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Autore: Spettatrice    19/08/2012    2 recensioni
"Bastò un attimo, un rumore improvviso da dietro un cespuglio a farla girare. Strizzò gli occhi nell’oscurità e riconobbe il suo cavaliere misterioso. Occhi di ghiaccio la stavano fissando con un’intensità innaturale. Il portamento fiero, i capelli biondo-platino e quel ghigno .. il suo ghigno preferito.
 
Il ragazzo fece un passo in avanti, quanto bastava per lasciare la sua zona d’ombra e far brillare il suo sguardo sotto la chiara luce della luna.
-Non pensavo che saresti venuta- Furono le sue prime parole. La voce era chiara, sicura.
-Non lo pensavo nemmeno io- Rispose la ragazza alzandosi. Stava mentendo.
Al contrario la sua voce era insicura, stava ancora tremando. I suoi occhi erano stanchi, questo era chiaro, ma per la prima volta dopo tanto tempo avevano iniziato a brillare, sotto la stessa luce che illuminava il volto del ragazzo.
Draco avanzò ancora di qualche passo, fino a raggiungere Hermione e posizionarsi di fronte a lei. I loro occhi sembravano fondersi insieme, in un vortice di emozioni.
-Facciamo un gioco, Granger. – Le sussurrò lui, le labbra vicinissime all’orecchio della ragazza.- Per stasera le parole non valgono, voglio soltanto i fatti .. – E così dicendo, inclinò la testa per baciarla nell’oscurità della notte"

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Hermione Jean Granger è cambiata. Negli ultimi tempi non è più la stessa. Sarà un bacio, forse atteso da troppo tempo, che riaccenderà in lei una fiamma seppellita da lei stessa per paura di soffrire.
E' come un gioco, una lotta da cui ormai non si può più scappare. Sopravvive chi è indifferente, perde chi si innamora.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Protoni ed elettroni di carica opposta a completarsi;
 
 
 
