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Autore: Ortensia_    11/08/2012    7 recensioni
Stanze.
Stanze buie dalle quali potrà uscire sempre e solo una Nazione.
Chi dovrà sfidarsi, in questo gioco macabro ed inumano?
Chi vincerà?
Solo il vincitore deciderà delle altre vite ...
[_Fra le storie più popolari dell'anno 2012/13 su Axis Powers Hetalia: più recensioni positive_]
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Altri, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Can you hear the World?'
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XXI - Massacro




Il russo rimase in silenzio, con le labbra contratte in quell’espressione fredda ed indifferente, gli occhi color malva puntati sullo statunitense.
Sul sangue che gli sporcava la divisa. Il sangue del suo coniglietto.
La pistola, in quel momento, era inutile, perché la rabbia che gli ribolliva nel sangue era sufficiente a fargli prudere le mani e dargli abbastanza forza nel corpo da poter togliere di mezzo l’americano anche solo con la forza delle dita.
Gli occhi del russo si assottigliarono improvvisamente, la sua smorfia si incrinò in un’espressione quasi deforme, lasciando che la sua rabbia irrompesse in un verso spiritato a fior di labbra, risuonando nella stanza illuminata dalle fiamme.
L’americano rimase immobile, percependo una goccia di sudore attraversargli la tempia, stringendo saldamente le dita intorno al fucile.
Il verseggiare agghiacciante del russo si interruppe in un rantolio che parve quasi un ringhio, quando decise di gettarsi contro l’americano, che non fece neppure in tempo a raggiungere il grilletto del fucile con le dita.
Il respiro di Alfred fu bloccato dalle mani del russo, strette saldamente intorno al collo, con il viso rabbioso a pochi centimetri dal suo.
«Non dovevi.
Non dovevi toccare Prussija.»
E ad ogni parola, le dita tozze forzavano la stretta sul collo dell’americano, che cercava di allontanare lo slavo con le mani, mentre con le suole delle scarpe creava un disperato attrito sul suolo cupo, più e più volte, nel tentativo di darsi la spinta e riuscire a schiodarsi di dosso l’avversario, più determinato che mai a mettere fine alla sua vita.
«Non dovevi, America!»
Non bastava la sua morte a Berkeley Square, non bastava il fatto che Gilbert fosse finito all’ospedale e lui non fosse potuto andare a trovarlo, o che poi non gli avesse mai più rivolto la parola, ma ora doveva venire perfino a sapere che quell’odioso di un americano, fra tutti, aveva ucciso proprio il suo adorato coniglietto.
Alfred, dal canto suo, era più determinato che mai a vincere il gioco per non vanificare il sacrificio di Arthur, e così, stringendo i denti con il respiro ormai quasi del tutto assente, riuscì a muovere una gamba così rapidamente ed abilmente da riuscire a colpire il russo al torace, con una ginocchiata proprio sulla ferita.
«Nh!» il russo si portò d’istinto le mani al torace, dove ora, la ferita provocata dal proiettile, stava perdendo troppo sangue, e si riversò su un fianco, gemendo per il dolore.
Senza badare a tutto il sangue impregnatosi sul ginocchio che aveva colpito la ferita di Russia, Alfred si rialzò e gli rivolse un calcio sul torace, nonostante a proteggerlo vi fossero le braccia dello slavo, che gemette nuovamente.

Quando Ivan riaprì gli occhi, intravide Alfred imbracciare nuovamente il fucile, e puntare la canna di questo alla sua testa.
No.
Non sarebbe morto così.
Non si sarebbe lasciato mettere a terra da una sciocca ferita al torace, perché quel bastardo che ora lo squadrava dall’alto aveva ucciso la persona che amava.
Aveva ucciso Gilbert.
Ivan urlò di rabbia, quasi ringhiando e sputando veleno con gli occhi incatenati a quelli dell’americano, prima di muovere la gamba sinistra e colpirgli le caviglie con un movimento rapido di questo, buttandolo nuovamente a terra.
Nonostante la caduta, lo statunitense, non si era arreso, e teneva ancora il fucile stretto fra le mani, ma prima che potesse recuperare la presa sul grilletto, il russo si mise sulle ginocchia ed estrasse il machete, conficcandoglielo nel linguine.
«Ahh!»
L’urlo straziante dell’americano risuonò nella stanza, provocando una flebile risata agghiacciante sulle labbra del russo.
«Ne, ti sta bene America~» e si alzò in piedi, sorridendo divertito, adagiando la punta del piede sul machete per far penetrare tutta la lama, lentamente, nella ferita dell’americano, già molto profonda.
«A-ah!» lo statunitense urlò ancora, lasciando che le lacrime scivolassero lungo la pelle, e poi ad inumidire la cenere nera che gli faceva come da giaciglio.
«A-Arthur-» il suo fu un rantolare confuso, uno biascichio di lacrime e di dolore, e di quel nome che ora non faceva altro che ripetere.
«Arthur ...»
Ivan capì, e si fermò, lasciando comunque la punta del piede aderente al manico del machete: anche lui stava combattendo per la persona amata.
Anche lui, ma non lo avrebbe lasciato vincere.
Doveva vendicare Gilbert. Doveva vendicarlo a tutti i costi.

