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Autore: itspulcina    19/08/2012    2 recensioni
Quando Brittany scoprirà di essere stata bocciata, tutto il suo mondo sembrerà crollare. La parte più difficile è dirlo a Santana, la sua ragazza. Ha paura di deluderla, di perderla ed ha anche paura del futuro.
Quando Santana scoprirà che la sua ragazza è stata bocciata e che non si diplomerà con lei, tutto il suo mondo sembrerà crollare. Non sa cosa fare, per aiutare Britt e per mantenere salda la loro coppia. La prospettiva del futuro, adesso, fa tanta paura.
Ma Britt e San scopriranno che, se restano unite, non c'è nulla che possa dividerle o che non possano fare. Alla scoperta dell'anno che cambiò la loro vita, attraverso il racconto dei loro momenti cruciali.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Parte II

L’estate era finita così come era arrivata. Santana se ne rendeva conto solo in quel momento, osservando la gente affrettarsi sul binario. La sua estate si era definitivamente conclusa la sera precedente, nella sua camera mentre, tra i baci e le lacrime, pregava Brittany di non venire a salutarla alla stazione poichè altrimenti sarebbe stato tutto più complicato. La bionda l’aveva guardata per un attimo con i suoi grandi occhi, le labbra socchiuse, pronta a ribattere ma, quando l’aveva vista cedere di nuovo alle lacrime, si era limita ad annuire e a stringerla più forte. Santana non sapeva nemmeno perché stesse reagendo in quel modo a quella separazione, dopo che per tutta l’estate aveva ostentato una tranquillità fuori dal comune, sapeva solo che l’idea di stare lontana dalla bionda le faceva stringere lo stomaco in una morsa. Non era un addio, certo, si sarebbero viste appena possibile e telefonate in ogni momento libero della giornata ma aveva comunque una folle paura. La latina strinse la presa sul manico del suo trolley mentre le porte del treno si spalancavano davanti a lei e diede un ultimo sguardo a quello che la circondava come per salutare mentalmente Lima. Sin da quando era diventata un’irrequieta adolescente aveva sempre desiderato poter fuggire da quel posto ma, adesso che era sul punto di farlo, non era più così sicura della sua scelta. Sospirò un’ultima volta, pronta a salire sul treno quando la vide: Brittany era sul binario, sfavillante della sua solare bellezza, i capelli biondi terminavano in boccoli perfetti e le accarezzavano le spalle, il delizioso vestito a fiori che indossava sventolava sospinto dalla leggera brezza. Era bella da mozzare il fiato, talmente tanto che Santana fu convinta di avere una visione fino a quando non la vide muoversi verso di lei. La bionda era venuta a salutarla e, nonostante non avesse mantenuto la sua promessa, Santana fu felice che, per una volta, non l’avesse ascoltata. Avrebbe voluto chiederle cosa ci facesse lì, tenerla ancora un po’ sulle spine, ma la bruna sapeva che non c’era abbastanza tempo: né il treno né il suo cuore potevano attendere un minuto di più. Si sentiva patetica, non era neppure partita e già sentiva la sua mancanza, come avrebbe fatto a resistere mesi senza vederla? Santana mosse gli ultimi passi che le separavano e prese Brittany tra le braccia, baciandola senza nemmeno darle il tempo di parlare. Per la prima volta, non si curò del fatto che ci fosse tanta gente, che potessero vederla ed etichettarla; si preoccupò solo che attraverso quel bacio giungessero a Brittany tutte quelle parole e quelle emozioni che faticava così tanto a buttare fuori. –Ieri sera ho dimenticato…- iniziò la bionda, interrompendosi per rubare nuovamente le labbra dell’altra -… di dirti che ti amo- concluse, poggiando la fronte su quella della latina, con gli occhi ancora socchiusi e il fiatone per la corsa. Santana sorrise, trovando quella confessione semplicemente adorabile come, del resto, lo era qualsiasi cosa che riguardasse Brittany. Aveva la particolare capacità di sorprenderla anche con le cose più semplici, di farla innamorare nuovamente, ogni giorno di più, solo sbattendo le ciglia. –Ti amo tanto anche io, Britt- disse la bruna, stringendola contro il suo corpo e inebriandosi del profumo zuccheroso della sua pelle –Mi mancherai così tanto- rivelò, staccandosi da lei, il cuore che le batteva così forte contro la cassa toracica. Brittany represse a stento le lacrime, ricacciandole agli angoli degli occhi, osservando Santana fare la stessa cosa. Aprì la bocca per dirle che le sarebbe mancata anche lei ma le parole le morirono in gola quando il capostazione invitò per l’ultima volta i passeggeri a salire, così si limitò ad afferrare la mano della bruna che sembrava essersi congelata sul posto, artigliata al suo trolley. –Devi andare…- le sussurrò la bionda, scuotendola dal suo torpore, e lei annuì velocemente con il capo –Ti chiamo appena arrivo, te lo prometto- e così dicendo salì a bordo del treno. Questa volta, fu Brittany ad annuire col capo: pronunciare una qualsiasi parola, in quel momento, sembrava solo uno sforzo immane. La bionda puntò i suoi occhi in quelli della latina proprio mentre le porte si chiudevano e, prima che il mezzo avviasse la sua corsa, fece solo in tempo a poggiare una mano sul petto, lì dove furioso batteva il suo cuore.

