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Autore: sonsimo    03/03/2007    6 recensioni
STORIA COMPLETA. Durante la sua visita al cimitero di Godric's Hollow, Harry viene colto di sorpresa da Lucius Malfoy, che riesce a catturarlo. Il ragazzo, debole e ferito, non sa come fare per sfuggire al mangiamorte che vuole consegnarlo a Voldemort. Harry riceverà un aiuto del tutto inaspettato, e finalmente saprà la verità su uno degli uomini che più ha odiato durante la sua giovane vita.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Fanfic HP1: terzo capitolo

 

Capitolo3: Dubbi

 

 

Harry era attonito. Fissava l’uomo di fronte a sé ad occhi sgranati. Per un attimo, data l’assurdità di quella situazione, pensò che fosse tutto soltanto un sogno, ma non poteva essere così. Il dolore che percorreva le sue membra era troppo reale, da mozzare il fiato. Tentò di dare un’altra scossa alle catene, ma era tutto inutile. Era lì, alla mercè di due folli mangiamorte, ad attendere l’arrivo dell’assassino dei suoi genitori, e come se non bastasse Piton tentava di confondere la sua mente già terribilmente offuscata dalla debolezza. Non poteva lasciarlo fare, doveva rimanere lucido almeno fino all’arrivo di Voldemort. Sapeva che sarebbe stato impossibile fuggire, ma se doveva, voleva soccombere a testa alta. Probabilmente Voldemort lo avrebbe sfidato nuovamente come aveva fatto in quel cimitero alla fine del Torneo Tremaghi, gli avrebbe reso la bacchetta e lo avrebbe costretto a combattere contro di lui, ed Harry non si sarebbe tirato indietro. Sapeva di non avere alcuna possibilità, non si era ancora messo alla ricerca degli Horcrux mancanti, aveva progettato di farlo dopo la visita a Godric’s Hollow.

Avrebbe combattuto con tutte le sue forze, questo era certo. Se doveva morire, lo avrebbe fatto -come aveva detto allora Voldemort?- dritto e fiero, come suo padre. Quel padre tanto odiato dall’uomo che ora stava di fronte a lui.

“Vattene, Piton. Non ti sono bastati sei anni di scuola per tormentarmi? Non credo ad una sola parola di quello che hai detto. Hai ucciso Silente davanti ai miei occhi, dannazione! Come fai a parlare di fedeltà?”.

“Te l’ho detto Potter, proprio averlo ucciso è stata la massima prova della mia fedeltà. Ho eseguito gli ordini. Io non sono mai tornato dal Signore Oscuro, sono tuttora dalla parte dell’Ordine della Fenice. Il vero problema è che l’Ordine non lo sa, e continua a darmi la caccia. Adesso fai silenzio e lasciami parlare, se ci tieni alla tua vita”.

Harry alzò nuovamente la voce: “Tu non mi fai nessuna paura, è inutile che mi minacci. Inoltre so bene che non puoi uccidermi, Voldemort te la farebbe pagare cara per avergli tolto questo piacere!”.

Piton, che aveva ormai perso la pazienza, si chinò verso il ragazzo incatenato e lo afferrò per la maglia, sollevandolo leggermente dal pavimento. La sua voce era di nuovo molto bassa, e di tanto in tanto gettava occhiate sospettose verso la porta: “Non intendevo questo. Devi farmi finire di parlare, perché poi dovrò portarti via di qui. Sono qui per salvarti, ma tu stai notevolmente complicando le cose con il tuo atteggiamento”.  

Harry guardò negli occhi di quell’uomo con rabbia. Come quando erano ancora a scuola, Piton si stava approfittando della sua posizione di superiorità per fargli del male, perfettamente consapevole del proprio vantaggio sul ragazzo che non poteva difendersi. Ma che insano piacere poteva mai trarre dal raccontargli quelle assurdità? Harry cercò di controllare con tutte le sue forze la voce tremante:

“Perché ti prendi gioco di me in questo modo? Sei la persona più vile e meschina che abbia mai conosciuto”. Piton continuò a tenere Harry sollevato, guardandolo impassibile, avvertendo il tremito del corpo del ragazzo. Sentiva la collera divampare nei confronti dell’arroganza del moccioso, ma si sforzò di continuare: “Hai mai sentito parlare del Voto Infrangibile?”.

