Qualche noticina
doverosa: chi è stato molto attento, avrà notato
che la storia è COMPLETA!
Ebbene si,
quello che state per leggere è il – poco
– degno
epilogo di questa – pessima – storia.
MA! Non
temete: partirò per una settimana (ci tenevo a postare
l’epilogo prima di
andare), ma appena sarò tornata troverete on line il seguito.
Un’altra
nota: scrivere
questo capitolo è stato divertente quanto faticoso, bello
quanto tragico … è un
po’ fluffoso, ma – caso raro nella storia di questa
fanfic – sono assolutamente
soddisfatta di come è venuto. Il rating potrebbe essere un
po’ più alto (arancione)
ma non temete, non c’è nulla di –
eccessivamente – scandaloso.
Ultima cosa,
giuro: dedico questo capitolo a tutti coloro che hanno letto, inserito
la fic
tra le seguite/ricordate/preferite, recensito.
Ma
soprattutto, ancora una volta, lo dedico a DracoLikesHamsters, sperando
che sia
all’altezza delle tue aspettative, tesoro ^^
Buona
lettura!
Cap. 19
-Jamie, non
sai quanto mi sei mancato!-
Sirius sorrise,
strofinando il naso contro quello di James. Stanco di essere trattato
come un
malato, per quanto adorasse le coccole, aveva convinto James a
lasciarlo
sgusciare fuori dalle coperte e si era seduto sul bordo del letto, con
le gambe
penzoloni che premevano contro i fianchi di James e con le braccia
strette
intorno alla sua vita.
-E come se
lo so, Pad! Mi sei mancato anche tu-
– Ti
amo
–
–
Sirius,
avrei una domanda da farti – James ad un certo punto si era
staccato da lui,
parlando con tono fintamente contrariato: – Madama Chips
aveva finito tutte le
magliette della tua taglia? –
Come per
avvalorare la sua tesi, la maglietta di Sirius scivolò per
l’ennesima volta giù
per una spalla, lasciando scoperta una discreta quantità di
pelle, cosa che
James giudicò deplorevole, mentre con la punta delle dita
afferrava un lembo di
stoffa per rimetterlo al suo posto.
– Che
vuoi
che ti dica? Le piacerà guardare!? –
constatò Sirius, divertito ma soprattutto
sorpreso dalla gelosia di James – E come darle torto?
– continuò con tono
esageratamente vanitoso, mimando il modo in cui proprio James si
scompigliava
di solito i capelli.
Qualche
piano più in giù rispetto
all’infermeria, Regulus e Remus erano impegnati in
tutt’altro tipo di
conversazioni.
–
Se la sarà presa? – domandò
Regulus, sfilandosi il mantello dell’invisibilità
e riponendolo sul letto di
James. Non che sapesse quale fosse, ci era arrivato per esclusione: il
letto su
cui era stato Peter fino a qualche secondo prima era evidentemente suo;
l’unico
che era stato rifatto non poteva che essere di Remus. Ne restavano due:
poiché
quello di Sirius era sicuramente il letto su cui si trovavano le sue
magliette
stropicciate, l’altro era per forza di James.
–
Probabile, ma gli passerà – rispose
Remus, riferendosi a Peter che poco prima era stato letteralmente
cacciato
dalla camera – Non che avessimo altra scelta –
Regulus
annuì pensieroso, osservando
attraverso la finestra il cielo che ormai diventava scuro.
Remus,
in piedi dietro di lui, lo
abbracciò poggiando la testa sulla sua spalla.
–
Adesso però siamo soli – la voce
gli uscì come un sussurro e fu felice che Regulus fosse di
spalle e non potesse
vedere quanto era arrossito.
Il
moro dal canto suo sentiva il
cuore battere forte per la stranezza della situazione più
che per l’imbarazzo.
Entrambi
però sapevano che stesse per
succedere ancora e, nonostante fossero ancora tanti i dubbi e poche le
certezze, sapevano di essere nel posto giusto e con la persona giusta.
Sirius
sorrise maliziosamente, sfiorando con la lingua il lobo
dell’orecchio di James,
mentre le sue mani fredde scendevano casualmente lungo la schiena
dell’altro.
James ricambiò quel piacevole tocco giocando a sua volta con
le mani sotto la
maglietta di Sirius e godendo nel sentirlo tremare al suo tocco.