Non doveva vanificare il sacrificio di Arthur. Non doveva.
E continuava a ripeterselo mentalmente, l’americano, ormai immerso nell’oblio del dolore, con gli occhi piedi di lacrime e il corpo insanguinato.
«Arthur!» urlò, poi, sollevando il fucile e sparando alla cieca.
«Ah-!»
Il russo cadde all’indietro, portandosi subito la mano sull’incavo fra spalla e collo: lo aveva sfiorato, ma se gli avesse presso il collo, trapassandogli da parte a parte la trachea, lo avrebbe ucciso sul colpo.
Intanto, Alfred, ne approfittò per levarsi il machete dal linguine e gettarlo fra le fiamme, trascinandosi indietro cercando per lo meno di sedersi e resistere a quel dolore assurdo.

In quel momento si ritrovarono entrambi costretti a terra, feriti e doloranti, con il respiro smorzato, il sudore ad impregnare le vesti e le fiamme a scottare i loro visi martoriati.
Ivan sentiva il respiro mancare, sempre di più, con le narici ormai avvelenate dal fuoco e dalla cenere nera, dal fastidioso odore di zolfo, e dovette respirare profondamente più volte, ansiosamente, con la mano sul petto, in cerca di aria pulita.
Alfred non riusciva neppure più a muovere le gambe, da tutto il dolore che si era diffuso nel basso ventre insanguinato, dove quella ferita profonda si apriva sotto i suoi occhi, ed il sangue continuava a sgorgare. Quando poi fece caso che il sangue non era la sola sostanza a sgorgare da lì, ma che la sua fuoriuscita era accompagnata dall’urina, tirò la testa indietro quasi nauseato, stringendo i denti e respirando affannosamente.
Anche se fosse riuscito ad uccidere Ivan, lui, non sarebbe andato verso sorte migliore, con la vescica lacerata.
Eppure non voleva morire.
Si sarebbe arreso, se non avesse portato nella propria mente il pensiero di Arthur.
Entrambi i loro visi iniziavano ad apparire più pallidi del normale, le labbra dell’americano addirittura violacee, gli occhi del russo stancamente socchiusi.

America doveva fare un ultimo tentativo: lo sapeva bene.
Nonostante quei terribili giramenti di testa ed il dolore lancinante al basso ventre, fu il primo a rialzarsi, anche se si ritrovò a barcollare appena.
Il russo incrociò il proprio sguardo a quello dell’avversario, e senza più ricorrere alle armi, si alzò in silenzio.
L’americano prese la mira sulla testa del russo, ma dovette combattere con i conati e la testa dolorante, mentre il sangue continuava a sgorgargli pesantemente sulle gambe.
Il dito scivolò sul grilletto, poi si risistemò a fatica su di esso, mentre la vista si annebbiava, e quando tornò nitida, l’espressione fredda ed agghiacciante del russo era a pochi centimetri dal suo viso.
Con una manata, lo slavo, gli fece scivolare il fucile dalle mani, e allora, lo statunitense, barcollò all’indietro, socchiudendo gli occhi, ormai indebolito da quell’ingente perdita di sangue.
«Arthur …» si ritrovò ancora una volta a pronunciare tristemente il suo nome, con gli occhi lucidi, e la testa che scoppiava, consapevole di ciò che stava per delinearsi in quella stanza infernale.
«Do svidaniya, Amerika.»
E i palmi delle mani del russo si adagiarono sullo sterno dell’americano, spingendolo all’indietro con forza.
Alfred si sbilanciò ancora, e perso del tutto l’equilibrio, il suo corpo ferito incontrò le fiamme.

Ivan rimase in ascolto di quegli urli straziati, di quel corpo che lentamente si deformava, carbonizzato dalle lingue di fuoco rovente.

Il russo era così stanco ed indebolito dalle ferite che non riusciva quasi neppure a rendersi conto che ormai aveva vinto quella sfida, che aveva vinto il gioco, e che le fiamme intorno a lui si erano spente, così come il ghiaccio si era sciolto e come il buio era velocemente sceso.