*
 
Brittany rilesse per l’ennesima volta le poche righe sul retro di quella cartolina raffigurante la Statua della Libertà. Aveva letto quel susseguirsi di parole talmente tanto da quando, quella mattina, le avevano consegnato la posta, che poteva recitarle a memoria.

“NY è una città fantastica e piena di vita, proprio come te. So che ti piacerebbe. Ci sono così tanti colori, luci, suoni e un milione di opportunità. Si fanno gli incontri più strani. Eppure, tra la folla, l’unica persona che vorrei vedere sei tu. Mi manchi. xo Santana”

La bionda carezzò con affetto quella calligrafia sicura ed elegante, quasi come se con quel gesto potesse toccare la fonte di quelle parole. Sospirò e, girandosi a pancia in giù sul letto, sistemò la cartolina sul suo comodino proprio accanto alla cornice che racchiudeva una vecchia foto di lei e Santana. Aveva immaginato che sarebbe stata dura ma le sue previsioni non si erano neanche lontanamente avvicinate alla realtà: non faceva altro che chiedersi cosa stesse facendo Santana, se stesse bene davvero come diceva, se avesse conosciuto nuove persone, se anche lei la pensava e sentiva la sua mancanza. Le prime settimane erano state le peggiori, aveva temuto d’impazzire tanti erano i quesiti che si poneva. Per fortuna, poi, la scuola era ricominciata e la sua mente era stata occupata dal susseguirsi d’impegni. Certo, era stato difficile abituarsi a dover vagare per i corridoi senza la costante presenza della latina e a far fronte ai piccoli imprevisti quotidiani senza il suo aiuto ma, fortunatamente, aveva trovato in Artie, Tina, Blaine, Rory e gli altri ragazzi del glee club dei fedeli alleati. Inoltre, Brittany aveva un obiettivo su cui incanalare tutti i suoi pensieri e i suoi sforzi e ciò le permetteva anche di distrarsi: quell’anno doveva essere perfetto, doveva diplomarsi per raggiungere Santana a New York. Era complicato, certo, ma lei ce la stava mettendo tutta e, dai racconti della sua ragazza, poteva benissimo dire che anche lei stesse lavorando sodo. Brittany adorava sentire Santana parlare di come stesse sistemando l’appartamento che aveva preso in affitto, rendendola completamente partecipe della scelta degli arredamenti e dei colori (anzi, spesso e volentieri, preferiva di più accontentare i suoi gusti, mettendo da parte i propri, giustificandosi dicendo che tanto presto sarebbe venuta anche lei ad abitarci), delle lunghe e inaspettate chiacchierate con Rachel e Kurt, che si era trasferito in città un mese dopo di lei, oppure dei continui e snervanti colloqui di lavoro. Tutti questi racconti si alternavano tra scambi di messaggi, telefonate estenuanti che le facevano bruciare le orecchie per quanto stavano al ricevitore o videochiamate nel cuore della notte. Quella, da due mesi e mezzo a quella parte, era diventata la loro nuova routine, l’unico modo per sentirsi vicine l’una all’altra, e se Brittany inizialmente era stata spaventata dall’idea di terminare in fretta gli argomenti, aveva dovuto ricredersi: le conversazioni, invece di accorciarsi, diventavano sempre più lunghe e si caricavano di particolari e di minuziose descrizioni man mano che anche Santana, la meno loquace delle due, prendeva dimestichezza con quel nuovo modo d’interagire. Quella sera, proprio come tutte le sere, Brittany attendeva con impazienza che la schermata di Skype si caricasse, mettendo a fuoco il volto della sua ragazza. Sorrise istintivamente appena il volto della bruna apparve sullo schermo, lo stesso sorriso ad illuminarle il viso. Sembrava raggiante e se da una parte Brittany era felice ed orgogliosa di lei, dall’altra si malediceva per non essere lì a godere di tutta quella bellezza. Era bella da star male e l’unica cosa che desiderava in quel momento era entrare dentro lo schermo e baciarla, stringerla fino a non respirare.

–Cos è quella faccia?- le chiese Santana, cogliendola nel pieno delle sue elucubrazioni e con la bocca spalancata a disegnarle un’espressione piuttosto ebete sul viso –Niente, è solo che sei bellissima- rivelò la bionda, dando voce ai pensieri di alcuni istanti prima e osservando l’altra abbassare il capo, imbarazzata. A causa della sua carnagione scura non poteva vedere il rossore sulle sue gote ma Brittany sapeva che era arrossita. Si chiedeva come fosse possibile che una creatura come Santana non fosse abituata a ricevere complimenti, non riusciva a capacitarsi di come la gente non riuscisse a vedere quanto fosse splendida, non solo esteriormente, e si era ripromessa che l’avrebbe adorata ogni singolo giorno che avrebbe avuto la fortuna di condividere con lei.

-Mi manchi ogni giorno- rivelò sottovoce Santana ancora un po’ imbarazzata per il complimento ricevuto, distogliendo Brittany dai suoi pensieri che, puntando gli occhi dritti verso la webcam, si limitò ad annuire col capo per farle capire che lo sapeva.

