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Autore: Loryblackwolf    17/08/2012    2 recensioni
Celato da fitte foreste, tra le viscere più profonde delle montagne, prospera il popolo corrotto che ha fatto delle regioni settentrionali di Ancaria un luogo d'orrore e paura, un popolo il cui solo nome ha il potere di risvegliare antiche paure nel cuore degli uomini. Laurelinad è uno di loro, un Elfo Oscuro, orgoglioso delle proprie origini e assetato di potere come qualunque altro suo fratello. Ma potrebbe mai abbandonare tutto ciò che possiede e ogni promessa di riscatto, solo per amore di una donna?
Questa è la prima fanfiction che abbia mai scritto tanti anni fa, ispirata al videogioco Sacred: la Leggenda dell'Arma Sacra.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che feci il giorno dopo fu assicurare a Mael vitto e alloggio migliori, con la scusa della maggiore qualità del suo sangue. Nessuno dei miei compagni sospettò qualcosa, nemmeno mia sorella. Occupavo le mie giornate allenando il mio corpo e il mio spirito in vista del Rito, ma il mio animo era comunque diviso in due. Da una parte la sete di potere, dall’altra il desiderio di vedere la giovane elfa sana e salva, lontano da quel lurido posto. E questa parte desiderava che io fossi con lei. Di giorno riuscivo ad ignorare entrambe le mie brame, tenendo la mente impegnata nella creazione di veleni da spargere sulle mie spade e nell’allenamento fisico. Di notte tutti i miei dubbi tornavano a galla dopo i miei incontri con Mael, divenuti ormai quotidiani.

Era un errore, e lo sapevo. Non avrei dovuto vederla mai più. Ma ogni notte, contro ogni mia volontà, le mie gambe mi conducevano nella cella dove risiedeva la mia dama.
Nel giro di una settimana si riprese quasi del tutto dalle ferite, potendo contare sulle mie cure. Durante i nostri incontri parlavamo a lungo. La sua diffidenza scomparve in poco tempo, in particolare dopo che le ebbi raccontato come si viveva a Zhurag-Nar e di come ero cresciuto. Anche lei aveva dovuto sopportare dure prove, la solitudine di un’orfana e la separazione forzata dalla sua casa quando divenne una ranger e fu inviata nell’esercito del regno. Mi parlò spesso delle sue terre, di quanto era bello cavalcare lungo il fiume, delle foreste di querce ed olmi, delle canzoni cantate al chiaro di luna. Io parlavo piuttosto poco, preferivo ascoltare la sua voce e fingere per un momento non esistesse altro.
Non le avevo ancora spiegato il vero perché della sua cattura, e quando me lo chiedeva rimanevo sul vago. Che vigliacco. Ma cosa potevo dirle, “sarai la portata principale del banchetto che si terrà in mio onore”?

Passarono due mesi. Il giorno del Rito si avvicinava, ed io ancora non riuscivo ad essere sincero con Mael.
“Lau” mi chiese una sera. “cosa c’è che non va?”
Aveva preso l’abitudine di chiamarmi con questo curioso diminutivo, e mi riempiva di gioia ogni volta che lo faceva.
“Niente” risposi.
“Bugiardo. Sei teso. C’e qualche problema?”
A parte il nostro primo incontro ravvicinato, Mael ed io non ci siamo mai nemmeno toccati. Gli unici momenti in cui potevo sfiorare il suo corpo erano durante i miei sogni, e in quei giorni sognavo spesso. Era per me una tortura resistere al suo sguardo indagatore, come stava facendo adesso, era come se volesse esplorare nel mio animo da cima a fondo; desideravo tanto di potermi abbandonare alle sue esplorazioni, ma di certo non avrebbe trovato niente degno della fiducia che provava nei miei confronti.
“Sono solo un po’ stanco per gli allenamenti. Non sono facili, sai. Chi non è abituato crollerebbe dopo poco.”
“Si, molto interessante. Ma ora rispondi alla mia domanda. Guarda che lo capisco, se menti”.
Sorrisi. “Un giorno dovrai spiegarmi come diavolo fai a leggermi come se fossi un libro aperto. Credevo di essere bravo nel celare le mie intenzioni”.
Stavolta fu lei a ridere. “Allora è vero che mi nascondi qualcosa! Posso sapere cosa?”

