QUANDO TUTTO TI E’
CONTRO
di Coco
Lee
CAPITOLO
9: I felt like a
thing
“Tu sei dentro di me
Come l’alta marea
Che scompare e riappare portandomi via
Sei il mistero profondo,
la passione,
l’idea,
sei l’immensa paura che tu non sia mia,
lo so,
lo sai”
[Antonello Venditti, “Alta marea”, dall’album “Benvenuti in
paradiso”]
Akito non ci voleva
credere. Si era gia tirato due schiaffi nel tentativo di svegliarsi, credendo
che fosse soltanto un sogno, o un incubo, dipende dai punti di
vista.
Ma niente da fare. Lei era
li. Era vera, era viva. Non era un miraggio.
Stava lì seduta sul suo
divano a sorseggiare thè come se niente fosse, rivolgendo sorrisi di cortesia a
Romi, che a prima impressione poteva sembrare che avesse superato la cosa, ma
lui sapeva, aveva imparato a sapere, che la sua ragazza era un’attrice
fantastica, riusciva a mascherare bene i suoi pensieri, le sue emozioni e gli
stati d’animo.
Quindi in quel momento,
dove passato e presente si stavano mescolando, dove tutto era finito e tutto era
iniziato, Akito non potè mai capire cosa stesse passando per la testa a Romi, e
né tanto meno cosa Sana stava pensando.
Decise che era il momento
d’intervenire, di chiarire.
Tossì leggermente, portando
su di se l’attenzione delle due giovani che stavano parlando più per far passare
il tempo, che per vero bisogno.
- Credo che noi due
dobbiamo parlare, Sana..- disse semplicemente il ragazzo scrutando nelle iridi
nocciola della rossa. La ricordava ancora come l’aveva lasciata, non era
cambiata, a parte i lineamenti del viso che erano un po’ più decisi e
maturi.
- Mi stavo domandando
quanto ci avresti messo per chiedermelo, Akito.- rispose lei portandosi una
ciocca di capelli dietro
l’orecchio, un gesto familiare che venne osservato attentamente da Hayama.
– Forse.. forse è meglio
che io vi lasci soli..- s’intromise Romi, alzandosi dalla poltrona nella quale
era sprofondata. Era curiosa di sapere che cosa fosse successo a Kurata dopo
l’incidente, dove nessuno era sopravvissuto. Ma un qualcosa, che nemmeno lei
riusciva a definire, sembrava gridarle di andarsene, che in quella situazione
lei non c’entrava niente, che si doveva mettere da
parte.
- Non importi.. Romi..-
disse Sana pensando per un istante che il nome da lei pronunciato fosse corretto
-.. la storia che starò per raccontarvi, domani, verrà pubblicata su tutti i
giornali.-
Akito la guardava rapito.
Ad ogni gesto era collegato un ricordo, ad ogni occhiata un’emozione nuova e gia
vissuta allo stesso tempo, un passato che ritorna e che sembrava non volesse
abbandonarlo. Istintivamente, il ragazzo afferrò con gentilezza il polso della
fidanzata che ancora stava in piedi, e la fece sedere accanto a lui. Aveva
bisogno di qualcuno per affrontare tutto, voleva che lei fosse li accanto a lui,
o non ce l’avrebbe fatta.
Sana osservò qual semplice
gesto e inspiegabilmente sentì qualcosa
di strano e doloroso muoversi nello stomaco, ma non si sapeva spiegare
cosa fosse, infondo stava solo rivedendo il suo
migliore amico.
- Bhe, vedete.. non ricordo
molto dell’incidente e né quello che avvenne dopo. Ricordo soltanto che quando
ripresi i sensi, mi trovavo su un letto, ed ero circondata da macchinari e fili
attaccati al mio corpo..
I miei occhi si aprirono
lentamente e vennero investiti da una forte luce bianca. Pensavo di essere
morta. Sentivo il bip lontano di una macchina, sentivo delle voci che parlavano
intorno al letto nel quale ero sdraiata. Mi sembrava tutto
irreale.
Mossi leggermente la testa,
nella speranza di guardarmi meglio attorno, ma una mano mi si posò lentamente
sulla fronte.
- Sembra che la febbre ti
sia scesa..- disse una voce di donna. Con molta fatica riuscii a mettermi a
sedere. Vedevo tutto strano, sentivo che da un momento all’altro potevo svenire.
Avevo una grande nausea.
Finalmente vidi la donna che poco fa mi
aveva parlato. Aveva il viso gentile, i capelli biondi, legati in un’alta coda.
Portava un camicie bianco e sorrideva.
- Pensavamo che non ti
saresti più svegliata.. sono quasi quattro giorni che dormi, credevamo che presto o tardi saresti entrata in
coma.-
Io continuavo a guardarmi
intorno stranita, notando che oltre alla donna bionda, c’erano altri tre..
medici? Si sembravano medici. Erano tre uomini alti, dal volto severo, dai
lineamenti duri, ma nonostante questo mi guardavano con un
sorriso.
