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Autore: Dodici12    02/08/2012    0 recensioni
Salve a tutti, ho iniziato a scrivere questa storia circa due anni fa ed è la prima volta che la pubblico.. Spero che vi piaccia, anche perchè ho fatto molte ricerche per trattare determinati argomenti!
La storia parla di una ragazza che, a causa di una maledizione, è destinata ad essere la "consorte" del figlio di Lucifero.
Buona lettura!
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho finalmente finito di sistemare le scatole, ma sono appena le cinque e quindi mi vesto per fare un giro nella mia nuova città.
Subito dopo aver chiuso il portone alle mie spalle noto una cosa strana. Anzi, una persona strana. Un ragazzo è fermo con la sua moto dall’altra parte della strada. Non riesco a vedere dove guarda, dato che indossa degli occhiali molto scuri, ma noto i suoi capelli neri disordinati, gli zigomi alti, i muscoli che si intravedono dalla maglia nera… mi ricorda vagamente il ragazzo della spiaggia, ma quello era probabilmente frutto della mia fantasia mentre lui è reale e mi sta sorridendo.
Lo guardo stranita, accenno un lieve sorriso e inizio ad incamminarmi verso una specie di piazza che noto alla fine della strada principale.
Sento gli occhi del ragazzo come macigni sulla schiena, ma cerco di ignorare la vocina del mio inconscio che mi dice che era SICURAMENTE lui il ragazzo della spiaggia.
Tento di mantenere la calma ma alla fine mi ritrovo quasi a correre e vengo travolta da una persona che stava camminando con passi lenti verso di me.
Alzo gli occhi per scusarmi quando vengo imprigionata da uno sguardo rosso fuoco. Riesco a spostare lo sguardo al resto del viso. E’ lui.
<< Maria. >> mi dice, con un sorriso mozzafiato.
<< Come, scusa? >> gli rispondo, scioccata.
Ok, è DECISAMENTE il ragazzo della spiaggia e ciò mi fa avere ancora più paura di lui.
<< Tu sei Maria, l’ultima discendente della Stirpe Suprema. >> dice lui come se avesse detto che la Terra ruota intono al Sole.
<< Ehm, mi dispiace ma hai decisamente sbagliato persona. Ora se vuoi scusarmi.. >> dico tentando di andarmene ma lui mi blocca il braccio e mi fa voltare.
<< Maria, sicuramente tua madre non ti avrà raccontato ancora niente, ma tu sei speciale. E per speciale intendo che sei predestinata ad essere mia per l’eternità. >> mi dice guardandomi intensamente negli occhi.
<< Ma che cosa stai farneticando? >> chiedo spaventata e lui mi porge una lunga piuma nera. Uguale a quella trovata nella mia stanza.
<< Tu… tu.. sei un.. un.. >> inizio a balbettare, terrorizzata ma allo stesso tempo affascinata.
<< Non un angelo, non un demone. Posso vantarmi di essere unico nel mio genere. Sono il figlio di Lucifero, destinato ad essere il suo discendente. E tu sarai la mia compagna per l’eternità. >>
Appena finisce di pronunciare quelle parole i miei sensi si spengono e, all’improvviso, diventa tutto buio.
 
Mi sveglio qualche ora dopo nel mio letto. Sarà stato un sogno? Sono davvero impazzita fino a questo punto?
Sento delle voci provenire dalla cucina e quindi mi alzo per controllare.
<< Come hai potuto rivelarle tutto così crudamente? Ha appena sedici anni! >> dice disperata la voce di mia madre.
<< Sai benissimo che non avresti dovuto aspettare più dopo il suo sedicesimo compleanno ma invece lo hai fatto e quindi sono dovuto intervenire per evitare l’ira di mio padre! E poi perché hai continuato a spostarti? Credevi che non saremmo riusciti a trovarvi? Mi dispiace, Clara, ma i nostri mezzi non sono di certo come quelli umani. >> risponde la voce del ragazzo misterioso.
Quindi non è un sogno. E’ tutto vero. Ho bisogno di spiegazioni, altrimenti impazzirò nel giro di qualche minuto.
Entro in cucina con passo furtivo ma evidentemente lui mi aveva sentito e ora mi guarda intensamente, quasi a voler captare le mie emozioni.
<< Oh Marianne, mi dispiace così tanto che tu lo abbia saputo così… >> dice mia madre mentre corre ad abbracciarmi.
<< Mamma, io non ho ancora capito nulla. So solo che lui mi sta seguendo da due giorni e che mi ha detto cose surreali. >> rispondo io guardandolo negli occhi.
<< Ti spiegherò tutto ora… >> mi dice lei, facendomi sedere.