Rimase immobile al centro della sala, e poi cadde sulle ginocchia, portandosi le mani alla testa, con gli occhi lucidi ed il respiro tremante.
«Gilbert …
Gilbert, tornerò da te …»
Lo voleva vedere. Lo doveva vedere.
E lasciandosi scivolare sul viso pallido le poche lacrime che un essere pazzo come lui era in grado di versare, tirò appena indietro la testa, deglutendo la fatica ed il dolore diffuso in tutto il corpo.
E ora? Ora cosa ne sarebbe stato di lui? Di loro?
Quella era l’ultima stanza, e allora perché, oltre allo spegnimento delle fiamme e allo scioglimento del ghiaccio, non era successo nient’altro?


------------------------------------




Quando riaprì gli occhi, la sua guancia destra era aderente alla cenere nera, e sollevato il viso se la ripulì appena con la mano, senza percepire più alcun dolore.
Non c’erano bruciature sul suo cappotto, né sangue o ferite sul suo corpo.
Stava bene, nonostante in quella stanza non fosse cambiato niente, e nelle pareti non si fosse aperta alcuna fenditura.
Quando però si sollevò in piedi notò una piccola striscia di luce proveniente dal pavimento, a qualche metro da lui.
Forse era davvero l’ultima stanza: si era aperta una fenditura nel pavimento, ed alcune piccole scale portavano sotto la stanza.
Sorrise speranzoso, e non ebbe paura di imboccare quelle scalette.
Percorsa una manciata di queste, la luce che lo illuminò era la più potente che avesse visto in tutte quelle ore trascorse lì.

Si ritrovava in una stanzetta più piccola, con tre pareti piene di tasti illuminati di colori diversi, soprattutto verdi, o bianchi, o gialli.
Nella parete vuota, che era proprio di fronte all’ultimo scalino, invece, si materializzò subito una scritta rossa.
“A te la scelta.” Semplici parole scritte col sangue, forse di tutti gli Stati periti fra le spire velenose del gioco.
Ivan si guardò intorno, avvicinandosi alle tre pareti piene di tasti: doveva premerne uno? Uno su quanti? Duemila? Forse tremila?
Erano tantissimi, di forme e colori diversi, e ognuno, molto probabilmente, nascondeva qualcosa di terribile, perché di certo in quel momento gli risultava davvero difficile pensare che metà di quelli prevedesse cose negative e metà cose positive, come era giusto che fosse.
Certo, però, i colori potevano aiutare.
Per esempio un certo colore viene sempre associato al negativo, ma quando Ivan vide quel grosso tasto, al centro della parete più vicina a lui, non ebbe alcun dubbio.

«Oh che bel colore~!»

E lo premette.



Mai premere il rosso. Mai.






✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠✠


-Lo Spazio dell’Autrice-

Ed eccoci giunti alla fine della seconda serie!
Come sempre ne approfitto per ritagliarmi uno spazietto che, come minimo, sarà più grande del capitolo in sé, pffft.

Dunque, innanzi tutto un abbraccio a tutte voi che mi avete seguito segretamente, mi avete messo fra le preferite, mi avete recensito e a chiunque passi di qui (?).
Dunque, pensavo sinceramente che l’idea del seguito avrebbe fatto calare il numero dei lettori in modo impressionante, e invece ecco qua che questa fic è finita fra le più popolari grazie a The Naiads, malice, Sweet Witch, MichiaGuaddi, Ikari Everthorne, _Whity_, RuKiA, Kawaii_, Grotesque, Kaichan__, SickMind e Nuit.
Sappiate che vi adoro tutte e vi voglio adottare. Ok dai, basta fare la cretina su. Alla fine posso dirmi soddisfatta.
Se devo parlare per me, dal punto di vista personale, ho preferito “L’Incubo”, perché ho trovato questa un po’ troppo ripetitiva, ma a quanto pare per voi non è stato così e ne sono molto contenta. Essere riuscita a mantenere un numero così alto di lettori seppur questi siano 21 capitoli di sola lotta, è stato un gran traguardo/e una gran fatica/, e ho in mente taaaante belle cose per il futuro~
Terza serie? Neanche a chiederlo!
Ed è probabile che partorirò qualche bonus track (?) del tipo “cosa fosse successo se …”, “come reagirebbe questo leggendo tale capitolo”, e cose così.
Avrei una domanda da porvi comunque: come diavolo si mettono le immagini nei capitoli? E poi anche delle copertine di ogni storia, che devo cercare. Teoricamente avrei molte idee per le copertine, ma non so disegnare, quindi mi devo affidare alle immagini sul web ;A;
Comunque se qualcuna di voi può aiutarmi mi farebbe un grande favore, ecco!
Per quanto riguarda la terza serie, il primo capitolo è probabile che arrivi fra … una settimana? Perché devo ordinare per bene le idee, ecco.
Ci saranno nuovi personaggi, nuove location e … beh, lo vedrete presto.
E ora arriva la mia parte preferita~

