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Autore: ChibyLilla    10/08/2012    2 recensioni
-Ah, Black, oggi ho parlato con tuo fratello. Dice che non vede l’ora che torniate a casa e che tuo padre ti ha preparato una bella sorpresa-
Ci fu silenzio per qualche istante.
Remus a quel punto si alzò, certo di dover intervenire prima che per Severus fosse troppo tardi
Inserisco per sicurezza l'avvertimento OOC, poichè c'è la probabilità che la mia "personale visione dei personaggi" esuli dalla realtà.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Chiedo scusa a chiunque avesse letto il capitolo cancellato: era quello che era. Ed è meglio non dire cos'era!

Ringrazio davvero dal profondo del cuore DracoLikesHamesters per avermi suggerito di riscrivere e soprattutto per la sua preziosissima opinione.

cap.18  

-Fatto cosa?- il lato più perverso di James in realtà aveva perfettamente inquadrato la situazione, ma insomma: si parlava di Remus Lupin!

Le orecchie di Remus sembravano fischiare e le sue guance divennero color Grifondoro: -James, quella cosa- rispose eloquentemente, facendo evanescere qualsiasi dubbio.

James mise con una certa violenza la mano su quella di Remus, ancora ferma sulla maniglia della porta ed aprì.

-Non mi sembra il caso di continuare questa conversazione- sentenziò laconico, stendendosi sul proprio letto. Non aveva idea del perché l’argomento lo infastidisse, si era sempre considerato una persona di ampie vedute eppure era irritazione quella che provava pensando alla frase di Remus. Lottò con se stesso per convincersi che non dipendesse dal fatto di essere ancora vergine: sarebbe stato patetico, oltre che ridicolo.

-Fatto cosa?- la voce di Peter raggiunse ovattata le orecchie degli altri due Malandrini e nessuno si curò di rispondere.

-James, io credo proprio che sia il caso invece- rispose Remus, sedendosi di fronte a lui -Ne dobbiamo parlare- avrebbe voluto far risuonare la frase come un’imposizione, ma il tutto non sembrò altro che una supplica.

Era confuso, non aveva idea di come comportarsi e non potendone certo parlare con Sirius, la sua unica speranza era che James lo ascoltasse. Come se gli avesse letto nel pensiero, il moro cedette, sedendosi sul letto in maniera inverosimilmente composta e  decidendosi a guardarlo in faccia.

-Credevo ti piacesse Sirius- confessò, mordendosi la lingua subito dopo. Era stato proprio Sirius a confessarlo e James, per quanto trovasse fastidiosa quella situazione, non se ne stupì affatto.

Più che altro era curioso di sapere chi fosse la persona con cui lo aveva fatto! James non aveva mai pensato che Moony potesse avere un contatto fisico con qualcuno che non fosse uno dei Malandrini, quindi l’irritazione che aveva provato lasciò presto spazio allo stupore.

Remus, preso nel suo flusso di pensieri, non registrò subito la frase e continuò a parlare, accavallando le sue parole a quelle dell’amico: -L’ho fatto. È successo. Con Regulus- certo, frasi senza senso che non erano per niente adatte alla sua abituale oratoria, ma almeno aveva chiarito i punti fondamentali.

Quando ebbe finito di parlare, finalmente captò quel che James aveva detto e si ritrovò ad arrossire nuovamente: dannato Sirius! Perché lo aveva detto? Ma soprattutto perché aveva fatto finta di non capire?

-Con chi?- se Remus era sconvolto per una ragione, James lo era per l’altra. Trovò inutile spiegare perché quella frase fosse folle: Regulus non gli piaceva, era una persona subdola, viscida quasi quanto i capelli di Mocciosus e questo Remus lo sapeva. Regulus era la persona meno opportuna con cui fare una cosa del genere e Remus aveva scelto il momento meno opportuno per farla.

-James … - il biondo lasciò sconclusionata la frase, senza sapere come continuare. Che fosse colpa della tensione accumulata, o della confusione che provava, Remus non sapeva spiegarlo, eppure non aveva idea di come giustificarsi con James: quella che fino a qualche minuto prima gli era sembrata la cosa più bella che potesse capitare, era diventata effettivamente una stupidaggine, non solo fatta, ma anche raccontata.

Avrebbe voluto prendersi a schiaffi da solo!

-Remus, a Sirius non devi dirlo – il tono di James non ammetteva repliche: il suo non era altro che un tentativo di proteggere la persona che amava, quella era una delle poche cose di cui potesse essere certo. Lo sguardo perplesso di Remus gli fece pensare che i suoi ragionamenti non avessero senso, ma James era quasi convinto del contrario: -Sirius non sa neppure che abbiamo parlato con suo fratello- avrebbe voluto dire “che suo fratello ci ha aiutati” ma non era pronto ad ammettere di aver avuto bisogno di aiuto, soprattutto se poi l’aiuto era arrivato dalla persona meno opportuna.

-Non pensi che dovrebbe saperlo?- il tono saccente di Remus ed il suo sguardo rimproveratore lo irritarono ancora di più – Avresti dovuto dirglielo, James – ma non era lui quello in torto: era Remus a dover ricevere quello sguardo, non lui!

-Remus, ti rendi conto, vero, che l’ho tirato fuori da quella casa più morto che vivo? Scusa se parlargli di Regulus era l’ultima cosa a cui avrei pensato!- sbottò infine.

Calò il silenzio: James e Remus continuavano a guardarsi negli occhi, senza parlare e probabilmente senza effettivamente vedersi, ognuno perso nei propri pensieri.