-Vorrei essere lì con te- sussurrò in risposta la bionda dando voce a quel pensiero che le ronzava continuamente nella testa e che non le dava mai pace. Una lacrima quasi scappò al suo controllo ma la rigettò indietro velocemente: si sentiva così maledettamente in colpa, se si trovavano in quella situazione era solo a causa sua.

Santana, però, dovette accorgersi di quel suo repentino cambio d’espressione perché subito si sporse verso lo schermo, come se avesse voluto entrarci, e le mostrò il suo sorriso più bello prima di dire –Presto lo sarai e nessuno potrà mai più dividerci, te lo prometto-

Questa volta, le lacrime che prima aveva forzatamente tentato di trattenere presero a solcare il viso della ballerina che, tirando su col naso, si limitò a scuotere il capo di nuovo, in assenso. C’erano momenti in cui davvero nessuna parola riusciva a rendere pienamente come si sentisse ma era sicura che  Santana avrebbe capito.

-Ho una bella notizia!- esclamò la latina, continuando a sorridere e battendo le mani in un gesto entusiastico che non le apparteneva affatto –Ho trovato un lavoro- aggiunse, facendo sgranare gli occhi di Brittany che finalmente aveva smesso di piangere.

-Che lavoro?- chiese curiosa la bionda, sbattendo le palpebre un paio di volte per schiarirsi gli occhi appannati dalle lacrime mentre Santana abbassava il capo e prendeva a giochicchiare con un foglio sulla sua scrivania.
-Barista in un pub, da quello che ho capito un locale gay. Lo so, non è il massimo ma la paga è buona e mi permette di pagare l’affitto e togliermi qualche sfizio- disse tutto d’un fiato Santana, non smettendo di dare attenzioni più al foglio di carta che allo schermo. Era nervosa, Brittany conosceva bene quell’atteggiamento e con suo grande stupore constatò che era nervosa per un suo possibile giudizio.

-Ferma, ferma… hai detto locale gay? Santana Lopez non teme più di essere smascherata?- chiese la bionda tentando di apparire più autoritaria possibile solo per la curiosità di conoscere la risposta dell’altra.

-Qui a New York tutto è diverso e riesci a vedere anche le cose in modo diverso. Ho capito che non devo vergognarmi di essere me stessa. Insomma, sono quella che sono…- affermò Santana in un tono serio che Brittany le aveva sentito usare poche altre volte prima. All’inizio teneva ancora lo sguardo basso, forse ancora un po’ timorosa di discutere di quell’argomento così delicato, ma poi alzò il capo e puntò quei suoi occhi così profondi ed espressivi dritti verso la webcam come a volerla guardare dritta negli occhi. -…lesbica, intendo. Non importa se gli altri potranno etichettarmi solo per la persona che amo, non m’importa nulla perché, onestamente, innamorarmi di te è stata la cosa più bella che poteva capitarmi-

Santana abbassò di nuovo la testa, imbarazzata da quella dichiarazione così profonda che non era da lei poiché difficilmente riusciva ad aprirsi completamente e ad esprimere quello che provava. Brittany, però, poteva essere considerata la sua unica eccezione. La bionda fissò lo schermo per un paio di secondi, un po’ incredula di fronte a tutta quella schiettezza e con il cuore che le batteva rapido nella cassa toracica, poi sorrise consapevole di ciò che quelle parole, così vere e preziose, comportavano.

-Non immagini neppure quanto sono orgogliosa di te in questo momento, San-

*

Santana spalancò gli occhi e si ritrovò a guardare il mondo da una prospettiva che non si era aspettata. Provò a mettere a fuoco ma l’unica cosa che le saltò agli occhi fu il colore acceso delle pareti della sua camera. Giallo, il colore preferito di Brittany. Quando il suo inconscio formulò quel nome una lampadina si accese nella sua mente ma ancora non riuscì a capire come aveva fatto a finire in quella posizione scomoda. La latina si strofinò gli occhi con un braccio e solo in quel momento constatò quanto fosse intorpidito ed, inoltre, quanto fosse solida la superficie sulla quale era poggiata. Alzò lentamente il capo e quella spiacevole sensazione d’intorpidimento le fece formicolare anche l’altro braccio. Probabilmente aveva tenuto entrambe le braccia sotto la testa durante tutto il sonno. Si guardò intorno per l’ennesima volta e non notò nulla di strano nella sua camera, a parte che il portatile era ancora acceso, e fu in quel momento che mise a posto tutti i pezzi. Si era addormentata e non sarebbe stato un problema se non fosse stato che s’era addormentata nel bel mezzo di una videochiamata con Brittany. Santana si batté una mano sulla fronte e sbuffò. Era un’idiota. Da quando aveva incominciato a lavorare al pub le videochiamate con Brittany si erano ridotte drasticamente e quando riuscivano a contattarsi era sempre ad un passo dal sonno. Quel lavoro aveva una buona paga ma degli orari completamente assurdi per i suoi standard e lei stentava a starci dietro. Brittany doveva essere furiosa, non solo nelle ultime settimane aveva rimandato numerose volte quel loro particolare appuntamento serale, ma adesso si addormentava anche nel bel mezzo della conversazione. Aveva promesso di aiutarla con lo spagnolo e, lei, dopo averle spiegato alcune regole grammaticali, si era addormentata sulla scrivania. Non poteva crederci e, forse, proprio per quello stava continuando a ripetersi quella cosa nella testa. Doveva assolutamente trovare un modo per farsi perdonare.