“So tutto del voto che hai stretto con la madre di Malfoy. Ho origliato quando hai parlato con lui l’anno scorso, la sera della festa di Lumacorno”.

Piton lo trafisse con un’occhiata penetrante e un’espressione incollerita, e lo lasciò ricadere sul pavimento. Il suo solito, arrogante e totale disprezzo per le regole. Quel ragazzo si meritava davvero una bella lezione, ma purtroppo in quel momento l’insegnante sapeva di non potersi permettere questo piacere. Doveva spiegare le sue ragioni al ragazzo, doveva portarlo via di lì prima dell’arrivo di Voldemort.

“Adesso basta, Potter. Ti scaglierò di nuovo il silencio e ti spiegherò esattamente quello che è successo. Ti conviene ascoltare attentamente, non mi piace ripetere le cose. Se non vuoi farlo, peggio per te, agirò con o senza la tua collaborazione”.

Harry fissò l’uomo negli occhi in silenzio, per qualche secondo. Si sentiva molto combattuto. Non era pronto a credere alle parole di un uomo che lo aveva tormentato per tanti anni, ma il dubbio cominciava ad insinuarsi nella sua mente. Sembrava che Piton stesse facendo davvero un incredibile sforzo su se stesso per controllarsi.

“Va bene, ascolterò. Il silencio non è necessario. Mi basta solo che tutto questo finisca presto”.

Piton percepì distintamente il tono amaro del ragazzo, ed avvertì una strana sensazione, come una leggera stretta al petto. Era forse… compassione? -No, tu lo odi come odiavi suo padre, non ha importanza quello che hai dovuto fare per lui in questi anni, avevi i tuoi buoni motivi -si disse Piton.

“Molto bene, perché dobbiamo fare in fretta. Silente… lui sapeva del Voto Infrangibile, sapeva che il Signore Oscuro aveva chiesto a Draco di ucciderlo, probabilmente per vendicarsi del fallimento di Lucius al Ministero -Piton notò il leggero velo di tristezza che passò davanti agli occhi del giovane Potter nel ripensare agli avvenimenti di quella notte di circa due anni prima, che avevano condotto alla morte del suo padrino- Silente mi ha detto che avrei dovuto rispettare il mio Voto, in qualsiasi circostanza. La mia copertura non doveva saltare, perché era fondamentale avere una spia tra i mangiamorte. Mi disse che avrei dovuto ucciderlo, se fosse stato necessario, perché il mio compito non era ancora concluso, sia come spia sia…” Piton si bloccò, incapace di continuare, e fissò gli occhi adirati e colmi di scetticismo di Harry.

“Sia? Continua!” lo incitò il ragazzo. Piton sembrò riflettere per qualche istante, e stava quasi per riprendere il discorso, quando un distinto rumore di passi in avvicinamento lo bloccò. Lucius stava tornando.

“Quello che ti ho detto deve bastarti per adesso, Potter. Ascoltami attentamente: il Signore Oscuro non sarà qui che per l’alba. Prima di allora, tornerò a prenderti e ti porterò via di qui. So come eludere la sorveglianza di Lucius”.

Harry sembrava esterrefatto: “Portarmi via? Cosa… io non… perché dovrei fidarmi?”.

“Perché non hai altre possibilità! -ringhiò Piton- Saprai tutto il resto una volta che saremo andati via di qui. Ora -Piton puntò di nuovo la bacchetta verso il ragazzo- sappi che non sto facendo questo per piacere personale, ma è fondamentale che Lucius continui a fidarsi di me, e sarei poco credibile se me ne andassi senza torcerti un capello”. Piton agitò la bacchetta verso la guancia di Harry, sulla quale comparve una brutta scottatura. Harry continuava a fissarlo ad occhi sgranati, quando la porta della cella si aprì e Malfoy fece il suo ingresso. Lucius guardò prima Piton e poi il suo prigioniero, che ricambiò sprezzante lo sguardo, e sembrò alquanto compiaciuto alla vista della nuova bruciatura sul suo volto. Poi i suoi occhi si posarono sul fianco del ragazzo, che aveva smesso di sanguinare, e si volse interrogativo verso Piton.

