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Autore: PositiveNirvana    18/08/2012    0 recensioni
Alex, un giovane ragazzo che è dovuto crescere velocemente e in modo autosufficiente sin da tenera età dopo la morte della madre,un adolescente che deve "badare" anche al padre, un uomo debole, spossato che si butta nell'alcool per dimenticare, trascurando le esigenze del figlio. Non tutto, o quasi, è fortunatamente buio nella vita del ragazzo, che decide di dare una svolta positiva alla sua vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo il pianto di quella mattina non aveva voglia di vedere nessuno. 

Si sentiva tremendamente solo, era una sensazione di vuoto che lo prendeva dall’interno senza che potesse reagire…ogni tanto, mentre preparava la valigia, alcune lacrime sgorgavano dai suoi occhioni verdi che una volta erano pieni di speranza. Ora vedevano solo dolore. 

Infilò le sue ultime cose nella borsa,prese l'unica foto che aveva sul comodino,l'unico vero ricordo della sua vita e poi a grandi passi si diresse verso la porta di ingresso. 

Passando dal corridoio vide il padre nella sua camera, seduto sul letto con lo sguardo fisso avanti, qualche lacrima scorreva giù per la curvatura del viso fino a cadere sulle gambe. 

Farfugliava qualcosa sottovoce, Alex non riusciva a capire e non si sforzò nemmeno di riuscirci, non importava. 

Abbassò lo sguardo e continuò a camminare verso la porta, diede un’ultima occhiata a quel posto, quella che era stata la sua dimora per 17 lunghi anni e , con un velo di tristezza sul volto, uscì lasciandosi parte dei ricordi della sua vita alle spalle. 

 

Ci mise poco ad arrivare a casa di Margherita a piedi, circa mezz’ora, gli fece bene camminare un po’. 

Sgombrò la testa di parecchi pensieri negativi che gli si affollarono quella mattina, era deciso a cambiare vita ad essere un nuovo Alex, un Alex con una famiglia su cui contare e un futuro a cui aspirare. 

Salì le scale per arrivare davanti alla sua soglia, subitò si paralizzò, aveva paura, una strana paura, 

Aveva perso il coraggio, ma si fece forza e , dopo un lungo respiro bussò. 

Passarono alcuni minuti, ma nessuno rispose. 

Riprovò, attese ma ancora nessuna risposta dall’interno. Stava per andarsene quando sentì delle voci provenire dall’appartamento, appoggiò l’orecchio e sentì… delle risate? 

Sì erano risate, e poi sentì cose come “bambino”..”bambina”.

Era difficile ascoltare e capire bene, Margherita abitava affianco alla ferrovia e passavano i treni molto spesso. Si mise più comodo sedendosi sullo zerbino colorato e cercò di spalmarsi ancora di più sulla porta. Trattenne il fiato in modo che nemmeno il suo respiro non interferisse con l'ascolto.

Tese ancor di più le orecchie, ora le risa erano finite, c’era silenzio, Alex poteva udire perfettamente ciò di cui stavano parlando,e rimase scioccato nel sentire il dialogo che stavano avendo Margherita e una sua amica. 

 

- E ora come farai?- disse l’amica con tono preoccupato. 

-io..io non ne ho idea, non so nemmeno come potrò dirlo ad Alex, ho una paura tremenda di perderlo e di ferirei suoi sentimenti… ha già sofferto abbastanza quel povero ragazzo.- 

 

"Ma di cosa stanno parlando?" pensò Alex non riuscendo a capire di cosa trattasse l’argomento. Il suo  battito si faceva sempre più veloce, come se stesse facendo una corsa, sapeva di esserne in mezzo, ma perchè??

Rimase ad origliare per venirne a capo. 

 

-Lo so,praticamente lo consideri come tuo figlio,ma prima o poi dovrai dirglielo e prima lo fai meglio sarà, sono sicura che capirà!-

 

-Hai ragione, però vedi, come ti ho già detto la sua vita è già stata troppo difficile, e ora che avrò un figlio mio non potrò, anche volendo con tutta me stessa, essergli vicina come prima..è una cosa che mi fa sentire a pezzi!-

 

Ad Alex si bloccò il respiro insieme al battito cardiaco… non poteva credere alle sue orecchie.! 

"No..no.. non può essere vero,perché devo perdere tutti!"

Si alzò in piedi di scatto e sentì le gambe cedere.. ma si aggrappò alla scala e restò in ascolto. 

 

Margherita non riusciva a parlare a causa dei singhiozzi che non cessavano. 

-i-io.. c-come faccio a d-dirglielo.? Per m-me è un figlio.! N-non posso non t-tenerlo-

-Lo so cara- la rassicurava l’amica – ma lo sai che non puoi, ci fosse un modo per tenerlo con te ti assicuro che l’avrei già trovato-

 

Alex aveva il viso inondato di lacrime, aveva perso anche lei. Lei che per anni lo aveva accudito e fatto sentire sempre a casa sua, lei che negli attimi di sconforto lo aveva tenuto fra le sue braccia cantandogli quella canzone che lo faceva sentire sempre bene, lei ora era si era staccata da lui, involontariamente, come una foglia in autunno si stacca dall’albero con cui è cresciuto. 

Lui si sentiva così, una foglia morta che si lascia cadere e trasportare dal vento in luoghi sconosciuti fino a morire rumorosamente calpestata da un passante frettoloso. 

E così avrebbe fatto lui. Ora si sarebbe trovato una nuova casa e una nuova famiglia, non sapeva come, ma ci avrebbe riflettuto sopra e una soluzione l’avrebbe trovata.

Di tornare da suo padre non ci pensava proprio. 

Si girò ancora con il volto bagnato e corse giù per le scale senza pensare più a niente e a nessuno. 

Uscì come una furia dal portone. 

Aveva una voglia immensa di correre, le sue gambe presero ad andare da sole, lui non le guidava. Aveva voglia di sfogarsi, di non pensare più a niente e arrivare al limite.

Prese la via dei campi e si mise a correre per la campagna fredda, desolata. 

Era una corsa sfrenata piena di mille emozioni diverse, se avesse dovuto spiegarlo probabilmente non ci sarebbe riuscito. Aveva percorso si e no un chilometro, quando iniziò a piovere, inizialmente leggermente poi sempre più con maggiore intensità. 

Adorava la pioggia, l’acqua che graffiava il suo volto, che bagnava i suoi vestiti, sentirli appiccicati alla pelle lo faceva sentire vivo nell’anima. 

Era fantastico; si tolse la maglietta per sentire ancora di più il contatto con quelle piccole goccioline che ora cadevano in mille e sempre più velocemente. 

Dopo chissà quanto tempo si fermò, ancora pioveva e lui era nel bel mezzo di quel campo, alzò lo sguardo per ammirare la pioggia che frenetica si abbatteva su di lui, e per la prima volta in quel giorno rise. 

Rise di gusto, dentro di lui sentiva nascere una nuova speranza che gli pulsava nelle vene. 

Si distese a terra così come era, con il borsone sotto la nuca, non sapeva dove sarebbe andato, come avrebbe fatto, ma tutto ciò per il momento non era importante. 

Chiuse gli occhi e dimenticò tutto. 

Nota dell'autrice: mi scuso per eventuali errori, ho dovuto rileggere di fretta!
                           Ringrazio chi ha lasciato una recensione e chi lo farà!
                           P.N.

   
 
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