Si erano
persi in un gioco di gesti impacciati, di mani che avevano paura di
finire nel
posto sbagliato o di essere troppo veloci, mentre avevano stipulato il
tacito
patto di non incrociare i loro sguardi.
Andarono
avanti così, divertiti e leggermente spaventati, per un
tempo indefinito; poi
finalmente si fermarono a guardarsi, entrambi con le guance arrossate
dall’imbarazzo e il fiato corto per l’emozione.
Scoppiarono
a ridere quando si specchiarono l’uno negli occhi
dell’altro.
– A
cosa si
deve questo imbarazzo, Pad? –
–
Potrei
farti la stessa domanda –
Poi James
sorrise malizioso: – Quando hai detto che torna Madama Chips?
–
– Ho
detto
che non torna –
Sirius
sorrise lasciandosi spingere all’indietro da James e
ricadendo sul materasso,
mentre l’altro si posizionava a cavalcioni su di lui,
ricominciando a baciarlo.
Fu Sirius il
primo a cercare un contatto più intimo, giocando con
l’elastico dei suoi boxer.
Remus
e Regulus giacevano l’uno
accanto all’altro.
–
Remus? –
Come
riemergendo da una condizione di
profondo torpore, il biondo sollevò lo sguardo, raggiungendo
la traiettoria
degli occhi di Regulus che continuò a parlare –
Com’è andata la vostra
conversazione? –
Remus
arrossì appena, cogliendo il
riferimento alla conversazione che aveva avuto con Sirius poco prima:
– Come
vuoi che sia andata? Tutto bene. Credo che Sirius avrà gli
incubi per qualche
giorno … o magari qualche mese. Ma almeno sa come stanno le
cose –
Regulus
sorrise ringraziando
mentalmente Remus per “aver fatto il lavoro sporco”
al posto suo.
–
Ed esattamente cosa contempla
questo “tutto”? – aggiunse malizioso,
godendo dell’espressione imbarazzata di
Remus. Poi la sua mente ebbe come una illuminazione: – Tutto,
tutto? Tu hai
detto a mio fratello quel che abbiamo fatto? –
Fu
il turno di Remus di sorridere: –
Se ti fa stare meglio, l’ho detto al mio migliore amico
– ghignò col solo
risultato di risvegliare tutti gli istinti nascosti di Regulus.
–
James aspetta un attimo – lo sguardo
perplesso del ragazzo convinse Sirius a spiegare: – Siamo in
infermeria: può
entrare qualcuno –
James
puntellò i gomiti nel materasso per scostarsi da Sirius. Con
cipiglio serio che
poco gli si addiceva, soprattutto visto lo stato in cui versava, si
trovò a
constatare: – Se non ti conoscessi direi che hai paura!
–
Le guance di
Sirius andarono a fuoco mentre cercava una cosa logica da dire:
– è la mia
prima volta ed è normale che abbia paura –
Si
stupì di
aver avuto il coraggio di dirlo senza batter ciglio.
James lo
guardò intenerito, stendendosi completamente su di lui e
sorridendo. – è la
nostra prima volta – corresse – e siamo Malandrini:
sarebbe improbabile se la nostra prima volta
non infrangesse
almeno sette regole di Hogwarts! –
Sirius
rispose strofinandosi contro il suo corpo e sbottonandogli i pantaloni
senza
preavviso.
– Sei
sicuro, vero? – James capì dagli occhi di Sirius
che quella che provavano era
esattamente la stessa sensazione; come sempre erano sulla stessa
lunghezza
d’onda.
Più
tranquillo, James riprese a collaborare, sfilando a sua volta maglietta
e
pantaloni a Sirius che intanto si era girato prono sul letto.
– Non
… non
ti farò male – mugolò James, respirando
sul collo di Sirius ed abbracciandolo
come per rassicurarlo.
Quando
finalmente James entrò dentro di lui con una spinta, Sirius
si irrigidì,
mordendosi la lingua per non urlare e conficcando le unghia nelle
coperte.
–
Tutto
bene? – soffiò James, baciandogli il collo.
Sirius
annuì
senza parlare, per paura che la sua voce lo tradisse, mentre James
cominciava a
muoversi lentamente dentro di lui.
