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Autore: Alexy Snitch    07/08/2012    3 recensioni
I desideri si possono avverare? Può il semplice soffiare su una candelina far avverare ciò che custodiamo nel nostro cuore? Teddy ci crede e a Harry non rimane che assecondarlo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Esprimi un desiderio



Faceva caldo, molto caldo. Londra in piena estate non era mai stata così afosa come quell’anno. Harry spalancò la portafinestra che dava sul piccolo giardino sul retro, sperando inutilmente che la brezza mattutina lo rinfrescasse. Era il suo compleanno e Grimmauld Place non era mai stata così silenziosa come in quel momento. Sospirò, rendendosi conto che rispetto all’anno precedente molte cose erano cambiate: si era trasferito nella casa che una volta era stata di Sirius, era stato promosso a Capitano e aveva lasciato Ginny. Non era stato semplice ricominciare da capo, ma era arrivato a sentire pressante dentro di sé la necessità di un cambiamento. Lentamente, aveva compreso che la sua vita era sempre stata sul filo di un rasoio, incerta e indefinita, e che aveva bisogno di maggiore tranquillità. Harry cercava un punto fermo, un centro per il suo mondo. Un solo nome si affacciava alla sua mente: Hermione.
Hermione, però, non c’era, era partita da mesi ormai. Si era iscritta ad un corso organizzato dal Ministero in Francia, che aveva come obiettivo principale la promozione della cooperazione magica internazionale. Era stato difficile vederla partire, lasciandolo solo, proprio quando stava rivoluzionando nuovamente la sua vita, ma non poteva fermarla. Non l’avrebbe mai fatto. Hermione meritava solo il meglio e trattenerla a Londra non lo era. Certo, avrebbe potuto smaterializzarsi a Parigi per vederla, ma Harry sapeva bene che non era per nulla saggio presentarsi improvvisamente da lei. Inoltre, in quei caldi giorni di luglio, c’erano altre cose a cui pensare.
Si lasciò cadere su una sedia a sdraio e osservò alcuni nuvoloni scuri fare capolino in lontananza tra i grattacieli. Forse, sarebbe piovuto prima o poi, pensò. Non gli era mai piaciuta particolarmente la pioggia, ma non riusciva più a sopportare le alte temperature, che lo rendevano nervoso.
“Zio Harry!” La voce di Teddy lo strappò ai suoi pensieri e si voltò ad osservare il piccolo figlioccio uscire sul patio.
“Teddy, cos’hai in mano?” domandò. Harry desiderava ardentemente che fosse quantomeno qualcosa di commestibile, dal momento che il bimbo teneva tutto orgoglioso tra le mani un piccolo vassoio su cui faceva bella mostra di sé una torta ricoperta di glassa, con al centro una strana candelina: aveva la forma di un minuscolo Auror.
“Buon compleanno, zio!” esclamò felice Teddy, appoggiando la torta sul tavolino rotondo e sedendoglisi in braccio.
Improvvisamente, averlo tra le braccia gli fece dimenticare ogni turbamento. Harry adorava Teddy, tanto che se solo avesse potuto, l’avrebbe tenuto con sé intere settimane, ma il lavoro e il fatto di ritrovarsi molto spesso da solo gli rendevano quel sogno impossibile. Si doveva accontentare solo dei weekend e dei giorni festivi.
“Grazie, Teddy!” disse, scompigliandogli i capelli che avevano assunto un colore turchese.
Gli occhi del piccolo si illuminarono di gioia. “Zio, accendi la candelina!” Lo incitò.
Harry, tenendo Teddy in equilibrio sulle ginocchia, afferrò la bacchetta solo per farlo contento. “Ignis!” mormorò sorridendo.
La piccola fiamma sulla candelina prese vita. Sembrava che danzasse, come se fosse stata sospinta da una forza invisibile, ma non c’era vento.
“Zio, esprimi un desiderio! Così, dopo si potrà avverare.”
