Questo capitolo è interamente dedicato a Harry e alla sua estate...
Grazie a chi ancora continua a seguire questa storia e a chi commenta.
Grazie anche a chi ha letto e commentato "On the Bus" e "Romanticismo".
Chapter Sixteen
- Dalle 12
alle 13 - seconda parte
Dopo che la porta dello scompartimento fu chiusa, i due rimasero in silenzio per lunghi minuti. Ogniuno immerso nei propri pensieri.
Harry si era sistemato sul sedile dove frettolosamente si era messo quando erano arrivati gli Auror.
Non sapeva come spiegarsi la reazione che aveva
avuto di fronte a Malfoy e Bluewood che stavano palesemente litigando.
Era
vero. Bluewood gli stava antipatico. Non c'era una motivazione precisa...o forse
sì? Ma era troppo "rivelatrice" per renderla accettabile alla sua povera
psiche.
Ad ogni modo quel tipo non gli piaceva.
L'aveva capito la prima
volta che l'aveva visto. Troppo gentile, troppo innocente, troppo "gatto morto"
direbbe qualche malalingua. Troppo subdolo. Ecco! Era subdolo...o forse no?
Forse era lui che voleva vedere solo lati negativi nella personalità di
Bluewood, per giustificare a sè stesso quello che aveva provato vedendo Draco
così agitato per colpa dell'Auror.
Se Adam fosse stato una persona meschina,
odiosa, piena di secondi fini sarebbe stato più facile spiegarsi perchè aveva
sentito una così grande voglia di proteggere Malfoy e di prendere a scarpate
quel bellimbusto.
E poi...perchè non aveva fermato Malfoy quando chiaramente
stava per baciarlo?
Perchè era sicuro che volesse baciarlo. Non era una messa
in scena per prenderlo in giro. Ne era certo. Lo aveva sentito...in tutti i
sensi.
Ripensando a quell'episodio arrossì leggermente.
Non sarebbe stata
la prima volta che baciava un maschio, ma baciare Malfoy sarebbe stata tutta
un'altra cosa.
L'estate precendente era stata difficile per lui,
sotto vari punti di vista.
Ogni volta che pensava a Dumbledore tutti i
ricordi spiacevoli accumulati durante la sua breve vita si facevano largo nella
mente. I suoi genitori, Voldemort, Snape, Sirius e la famiglia Malfoy, Draco
compreso.
In quei momenti o voleva distruggere con tutte le sue forze la
causa di tutto quello che gli era capitato, oppure voleva raggiungere chi non
era più con lui. Era troppo da sopportare per un ragazzo di soli diciassette
anni.
Questi momenti di totale sconforto erano frequenti,
soprattutto all'inizio e le prime volte li aveva affrontati da solo. Non voleva
far soffrire anche gli altri più del necessario. Così cercava un posto isolato,
silenzioso e buio. Il luogo che considerò più adatto era una delle tante stanze
in disuso a Grimmauld Place.
C'era poco lì dentro.
Un paio di poltrone
rivolte verso un camino, sbarrato da delle assi. Un piccolo tavolino. Pesanti
tende color porpora a coprire l'unica finestra e al centro ci doveva essere
stato un grande letto, spostato dopo il totale abbandono della stanza, perchè lo
strato di polvere che ricopriva l'intero pavimento era più sottile ed era di
forma rettangolare.
La prima volta che ci capitò, non fece molto caso
all'arredamento. Era stravolto.
Entrò, si chiuse la porta alle spalle, vi ci
si appoggiò contro e si lasciò scivolare. Piegò e abbracciò le ginocchia
scoppiando a piangere. Pianse a lungo quel giorno e alla fine si addormentò.
Anche quando si svegliò non pensò di dare un'occhiata alla stanza e se ne
andò.
La volta successiva invece, dopo aver pianto e aver dormito, sempre
contro la porta, si alzò, spostò le tende e osservò la stanza.
Doveva essere
stata molto bella un tempo, penso. E più di una volta si domando chi ci avesse
dormito.
Non la sistemò mai. La lasciò sempre
così.
Sentiva quella stanza come una rappresentazione di sè stesso. Buia,
polverosa, abbandonata...triste, alla quale mancava qualcosa e qualcuno per
essere davvero completa e utile.
Venne cambiata solo la posizione delle
poltrone, ma questa variazione non fu decisa da lui.
Un giorno quando aprì la porta della ormai sua
seconda stanza a Grimmauld Place si sorprese.
Il locale era luminoso, perchè
le tende erano state aperte completamente e c'era un uomo sul fondo che sembrava
osservare con curiosità lo spazio intorno a sè.
Harry che aveva già il viso bagnato dalle lacrime
spalancò la bocca con l'intenzine di dire qualcosa, ma nussun suono uscì.
"E
così è quì che vieni ogni volta che sparisci per ore?" Disse, invece, l'uomo
mentre si voltava per guardarlo.
Harry annuì, incapace di parlare.
Velocemente chiuse la porta, si asciugò le lacrime e deglutì cercando di
mandar giù il dolore che anche in questa occasione era venuto a sfogare lì
dentro.
A passi lenti l'ospite gli si avvicinò.
"Ma
perchè vieni quì?"
"Per stare solo." Rispose Harry con un filo di voce
tremante.
