
“Ciao belle donne!!”
Dio, potevo diventare un’indovina.
“Ciao Walt”
Io biascicai una parola che doveva sembrare un “Ciao”.
Ora si avvicineranno e si daranno un bacio a fior di labbra, poi Walt mi si avvicinerà e mi bacerà la testa. Detto fatto. Si avvicinarono l’uno all’altro, vestiti con il loro completi da avvocati in carriera, baciandosi a fior di labbra.
Banale …
Si staccarono sorridendo, poi l’uomo si chinò sulla mia figura e posò le labbra sul mio capo.
Scontato …
 “Ragazze, ora vado a cambiarmi. Mhh, che profumino Jules!! Aspettatemi, torno subito”
Schiacciò l’occhio grigio e scomparve sulle scale.
Dio mio, che nervoso!!
Walt mi stava letteralmente sui coglioni, che non avevo. Era un uomo viscido, e monotono.
Che novità, non è vero?
Capelli brizzolati, sempre ingellati e tirati all’indietro sulla nuca, per metà stempiata. Barba sempre tagliata e la pelle sempre ricoperta di quella patina luccicosa del dopobarba. Occhi grigi ed inespressivi. Naso aquilino, labbra sottili e rosa pallido. Alto e magro, con qualche muscolo rimasto dalla ormai passata giovinezza.
Vestito elegantemente anche in casa e un pessimo senso dell’umorismo e anche della misura.
Nel senso che provava a fare il simpatico, e nonostante fallisse miseramente tutte le volte, continuava imperterrito per tutto il pranzo e la cena.
Cosa ci trova in lui mia madre è un mistero per me.
Jules posò la pentola fumante sul centrino di vimini al centro del tavolo, afferrando, come sempre, prima il mio piatto, riempiendolo fino all’orlo di quella pastasciutta … asciutta e grigia.
Come se avessi fame ..
Come di routine, Walt arrivò e si sedette al lato destro del tavolo, in mezzo fra me e mia madre, rispettivamente al lato superiore e a quello inferiore. Iniziammo a mangiare, accompagnati dai rumori tintinnanti delle forchette nel piatto. Il tutto arricchito dalle chiacchere inutili di mia madre e Walt.
Una volta finito, come al solito, mi alzai dal tavolo, guadagnandomi l’occhiataccia minacciosa da parte di mia madre e, afferrata la mia cartella, l’unica cosa colorata all’interno della stanza, mi diressi in camera mia al piano di sopra.
  Il paradiso, al centro esatto dell’inferno.
Entrai di corsa nella mia stanza e richiusi la porta dietro di me.
Ecco il mio mondo … Pareti di colori differenti, rosso, azzurro, giallo, verde, viola e un murales raffigurante uno scorcio della mia amata Los Angeles (fatto da me, sia chiaro), ricoperte di bozzetti e disegni variopinti. Sul letto, oggi appoggiato alla parete rossa dotata di una libreria ricca di libri, era pieno zeppo di fogli e matite di ogni genere. Sorrisi osservando la mia scrivania arancione, satura di macchie di vernice di ogni genere. Il computer torreggiava al centro di essa, insieme alla stampante e alla televisione al plasma. L’armadio, rigorosamente bianco, era la mia bacheca personale, con tutti quei post-it incollati sopra. Sul pavimento, sparsi qua e là, barattoli di colori aperti e colanti. L’angolo in cui disegnavo invece, era l’unico posto pulito di tutta la camera.
Era un banco, posto esattamente al di sotto della luce che filtrava dalla finestra, nel quale era posto un unico foglio e i miei strumenti per disegnare. Sospirai malinconica, respirando l’odore inconfondibile della pittura fresca e dei miei vestiti personalizzati.
Buttai la cartella sul pavimento e mi avvicinai al banchetto bianco.
Mi sedetti sulla sedia, aprendo la finestra e inalando il profumo di aria pulita.
E di smog.
Una lacrima scese lungo le mie guance, sfuggendo al mio controllo e finendo esattamente sul mio disegno.
Lo afferrai con la mano destra, facendo tintinnare i braccialetti.
Osservai i suoi lineamenti confusi, i suoi occhi, così simili ai miei e i suoi capelli.
Mio padre sorrideva malinconico su quel fottuto foglio di carta, facendomi un male cane.
Mio padre … John Stewart, l’unico essere umano in grado di capirmi, che come me adorava disegnare in questo fottuto pianeta, se ne era andato via.
Morto ..
Altre lacrime scesero dai miei occhi truccati, facendomeli bruciare. Deluso da mia madre perché l’aveva colta insieme a Walt, nonché suo caro amico, che … consumavano nella sua camera da letto.
La sera stessa, preso dalla rabbia, si era ubriacato e, guidando in autostrada, aveva fatto un incidente mortale.
Quando io e mio fratello Cameron, che ora abita a San Francisco con la sua fidanzata, avevamo scoperto la verità, avevamo reagito in modo diverso.
Lui ...
Comprensivo nei confronti dell’errore di mia madre e aveva accolto Walt in “famiglia”, seppur con rammarico.
Io

Mi ricordo solo di aver urlato come un’ossessa, diventando ancora più cinica nei confronti della vita in un’età di merda quale l’adolescenza, a soli 13 anni.