-Allora sei viva!- una voce squillante proruppe nel silenzio della camera facendo letteralmente saltare Santana che si lasciò sfuggire un grido di spavento, rischiando quasi di cadere dalla sedia.

-Dios, Hobbit mi farai venire un infarto. Cosa diavolo ci fai in casa mia?- chiese con poca grazia la latina che alzatasi aveva preso a vagare per la camera alla disperata ricerca del suo cellulare. Non ricordava neppure dove l’aveva lanciato la sera prima, talmente era sfinita.

-Sono entrata con la chiave di riserva visto che non rispondevi né alle telefonate né ai messaggi miei e di Kurt. Eravamo preoccupati!- si spiegò Rachel, poggiando con nonchalance la borsa sul letto in perfetto ordine e porgendo a Santana il caffè che le aveva comperato.

La latina accolse quel dono con gratitudine, prendendone una lunga sorsata mentre finalmente riusciva a recuperare il suo cellulare che, non sapeva come, era finito in mezzo ai vestiti da lavare. Il suo primo pensiero fu quello di controllare i messaggi e le chiamate. C’erano circa un trilione di chiamate e sms da parte dei suoi amici, proprio come le aveva detto Rachel, ma non c’era nemmeno l’ombra di un messaggio di Brittany. Nessun buongiorno, nessuno squillo. Niente di niente. Doveva essere davvero furibonda e, questa volta, ne aveva davvero tutte le ragioni. Doveva assolutamente fare qualcosa.

-Sono nei casini, Rachel- affermò in tono solenne facendo sobbalzare l’ebrea che, dopo un attimo di smarrimento, le rivolse tutta la sua attenzione. Se Santana la chiamava per nome doveva essere successo davvero qualcosa di grosso.

-Mi sono addormentata!- piagnucolò Santana, martoriandosi i capelli e continuando a vagare per la camera come un’anima in pena sotto lo sguardo allibito di Rachel.

-E anche profondamente, direi. E, se devo dirla tutta, sembra che ti sia passata una mandria di bufali addosso. Non deve essere stato un sonno ristoratore- blaterò la bassina guadagnandosi un’occhiata infastidita di Santana che aveva preso a trangugiare ciò che rimaneva del suo caffè.

-Non capisci! Mi sono addormentata nel bel mezzo di una videochiamata con Brittany, dopo che non eravamo riuscite a vederci per giorni!- sbraitò la latina che lanciò il contenitore del caffè nel cestino per poi accasciarsi sul letto in preda ad una crisi di nervi.

-E quindi…?- chiese Rachel spaesata mentre cercava di trattenere una risata. Tutta quella faccenda era assurda e ancora più assurdo era osservare Santana Lopez torcersi nelle pene dell’inferno per una sciocchezza simile.

-Quindi, adesso mi odierà, sarà furiosa con me e non vorrà più vedermi!- piagnucolò ancora la latina mettendosi improvvisamente a sedere sul letto con gli occhi sgranati come se avesse visto un fantasma. Rachel si limitò ad accomodarsi sul materasso accanto a lei, lasciandosi sfuggire una sonora risata.

-Non c’è proprio nulla da ridere, Puffa!- esclamò Santana con voce stridula finendo per far ridere ancora di più la ragazza accanto a lei. Dio, era davvero comica perché non aveva la sua videocamera a portata di mano quando serviva?

-E te l’ha detto lei che è furiosa con te e non vuole vederti?- chiese Rachel cercando invano di apparire seria, rischiando quasi di strozzarsi per le risate.

Santana si limitò ad alzarsi in piedi e ad avvicinarsi alla scrivania per poi accomodarsi sgraziatamente sulla poltroncina e prendere a trafficare col portatile rimasto acceso –No, non me l’ha detto. Ma io la conosco, lo so e…- non riuscì a concludere il suo soliloquio che un sorriso le spuntò sul viso.

Lì, sulla schermata di skype lampeggiavano alcune righe risalenti alla sera precedente. Erano da parte di Brittany:

“La mia donna si è addormentata perché lavora tanto ed è stanca. Resterei a guardarti dormire per tutta la notte, mandando a quel paese l’esame di spagnolo, ma non posso. Devo lavorare sodo anche io per poterti raggiungere. Buonanotte e sogni d’oro. Ti amo tanto.
P.S. So già che al tuo risveglio sarai sconvolta ma, se te lo stai chiedendo ( e sono certa lo farai): no, non sono arrabbiata con te”

La sua ragazza non era arrabbiata con lei, la conosceva come le sue tasche, l’amava e stava lavorando sodo come lei. Santana sorrise di nuovo come un’ebete, rileggendo velocemente quelle poche righe. Solo su una cosa aveva ragione: era un’idiota.

-Dicevi?- le chiese Rachel spuntando dietro di lei, una risata ancora bloccata in fondo alla gola.

