Chiedo scusa a chiunque avesse letto il capitolo cancellato: era quello che era. Ed è meglio non dire cos'era!
Ringrazio davvero dal profondo del cuore DracoLikesHamesters per avermi suggerito di riscrivere e soprattutto per la sua preziosissima opinione.
cap.18
-Fatto cosa?- il
lato più perverso di James in realtà aveva
perfettamente inquadrato la situazione, ma insomma: si parlava di Remus
Lupin!
Le orecchie di
Remus sembravano fischiare e le sue guance
divennero color Grifondoro: -James, quella cosa- rispose
eloquentemente,
facendo evanescere qualsiasi dubbio.
James mise con
una certa violenza la mano su quella di Remus,
ancora ferma sulla maniglia della porta ed aprì.
-Non mi sembra
il caso di continuare questa conversazione-
sentenziò laconico, stendendosi sul proprio letto. Non aveva
idea del perché
l’argomento lo infastidisse, si era sempre considerato una
persona di ampie
vedute eppure era irritazione quella che provava pensando alla frase di
Remus.
Lottò con se stesso per convincersi che non dipendesse dal
fatto di essere
ancora vergine: sarebbe stato patetico, oltre che ridicolo.
-Fatto cosa?- la
voce di Peter raggiunse ovattata le orecchie
degli altri due Malandrini e nessuno si curò di rispondere.
-James, io credo
proprio che sia il caso invece- rispose
Remus, sedendosi di fronte a lui -Ne dobbiamo parlare- avrebbe voluto
far
risuonare la frase come un’imposizione, ma il tutto non
sembrò altro che una
supplica.
Era confuso, non
aveva idea di come comportarsi e non potendone
certo parlare con Sirius, la sua unica speranza era che James lo
ascoltasse.
Come se gli avesse letto nel pensiero, il moro cedette, sedendosi sul
letto in
maniera inverosimilmente composta e
decidendosi a guardarlo in faccia.
-Credevo ti
piacesse Sirius- confessò, mordendosi la lingua
subito dopo. Era stato proprio Sirius a confessarlo e James, per quanto
trovasse fastidiosa quella situazione, non se ne stupì
affatto.
Più
che altro era curioso di sapere chi fosse la persona con
cui lo aveva fatto! James non aveva mai pensato che Moony potesse avere
un
contatto fisico con qualcuno che non fosse uno dei Malandrini, quindi
l’irritazione
che aveva provato lasciò presto spazio allo stupore.
Remus, preso nel
suo flusso di pensieri, non registrò subito
la frase e continuò a parlare, accavallando le sue parole a
quelle dell’amico:
-L’ho fatto. È successo. Con Regulus- certo, frasi
senza senso che non erano
per niente adatte alla sua abituale oratoria, ma almeno aveva chiarito
i punti
fondamentali.
Quando ebbe
finito di parlare, finalmente captò quel che
James aveva detto e si ritrovò ad arrossire nuovamente:
dannato Sirius! Perché
lo aveva detto? Ma soprattutto perché aveva fatto finta di
non capire?
-Con chi?- se
Remus era sconvolto per una ragione, James lo
era per l’altra. Trovò inutile spiegare
perché quella frase fosse folle:
Regulus non gli piaceva, era una persona subdola, viscida quasi quanto
i
capelli di Mocciosus e questo Remus lo sapeva. Regulus era la persona
meno
opportuna con cui fare una cosa del genere e Remus aveva scelto il
momento meno
opportuno per farla.
-James
… - il biondo lasciò sconclusionata la frase,
senza
sapere come continuare. Che fosse colpa della tensione accumulata, o
della
confusione che provava, Remus non sapeva spiegarlo, eppure non aveva
idea di
come giustificarsi con James: quella che fino a qualche minuto prima
gli era
sembrata la cosa più bella che potesse capitare, era
diventata effettivamente
una stupidaggine, non solo fatta, ma anche raccontata.
Avrebbe voluto
prendersi a schiaffi da solo!
-Remus, a Sirius
non devi dirlo – il tono di James non
ammetteva repliche: il suo non era altro che un tentativo di proteggere
la
persona che amava, quella era una delle poche cose di cui potesse
essere certo.
Lo sguardo perplesso di Remus gli fece pensare che i suoi ragionamenti
non
avessero senso, ma James era quasi convinto del contrario: -Sirius non
sa
neppure che abbiamo parlato con suo fratello- avrebbe voluto dire
“che suo
fratello ci ha aiutati” ma non era pronto ad ammettere di
aver avuto bisogno di
aiuto, soprattutto se poi l’aiuto era arrivato dalla persona
meno opportuna.
-Non pensi che
dovrebbe saperlo?- il tono saccente di Remus
ed il suo sguardo rimproveratore lo irritarono ancora di più
– Avresti dovuto
dirglielo, James – ma non era lui quello in torto: era Remus
a dover ricevere
quello sguardo, non lui!
-Remus, ti rendi
conto, vero, che l’ho tirato fuori da quella
casa più morto che vivo? Scusa se parlargli di Regulus era
l’ultima cosa a cui
avrei pensato!- sbottò infine.
Calò
il silenzio: James e Remus continuavano a guardarsi
negli occhi, senza parlare e probabilmente senza effettivamente
vedersi, ognuno
perso nei propri pensieri.
-Quella cosa?!-
Peter fino a quel momento era rimasto in
disparte a guardare i due amici che si lanciavano occhiate strane e
girava la
testa dall’uno all’altro, capendo solo
metà di quel che dicevano: era abituato
ad essere l’ultimo a capire le cose e sapeva che se avesse
fatto un’altra
domanda James se la
sarebbe presa con
lui.