-Quella cosa?!- Peter fino a quel momento era rimasto in disparte a guardare i due amici che si lanciavano occhiate strane e girava la testa dall’uno all’altro, capendo solo metà di quel che dicevano: era abituato ad essere l’ultimo a capire le cose e sapeva che se avesse fatto un’altra domanda James  se la sarebbe presa con lui.

Seduto a gambe incrociate sul letto, mangiava merendine una dietro l’altra, come preso da un formidabile attacco di panico e come se l’unica ancora di salvezza fossero le sue merendine.

Intanto gli zuccheri che andavano al cervello gli permisero di mettere in moto i neuroni: quando finalmente i tasselli del puzzle andarono tutti al loro posto nella sua mente, sobbalzò per lo stupore, lasciandosi sfuggire quel commento poco appropriato.

Remus ormai si era pentito di aver parlato e se avesse potuto avrebbe ingoiato la lingua; sentire quel commento fu la goccia che fece traboccare il vaso, così raccolse la poca dignità che gli era rimasta e lasciò la stanza, prima di crollare di fronte a loro.

Appena la porta si fu chiusa alle sue spalle, tutte le sue difese vennero meno e smise di trattenere le lacrime, abbandonandosi ad un pianto disperato: si era cacciato in un brutto guaio ed avrebbe dovuto risolverlo contando solo su se stesso.

 

James non riuscì a restare in stanza ancora per molto: dopo aver camminato per una manciata di minuti da una parte all’altra della stanza, contato tutte le mattonelle e distrutto le unghia di entrambe le mani, aveva deciso di uscire.

-Dove vai James?- mormorò Peter, ancora seduto nella stessa posizione, questa volta senza merendine tra le mani.

James si limitò a lanciargli un’occhiata di fuoco, poi sbatté con violenza la porta diretto verso l’infermeria.

Si sentiva tremendamente in colpa per come aveva trattato Remus che, poverino, non voleva altro che un amico con cui parlare.

Ma lo aveva preso alla sprovvista, non gli aveva lasciato il tempo di capire.

Camminando, si preparò mentalmente a lottare con Madama Chips, convincendosi che stavolta l’avrebbe spuntata lui: aveva bisogno di sapere come stava Sirius, di sentirlo vicino e di fargli sapere che c’era. Nessuno lo avrebbe fatto demordere!

A qualche metro di distanza dalla propria meta, James individuò una figura che suo malgrado riconobbe subito.

-Regulus!- difficilmente lo chiamava per cognome: potendo evitava di chiamarlo, ma se proprio doveva riferirsi a lui, non usava il cognome di Sirius.

-Potter- il ragazzo stava appoggiato con le spalle al muro, una gamba ad angolo retto con la suola contro la parete e le braccia incrociate sul petto.

Riconoscendo lo sguardo accecato dalla rabbia del Grifondoro, Regulus si affrettò a spiegare – Non è mia intenzione farmi vedere. Sto solo aspettando- tentò di mantenere il tono di voce quanto meno arrogante possibile, anche se tutte le fibre del suo corpo gli urlavano che si stava umiliando di fronte a James Potter.

Era stato sincero comunque.

Remus era andato da lui, lo aveva cercato nel dormitorio Serpeverde mettendo a rischio non solo la reputazione ma anche la pelle e Regulus ne era rimasto ancora una volta piacevolmente stupito. Remus si era rivelato una vera sorpresa: imprevedibile, contrariamente a quel che aveva sempre pensato; di buona compagnia, anche se lo aveva sempre considerato solo l’ombra di James e Sirius.

Sorrise.

Avrebbe volentieri litigato con James se fossero stati soli, ma il fatto che Remus fosse dietro la porta chiusa e che gli avesse chiesto di evitare le polemiche con lui, bastò a tenerlo a bada e a non fargli raccogliere le provocazioni di James.

Depose l’ascia di guerra e si lasciò attraversare dallo sguardo irritato di James che, d’altro canto, non aveva modo per litigare con lui, se Regulus se ne restava fermo, senza degnarlo della minima attenzione.

Alla fine il Grifondoro decise comunque di ignorare la sua presenza e di entrare.

 

-Sirius!- il suo cuore perse un battito: è vero, aveva immaginato un risveglio più romantico, ma il solo fatto che Sirius fosse sveglio e che il suo sguardo, questa volta completamente cosciente, fosse puntato su di lui lo rese felice.

Ignorò le questioni in sospeso che aveva con Remus e lo abbracciò d’istinto, desiderando non lasciarlo più andare.

Sirius represse a fatica un gemito a causa della stretta troppo energica di James, ma poi, abituatosi al suo tocco, ricambiò l’abbraccio.

-Mi sei mancato, amore mio- ammise James, concedendosi un attimo di melenso romanticismo di cui Sirius non poté negare di essere sorpreso.

-Vi lascio soli- Remus aveva assistito alla scena silenziosamente, desiderando sprofondare nella sedia per l’imbarazzo; quando capì che James e Sirius avrebbero continuato a baciarsi per un tempo indeterminato, decise che era il momento di uscire di scena.

James distolse solo per un attimo lo sguardo da Sirius, rivolgendolo a Remus: -C’è qualcuno che ti aspetta- mormorò, incerto su come avrebbe reagito il licantropo, poi, quando già si era voltato in direzione di Sirius, Remus rispose – lo so –

Spero di essermi fatta - almeno un po' - perdonare!

Chiby

  
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