-Taci, Berry!-

*

Brittany fissò la porta, come se volesse memorizzarne ogni cosa. Adesso che era lì, fuori dall’appartamento di Santana non aveva assolutamente idea di cosa fare. Era stato un gesto così istintivo, il suo. Avevano litigato, aveva fatto una stupida scenata di gelosia, accecata com’era dall’idea delle tante ragazze che ronzavano attorno alla latina, soprattutto da quando lavorava al pub.  Aveva straparlato ed erano finite per non sentirsi per una settimana intera, così, aveva preso tutti i suoi risparmi e comprato un biglietto per New York. Santana non sapeva che era lì e a lei non piacevano le sorprese, diceva che non andavano mai a finire bene. Brittany sperava che, almeno per quella volta, si sbagliasse. La bionda prese un bel respiro, suonò al campanello e pregò che la latina fosse almeno in casa. Un attimo dopo sentì un rumore di passi provenire dall’interno dell’appartamento. Quando la porta si aprì Brittany aveva già dimenticato il motivo per cui aveva litigato con Santana e qualsiasi altra cosa avrebbe voluto dirle, semplicemente perché la mora era lì davanti a lei, le sarebbe bastato allungare un braccio per toccarla dopo due mesi di lontananza. Santana, vestita in dei pantaloncini e maglietta di almeno due taglie più grandi di lei, gli occhiali dalla montatura nera appollaiati sul naso e i capelli ancora visibilmente umidi che scendevano sinuosi lungo la sua spalla sinistra, se ne stava ferma sul ciglio della porta a fissarla con gli occhi sgranati. Molti l’avrebbero trovata pressoché impresentabile ma agli occhi di Brittany appariva perfetta come una dea. Solo in quel momento la ragazza sentì il peso di intere giornate trascorse senza di lei gravarle sul cuore e capì quanto profondamente le era mancata.

-Britt, cosa ci fai qui?- le chiese Santana ancora inchiodata sul posto, troppo sorpresa per poter dire o fare qualcosa di coerente.

-I-io…- balbettò la bionda, rendendosi finalmente conto della situazione in cui si trovava, temendo per la prima volta di aver realmente rovinato tutto o, peggio, di aver peggiorato le cose con quel suo folle gesto.

Brittany non fece nemmeno in tempo a realizzare tutte le sue paure che si ritrovò stretta contro il corpo di Santana che, non sapeva quando, si era fiondata su di lei e l’aveva avvolta con le sue braccia.  Dopo un attimo di smarrimento, la bionda ricambiò il gesto stringendo con smodata forza il tessuto della t-shirt dell’altra come per paura di vederla scomparire da un momento all’altro. Strofinò con dolcezza il naso nell’incavo del collo della latina, inspirando il profumo della sua pelle che sapeva di cocco. Adorava quel bagnoschiuma. Probabilmente adorava ogni cosa di Santana, era completamente assuefatta da lei e così constatò che non avrebbe voluto mai più spostarsi da lì, avrebbe potuto vivere per sempre tra le sue braccia. E avrebbe potuto morire decine di volte sulle sue labbra, si ritrovò a pensare un attimo dopo, quando Santana le avvolse il viso con le mani e la trascinò in un bacio desiderato. Dapprima fu dolce, solo un timido sfiorarsi, come se la bocca dell’una dovesse riabituarsi al contatto con quella dell’altra, poi più passionale. La latina le sfiorò il labbro inferiore con la punta della lingua per chiederle un permesso che Brittany non tardò ad accordarle, schiudendo la bocca e lasciando che i loro gusti si scontrassero. Fu come tornare a respirare dopo un’infinita apnea, non si sarebbero mai abituate all’assenza prolungata di un qualcosa di così meraviglioso quali erano i loro baci.

-Pensavo fossi arrabbiata con me…- sussurrò Santana, riprendendo fiato e poggiando la fronte contro quella della sua bionda che, a quelle parole, si limitò a sgranare gli occhi.

-Pensavo che tu fossi arrabbiata con me!- esclamò l’altra con una faccia talmente buffa che la latina non poté evitare di ridere e di tuffarsi di nuovo sulla sua bocca, per toglierle il piccolo broncio che era apparso sul suo viso a suon di baci.

-Non riesco ad essere arrabbiata con te per più di cinque minuti, Britt- sussurrò Santana, tirando la sua ragazza verso l’interno dell’appartamento per poi afferrare il suo trolley rosa e chiudere la porta.

Improvvisamente quell’appartamento non le sembrò più tanto spoglio, anzi, le sembrò il luogo più bello del mondo.  Brittany era lì, i suoi capelli biondi sembravano illuminare ogni cosa, e la fissava con quei suoi occhi grandi, resi un po’ lucidi dalle lacrime che si stava sforzando di trattenere.

-Sono così stupida- brontolò la bionda, gettandosi di nuovo tra le sue braccia e affondando il capo nella sua spalla. Santana sorrise e chiuse gli occhi mentre la stringeva forte contro il suo corpo, come a volersi fondere con lei per non potersi mai più allontanarsene. Le era mancata in un modo che non credeva nemmeno possibile, da star male fisicamente oltre che psicologicamente.

-Tu non sei stupida. Tu sei il mio meraviglioso, lucente, candido, magnifico unicorno- affermò, sicura di sé, accompagnando ogni singolo aggettivo con un bacio e facendo ridere di gusto Brittany. Di riflesso rise di nuovo anche lei. Non ricordava nemmeno più da quanto tempo non sorridesse così genuinamente da quando era arrivata a New York.