Gli occhi di Draco la fissavano con intensità innaturale, per la seconda volta in quella sera.
La lieve luce della sua bacchetta cercava di illuminarne il volto e i tratti apparentemente stanchi.
Elaborate occhiaie gli gonfiavano gli occhi e gli donavano una strana espressione, mista a quell’antica bellezza che fin dalla nascita manteneva nel suo portamento più fiero.
I capelli erano arruffati, sembrava fossero stati preda di un innocuo venticello notturno.
Le braccia possenti e muscolose che aveva tanto osservato alla partita di Quidditch, erano ora più flaccide, rassegnate e piene di lividi.
Chi non lo avesse conosciuto per quello che era, in quel preciso istante avrebbe probabilmente pensato di trovarsi di fronte ad un infiltrato, stanco e affamato quale doveva essere.
Da dove fosse venuto e come avesse ottenuto la parola d’ordine erano le domande che ruotavano nella testa di Hermione, così che si decise a rompere quel silenzio imbarazzante postosi fra loro, per prima.
-Che diavolo .. ? - Si soffermò, fece una breve pausa per trovare le parole migliori e non essere scortese - Malfoy, sbagliato sala comune?
Non rispose subito ed Hermione ebbe ancora un po’ di tempo per osservarlo. Solo in quel preciso momento si accorse che non aveva la bacchetta o che, perlomeno, non la teneva in mano.
- Granger, sembro davvero così stupido?
- Chi può dirlo.
La voce sprezzante nelle parole di Hermione era in estremo contrasto con ciò che pensava, con ciò che costantemente cercava di dimenticare.
Quegli occhi diventati ormai dalla lacrima facile, che mai erano stati tanto rossi per qualcuno. Quel ragazzo aveva il potere di trasformarla .. non era più il feroce e determinato leone di una volta, era diventato l’agnellino indifeso, scolpito da un dolore recente e ancora acceso dentro di lei.
Era come se quel suo fascino antico, quello charme e quell’eleganza esagerata gli fosse stata fatta inghiottire dalla sua stessa famiglia, come fosse uno sciroppo per la tosse, una medicina in grado di curare i difetti di un bambino.
E con il tempo la medicina aveva portato i suoi risultati, era diventato esattamente come lo avevano programmato: Avido, limitato, presuntuoso, arrogante ed estremamente sottomesso a loro.
Poteva conoscerlo guardandogli gli occhi, captando quel velo di dolore e prigionia dal quale non poteva e non voleva liberarsi.
E solo ora, si chiese se mai avesse avuto il coraggio di ribellarsi a qualcosa.
Draco si stava guardando attorno,ignorando la risposta di Hermione. Il soffitto, i mobili, le calde poltrone accanto al camino quasi spento e i numerosi arazzi alle pareti gli entravano dentro, soddisfacendo la curiosità di un bambino in cerca di nuove tappe, nuove emozioni.
Era bello, troppo bello anche per quella sala comune.
-Carino .. E così, questo è il covo dei mezzosangue?- sogghignò.
Di nuovo, continuava a guardarsi intorno, spostandosi a passi lenti, come per voler memorizzare ogni quadro, ogni crepa del muro, ogni granello di polvere della stanza.
Hermione lo controllava, teneva le distanze da quel corpo così estraneo, in un luogo a lei fin troppo conosciuto.
Quel tono sprezzante, a volte, riusciva a farla rabbrividire.
- E’ il covo della gente per bene, delle persone che si accettano tra loro per quello che sono, per le storie che hanno da raccontarti. Decisamente migliore di voi, comunque. – Ancora una volta era stata troppa dura con lui, una vocina nella sua testa le diceva di non mettere troppa acidità nella voce, aveva sofferto abbastanza da conoscere il peso delle parole.
Lui non si irrigidì nemmeno, come fosse pietra.
-Non puoi saperlo, non li conosci .. non mi conosci.
Questa volta il suo sguardo lo aveva tradito, aveva lasciato cadere il ghigno e l’espressione da duro, aveva dato modo alle sue vere emozioni di attraversarlo per un attimo, per un breve secondo in cui le parole venivano pronunciate.
-Nemmeno tu mi conosci Mafloy, eppure i tuoi giudizi non sono mancati a nessuno di noi.
Ecco tornare il suo solito ghigno in quel viso ambiguo, gli occhi accecati, assaporava l’odio che avrebbe messo nelle parole successive.
- Come potrei soltanto pensare di conoscere una mezzosangue? Mi fai ribrezzo Granger, sapere che quello che hai addosso è sangue babbano, che quel poco di cervello che ti ritrovi venga da lì, fossi in te mi vergognerei soltanto ad entrare in questa scuola.
La sala comune le cadde addosso, le torri, il castello, il mondo intero la stava schiacciando, le mancava il respiro e la forza di muoversi.
- E allora perché sei qui? – Le parole uscirono dalla sua bocca, fresche di rabbia e dolore, ma consapevoli che sarebbe stata una sola risposta a rincuorarla.
- Perché non riesco a dormire .. che diavolo .. ?
Hermione fissò Draco, ma la sua bocca era immobile, gli occhi sorpresi quanto quelli di lei.