Osservazioni sui vari personaggi:
Ungheria: terzo posto sul podio delle più cazzute, per me. Mi dispiace solo averle concesso poco spazio. Tralasciando la battaglia con Austria, che per lei ha avuto un coinvolgimento emotivo, in quella contro Romania ha mostrato gli attributi ed è stata davvero brava.
Austria: credo che Roderich mi odi, ma con qualcuno dovevo pur aprire la lunga serie di morti, gh.
Ripeto, come avevo fatto nell’ultimo capitolo dell’”Incubo” che adoro Roderich, anche se potrebbe non sembrare, lol.
Invece detesto l’AustriaxUngheria/mi scuso in presenza di eventuali fan e mi manlevo da ogni responsabilità uwu (?)/ma ho ritenuto che già il primo capitolo dovesse far capire a tutti quanto potesse essere crudele il gioco.
Olanda: A-Abel. Il mio Abel.
Scusate, ultimamente è fiorito un amore per Olanda e neanche io so il perché -quella che da piccola detestava l’Olanda e i tulipani-
Ma smettiamola di svelare queste brutte cose su di me!
Su di lui non ho poi molto da dire, insomma, tutti voi avrete capito l’inciucio (?) fra lui e Lussemburgo. Ah, quel capitolo mi ha fatto perdere qualche lacrimuccia, ghu.
Unica cosa: mi sarebbe piaciuto tanto farlo scontrare con Spagna -scler-
Danimarca: il dispiace di averlo fatto morire subito mi ha straziato, nh. Mi è mancato per tutta la durata della fic, solo che Olanda-Danimarca mi ispirava molto/e poi sono stati proprio questi due a darmi la carica/.
Vedrò di dargli un po’ di spazio nella prossima serie. x3
Italia del Nord: povero piccolo Feliciano. Una delle morti peggiori, forse, però ridevo mentre scrivevo il capitolo.
Nutro un certo sadismo nei confronti dei fratelli Vargas -non si è mica notato, eh!- e di questo mi scuso profondamente/ma anche no/.
Bielorussia: scusami Nat, a te riservo il secondo posto fra le più cazzute, perché, sì, nustri un certo sadismo anche tu nei confronti dei Vargas, ma ti sei fatta mettere nel sacco dal suo amore impossibile.
Canada: anche Matthew mi odia. Tantissimo. Lui e Roderich non hanno avuto molto spazio né qui, né nell’”Incubo”, perciò cercherò di impegnarmi a fondo per dare un po’ di giustizia ad entrambi nella prossima serie.
Francia: Francis, che è apparso nei primi capitoli e ricomparso negli ultimi. Costretto ad uccidere qualcuno che ha amato ed allevato come un figlio e morto per mano del rivale in amore, senza poter vedere Arthur e confessargli i suoi sentimenti.
Uno sfigato, insomma.
Scusa Francis! ;A;
Germania: logico che scegliessi di far morire lui e non Gilbert, ecco.
Germania al massimo poteva vincere contro Ucraina, Belgio o Lit- ok basta, la smetto di odiarlo profondamente.
… No dai, non ce la faccio.
Però, siccome sono buona, nella terza serie gli sarà dato spazio.
Ringraziami crucco, mhpf.
Prussia: l’unico per cui ho pianto seriamente, nh ;_; avrei tanto voluto fargli incontrare Russia -Dio mio, una fanfiction senza RuPru!- ma penso che sarei annegata in fiumi di lacrime se lo avessi fatto, lol.
Grazie a te, Gilbert, ho ripreso ad odiare America, a cui NON sarà dato spazio nella terza serie.
Giappone: in questo contesto me ne approfitto per dire che sarà difficile vedere Cina in una delle mie fic, perché ho notato che qualcuna di voi l’ha nominato in una recensione xD
Comunque l’Asse è stato sfortunatissimo questa volta, bisogna dirlo.
Penso che si rifarà nella terza serie, sì.
Lussemburgo: l’unico OC della serie che, pare, abbia riscosso un minimo di successo, contrariamente a quando mi sarei aspettata. A lei riservo il primo posto delle donne cazzute, perché tutti sappiamo cosa ha combinato con Spagna, lol~
Comunque il terrore di creare una Mary-Sue è perenne, ngh, e spero che anche con i prossimi OC che spunteranno andrà bene.