-Allora, visto che io non sono arrabbiata con te e tu non lo sei con me…- sussurrò Brittany, mostrando un accenno di sorriso malizioso e prendendo ad insinuare le mani oltre il bordo della maglietta di Santana, sfiorando con i polpastrelli la pelle ambrata dei suoi fianchi -…avevo intenzione di fare l’amore con la mia ragazza che mi è mancata tanto-

La latina rise per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti e posando sensualmente le mani sul tessuto dei jeans in corrispondenza del sedere della sua ragazza, la spinse lungo il corridoio.

-La camera da letto è da questa parte- sussurrò con voce roca all’orecchio di Brittany, prima di azzerare qualsiasi distanza e baciarla di nuovo.
 
*
La luce del sole filtrò dalle persiane abbassate carezzandole il viso e facendole spalancare gli occhi. Santana si guardò intorno un attimo spaesata, riconoscendo immediatamente il piacevole tepore di un altro corpo sul suo e poi il colore neutro delle pareti della sua camera. Era a casa sua, in Ohio. Questa volta era stata lei a compiere una follia: aveva deciso che era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta che aveva visto Brittany così era saltata sul primo treno ed era corsa ad aspettarla all’uscita da scuola. La latina si girò su un fianco e poggiandosi su un gomito prese a contemplare la figura accanto a se. La pelle candida di Brittany era teneramente baciata dai raggi solari di una calda tonalità arancio poiché, probabilmente, avevano dormito per il resto del pomeriggio ed ora il sole stava tramontando. Brittany dormiva rannicchiata in posizione fetale, quasi come una bambina, i capelli biondi le ricadevano scompostamente sul viso e sulle spalle, la bocca era leggermente dischiusa e il petto, lasciato scoperto dal lenzuolo, si alzava e abbassava al ritmo regolare del respiro. Quella visione valeva completamente la pazzia fatta, si disse Santana mentre si sporgeva verso quel corpo caldo e avvolgeva un braccio attorno alla sua schiena nuda, prendo a baciare delicatamente una spalla. Se da una parte non avrebbe voluto disturbare il sonno della sua bionda, dall’altra sapeva che avevano poco tempo a disposizione da trascorrere insieme e voleva goderne al massimo.

-Ehi…- bisbigliò Brittany con la voce ancora impastata dal sonno, spalancando quei due pezzi di cielo che aveva al posto degli occhi e puntandoli dritti sul viso della persona che più amava in assoluto. Era bello averla lì al suo risveglio, l’aveva desiderato innumerevoli volte durante quei mesi di distacco.

-Ciao- sussurrò amorevolmente Santana allungandosi per poggiare un leggero bacio sulle labbra di Brittany che, in risposta, la strinse maggiormente per poi accoccolarsi sul suo petto, l’orecchio poggiato proprio lì dove placido batteva il suo cuore.

-Mi dispiace averti svegliata ma, visto che domani devo ripartire, avevo intenzione di portarti a cena stasera- disse la latina accarezzando i morbidi capelli biondi della sua ragazza che si limitò ad affondare il capo nel suo petto, strofinando con la punta del naso la valle tra i suoi seni.

Santana ridacchiò sentendosi solleticare da quel contatto che, ben presto, venne sostituito da uno decisamente più passionale: percepì la bocca di Brittany chiudersi numerose volte su quella stessa delicata porzione di pelle, facendola boccheggiare.

-Britt…- disse cercando di utilizzare un tono più convincente possibile ma l’unico cosa che le riuscì fu sospirare. Voleva lasciarsi andare a quelle attenzioni ma non poteva poiché altrimenti non si sarebbero mosse da quel letto per il resto della serata, lo sapeva. Non che l’idea le dispiacesse, a dire il vero, ma voleva parlare con Brittany anche di altre cose, voleva sapere cosa le passava per la testa adesso che l’anno scolastico era quasi finito e stava arrivando il momento di prendere le decisioni più importanti.

Santana fece per parlare nuovamente ma solamente un altro gemito proruppe dalla sua bocca nel momento in cui percepì il denti di Brittany chiudersi sul suo ventre accompagnati da un mugugno che non riuscì ad identificare.

-B-Brit, n-noi…- ansimò tentando di mettere in fila qualcosa di coerente ma, fortunatamente, fu subito interrotta dalla bionda che, alzando un po’ il capo dalla sua pelle, proruppe in un –No, ho detto di no…-

-C-cosa?- balbettò ancora Santana, cercando di sollevarsi sui gomiti, ma non ricevette risposta poiché Brittany sembrava troppo interessata a risalire il suo corpo attraverso una scia di baci che le fecero rivoltare gli occhi. Un giorno o l’altro quel diavolo biondo l’avrebbe fatta impazzire, ne era certa. Non sapeva nemmeno dove stesse trovando tutta quella forza di volontà per non mandare i suoi propositi alle ortiche e saltarle addosso.

-No, non voglio che tu parta- spiegò Brittany, sistemandosi sul corpo della latina e baciandole il mento, per poi alzare lo sguardo per osservare la reazione dell’altra che, comprendendo finalmente, si accigliò. Avrebbe voluto poterla accontentarla, avrebbe voluto restare lì con lei ma non poteva.