Mi rivolsi alla
donna:
- Scusi.. ma dove mi
trovo?- fu la prima cosa che mi venne in mente di dire.
- Sei in uno studio di
ricerca.. tranquilla, sei al sicuro con noi Sana.- mi rispose quella allargando il
sorriso.
- Sana? Scusi, ma chi è
Sana?- domandai stranita. Avevo un mal di testa incredibile, avevo l’impressione
che il mio cervello si fosse diviso in due, la vista era sfocata, mi sembrava di
essere miope.
- Come? Tu non sai chi
sei?- uno degli uomini mi si avvicinò velocemente, e per quel poco che potevo
vedere, mi accorsi che i dottori intorno a me avevano perso il sorriso e si
lanciavano sguardi preoccupati.
L’uomo estrasse dalla sua
tasca del camicie una piccola luce a forma di penna, e me la puntò prima dentro
un occhio, poi nell’altro.
- We’ve got a trouble,
guys!- gridò con foga ai colleghi. Gli altri annuirono e velocemente mi fecero
stendere nuovamente sul lettino. Io non capivo più niente, cercavo in tutti i
modi di chiedere informazioni alla donna, l’unica che a quanto pare parlava la
mia lingua.
Ma lei non mi dava ascolto,
stava cercando qualcosa dentro un cassetto del comodino che avevo accanto al
letto.
- Stai tranquilla, piccola
Sana. Tra poco saprai ogni cosa.- detto questo mi iniettò nelle vene un liquido
a me sconosciuto. E mi addormentai, come se non avessi gia dormito
abbastanza.
Mi risvegliai nuovamente.
Questa volta ero in una stanza illuminata dal sole. Era bella, arredata bene,
fresca. Trovai al mio capezzale la solita donna bionda che mi guardava
sorridente. Li dentro sorridono sempre tutti.
- Ben svegliata, honey!- mi
salutò e lentamente si sedette al mio fianco sul letto. – Credo che sia giunto
il momento di spiegarti molte cose..-
Io mi limitai ad annuire,
non sapendo bene cosa fare.
- Tu hai avuto un grosso
incidente. Stavi viaggiando su un aereo per l’America e questo è precipitato in
mare. Sono morti tutti, quasi tutti.-
- Mi sta dicendo che io
sono morta e questo è una specie di paradiso?- domandai ingenuamente, e anche
po’ stupidamente. Infatti la donna rise di gusto alla mia frase e mi arruffò i
capelli sulla testa, come se fossi una bambina di pochi
anni.
- No, honey. Tu ti sei
salvata, insieme ad altre tre persone. Sei stata trovata in mezzo al mare da una
barca di ricercatori marini. Apparentemente sembravi morta, ma il polso c’era
anche se debolissimo. Ti hanno portato qui e hai dormito, finchè non ti sei
svegliata ieri.-
Io continuavo ad annuire,
senza troppa convinzione. Perché non ricordavo nulla, mi sembrava di essere nata
in quel momento. Non avevo più ricordi. E non sapevo nemmeno chi
fossi.
- Hai perso la memoria.-
disse infine la donna, questa volta senza sorriso.- e non sono sicura che
riuscirai a recuperarla tutta. Ma questo adesso è un altro discorso! Devi
rimetterti fisicamente, al resto penseremo poi.- e mi lasciò così. In quella
stanza dove si vedeva l’oceano e i gabbiani che volavano a pochi centimetri
dalle onde, con il corpo debole e la mente vuota, vuota da ogni emozione o
sensazione, o almeno così credevo, perché non ricordavo se ne avevo mai provate.
Non avevo ricordi.
Ero vuota.
Mi sentivo
vuota.
Come se fossi un
oggetto.
Note dell’autrice: mi scuso per il capitolo corto, ho
cercato di fare del mio meglio. Ogni fanfic che ho scritto è legata ognuna a una
canzone diversa, come se quella canzone fosse la propria colonna sonora. Questa
fic è malinconica e mi ci è voluto molto per trovare le parole e la musica
appropriate che riuscissero a descriverla. E poi ieri l’ho trovata, l’ho sempre
avuta a portata d’orecchio. L’unica canzone che possa descrivere appieno “Quando
tutto ti è contro” è –Sally- di Vasco Rossi. Se avete possibilità di ascoltarla
fatelo. Perché, come dice la canzone “la vita è un brivido che vola via, è tutto
un equilibrio sopra la follia”.
Ringraziamenti
a:
Lu92
SyriaPluto
miki90
Mary
giulia88
merwen
LizDreamer
kirachan
Lady Anderson ( io sto a Firenze, come altre sanno^^!
Sono molto contenta che ti piaccia la storia, un po’ di supporto toscano fa
sempre molto piacere!)
Un grandissimo bacio di
ringraziamento a tutte
C.L.