"E' peggio stare da soli, fidati. Parlo per esperienza." Rispose
l'altro.
La luce che prima Harry aveva intravisto negli splendidi occhi
azzurri dell'uomo si era spenta mentre pronunciava quelle parole.
Possibile
che lui capisse cosa stava provando Harry?
L'uomo si spostò verso le poltrone e le spostò verso
la finestra, verso la luce.
Diede qualche colpo deciso per far andar via
quanta più polvere possibile e si sedette sulla poltrona di destra facendo segno
ad Harry di accomodarsi sull'altra.
Harry ubbidì e sorrise ironico. Per la
prima volta era in quella stanza e non stava seduto sul pavimento.
"Io..."-
incominciò l'uomo - "mi sono unito all'Ordine da qualche settimana e so poco di
come avete vissuto gli avvenimenti degli ultimi mesi. Conosco i resoconti. Ho
parlato con mamma e papà e con molte altre persone, persino Ron ha voluto dirmi
la sua."- sorrise ed Harry con lui - "Ho sentito un sacco di versioni, tutte
molto dolorose, ma non ho mai sentito la tua, Harry."
Harry sentiva gli occhi dell'uomo addosso mentre lui
fissava il suo affezionato pavimento.
"Come stai?" Chiese gentilmente
l'uomo.
Non gli andava di rispondere a quella semplice domanda. Voleva prima
sapere se colui che aveva davanti poteva davvero capirlo e se fosse sincero.
Certo, la famiglia da cui veniva praticamente era anche la sua ed erano tutti
meravigliosi, ma non conosceva quell'uomo. Non ne aveva ancora avuto il
tempo.
"Perchè dici che è peggio stare soli?" Chiese infine
Harry, sviando la domanda che gli era stata fatta.
"Perchè quando stai male e
hai qualcuno vicino che ti vuole aiutare, ti vuole bene, che ti capisce, con cui
puoi condividere il dolore, il peso che provi si dimezza. Non passa all'altro,
semplicemente viene tolto a te e alla fine stai un po' meglio."
Per qualche
minuto ci fu silenzio poi l'uomo riprese:
"Io ero solo perchè lontano da chi
avrebbe potuto starmi vicino in quei momenti, ma tu hai tante persone intorno
disposte ad aiutarti Harry. Non infliggerti volontariamente anche questa
tortura." Il tono della sua voce era dolce e comprensivo.
Harry sospirò e
incominciò a piangere.
"Aiutami...Charlie, perfavore!"
***
Da qual giorno quando Harry andava in quella stanza
con lui c'era anche Charlie Weasley.
Stavano seduti sulle poltrone con le
tende aperte.
Harry parlava, piangeva, si arrabbiava e urlava mentre Charlie
ascoltava e basta. Massimo annuiva o si commuoveva senza che l'altro se ne
potesse accorgere.
Ogni volta che usciva da quella stanza Harry ringraziava Charlie, che lo abbracciava fraternamente, e lui si sentiva un pochino più leggero.
***
A metà Agosto Charlie dovette partire per la sua
prima missione come membro effettivo dell'Ordine.
Harry era triste. Non
voleva separarsi dall'unica persona che sembrava capirlo e poi dal giorno del
processo di Malfoy qualcosa in lui era cambiato. Draco era innocente, quindi
colui che aveva seguito per tutto il sesto anno non era il vero Draco. Gli era
venuta voglia di conoscere Draco, quello vero. E poi era successa una cosa che
gli aveva fatto venire degli strani dubbi su sè stesso, su Charlie e soprattutto
su Malfoy.
Harry e Charlie si salutarono nella stanza che avava
fatto da sfondo ai loro tanti incontri (di
psicoterapia...ndCarmilla1324).
"Harry mi raccomando, non tenerti tutto
dentro. Sfogati!" Disse Charlie con fare quasi paterno.
"Va bene, lo farò."
Rispose Harry sincero.
Si abbracciarono e prima di separarsi Harry si alzò
sulle punte dei piedi e posò le sue labbra su quelle di Charlie.
Fu un bacio
casto e veloce. Per Harry una specie di prova del nove...che però non aveva
chiarito molto.
"Harry, io non..." Disse titubante e sorpreso
Charlie.
"Non preoccuparti."- Disse Harry arrossendo leggermente - "Era solo
per ringraziarti e per augurarti in bocca al lupo!"
"Crepi!"
Sciolserò
l'abbraccio e andarono verso la porta.
"Scrivimi, mi raccomando!" Disse
Harry.
"Se potrò lo farò, ma tu non rispondermi!"
Harry lo guardò
ferito.
"Se la lettera viene intercettata da chi-sai-tu la missione va a
monte e tu rischieresti di essere trovato."
Spiegò l'uomo.
"Ah! Sì! Hai
ragione. Parli come se fossi un vero Auror."
"Mi hanno fatto il lavaggio dl
cervello, ricordi?"
Sorrisero, chiusero la porta e ogniuno andò per la sua
strada.
***
Mentre si trovava sul treno che l'avrebbe portato per l'ultima volta ad Hogwarts, Harry ripensò al bacio che l'aveva visto protagonista, al bacio del quale invece era stato spettatore ed al bacio che ancora non c'era stato.
Continua....