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Autore: A Midsummer Night_s Dream    06/08/2012    4 recensioni
Inghilterra, 1535.
Una storia da riscrivere. La loro.
Enrico VIII Tudor e Anna Bolena.
Sovrani d’Inghilterra.
"Una donna è disposta a tutto, pur di non perdere l'uomo che ama.
E Anna ne è consapevole, adesso più che mai. Vede, giorno dopo giorno, la passione svanire negli occhi del suo amato signore, quell'attrazione quasi selvaggia che aveva animato il loro rapporto un tempo, adesso sembra essere svanita, affievolita nel nulla.
Ma Anna Bolena è una donna, in fondo, e la seduzione è un'arte piena di misteri, tutti da scoprire."
Riuscirà la Regina d'Inghilterra, con le doti che solo una donna può possedere, a riscattare la passione del suo amato sovrano, il suo amore, e riscrivere così un'intera storia? 
Genere: Erotico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera gente, eccomi qui dopo un imperdonabile ritardo a postare il primo capitolo di questa storia.
Purtroppo -o per fortuna, dipende dai punti di vista!- questo è stato il mio ultimo anno di liceo, ho dovuto studiare per la maturità, il mio tempo libero si è drasticamente ridotto, e a risentirne è stata proprio la scrittura! Ma dopo ciò, affrontato questo periodo e superata la maturità, ho sentito il bisogno di una pausa, insomma, una vacanza era d'obbligo, no?
Così eccomi, dopo tre mesi di silenzio sul sito, a postare il primo capitolo della storia! Meglio tardi che mai, no?
Prima di lasciarvi alla lettura ( lo so! Molti di voi staranno sicuramente sbadigliando per la noia, leggendo questo breve riassunto della mia vita negli ultima mesi -e di cui sicuramente non importerà a nessuno!-, ma sento il bisogno di scusarmi con voi per i mancati aggiornamenti!) ringrazio di vero cuore chi ha recensito il prologo della storia. Grazie infinite per avermi dedicato il vostro tempo ragazze, sul serio, non immaginate quanto io abbia apprezzato le vostre parole e quanto, quest'ultime, mi abbiano più volte stampato un sorriso ebete sulle labbra!
Ovviamente, non meno importanti, sono tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Grazie.
Un grazie speciale va anche a coloro che leggono la storia semplicemente in silenzio.
Detto ciò, vi lascio finalmente al capitolo che spero gradirete, buona lettura!

P.s.: La storia, in futuro, potrebbe passare dal rating arancione a quello rosso!













 










«[...] Dovrò comandarti di amarmi? Posso.
Dovrò forzare il tuo amore? Potrei.
Dovrò supplicare il tuo amore? Lo farò.»

William Shakespeare, Pene d’amor perdute.





 



Le note di un’allegra ballata risuonarono nell’aria, mentre la giovane Regina sorseggiava del vino pregiato dal suo calice dorato.
Con occhi vacui e apparentemente privi di ogni interesse, osservava i sorrisi frivoli delle giovani dame di fronte ai corteggiamenti poco velati dei nobili uomini.
Guardava quelle donne dai tratti angelici.

Giovani vittime all’apparenza.

Seduttrici e predatrici nella realtà.

Parole proibite sussurrate all’orecchio del proprio amante.
Mani che accarezzavano lascive il loro corpo, in una muta promessa peccaminosa.
Occhi bramosi, ardenti, e pieni di desideri illeciti che sarebbero stati esauditi al calare delle tenebre, dove ogni maschera veniva gettata via, lasciando posto ai loro veri volti.

E la giovane Anna non seppe se essere disgustata da tutto ciò che la circondava, o esserne gelosa.
Gelosa, sì.
Perché tutte quelle donne ricevevano dai loro uomini quelle attenzioni che a lei, da molto tempo ormai, non venivano più prestate.
Una morsa di dolore strinse il suo cuore a quel pensiero, mentre i suoi occhi si posavano su una figura ben precisa all’interno della stanza.

Enrico.

Il suo sovrano.

Il suo signore.

Il suo amante.

Il suo uomo che, in quel preciso momento, si stava chinando di fronte alla donna dinanzi a lui, per poi prendere la sua mano e lasciarvi sopra un breve baciamano, accompagnato subito dopo da un sorriso pieno di malizia.

Eccola lì, la sua prossima preda.
La sua prossima sgualdrina che, frivola, sorrideva dietro il suo ventaglio pregiato, onorata da quelle attenzioni ricevute dal Re in persona.