-Ti prego, resta un altro po’ con me- piagnucolò la bionda tuffandosi nell’incavo del suo collo, lasciandosi cullare dal dolce tepore del corpo di Santana che le aveva cinto la schiena con un braccio, prendendo ad accarezzarle la schiena in modo rassicurante.

-Lo sai che non posso. Vorrei ma non posso- disse ancora accigliata la latina, cercando di scrutare il viso della sua ragazza che continuava a tenerlo nascosto contro il suo collo. Le si stringeva il cuore a doverle negare qualcosa e vederla triste la distruggeva. Sapeva quanto potesse essere infima e bruciante quel tipo di tristezza poiché era proprio gemella della sua.

-Lo so, anzi, scusami per questa scenetta ridicola- affermò Brittany riaffiorando dal suo collo e alzando il viso quel tanto che bastava per poter guardare il volto di Santana. Restarono a guardarsi in silenzio per alcuni secondi, i respiri a fondersi in uno solo. Santana sorrise, in quel modo caldo e rassicurante che rivolgeva solo a lei, e la bionda sentì subito l’angoscia scivolare via dal suo petto.

–Non scusarti, anche io provo le stesse cose ma dobbiamo pensare che manca pochissimo- sussurrò la latina, circondando il viso di Brittany con le mani, e lei annuì col capo –E’ vero, la scuola è quasi finita-

Il tono era ancora un po’ malinconico ma lasciava trasparire quel guizzo di euforia che quell’idea comportava. Tra meno di un mese quel calvario sarebbe finito e non sarebbero più state costrette a trascorrere poche e fugaci ore insieme prima di ripartire. Sarebbero state insieme, nulla a dividerle. A quell’idea Brittany sorrise genuinamente e notò che anche sulla bocca di Santana si era formato un ghigno simile al suo. Probabilmente, avevano pensato la stessa cosa.

-Dunque, hai deciso cosa farai dopo la scuola?- le chiese la latina, deviando il discorso su un territorio più confortevole ma proprio su un punto sul quale non si erano mai soffermate. –Che domande! Verrò a vivere con te a New York!- esclamò Brittany entusiasta facendo ridere anche Santana che, con un improvviso colpo di reni, capovolse le posizioni e si ritrovò distesa sul suo corpo.

-Intendevo, cosa hai intenzione di fare oltre questo, sciocchina- aggiunse in tono affettuoso, mordendole la punta del naso e ritrovandosi a ridacchiare di fronte all’espressione stupita della bionda. I suoi occhi erano sgranati e la sua bocca disegnava una piccola e perfetta ‘O’ tanto che Santana si trovò a chiedersi se davvero l’altra non aveva riflettuto su quell’eventualità.

-San, io…- disse in tono serio Brittany alzando il busto e poggiandosi sui gomiti per guardarla meglio -…tutta la mia vita è sempre ruotata intorno a due cose, non ricordo neppure da quanto tempo- a quelle parole Santana aggrottò la fronte un po’ confusa e spaventata da tutto quel discorso ma continuò ad ascoltarla senza intervenire –Queste due cose siete tu e la danza. San, voglio ballare perché, forse, oltre ad amarti è l’unica cosa che so fare-.

Quello, probabilmente, fu il momento in cui Santana si innamorò di nuovo di Brittany. Non erano solo le parole che aveva pronunciato, né quella meravigliosa dichiarazione d’amore, era il modo in cui le brillavano gli occhi mentre parlava. Era così orgogliosa di lei. Santana sorrise e, senza attendere ulteriormente, si tuffò sulle labbra della bionda. La sua magnifica ballerina.

-Ho fatto domanda d’ingresso alla Julliard…- aggiunse Brittany una volta staccatasi dal bacio facendo emettere un gridolino sorpreso a Santana che rapidamente rispose –E’ davvero magnifico! Sono sicura che verrai ammessa!-

La ballerina sorrise di nuovo e puntando i suoi occhioni in quelli scuri della sua ragazza, le chiese – E tu?- A quella domanda l’espressione di Santana si fece di nuovo seria, si sistemò meglio sul materasso e prese a parlare –Ricordi quando Mr. Shue disse quella cosa riguardo alla lotta per il diritto ai matrimoni gay?- chiese retoricamente, riferendosi ad uno degli avvenimenti dell’anno precedente, abbassando lo sguardo e prendendo a far scorrere le dita sul ventre piatto di Brittany che si limitò ad annuire –Penso che avesse ragione. Insomma, lavorando al pub mi sono ritrovata ad ascoltare un milione di storie tutte diverse ma con un unico punto in comune: persone che si amano e che non possono sposarsi perché nel loro stato non è permesso- aggiunse Santana, alzando il capo per studiare le reazioni di Brittany che si limitava a guardarla attenta e pronta a recepire qualsiasi cosa venisse fuori dalla sua bocca.

-Credo che questo sia un giusto motivo per cui lottare: difendere i diritti della comunità LGBT- continuò alzando il busto e puntando il suo sguardo dritto sul viso di Brittany che la osservava decisamente affascinata. Quanto era cresciuta Santana in quell’anno lontana da casa? Era divenuta una tigre, non che non lo fosse già, solamente che adesso era fiera ed orgogliosa di ciò che era e non temeva di affrontare nessuno. Brittany la ascoltò argomentare con decisione i motivi per cui quella decisione fosse la migliore e seppe subito che sarebbe diventata un grande avvocato, il migliore di tutti.