La voce era troppo familiare, questa volta non era tagliente e piena di odio, semplicemente sorpresa per la presenza di Draco.
Si girò verso la porta del dormitorio maschile per vedere chi fosse, ma sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno.
Il viso assonnato, gli occhi ridotti a fessure nel tentativo di adattarsi alla luce della stanza  .. fissava Malfoy,  mentre dentro di sé cercava di dare un senso a quella situazione.
Lo sapevano tutti, era diventato persino banale pensarlo. Lui e Draco non si potevano vedere, Hermione aveva paura che potesse succedere qualcosa.
Parlò con la voce spezzata dall’agitazione, la bacchetta le cadde di mano, echeggiando nel pavimento freddo.
Gli occhi dei due ragazzi continuavano a scrutarsi, tutto l’odio del mondo concentrato in uno sguardo. Sembrava che non potessero più trattenersi come un tempo, che il disprezzo non riuscisse più ad obbedire, ad essere rigettato nei profondi e straboccanti abissi dell’indifferenza.
-Harry, non ..
Era tardi, in un secondo gli fu addosso e lei non fece in tempo neanche a finire quella frase, per quanto inutile avrebbe potuto essere di per se.
Vide Malfoy arretrare e ricevere un pugno in pieno petto, schivarne un altro e cercare con smania qualcosa sotto il mantello.
Sperò con tutta se stessa che non stesse tirando fuori la bacchetta. Harry era disarmato, poteva solo difendersi alla maniera babbana, ma in quel caso non sarebbe bastata.
-No, Harry calmati .. FERMI!
Hermione non ragionava più, la paura le scorreva dentro le vene al posto del sangue sporco, le macchiava il cervello, le idee.
Le venne in mente di chiamare qualcuno del dormitorio, presto si sarebbero svegliati tutti a causa del rumore che facevano, ma poi pensò che in quel modo avrebbe tradito Malfoy, lo avrebbe esposto come carne fresca in pasto ai leoni.
Il cuore le batteva forte nel petto, sembrava volesse uscire e mettere lui fine a tutto ciò, sorpassando Hermione, pietrificata dalla paura che entrambi potessero farsi del male.
 Malfoy tirò fuori la bacchetta di biancospino, pericolosa quanto una lama d’argento e la puntò contro Harry, allontanandolo.
- Ora come la mettiamo, Potter?
Gli occhi di Malfoy si illuminarono, coscienti di avere la vittoria in mano, racchiusa in pugno per non farla scappare.
Fu questione di qualche secondo, il tempo necessario per evitare che lo colpisse, Hermione si precipitò verso di loro per dividerli, neache il tempo di rifletterci e l’incantesimo di Malfoy la colpì dritto in piena faccia.
Tutto troppo veloce, era stato tutto troppo veloce perché se ne rendessero conto.
Sentì il suo corpo staccarsi da terra, lasciare per alcuni istanti la stanza, mentre gli occhi le si chiudevano automaticamente per il colpo e le orecchie le si riempivano, facendo riecheggiare dentro di lei le urla preoccupate di Harry.
Atterrò con forza qualche metro più in là, il corpo a pezzi, nel pavimento freddo della sala comune.
Aveva la testa in fiamme e sentiva il suo corpo staccarsi pian piano dalla mente, dal filo logico che la teneva nel mondo .. circondata dal buio iniziò a tremare, aprendo a stento la fessura degli occhi appannati.
Sentì dei passi strusciarle accanto e vide il volto preoccupato di Harry che la scrutava e cercava di aiutarla ad alzarsi.
-Hermione, Hermione  .. – Le sue mani calde le avvolsero le spalle, un beneficio sorprendente per la sua pelle, costretta al contatto con il pavimento di marmo freddo fino a pochi secondi fa.
Stupida, era stata una stupida, poteva afferrare la sua bacchetta e dividerli e invece si era fatta prendere dal panico, aveva lasciato che la paura la immobilizzasse, che le impedisse di ragionare .. quando la soluzione era a portata di mano, sfiorata con dita tremanti prima che cadesse, a pochi passi da lei.
Si portò le mani sotto gli occhi lacrimanti, all’altezza del naso. Un viscido liquido rosso le colava dalla fessura delle dita a coppa, imbrattando le mani, il collo, il pavimento sotto di lei.
Alzò gli occhi da tutto quel sangue, seduta scrutò la scena davanti a lei.
Accanto a sé, il viso spaventato di Harry, in contrasto con la rabbia incisa in quello di Malfoy, più distante.
Due occhi verdi smeraldo, profondi e colmi di preoccupazione per quella vittima innocente,  la sua migliore amica, si affrettarono a comparirgli davanti, così che la testa di Harry era diventato l’ostacolo che la separava da Malfoy, che ne oscurava la faccia  non permettendo ai suoi occhi di vederlo reagire.
Singhiozzò, poi si affrettò a parlare per rassicurarlo .. – Sto bene, hey .. sto bene- il volto perso, vuoto .. le orecchie in ascolto fino a che il rumore di pochi passi e il quadro che richiudeva un passaggio non la fecero cedere del tutto.
Se ne era andato, l’aveva lasciata immersa nel sangue dei suoi errori.
Le lacrime le rigarono il viso, lente e calde strusciarono sul suo volto, bagnandole le guance di una nuova paura.
 