Impassibile, osservò l'uomo che amava corteggiare liberamente un'altra dama.
Una donna che non era lei.
E questa volta, quello che Anna sentì scorrere sotto la sua pelle, non fu soltanto dolore.
No.
Fu un sentimento più potente, devastante, corrosivo.

Rabbia. Umiliazione.

Una rabbia cieca che le fece ribollire il sangue nelle vene.
Un orgoglio di donna, ferito e calpestato, che urlava vendetta.

E quella maschera di indifferenza che troppe volte era stata costretta a indossare per nascondere le sue vere emozioni, si ruppe, cadendo al suolo e infrangendosi in mille pezzi.

Un suono silenzioso, eppure doloroso.

Si alzò dalla sua seduta Anna e, indifferente ai numerosi sguardi che si posarono sulla sua figura, si diresse al centro della stanza, mentre un sorriso felino piegava le sue labbra.

Nessuna poteva toccare ciò che era suo. Nessuna.

Silenziosa, arrivò al suo fianco, posando incurante una mano sulla sua spalla.

“Mio signore, posso unirmi anch’io alla vostra conversazione?” Alle sue parole, notò la mascella di Enrico irrigidirsi, il suo sguardo glaciale posarsi su di lei, mentre un sorriso forzato piegava le sue labbra.

“Ma certo, mia cara” la sua voce arrivò dolce, una gentilezza calcolata che però non riuscì a nascondere una nota di fastidio per la sua intromissione. “Vi presento Lady Clarisse de Lavoisier. Lady Clarisse mi stava giusto illustrando una delle tante bellezze di Parigi e che spero di poter presto vedere e gustare di persona.”

La donna dinanzi a lei arrossì, fingendo di non aver compreso il chiaro doppio senso di quella frase, una chiara allusione a ben altre bellezze pensò Anna sarcastica, mentre la Lady con sguardo basso si inchinava di fronte a lei.

“Maestà.”

“Lady de Lavoisier.” La sua voce arrivò fredda, glaciale, animata da un’ostilità che dovette percepire anche la donna, visto che si congedò da entrambi con un veloce inchino.

Allora non è così stupida come pensavo.

“Anna!”

La Regina finse di non udire il tono di rimprovero proveniente dall’uomo accanto a lei, mentre lentamente si avvicinava a lui, battendo le ciglia innocentemente e incontrando così i suoi occhi rabbiosi.

“Si, marito?”

Enrico fece per rispondere, ma quando sentì la sua piccola mano scivolare lenta sulla propria spalla, si bloccò, guardandola incredulo e vagamente incuriosito.

Anna finse di non notare la sua reazione, mentre lentamente faceva scendere la sua mano sempre più giù, percorrendo la sua schiena per intero.

Una carezza seducente e piena di promesse peccaminose, la sua, così come il suo sguardo.

Vide gli occhi di Enrico scivolare incantati sulla sua bocca rossa, il cui labbro inferiore era trattenuto dai denti, in una piega seducente.
Lasciva, lasciò libero il suo labbro per poi percorrere quello superiore con la lingua.
E Anna cercò di nascondere il sorrisetto soddisfatto che cercava di affiorare sulle sue labbra, quando sentì il corpo del marito venire scosso da un piccolo fremito e i suoi occhi divorarla affamati.

Allora non ti sono poi così indifferente, amor mio.

Dimentica delle persone intorno a lei e dei loro sguardi, Anna si avvicinò al corpo caldo e avvenente del marito, mentre una leggera musica iniziava a invadere la stanza.
“Mi concedete questo ballo, mio signore?” Lo stupore di Enrico, causato da quel cambio di ruoli, durò un attimo, un breve istante prima che il solito sorriso malizioso e mascalzone spuntasse sulle sue labbra.
E questa volta toccò ad Anna, venire scossa da un fremito di puro desiderio.

“Potrei mai negarvi qualcosa, moglie?”

Anna sorrise, mordendosi la lingua dolorosamente pur di non rispondere.

Eppure lo state facendo, da molto tempo ormai.
Mi state negando il vostro cuore, il vostro amore e io ne muoio, ogni giorno di più.
Vedo scivolare via dalle mie dita quel legame che una volta ci univa, solido come una roccia e che adesso, invece, sembra non essere mai esistito.

Scosse la testa Anna, cercando di mandare via quei pensieri dolorosi, concentrandosi sul volto dell’uomo dinanzi a sé.
Il suo scopo, quella sera, era soltanto uno: accendere la passione nel corpo del suo amato sovrano, portare calore in quel cuore che sembrava essersi gelato nei suoi confronti e che, una volta, era invece animato da una fiamma ardente e viva.