“E’ necessario che rimanga vivo fino all’arrivo del Signore Oscuro. Si stava dissanguando” rispose Piton. Lucius sembrava contrariato, ma non obiettò e si limitò ad annuire. Poi, senza alcun preavviso, allungò una gamba e sferrò un potente calcio al volto di Harry, che gemette. Lucius rise mentre il ragazzo inclinava la testa verso il proprio braccio per asciugare il sangue che adesso colava dal labbro spaccato. Harry lanciò un’occhiata a Piton, e quello che vide lo stupì. L’uomo stringeva i pugni e osservava Malfoy con quella che sembrava rabbia trattenuta. Ma che cosa stava succedendo? Poteva Harry davvero… fidarsi di lui? Lui ha ucciso Silente e ti odia, odia il figlio di James Potter. Ma che cosa aveva voluto dire l’insegnante quando aveva nominato sua madre?   

La voce di Malfoy lo distolse dai suoi pensieri: “Povero piccolo Potter. Non riesci nemmeno a ripulirti il volto dal sangue. Vuoi che ti aiuti?” Lucius si chinò verso Harry, afferrò il suo volto e lo sfregò rudemente con la sua mano, mentre il ragazzo cercava invano di ritrarsi e le catene si stringevano sempre di più. Harry odiava quel senso di impotenza, odiava non poter reagire in nessun modo a quel mostro!

“Non toccarmi”. Per tutta risposta, Malfoy rise ancora, beffardo, ma si raddrizzò quando Piton parlò:

“Andiamo Lucius, sono stanco della sua voce petulante e del freddo di questa cella” Piton si avviò verso la porta e Lucius, pur sembrando riluttante, lo seguì. Una volta sulla soglia, l’uomo puntò per l’ultima volta i suoi occhi grigi su Harry: “A più tardi, Potter” spense le torce e sbattè la porta alle sue spalle.

Solo e immerso nell’oscurità, Harry ripensò a quello che era appena successo, a tutto quello che Piton gli aveva detto. Si sentiva ancora più confuso di quando si era risvegliato e si era ritrovato incatenato, e quasi provava senso di colpa per questo. Non avrebbe dovuto avere dubbi su Piton, dopo quello che gli aveva visto fare, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, lui era un mangiamorte a tutti gli effetti.

-Silente si è sempre fidato di lui, e tu ti sei sempre fidato della saggezza di Silente. Può essersi sbagliato così clamorosamente su Piton?- Era tutto così assurdo, Silente che diceva a Piton che non avrebbe dovuto esitare ad ucciderlo, Piton che diceva che sarebbe tornato a prenderlo per salvarlo. Harry non poteva crederci, ma d’altro canto, riflettendo lucidamente, si chiedeva perché  Piton avrebbe dovuto raccontargli quelle menzogne, proprio quella notte in cui ormai lo avevano in pugno. Forse voleva semplicemente sottrarlo a Malfoy e consegnarlo a Voldemort personalmente, per prendersi tutto il merito e l’onore che ne conseguiva agli occhi del suo tanto adorato Oscuro Signore? Dopotutto non aveva esitato a colpirlo alla guancia -ma sembrava arrabbiato quando Malfoy ti ha colpito, e l’anno scorso non ha permesso ai mangiamorte di torturarti-. Ma ciò che più impensieriva Harry era il fatto che Piton avesse nominato sua madre. Il ragazzo ripensò a quel poco che sapeva sul rapporto tra sua madre e il giovane Severus: nel pensatoio aveva visto Lily difenderlo dalle angherie di suo padre James, e come ringraziamento Piton l’aveva insultata per le sue origini babbane. Decisamente, non dovevano essere amici. Harry sospirò per la frustrazione. Se le catene glielo avessero permesso, avrebbe affondato la testa tra le braccia. Invece, immobilizzato in quella scomoda posizione, chiuse gli occhi e, vinto dalla spossatezza, si lasciò andare a un leggero e agitato sonno, carico di incubi su Malfoy, Piton e Voldemort.

 

continua...

 

Nota dell'autrice: grazie mille a Lake, IdraelenV e zizela per le loro recensioni... siate state gentilissime, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo. Per Lake: inizialmente mi sono spaventata leggendo la tua recensione... Al prossimo capitolo! Sonsimo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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