 
**
 
 
La ragazza aprì gli occhi lentamente, il tempo di far adattare le pupille a tutta quella luce. Quando si dilatarono, riconobbe la stanza in cui si trovava.
Già due volte era stata portata lì e, per due volte, a portarla era stata la stessa persona.
Draco Malfoy era seduto alla sua sinistra in una sedia provvisoria per i visitatori.
L’ormai immancabile volto stanco scolpito negli occhi faceva intendere che aveva passato così tutta la notte, l’intero corpo bagnato di prostrazione, la pelle bianca come quella di un cadavere da poco esposto.
Con respiro lento ed affaticato, come se ogni movimento gli costasse la vita, la osservava insistente, gli occhi quasi attaccati alla sagoma di Hermione.
Ogni cellula del suo corpo era immersa in un doppio strato di rimorso e, come se non bastasse, i sensi di colpa erano stati vomitati fuori nel momento in cui una lacrima strisciò sul suo volto morto, lasciando una striscia trasparente a marcare ferite invisibili.
Non aveva coperture, Hermione poteva leggergli la mente senza usare nemmeno un “legilimens” di poco impegno.
Si vedeva chiaramente che in quel momento si era lasciato andare, metà del corpo illuminato dalla luce lunare che trafiggeva le tende verdi dell’infermeria, l’altra metà nascosta dall’ombra.
 Quello strano gioco di luce riflessa era la risposta a tutto.
Il padre, la madre .. la sua stessa famiglia, la casa di serpeverde, il denaro, quel suo carattere altezzoso e allo stesso tempo codardo, rappresentavano le sue ombre, quelle che più venivano messe in evidenza quando recitava la parte del cattivo studente del quinto anno.
I suoi pensieri, i sentimenti, quelli nascosti dentro di lui, quelli che nascondeva con una maschera troppo grande per il suo viso scarno, erano le luci che rischiaravano la sua vita.
Erano il suo lato migliore, quello che veniva fuori quando era da solo.
Eppure, in quel momento la maschera era caduta, nel silenzio della stanza, senza rimbombo se non quello della desolazione.
Adesso, niente e nessuno cercava di nasconderlo per come era, niente e nessuno, né la sua famiglia, nè la sua maschera .. nessuna delle sue ombre.
E i minuti passavano, passavano senza che nessuno dei due proferisse parola, senza che nessuno dei due si muovesse.
Hermione a stento respirava, sorpresa, quasi sconvolta a quella visita inaspettata.
L’urlo di quel silenzio li aveva pietrificati, attendevano con le orecchie aperte, svuotate, in ascolto di quelle parole che la voce non avrebbe saputo pronunciare meglio.
Di parlare non ne avevano momentaneamente intenzione, probabilmente perché non ce ne era bisogno.
Non ce ne era mai stato bisogno, in realtà.
Per quanto resistente e grande fosse quella maschera, di certo non era impenetrabile.
Ci sono istanti, brevi, ma pur esistenti, in cui nella vita ci si lascia andare, perdendo il sapore, il gusto delle cose per cui lottiamo con più grinta.
E in quei brevi istanti, ti rendi contro che ne è anche valsa la pena. Che quel momento di debolezza in realtà non è debolezza.
E’ solo un modo per ricaricarsi della vita, per tornare più forti .. per rinforzare una maschera che si è lasciata andare.
Così aveva fatto Draco ogni volta, aveva rinforzato una maschera .. una maschera sempre più debole, sempre più stufa di continuare a lottare per sogni che non erano suoi.
C’era chi li progettava per lui, chi li programmava nell’unico modo in cui doveva mostrarsi, affogando dentro di sé le luci, oscurandole con delle tende verdi e argento.
Rimasero a fissarsi per ore intere, senza mai stancarsi, senza mai abbassare lo sguardo.
Era come se in quelle ore il loro compito fosse quello di riprendersi il tempo mancato, di sfamarsi il più possibile, per poi prepararsi ad un letargo in cui né lei né Draco avrebbero più potuto guardarsi, nutrirsi l’uno dell’altra.
Fu solo quando il sole, all’alba, sorse di nuovo scandendo il tempo trascorso, che quegli sguardi si spensero, consapevoli di essere durati fin troppo a lungo.
In pochi secondi Hermione fece quello che tutta la notte aveva programmato di fare.
Madama Chips l’aveva curata, le ferite erano state rimarginate grazie a strani intrugli ed ora, non aspettava altro che scendere da quel letto troppo triste per passarvi un’intera giornata.
Zoppicò appena, poiché quello che avrebbe fatto valeva tutto il dolore del mondo.
Si avvicinò alle tende verdi e tetre, le aprì permettendo alla luce di invaderla e distribuirsi per tutta la stanza, poi si voltò e Draco era lì, di fronte a lei, completamente illuminato dal sole. E nessuna ombra,se non quella dei cespugliosi capelli di Hermione, si rigettava sul suo viso candido, bellissimo.
Si avvicinarono come due calamite, protoni ed elettroni di carica opposta a completarsi, curandosi di quei baci, di quelle carezze calde, di quei rimorsi e di tutti quei rimpianti che non avevano potuto soddisfare.
Le lacrime ricoprirono il viso di Hermione, un pizzico di sale in tutta quell’infinita dolcezza.
  
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