–
Sai, vero che non potrò più
guardare in faccia Sirius? – domandò Regulus
strofinandosi contro Remus. Il
biondo si limitò a sorridere sornione, consapevole di essere
vicino ad un altro
importante traguardo: forse finalmente tra Sirius e Regulus ci sarebbe
stata
una tregua e poteva permettersi il vanto di pensare che fosse anche un
po’
merito suo.
–
Il problema qual è? –
–
Giocavamo a gobbiglie insieme. È
lui che mi ha insegnato a volare – rispose, come se
quell’affermazione
spiegasse tutto – Dormivamo nello stesso letto –
Remus
continuava a divertirsi e
Regulus iniziò a trovare irritante il suo comportamento.
– Penso che invece
oltre che guardarlo in
faccia, dovrai parlargli – Regulus pensò che
troppe coccole facessero male a
Remus, che intanto continuava a blaterare – Se ti ha
insegnato a volare forse
vorrà anche farti “quel discorso”
–
Come
sempre, quando Remus entrava in
certi argomenti,per quanto potesse essere divertente prendere in giro
Regulus,
non riusciva a non arrossire; per questo nascose il viso, intrappolando
Regulus
in un tenero abbraccio.
– Credo che sia
tardi per fare quel discorso –
constatò saggiamente il più piccolo, coprendo
entrambi col lenzuolo e sfiorando
la spalla si Remus con la mano.
–
Questa come te la sei fatta? –
domandò indicando la cicatrice di cui le sue dita
tracciavano il contorno.
–
è una lunga storia – rispose Remus
baciandolo. Di certe cose non era ancora pronto a parlare.
James si era
fermato; disteso sul petto di Sirius, poteva sentire il battito del suo
cuore
perfettamente sincronizzato al proprio.
–
è stato … –
cominciò titubante e fu Sirius a
concludere per lui – perfetto –
Sirius
giocava ancora con i suoi capelli, anche se era talmente stanco che
sapeva che
da un momento all’altro sarebbe crollato.
– Ci
pensi,
James? Mio fratello e Remus … –
A James
andò
di traverso la saliva: –
Tuo fratello
e Remus … cosa? – domandò sgranando gli
occhi.
Il sorriso
che si aprì sul volto di Sirius fece sciogliere il suo
cuore.
– Sei
la mia
vita, James – Sirius si appoggiò esausto a lui,
respirandone il profumo caldo e
seducente.
– Sei
la mia
vita, Sirius – rispose l’altro accarezzandogli il
viso.
Quella
stessa sera Peter tornò in
camera per addormentarsi e trovò una figura a sua volta
addormentata in un
letto.
Sulle
prime aveva pensato a Sirius,
poi si era accorto dei capelli leggermente più corti e del
fisico leggermente
più minuto.
Rabbrividì
riconoscendo Regulus.
Fu
il colmo quando distinse al di là
delle coperte qualche ciuffo di capelli chiari: per il suo povero cuore
quello
era troppo; con quella sconvolgente visione nella mente, scese in sala
comune,
dove la mattina dopo Frank Paciock lo trovò a dondolarsi
avanti e indietro, mormorando:
– Non posso crederci – ed altre frasi che la mente
pudica di Frank preferì non
registrare.
Quella
stessa mattina Madama Chips rientrò a lavoro dopo essere
stata fuori per
faccende private di Hogwarts.
Trovò
due
ragazzi addormentati, abbracciati e nudi su un letto
dell’infermeria.
Avrebbe
dovuto arrabbiarsi?
Il suo
sguardo cadde sulla pergamena su cui erano annotate le medicine che
Sirius
avrebbe dovuto prendere e che naturalmente erano ancora ben conservate
negli
appositi flaconcini.
Iniziò
a
battere ritmicamente il piede a terra, come faceva sempre quando
cercava di
calmarsi ed intanto si guardò intorno, cercando di non far
cadere l’occhio
sulla “scena proibita”.
Alla fine
coprì i corpi dei due ragazzi con un lenzuolo e
lasciò la stanza, sperando che
si svegliassero presto, in modo da permetterle di tornare a lavoro.
Lei quella mattina non era stata lì.
E questo è quanto: i pomodori marci sono a destra, le uova a sinistra.
Perdonate la conclusione, ma dovete sapere che mi sono svegliata stanotte verso le 3; il capitolo era già pronto, avevo voglia di rileggerlo: ho agguantato una penna ed è uscita fuori questa conclusione!
Vi lascio augurandovi buona domenica e sperando che continuerete a seguire anche il seguito!
Chiby