Non le sfugge niente! Non posso continuare ad ingannarla, ma chissà come reagirebbe. E’ una donna imprevedibile, forte e coraggiosa, temo che non potrei sopportare il suo odio. Ma lei è sempre stata così sincera con me… E va bene, vuoto il sacco. Anche se poi mi odierà.

“In effetti qualcosa c’è” deglutì a fatica. “ma mi è difficile dirtela. E’ da quando ci conosciamo che questo problema mi attanaglia.” la fissai negli occhi “Mael, non ho mai conosciuto nessuno come te. Nessun elfo oscuro può possedere la tua stessa passione, la tua forza. La tua gioia di vivere, che non ti ha fatto perdere la speranza. Mi hai affascinato sin dal primo momento.”
Era la prima volta che le parlavo così apertamente dei miei sentimenti. Arrossì visibilmente durante la mia confessione.
“Ma non è questo il punto. Quel giorno non sei stata catturata per puro caso. Tra pochi giorni si terrà una cerimonia, durante la quale…” strinsi i pugni. “tu sarai sacrificata.”
Sul suo viso si intrecciarono una miriade di emozioni, sorpresa, sgomento, incredulità.
“La cerimonia si terrà in mio onore.”
Si alzò dalla branda dove eravamo seduti. Prese a camminare per la stanza, nervosamente.
“Mael, io … ”
“Silenzio! Ora capisco tutto. E’ tipico di quelli come te. Volevi conoscere tutto di me, volevi che mi fidassi di te, solo per potermi distruggere interamente alla fine! Come sono stata sciocca… Tutte quelle belle parole, e alla fine questo! Allora, ti piace così tanto giocare con le tue prede? Schifoso sadico!”
Fu come ricevere una pugnalata in pieno petto. Mi alzai e cercai di avvicinarmi.
“Non è così! Cerca di capirmi, io voglio davvero aiutarti, ma non so più cosa fare, a cosa credere…”
“No! Stammi lontano!”
Cercò di attaccarmi, ma le bloccai entrambe le mani afferrandone i polsi per poi spingerla contro il muro col peso del mio corpo. Quando finalmente smise di dimenarsi potei vedere che stava piangendo.
“Ascoltami, ti prego! Non avrei mai voluto ingannarti, ma sono così confuso! Per tutti questi mesi non hai fatto altro che incrinare il mio castello di certezze e ideali, mi hai stregato con la tua voce, non ho fatto altro che pensare a te! Io ti amo, Mael!”
Dai suoi polsi potevo sentire il battito frenetico del suo cuore. I nostri corpi erano ancora intrecciati per la precedente lotta e mi accorsi che tremava.
“Ti amo. Ma anche se disertassi, se decidessi di fuggire con te, ne ricaveremmo l’odio incondizionato di tutto il mio popolo. Ci darebbero la caccia per tutta la nostra vita, ci costringerebbero a dormire notti inquiete, e sarebbe tutta colpa mia! Non potrei mai costringerti a questo, ma non posso neanche permettere che tu muoia. Non so più cosa fare…”
Mollai la presa sui suoi polsi e mi allontanai da lei, a malincuore. Si asciugò le lacrime che erano scivolate lungo le guance e inspirò a fondo. Era sollievo quello che lessi nei suoi occhi quando mi guardò, sollievo e serenità. Mi si avvicinò e posò la testa sul mio petto, abbracciandomi. Le sue parole pronunciate a bassa voce furono la mia condanna.
“Perdonami. Non avrei dovuto reagire in quel modo, ma ho avuto tanta paura… Temevo d’essermi sbagliata sul tuo conto, che mi avresti usata per raggiungere i tuoi scopi. Lo temevo fin dall’inizio, ma ho scelto comunque di fidarmi di te, e quando mi hai detto la verità ho perso la testa. Non avrei mai voluto dirti tutte quelle cose… Anch’io ti amo, Lau”.
Fu come abbattere un vecchio muro. Ogni dubbio o incertezza fu spazzato via, come se non fossero mai esistiti, e mentre stringevo tra le braccia quella creatura meravigliosa sentì che nuove certezze andavano solidificandosi in me. Non ho più paura, ora.