Con gli sguardi incatenati, iniziarono a muoversi a ritmo della musica intonata dall’orchestra.

E tutto, in un istante, perse ogni consistenza.

Esistevano solo loro due.

Occhi negli occhi, immersi ognuno nell’anima dell’altro.

Mano nella mano, scottarsi sotto il tocco di un fuoco invisibile, eppure bruciante.

Cuori che battevano all’unisono, sotto le note di un amore che sembrava essere perduto per sempre, ma che invece adesso si ergeva fiero, glorioso in tutto il suo splendore e la sua forza.

E fu soltanto questione di tempo, prima che la passione dirompesse nei loro corpi, lasciandoli senza fiato e travolgendoli come un fiume in piena.





Anna sentì le mani del suo amato signore come fuoco vivo sulla propria pelle.

Tocchi abili ed esperti i suoi, e che sapevano accendere con estrema facilità la fiamma della passione lungo le sue membra.

Un gemito di puro piacere uscì dalle sue labbra quando la bocca di Enrico si posò sul suo collo, per poi scendere sul suo seno.

Allargò le gambe, ormai libere dalla gonna che si trovava arrotolata all’altezza della vita, per permettere a Enrico di accomodarsi tra di esse e questa volta toccò a lui gemere, quando le loro intimità entrarono in contatto.

Sentì la sua mano destra posarsi sulla propria caviglia, risalire lentamente in una delicata carezza lungo polpaccio, la coscia e, infine, afferrare la sua natica in una presa decisa e possessiva.
E fu un attimo, un breve battito di ciglia, prima che Enrico si liberasse dei suoi calzoni ed entrasse in lei, rude, passionale, esigente, iniziando così una danza vecchia come il mondo.

Anna sentì finalmente i loro corpi diventare tutt’uno, le loro anime fondersi in un unico essere, e i loro cuori battere all’unisono.

Una spinta.

Come posso credere che tu abbia smesso di amarmi, mentre ti sento così vicino e così mio come mai prima d’ora?

Un’altra spinta.

Come posso credere che tu abbia smesso di amarmi, adesso che osservo i tuoi occhi, non più freddi e ostili, ma brillanti e pieni di un calore e di un amore che cerchi con tutto te stesso di sopprimere?

Una lacrima solitaria solcò la sua guancia, che prontamente cercò di nascondere, affondando il volto nel collo del suo amante, mentre stringeva spasmodicamente il corpo del suo amato al proprio.

Come posso farlo?

Altre poche spinte e insieme arrivarono al piacere, gridando ognuno il nome dell’altro.

Come?

Sentì il corpo di Enrico accasciarsi su di lei, la sua testa posarsi sul suo seno, mentre sentiva il suo petto alzarsi e poi abbassarsi velocemente alla ricerca d’aria.

“Ti amo.”

Due parole. Cinque lettere le sue, sussurrate debolmente nella penombra di quella stanza, ma che furono capaci di spezzare quell’armonia che sembrava essersi creata grazie a quell’unione appena consumata.

Sentì il corpo di Enrico tendersi e irrigidirsi al suono di quelle parole, un breve attimo prima che quest’ultimo si allontanasse da lei e una strana sensazione di disagio si impossessasse del suo corpo.

Col cuore che martellava furioso nel petto, Anna lo osservò vestirsi velocemente, infilare gli stivali e dirigersi velocemente verso la porta.

“Non illudetevi, Anna. Siete una donna indubbiamente bella, affascinante, capace di risvegliare il desiderio in qualunque uomo. Ma solo questo, nient’altro. Un giocattolo con cui sfogarsi, divertirsi e che, prima o poi, si romperà.”

“Enrico…” un flebile sussurro che si perse nell’aria, il suo.

Un giocattolo con cui sfogarsi, divertirsi e che, prima o poi, si romperà.

Parole che arrivarono a lei come una coltellata in pieno petto: dolorose, maligne.

… e che, prima o poi, si romperà.

Sentì il gelo invadere la stanza, giungere fino a lei, e invadere le sue membra.

Una lacrima, seguita subito dopo da un gemito straziante infranse il silenzio intorno a lei.

Tremante portò le ginocchia al petto, le braccia ad avvolgere le sue gambe. Il suo corpo si rannicchiò su se stesso in posizione fetale, mentre portando una mano sulle labbra cercò di soffocare quell’urlo di dolore che dirompeva nel suo cuore e straziava il suo animo.

“Non lasciarmi, amor mio. Non lasciarmi affrontare quest’inferno da sola, ti prego...”


 

   
 
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