Odio le melanzane, fanno schifo e mia mamma ogni settimana ci fa il risotto.
Odio il sorriso delle persone false.
Odio quando parlo male delle persone che mi stanno antipatiche.
Odio i bugiardi.
Odio quando mento agli altri e mi sento in colpa.
Odio le persone che fanno male le altre, disprezzandole.
Odio i tacchi e le borse rigide.
Odio fare i compiti in estate.
Odio avere tante cose da fare, mi fanno venire l'ansia.
Odio non aver niente da fare: muoio di noia.
Odio avere pensieri contorti: mi incasinano.
Ma odio soprattutto odiare, perché non mi farà mai piacere me stessa né gli altri come vorrei.
Quello che mi consola sapere però, è che ogni persona ha il suo difetto, qualunque sia.
In geometria un punto è un “ente primitivo”. Ciò vuol dire che può essere grande quanto una coccinella, ma anche quanto l'Everest.
Ecco come mi piace pensare dei difetti: enti primitivi, a cui non si può dare una definizione accurata.
Come i punti fanno parte della geometria, i difetti fanno parte della persona.
Possono ingrandirsi come rimpicciolire, ma possono anche essere cancellati.
Basta prendere una gomma e iniziare a cancellare quel punto disegnato. Quelli piccoli ci mettono meno tempo e quelli grandi di più, ma possono sbiadirsi pian piano, giorno per giorno, fino a scomparire del tutto.