“Come faremo, adesso?” mi chiese, timidamente. “Non ci sono possibilità di fuggire dalle prigioni, e siamo tre livelli sottoterra, ci bloccherebbe mezza città”.
“Dobbiamo aspettare. La sala delle cerimonie è al primo livello, sarà più facile raggiungere l’uscita. Ma dovremo vedercela con un gruppo di Shalinor e di sacerdotesse, senza tener conto della Matriarca. Ci sarà da combattere, e duramente. Ma ce la faremo. Non permetterò loro di toccarti, te lo giuro.”
“Non preoccuparti per me. Non andrà come quel giorno, durante l’imboscata. Saprò difendermi, ma resta il problema della direzione da prendere una volta fuori. Ascolta, se riuscissimo ad attraversare i monti a sud-ovest potremmo giungere a Bellevue. Quell’area può contare sulla protezione dell’esercito valoriano, ed io sono riconosciuta come suo soldato, dunque troveremo asilo. Metterò una buona parola anche per te…”
“Aspetta. Stai parlando di fuggire attraverso mezzo regno senza le adeguate provviste, senza armi e senza cavalli?”
Mael sorrise amaramente. “Hai un’idea migliore?”
“Direi di no. E non abbiamo altra scelta” ricambiai il sorriso “ma non sarà poi un così gran problema, per un ranger. Dico bene?”
“Dovrai darti da fare per starmi dietro!” disse, ridendo dolcemente. Quanto è bella, quando ride. Soffermai il mio sguardo sulle sue labbra, così rosee, chiedendomi quanto potessero essere morbide. Senza accorgermene avvicinai il mio viso al suo, sfiorando le sue labbra con le mie, e ancora una volta lei mi sorprese, rispondendo al mio timido gesto con un bacio. Per un attimo temetti che mi sarei sciolto tra le sue labbra, che di me non sarebbe rimasto altro che una pozza d’acqua che la gente avrebbe indicato dicendo “ecco cosa succede ad uno quando si innamora”. Il suo calore, il suo profumo, il suo sapore… inebriato, affondai le mie mani nei suoi capelli, approfondendo il bacio. Lei sospirò, rispondendomi con passione, e mosse delicatamente le mani lungo la mia schiena, dandomi lievi brividi. Tremai dalla gioia pensando a questo momento come reale, e non come ad un sogno che sarebbe svanito al mio risveglio. Quando si allontanò e mi permise di riprendere fiato vidi che sorrideva ancora, felice. Stavo per baciarla di nuovo, quando sentì il rumore dei passi di una guardia. Prima che potessi avvertirla, Mael era già corsa a sedersi letto, facendosi piccola, ed io rimasi in piedi di fronte alla porta. Qualche secondo dopo la guardia entrò nella cella con fare frettoloso.
“Laurelinad? La somma Aleera vi sta cercando. Vi aspetta nella sala delle cerimonie. Ha detto di fare presto.”
“Va bene. Dille che sto arrivando.”
La guardia si dileguò in un attimo, inghiottito dal buio delle segrete. Non avevo idea di cosa volesse mia sorella, raramente ci incontravamo al di fuori delle sale di addestramento. Sentì Mael sospirare, sollevata dall’assenza della guardia.
“Ora devo andare. Domani elaboreremo un piano, dopodichè non credo che ci potremo più vedere fino al giorno del Rito. Cerca di resistere fino ad allora.”
“Sarò forte. Aleera è la sorella di cui mi hai parlato?”
“Sì. Sarà l’unica cosa che mi mancherà di questo posto.”
Lei si incupì. “Mi dispiace…”
“Non devi. Ho preso la mia decisione, e non tornerò indietro. Quando ottieni qualcosa devi abbandonare qualcos’altro, e nel mio caso si tratta di mia sorella. Spero solo che la Matriarca non la incolpi a causa mia. Comunque se la caverà, è in gamba.”
Le sfiorai le labbra un ultima volta. “A presto”.
Rimase in silenzio, guardandomi mentre andavo via. Ebbi la sensazione di sentire il suo sguardo che mi seguiva anche dopo essere uscito dalle prigioni, come se cercasse di non perdere il contatto con me.