<< Allora, sai che la nostra famiglia ha sempre usato il nome Maria in ogni sua forma per ogni figlia femmina che nasceva. Beh, questo non è di certo perché seguiamo qualche stupida tradizione, ma è per un motivo molto più profondo.>>
Prima di proseguire fa un lungo sospiro e leggo rassegnazione nei suoi occhi.
<< A causa di una maledizione, che risale a moltissimi anni fa, non ci è permesso di utilizzare un altro nome. Ciò accadde perché un tuo lontano parente, che voleva salvare sua moglie da una morte certa, strinse un patto con Lucifero. Satana avrebbe dato alla donna una lunga e felice vita, ad un solo compromesso: l’uomo doveva cedergli la sua primogenita, che sarebbe nata dopo pochi mesi. >>
Mi guarda per capire se sono già sull’orlo di una crisi di nervi, ma le faccio segno di continuare.
<< Il pover uomo accettò senza pensarci molto, voleva solo che l’amore della sua vita guarisse. Lucifero fu di parola e la donna guarì, partorendo una bambina bella e forte, che fu chiamata Maria.
Il diavolo reclamò dall’uomo la sua bambina, ma lui tentò di nasconderla, poiché non voleva abbandonare sua figlia. Lucifero, quindi, infuriato, uccise la moglie dell’uomo e portò la bambina nell’ Inferno, scagliando una terribile maledizione sulla tua famiglia.>>
La guardai sconcertata. Wow. Un mio lontano parente era sceso a patti con il diavolo. E ora la sua bambina è negli inferi. Doppio wow.
<< E cosa diceva questa maledizione? >> chiedo guardando entrambi.
<< Beh, in pratica, la tua famiglia deve chiamare ogni figlia femmina “Maria” e tu devi essere la mia compagna per l’eternità.C’è un forte legame tra i nostri destini e la nostra stirpe. >> dice il ragazzo.
nostri destini?! La nostra stirpe?!
Non riesco a parlare per un paio di minuti, scioccata. Le mie emozioni sono un misto fra sconcerto e un non so che di curiosità.
<< Ma io non so nemmeno come ti chiami! Cosa significa che c’è un legame tra i nostri destini!? E perché sono della tua stessa stirpe!? Io voglio una vita normale! Voglio finire il liceo, andare all’università, lavorare, sposarmi e vivere una vita nei confini della realtà! La conosci questa parola?! Mi rifiuto di vivere l “eternità” con te, non mi interessa quello che dice il diavolo o chiunque altro! >> grido tutto questo d’un fiato, sopraffatta dalla rabbia. Non so da dove sia venuta quest’ira, ma la cosa sembra divertirlo.
<< Beh puoi anche scordare la vita ai limiti della “realtà” che hai sognato fino ad ora. Il destino è scritto da migliaia di anni e né tu né io possiamo cambiarlo. Fattene una ragione. Avrai il dono dell’immortalità almeno. Ah, comunque mi chiamo Seth. >> mi dice lui avvicinandosi con un sorriso arrogante stampato in faccia. Vorrei spaccargliela. Vorrei fargli tanto tanto male, forse mi sentirei meglio.
Guardo mia madre per cercare un aiuto ma lei mi guarda con fare impotente. Mi siedo sul divano spiazzata, mi sembra inutile continuare a combattere, non cambierebbe niente.
<< E mio padre? >> chiedo a Seth.
<< Lui… beh…  è… mmm… come dire.. >> balbetta mia madre.
Questo non è buono. Non è per niente buono.
<< Oh, avanti, dille la verità una buona volta. Tuo padre è al servizio di Lucifero. Sembra che la tua famiglia non riesca a smettere di fare patti… >> risponde di nuovo Seth.
<< Cosa?! E tu mi hai lasciato credere per anni che mio padre era morto? >> dico rivolgendomi a mia madre che mi guarda piangendo.
<< E’ come se lo fosse! Come potevo spiegarti che tuo padre era nell’Inferno per colpa mia? Io mi sono schierata con il Paradiso e lui ha dovuto pagare! >> urla straziata.
La temperatura della stanza si abbassa di colpo.
Seth manda mia madre nella stanza e lei obbedisce senza esitazione.
<< So che sei sconvolta, ma mio padre non esiterà ad uccidere ogni tuo caro se tu rifiuti ad obbedire. Purtroppo non abbiamo scelta. Siamo stati creati per un unico scopo e non avremo pace finché non lo porteremo a termine.>>
Non capisco perché sta tentando di rassicurarmi. Non ci conosciamo e non ha motivo per farlo.
<< Quale sarebbe questo scopo? >> gli dico guardandolo negli occhi.
Lui sospira e si alza dal divano e, camminando per la stanza, continua a sospirare.
<< Non posso dirtelo. >>
Ok, qui siamo ai limiti della follia. Anzi, oltre. 
  
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