La fiamma lo attirava più che mai. “D’accordo, lupetto. Mi hai convinto!” Harry chiuse gli occhi e soffiò, desiderando solo una cosa, o meglio una persona. Sapeva che un desiderio simile non si sarebbe potuto realizzare facilmente, ma tentare non era mai nuociuto a nessuno.
Teddy batté le mani e i suoi capelli diventarono di un bel blu cobalto. “Dopo aver mangiato la torta, possiamo andare al parco? Possiamo?”
A dire il vero, Harry non aveva molta voglia di uscire, avrebbe preferito poltrire sul divano piuttosto che mettere piede fuori di casa. Era in vacanza e aveva bisogno di riprendere un po’ fiato, ma il viso speranzoso del piccolo davanti a lui non gli era indifferente. Dire che lo viziava, sarebbe stato poco.
“Perché no?!” disse, arrendendosi. Andromeda gli rimproverava spesso di non essere mai abbastanza deciso, ma Harry aveva sempre la sensazione di poter sbagliare qualcosa. Teddy aveva solo cinque anni e ogni volta che vedeva i suoi grandi occhi marroni, rammentava cosa aveva perso. Ogni volta che Harry osservava Teddy, rivedeva se stesso e per nulla al mondo lo avrebbe lasciato solo o reso infelice.
Mangiarono in fretta il dolce, che non solo si era rivelato commestibile ma anche squisito, e dopo grande insistenza del bambino si diressero verso i Kensington Gardens. Il tempo era più incerto che mai, ma non sembrava preoccuparli eccessivamente, dal momento che non pioveva da settimane.
Passarono alcune ore all’ombra degli alberi secolari, giocarono e si divertirono ad osservare gli scoiattoli, la nuova ossessione di Teddy. Prima di rincasare, fecero la consueta sosta davanti alla statua di Peter Pan. Teddy amava particolarmente quella statua, così come la storia che da un po’ di tempo a quella parte voleva sentire almeno una volta alla settimana prima di andare a dormire. Infatti, l’anno precedente, avevano passato insieme a Hermione uno splendido sabato pomeriggio. Oltre ad aver gironzolato senza meta sui sentieri di ghiaia, avevano giocato con un pallone e scattato molte fotografie proprio davanti alla statua del piccolo Peter. Harry ricordava con piacere quei momenti, durante i quali aveva iniziato a comprendere sensazioni e sentimenti fino a quel momento inspiegabili. Tutto era partito da un semplice sorriso e da una risata. Un brivido e Harry aveva iniziato a sentire dentro di sé qualcosa muoversi. Alla fine, era capitolato. Non poteva fare altrimenti. Ci sono cose a cui il corpo e la mente non possono resistere.
Poco prima di scendere dalla metro, prese il bimbo ormai addormentato tra le braccia e si diresse, attraversando la calca di turisti, all’uscita. Harry camminò spedito verso casa; le prime gocce di pioggia cadevano violentemente sui capelli, sulle spalle e in maniera insopportabile anche sulle lenti degli occhiali. Intanto, Teddy dormiva ancora profondamente sulla sua spalla, gli teneva le braccia legate al collo e aveva dipinta sul viso un’espressione serena.
Intravide in lontananza la vecchia piazza di Grimmauld Place che con gli anni e il recente boom immobiliare stava lentamente risorgendo dalle proprie ceneri. C’erano auto di grande cilindrata parcheggiate e alcuni ragazzini che si riparavano con le biciclette sotto la nuova pensilina. Accelerò il passo, non appena un lampo squarciò il cielo.
“Siamo a casa?” domandò Teddy, assonnato.
“Manca poco.” Lo rassicurò, attraversando la strada già piena di pozzanghere.
Poi, la vide. In mezzo al grigiore, tra un auto rossa e una nera. L’ombrello verde menta la riparava, mentre pagava il tassista. Harry non riusciva a credere ai propri occhi. Aveva la mente completamente offuscata da mille ricordi e pensieri. La raggiunse, cercando di capire il motivo per cui lei era lì in quel momento, a pochi passi da casa sua.