La Sala delle Cerimonie era un’ampia stanza circolare, il cui soffitto saliva verso l’alto lasciando una grande apertura rotonda, da cui sarebbe entrata la luce della luna durante il rito. Al momento era illuminata solo dalle torce alle pareti, che lanciavano lugubri ombre lungo le elaborate colonne di fattura nanica. Gli unici elementi aggiunti dalla mia stirpe erano le due statue di marmo nero ai lati del trono della Matriarca, raffiguranti la dea dei lupi e la dea del veleno. Una raffigurazione della Dea suprema era impossibile, in quanto appariva a ogni individuo in modo diverso, a seconda di ciò che si trova maggiormente disgustoso o meraviglioso. Personalmente l’ho sempre immaginata come una minacciosa donna dalle ali nere. Al centro della sala si ergeva un altare rettangolare di pietra, il cui unico ornamento erano i solchi scorrisangue che ne facilitavano la pulizia dopo i sacrifici. Ai quattro lati erano fissate le catene che bloccavano la vittima, e provai un moto di rabbia pensando a come Mael sarebbe stata incatenata a quell’orrendo monumento.
Aleera attendeva accanto alla statua della dea dei lupi, intenta ad osservare la belva ghignante ai piedi della dea. La salutai inchinandomi e portando il pugno destro al cuore, segno di sottomissione, a cui lei rispose chinando la testa.
“Mi cercavi, sorella?”
Lei rivolse nuovamente lo sguardo alla statua. Indossava un corpetto rigido e una lunga gonna di organza nera, e bracciali di cuoio nero e argento ai polsi. Era nota a Zhurag-nar per la sua eleganza, oltre alla rara chioma di capelli d’ebano, di cui io avevo ereditato solo due ciocche nere tra i capelli argentei, ben più comuni tra gli elfi oscuri.
“Pensavo a come sei cresciuto dai tempi in cui eri un Elendiar. Chi non credeva in te ha dovuto rimangiarsi la parola vedendo la forza che hai ottenuto in così poco tempo. Sono orgogliosa di te, fratello.”
Chinai la testa e chiusi gli occhi, riconoscente. Per quanto possa salire di rango, ad un maschio non sarà mai concesso di rivolgersi ad una sacerdotessa ignorando l’etichetta che ci impone eterna remissività nei confronti delle donne, le favorite dalla Dea.
“Ricordi cosa mi dicevi durante gli allenamenti, sorella? Che la magia senza una spada che la difendi è vulnerabile e debole. Per questo ho lottato, per diventare la tua spada e proteggerti. Se ora sono quello che sono lo devo unicamente a te”.
“Non dire sciocchezze. Chiunque vorrebbe giungere al tuo livello, ma la maggior parte perisce o resta debole per tutta la vita. Le tue vittorie le devi unicamente a te stesso, alla tua forza e alla tua volontà. Certo, buon sangue non mente…”
Ridemmo entrambi. I momenti di ilarità sono sempre stati molto rari tra noi, ma ognuna di quelle gocce di serenità sono impresse a fuoco nei miei ricordi.
“… ma non montarti la testa. La nostra battaglia non finirà mai. Faremo grandi cose insieme, sono certa che un giorno faremo entrambi parte dell’aristocrazia matriarcale, quindi giura che non mi abbandonerai mai. La nostra unione sarà il nostro potere”.
Mi inginocchiai con riverenza, senza la minima traccia di esitazione.
“Hai tutta la mia fedeltà e riconoscenza, sorella. Ti rigrazio”.
Aleera ne fu molto compiaciuta. “Bene. Ora và a riposare, è tardi. E preparati per il Rito, quando sarai accettato come guerriero da tutti noi. Buonanotte”.
Detto questo uscì dalla sala accompagnata dal fruscio dei suoi indumenti. Provai una punta di amarezza pensando a ciò che mi accingevo a fare, a rompere un giuramento che avevo atteso per tutta la vita per rispettarne uno fatto solo pochi minuti prima. Avrei tradito l’unica persona che mi aveva permesso fino ad allora di andare avanti, e avrei seguito colei che mi avrebbe condotto lungo una strada tortuosa e sconosciuta. Ripensai a Mael e mi chiesi se davvero valeva la pena di fare tutto questo.

Certo che ne vale pena.




Nota dell'autrice: Secondo capitolo! Santo cielo, quanto ero infantile e romanticona, all'epoca. XD

Loredana

   
 
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