Di tutta la serie è stata la mia preferita, e mi ha fatto scrivere il capitolo XIV che, nonostante preveda la sua morte, è forse quello che mi piace di più! +A+
Spagna: questo ragazzo … ha un bel culo.
Ok, forse sono un po’ migliorata con lui? Non lo so. Lo spero.
Insomma, avrei voluto dargli molto più spazio, ma siccome amo l’angst e le cose fra la famiglia ispanica e quella dei Van Halen andranno a complicarsi ho dovuto metterlo contro Alice/e tanto ho dimostrato che Lussemburgo non è una lagnosa come poteva sembrare quando è morto Abel/.
Belgio: scusami Belgio se ti odio e ti ho dato cinque righe di spazio -rotola via-
Sud Italia: -torna perché ha ancora da commentare-
Ovviamente avrei voluto farlo scontrare con Feliciano -troll- ma ho risparmiato la bastardata e ho preferito l’intreccio Olanda-Lussemburgo-Spagna-Sud Italia (Belgio l’ho messa lì per figura, se ancora ve lo state chiedendo c:).
E sì, avete visto un Lovino capace di tirare granate perché ho un’idea di lui totalmente diversa dalla classica.
Dopotutto è il Sud Italia: dove a mettiamo la mafia, eh? (?)
E anche per Feli. I partigiani, cavolo!.
Anche i Vargas sanno combattere, giuro~
Romania: mhn~ scusate, ho un feticismo per questo ragazzo/e per la RomHun/.
Qualcuno l’ha definito Diavolo, qualcuno mi ha fatto i complimenti per come lo caratterizzo, e ne sono felice.
Il capitolo dove ha massacrato Ungheria mi ha fatto sbavare, e insomma, forse, dopo Lussemburgo, è quello per cui avrei tifato ;w;
E quanto mi si è stretto il cuore quando è morto stringendo un pezzo di stoffa del vestito di Ungheria ;A;
Polonia: sinceramente? Non ho nulla da dire.
E di certo non sono molto brava con lui. Vedremo cosa combinerò nella terza serie.
Lituania: Anche per lui vale lo stesso discorso di Polonia, purtroppo. E, argh, rendiamoci conto, questo gli avrebbe chiesto di sposarlo quella sera!abr> … Sono crudele ;w;’
Ucraina: anche a lei non ho lasciato molto spazio, non perché i stia antipatica, ma perché non ce la vedo proprio immischiata in un gioco del genere.
Ricordo infatti che come arma aveva il forcone-
Inghilterra: subito a sospettare di lui, cretino di un Lovino! òAò
La morte più triste della fanfiction, a mio parere ;-;
Scusami Arthur, lo sai che sei nella mia top five e sei uno di quelli a cui voglio più bene ;//;
America: Bastardo. Bastardo maledetto.
Str- … scusate. Però dai, ha ucciso Gilbert e ho l’impressione che molti di voi tifassero per il Magnifico, quindi se lo offendo un po’ non se la prende nessuno, no?
Devo ammettere che però ho riscoperto un nuovo Alfred soprattutto in questo capitolo, quando non ha fatto altro che ripetere il nome di Arthur in lacrime per un bel pezzo.
Non nascondo che in questo capitolo mi siano venute le lacrime agli occhi verso la fine, nh.
Russia: era quasi logico che facessi vincere lui, e la vendetta in stile RuPru in finale -rigorosamente divisa in due capitoli perché sono bastarda come Alfred (?)- ci stava.
Ringraziate tutti Ivan che ha premuto il tasto peggiore~

Punteggi:

America: 07 (+ 03)
Russia: 00 (+ 05)
Italia del Sud: 00 (+ 02)
Lussemburgo: 02
Prussia: 01 (+ 01)
Romania: 02
Bielorussia: 00 (+ 01)
Francia: 00 (+ 01)
Inghilterra: 00 (+ 01)
Lituania: 01
Olanda: 01
Unghiera: 01
Austria: 00 (+ 00)
Belgio: 00
Canada: 00 (+ 00)
Danimarca: 00
Germania: 00 (+ 00)
Giappone: 00
Italia del Nord: 00 (+ 0)
Polonia: 00
Spagna: 00 (+ 00)
Ucraina: 00


Uff quanto ho scritto -stanza-
Beh …

Alla prossima.

_Neu Preussen_





Lo so che è orribile, perdonatemi, la geometria e la precisione non sono il mio forte, ma almeno dà un'idea su come fosse strutturato il tutto. Vogliatemi ancora bene! ;*;

   
 
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