Mi ero chiusa a riccio, stroncando per 2 anni interi la comunicazione con la donna che si definisce mia madre e l’uomo con cui convive.
Mio padre, l’unico che mi incoraggiava a seguire il mio cuore nelle decisioni più importanti della vita, che mi insegnava che l’arte è una forma di sfogo per il dolore o per la felicità.
Tra le lacrime afferrai la matita e, cercando di non bagnare il foglio, ricominciai a disegnare i suoi tratti definiti e familiari.Così dolci, eppure così duri.
Mia madre insisteva che facessi l’avvocato, o che per lo meno studiassi legge, mi metteva sotto costante pressione.
Mio padre, l’unico che si ribellava al volere di quella donna appoggiandomi, litigando con lei pur di difendere me, la sua bambina.
Calcai più forte il tratto della matita, cercando di dare profondità ai tratti della mascella pronunciata.
Mio padre, l’unico che mi aveva insegnato cos’era l’amore, quello vero, tra padre e figlia,tra famigliari, spiegandomi anche qualcosa sull’amore presunto fra uomo e donna. Ma al quale nemmeno lui credeva più di tanto negli ultimi anni.
Utilizzai la punta della mina per creare l’effetto della pelle sbarbata, ricordando il profumo del suo dopobarba, così dolce e piacevole, non come quello pungente e monotono di Walt.
Mio padre, morto a causa del cinismo e della stronzaggine di mia madre, che purtroppo avevo ereditato.
Mia madre, la donna che odiava l’arte in tutte le sue forme, che odiava la mia scelta di non seguire le sue impronte, preferendo quelle di mio padre, che aveva ucciso, anche senza saperlo, mio padre, l’uomo a cui volevo più bene al mondo ….
Mia madre, la donna a cui, mio malgrado, volevo ancora un bene dell’anima.
La punta della matita di spezzò sul foglio, schizzando frammenti di mina intorno a sé. Si spezzò proprio mentre stavo rifinendo gli occhi, di quel verde che avevo ereditato e che tanto adoravo.
Mia madre, la donna che, dopo aver digerito la storia della morte di mio padre (per la quale, nonostante tutto aveva sofferto), aveva deciso di seguire Walt, l’uomo che le aveva “rubato il cuore”, facendoci trasferire qui a Londra, abbandonando famiglia e amici a LA e non curandosi della mia tristezza.
L’unica soddisfazione che mi diede fu quella di farmi studiare arte, facendomi sfogare nei modi più impensabili.
Ero dimagrita di 20 chili nel giro di due anni, passando dai 68 chili dei miei 12/13 anni, ai 46 dei miei 16/17.
Mi ero trasformata radicalmente, colorandomi i capelli di nero, lasciandoli crescere a dismisura.
Mi ero ricoperta di dilatatori e piercing e avevo costruito (sì, costruito e dipinto) camera mia, il mio angolo di paradiso.
Avevo iniziato a truccarmi, a bere e a fumare, solo per dispetto all’idea di perfezione di mia madre e del suo compagno di giochi.
Avevo subito fatto intendere che questa era la mia vita, distrutta per causa loro, anche se indirettamente, e loro avevano accettato a testa bassa, ingoiando il magone.
Finii di contornare il viso di mio padre con i suoi lunghi capelli e osservai l’opera, sorridendo soddisfatta.
Ciao papà …
Il suo volto era di nuovo davanti a me. Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso la parete viola, al lato della porta. Attaccai il disegno in mezzo a tanti altri simili. Tante espressioni facciali, quelle che, da quel che mi ricordavo, lo rendevano speciale.
Mentre osservavo orgogliosa la parete ricoperta dal suo viso, il cellulare squillò.
Imprecai contro la tecnologia.
Fanculo!!
“Pronto?”
Mò chi cazzo è che rompe i coglioni?
“KRIIIIISSS Preparati, fra mezz’ora sono a casa tua, pigiama party!!”
La voce squillante e felice di Mad ebbe il potere di farmi sorridere.
Come sempre ..
“O..okkey Mad a dop..”
“Sì ciaoooo!!”
E mi riattaccò in faccia.
Che pazza che è.
Gettai il cellulare e corsi a prepararmi.


TADADADAAAN!!! Rieccomi comparsa dalla nebbia u.u :D okkey, molti di voi si staranno chiedendo ... ma chittel'hacchiesto?? Okkey, okkey, scusate, volevo solo farvi leggere la meraviglia che è uscita dalla mia testa (strano O.o) e dalla testa di una mia amica che mi aiuterà con questa storia e che si merita un applauso :33 forza forza ... *CLAPCLAPCLAPCLAPCLAP* Bravi, così vi voglio!! E' molto insicura perché è la prima ff che scrive, ma vi posso assicurare che è bravissima. Voglio un urlo di gioia ..... accogliete con un grande applauso ..... *rullo di tamburi* ..... Elys D. Robsten .... bene ragazzuoli, vi lascio .. fatemi sapere cosa ne pensate ... ciaoooo bacio ..
PS. Recensite o altrimenti vi vengo a cercare ;D
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Twilight / Vai alla pagina dell'autore: RurRK