Si voltò e finalmente li notò. Sotto una pioggia incessante, un tiepido raggio di sole la illuminava. Sembrava quasi una visione.
“Harry! Teddy!” gridò Hermione, andando loro incontro.
“Zia!” esclamò Teddy, ormai completamente sveglio.
Quando si ripararono sotto l’ombrello, entrambi erano completamente zuppi. Hermione li scandagliò con gli occhi, mentre aggrottava le sopracciglia con uno sguardo di rimprovero.
“Siete tutti bagnati!” Constatò, prendendogli dalle braccia Teddy. Lo strinse a sé con forza, mentre un leggero sorriso dipingeva di gioia e amore il suo volto.
“Siamo andati a Kensington.” Le spiegò Harry, afferrando la maniglia del trolley e invitandola a precederlo sui gradini.
Grimmauld Place non gli era mai sembrata così stretta e soffocante come in quel momento, pensò, entrando nel buio ingresso. Scacciò i capelli gocciolanti dalla fronte, mentre man mano che procedevano la luce delle vecchie lampade illuminava i loro passi.
“Perché non andate a cambiarvi, mentre io preparo il thè?” propose Hermione.
Teddy corse subito su per le scale, lottando per liberarsi della maglietta bianca, ormai trasparente.
“Hermione, perché sei tornata così presto?” domandò non appena fu sicuro che fossero soli.
“Ne parliamo dopo, Harry.” Gli disse, mentre tentava di sistemare i capelli ormai crespi, ma del tutto inutilmente.
Harry avrebbe voluto conoscere subito il motivo che l’aveva spinta a tornare in anticipo, interrompendo di punto in bianco il corso di aggiornamento, ma lei sembrava del tutto intenzionata a non volerne fare parola. Non subito, perlomeno. Scacciando i propri pensieri, si rese conto di stare ancora fissando Hermione davanti a lui. Appariva sul punto di dire qualcosa.
“Allora…” esordì Harry, tentando d’aiutarla, o meglio di scoprire cosa volesse dirgli.
Hermione si riscosse e gli sorrise con occhi luminosi come un pomeriggio d’estate di un anno prima. Un pomeriggio che non avrebbe mai potuto dimenticare. Durò un istante.
“Meglio che vada a preparare l’acqua.” Disse subito pensosa, ma allo stesso tempo con quel fare pratico che la contraddistingueva.
“Già.” Mormorò lui.
Harry provò uno strano imbarazzo. Avrebbe tanto voluto stringerla forte a sé, ma non lo fece. Averla di nuovo così vicina l’aveva scombussolato. Non comprendeva il perché, ma era quasi sicuro che entrambi stessero pensando alla medesima cosa. Distolse gli occhi leggermente intimorito e deciso, se non altro, a salire le scale per lasciarsi alle spalle quella strana atmosfera.
“Harry…” lo chiamò, facendolo voltare.
“Sì?”
Fu un attimo, infinito e brevissimo al tempo stesso, durante il quale Harry avrebbe giurato di andare a fuoco. Hermione improvvisamente lo aveva baciato, aveva fatto scorrere le dita tra i suoi capelli bagnati con dolcezza e urgenza e, prima di lasciarlo solo in ingresso, gli aveva sussurrato: “Buon compleanno, Harry!”
Forse era stato un caso o forse doveva andare così, ma quella volta Harry fu sicuro che il suo desiderio fosse stato esaudito. Come e perché non lo sapeva, ma poco importava, ne avrebbero parlato più tardi, dopo il thè e magari con Teddy immerso nel mondo dei sogni.


NdA: Con un immenso ritardo ho pubblicato. Ho tentennato fino all’ultimo, perché questa storia mi convince sempre meno, ma almeno ci ho provato.
Un'ultima cosa, giusto per precisare. Ho utilizzato "zio" e "zia" come appellativi, in quanto mi sembra più naturale che Teddy consideri Harry e Hermione come parte della sua famiglia.


   
 
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