Seduto a gambe
incrociate sul letto, mangiava merendine una
dietro l’altra, come preso da un formidabile attacco di
panico e come se
l’unica ancora di salvezza fossero le sue merendine.
Intanto gli
zuccheri che andavano al cervello gli permisero
di mettere in moto i neuroni: quando finalmente i tasselli del puzzle
andarono
tutti al loro posto nella sua mente, sobbalzò per lo
stupore, lasciandosi
sfuggire quel commento poco appropriato.
Remus ormai si
era pentito di aver parlato e se avesse potuto
avrebbe ingoiato la lingua; sentire quel commento fu la goccia che fece
traboccare il vaso, così raccolse la poca dignità
che gli era rimasta e lasciò
la stanza, prima di crollare di fronte a loro.
Appena la porta
si fu chiusa alle sue spalle, tutte le sue
difese vennero meno e smise di trattenere le lacrime, abbandonandosi ad
un
pianto disperato: si era cacciato in un brutto guaio ed avrebbe dovuto
risolverlo
contando solo su se stesso.
James non
riuscì a restare in stanza ancora per molto: dopo
aver camminato per una manciata di minuti da una parte
all’altra della stanza,
contato tutte le mattonelle e distrutto le unghia di entrambe le mani,
aveva
deciso di uscire.
-Dove vai
James?- mormorò Peter, ancora seduto nella stessa
posizione, questa volta senza merendine tra le mani.
James si
limitò a lanciargli un’occhiata di fuoco, poi
sbatté
con violenza la porta diretto verso l’infermeria.
Si sentiva
tremendamente in colpa per come aveva trattato
Remus che, poverino, non voleva altro che un amico con cui parlare.
Ma lo aveva
preso alla sprovvista, non gli aveva lasciato il
tempo di capire.
Camminando, si
preparò mentalmente a lottare con Madama
Chips, convincendosi che stavolta l’avrebbe spuntata lui:
aveva bisogno di
sapere come stava Sirius, di sentirlo vicino e di fargli sapere che
c’era.
Nessuno lo avrebbe fatto demordere!
A qualche metro
di distanza dalla propria meta, James
individuò una figura che suo malgrado riconobbe subito.
-Regulus!-
difficilmente lo chiamava per cognome: potendo
evitava di chiamarlo, ma se proprio doveva riferirsi a lui, non usava
il cognome
di Sirius.
-Potter- il
ragazzo stava appoggiato con le spalle al muro,
una gamba ad angolo retto con la suola contro la parete e le braccia
incrociate
sul petto.
Riconoscendo lo
sguardo accecato dalla rabbia del Grifondoro,
Regulus si affrettò a spiegare – Non è
mia intenzione farmi vedere. Sto solo
aspettando- tentò di mantenere il tono di voce quanto meno
arrogante possibile,
anche se tutte le fibre del suo corpo gli urlavano che si stava
umiliando di
fronte a James Potter.
Era stato
sincero comunque.
Remus era andato
da lui, lo aveva cercato nel dormitorio
Serpeverde mettendo a rischio non solo la reputazione ma anche la pelle
e
Regulus ne era rimasto ancora una volta piacevolmente stupito. Remus si
era
rivelato una vera sorpresa: imprevedibile, contrariamente a quel che
aveva
sempre pensato; di buona compagnia, anche se lo aveva sempre
considerato solo
l’ombra di James e Sirius.
Sorrise.
Avrebbe
volentieri litigato con James se fossero stati soli,
ma il fatto che Remus fosse dietro la porta chiusa e che gli avesse
chiesto di
evitare le polemiche con lui, bastò a tenerlo a bada e a non
fargli raccogliere
le provocazioni di James.
Depose
l’ascia di guerra e si lasciò attraversare dallo
sguardo irritato di James che, d’altro canto, non aveva modo
per litigare con
lui, se Regulus se ne restava fermo, senza degnarlo della minima
attenzione.
Alla fine il
Grifondoro decise comunque di ignorare la sua presenza
e di entrare.
-Sirius!- il suo
cuore perse un battito: è vero, aveva immaginato
un risveglio più romantico, ma il solo fatto che Sirius
fosse sveglio e che il
suo sguardo, questa volta completamente cosciente, fosse puntato su di
lui lo
rese felice.
Ignorò
le questioni in sospeso che aveva con Remus e lo
abbracciò d’istinto, desiderando non lasciarlo
più andare.
Sirius represse
a fatica un gemito a causa della stretta
troppo energica di James, ma poi, abituatosi al suo tocco,
ricambiò
l’abbraccio.
-Mi sei mancato,
amore mio- ammise James, concedendosi un
attimo di melenso romanticismo di cui Sirius non poté negare
di essere
sorpreso.
-Vi lascio soli-
Remus aveva assistito alla scena
silenziosamente, desiderando sprofondare nella sedia per
l’imbarazzo; quando
capì che James e Sirius avrebbero continuato a baciarsi per
un tempo indeterminato,
decise che era il momento di uscire di scena.
James distolse solo per un attimo lo sguardo da Sirius, rivolgendolo a Remus: -C’è qualcuno che ti aspetta- mormorò, incerto su come avrebbe reagito il licantropo, poi, quando già si era voltato in direzione di Sirius, Remus rispose – lo so –
Spero di essermi fatta - almeno un po' - perdonare!
Chiby