Io sono soltanto una ragazze tra le tante, che vive la sua vita normalmente, insieme ad un ragazzo qualunque, anche se a volte ho la netta sensazione che tutta questa normalità mi stia un po’ stretta.
E’ come se mi mancasse qualcosa, o forse qualcuno, ma non riuscissi a mettere insieme i pezzi per costruire la mia storia.
Qualcosa dentro di me dice che dovrei seguire un’altra strada o fare qualcosa di diverso, come se questa non fosse la mia vita, o meglio, quella giusta per me.

“Camilla ti decidi a scendere o vuoi passare le vacanze in auto?”
La voce di Nadia mi fece tornare alla realtà.
Presa com’ero dai miei pensieri non mi ero nemmeno accorta di essere già arrivata a destinazione.
“Scendo subito, scusa.”
“Sai sei fortunata ad avere un ragazzo come Riccardo. Il mio non si degna nemmeno di portarmi le valige.” Disse aumentando il tono di voce, sapendo che Andrea fosse stato nei paraggi.
“Dai ti aiuto io. Certo che però potevi anche fare a meno di portarti via tutto l’armadio.”
“Credevo che almeno tu mi avresti capita. E se avessi avuto bisogno di un vestito elegante e mi fossi dimenticata di portarlo? E se mi fosse servito qualcosa di sportivo? E se…”
“Basta ti prego Nadia, ho capito.” Quando ci si metteva era letteralmente in grado di farti impazzire.

Mi affrettai a tirare fuori dall’auto una di quelle valige, prima che Nadia ricominciasse a farmi l’elenco di tutti i suoi vestiti.
Va bene portarsi via un po’ di tutto, ma credo che questa volta abbia realmente esagerato, forse era per questo che Andrea si era rifiutato di scaricarle le valige.
Anche se penso che lei avesse calcolato ogni cosa alla perfezione, “Se stiamo via due settimane, dovrò portarmi via due valige”, ma dubito che sarebbe riuscita ad usare tutti i capi che si era trascinata dietro.
Scappavo da Nadia come un topo dal gatto, ovviamente senza rendermi conto dove stessi andando, o per meglio dire, contro chi stessi andando.

“Non credi che dovresti prestare più attenzione a chi colpisci con la tua valigia?”
“Ma questa non è la mia…” Non feci in tempo a finire la frase che mi accorsi di essere passata sopra i piedi di un ragazzo della mia età. “Scusa mi dispiace, non so proprio dove abbia la testa oggi. Ti ho fatto molto male?”
“Oh non importa. Ma ricorda, da sola non sei nessuno, ritrovalo prima che il tempo a vostra disposizione sia scaduto.”
“Cosa?” Domandai senza avere nessuna risposta, visto che se n’era andato così com’era venuto, troppo in fretta perché me ne rendessi conto.
“E quello chi era?”
“Il ragazzo a cui la tua valigia ha pestato i piedi.”

Ripresi a camminare verso l’ascensore, avevo fretta di tornare in camera e di liberarmi di Nadia e della sua valigia.
“Dai pure la colpa alla mia valigia, ma entrambe sappiamo che sei stata tu. E a giudicare dal ragazzo credo anche che tu l’abbia fatto apposta.”
La voce di Nadia echeggiava in tutta la hall semi-vuota dell’albergo, e io pregavo che quel dannato ascensore si sbrigasse ad arrivare.

“Camilla va tutto bene?”
“Ho solo bisogno di riposare un po’.”
“Vai. Penso io alla valigia.” Disse rubandomi il trolley di mano.
Riccardo era il ragazzo più dolce che avessi mai incontrato e la maggior parte delle volte mi domandavo cosa ci facesse con una come me.
Senza farmelo ripetere due volte me ne andai, attraversai di nuovo quella hall e uscii dall’albergo in cerca della strada da prendere.