-Cioè, diciamo di vivere in un paese civile ma io non sono dello stesso avviso se si dibatte ancora se sia giusto o meno che le coppie gay si sposino o abbiano dei figli. Perché diamine non potremmo? Amiamo proprio nello stesso modo in cui amano gli etero! E se solo penso che potrebbe esserci la possibilità di non poterti mai sposare, beh, solo questo è più che un valido motivo per diventare un avvocato!- si spiegò la latina continuando a gesticolare con fervore facendo sorridere Brittany, soprattutto sulla sua ultima dichiarazione. Sembrava proprio che anche Santana Lopez avesse trovato la sua strada.

-Hai pensato di sposarmi?- chiese incuriosita la bionda, nascondendo il sorriso dietro un’espressione seria, e a quella domanda la latina si bloccò di colpo irrigidendosi –No! C-cioè s-sì, non ora, certo, ma penso che un giorno s-sì, sarebbe bello- rispose, abbassando lo sguardo e arrossendo visibilmente nonostante la carnagione scura.

Brittany s’illuminò con l’ennesimo ampio sorriso e le fece cenno con una mano di avvicinarsi di più. Santana stava facendo tante di quelle dichiarazioni inaspettate negli ultimi tempi, nonostante la conoscesse da molto, che lei si ritrovava sempre piacevolmente sorpresa e con il cuore che le batteva forte nel petto. La latina risalì velocemente il suo corpo fermandosi ad un palmo dalla sua bocca e la guardò in silenzio mentre il suo respiro le solleticava la pelle, facendole trattenere il respiro. Quello era uno dei loro scambi silenziosi, di quelli che avevano quando le emozioni erano talmente tante ed intense che entrambe rimanevano senza parole. Era il loro modo per dirsi tutto in un niente.

-Lo sai che, anche se me lo chiedessi ora, sarebbe un sì?- chiese Brittany e, senza nemmeno dare il tempo di rispondere all’altra, le catturò le labbra in un bacio in bilico tra il dolce e il passionale. Santana chiuse gli occhi, percependo le gambe di Brittany cingerle i fianchi mentre continuava a baciarla, e in quel momento seppe che non ci sarebbe stato il tempo per nessuna cena. Ci sarebbe solo stato tempo per loro ed il loro amore.

*
Santana chiuse lo sportello dell’auto e vi si appoggiò contro, alzando gli occhiali da sole sul capo per dare un’occhiata in giro. Il prato della scuola era dominato dal palco sul quale era appena salito il preside Figgins per tenere il suo discorso di fronte a tutti gli amici e parenti dei diplomandi, che occupavano le innumerevoli seggiole. Era una giornata assolata, una giornata perfetta per un avvenimento così importante. Santana piegò le braccia sul petto, accomodandosi come meglio poteva contro la carrozzeria della sua auto. Il suo piccolo gioiellino che, con qualche straordinario, aveva potuto permettersi e senza il quale non avrebbe potuto correre spedita da New York fino a Lima, giusto in tempo per la consegna dei diplomi. Non avrebbe mai potuto perdersi quel momento così importante non solo per la vita di Brittany ma anche per la loro vita insieme poiché segnava l’istante in cui veniva messo un punto a quell’anno così particolare della loro vita.

Proprio in quel momento i diplomandi iniziarono a salire sul palco accompagnati dagli applausi di tutti i presenti ai quali si aggiunse anche Santana quando, tra i tanti nomi, riconobbe quelli di Artie, Blaine, Tina e Sam. Sperava solo che Brittany la vedesse in mezzo a quella confusione, non voleva che pensasse che non fosse venuta a vederla. Proprio mentre tutte quelle preoccupazioni le invadevano la mente sentì chiamare il nome di Brittany e d’istinto si scostò dall’auto per farsi più avanti. Le sue ballerine toccarono il prato proprio nell’attimo in cui la bionda fece il suo ingresso. Era bella come il sole con quel sorriso enorme sul viso, la toga e il tocco rosso sul capo. Santana la seguì con lo sguardo mentre percorreva il palcoscenico un po’ spaesata e all’evidente ricerca di qualcuno tra il pubblico. Fu subito consapevole che stava cercando lei e muovendosi verso il palco prese a sbracciarsi per farsi notare. Poco importava se gli altri l’avrebbero presa per pazza. Temette di non essere stata vista fin quando Brittany, dopo aver afferrato il suo diploma e stretto la mano al preside, si voltò puntando lo sguardo dritto verso il punto dove si trovava. Si scambiarono uno sguardo complice, nonostante la distanza e, istintivamente, Santana alzò il pollice in apprezzamento verso di lei che s’illuminò ancora di più. Fu un momento quasi magico, il momento in cui tutto quello che entrambe avevano fatto in quei 365 giorni ebbe un senso.

Erano stati i 365 giorni più duri, tristi, complicati della loro vita.

Erano stati i 365 giorni più belli, emozionanti, spettacolari della loro vita.

E, adesso che ci pensava a mente fredda, non li avrebbe mai rinnegati, anche se all’inizio aveva odiato tutta quella situazione, poiché era anche stato il periodo in cui aveva capito e chiarito tante cose di sé.

Adesso, avrebbe davvero potuto donare tutto il meglio di se stessa a Brittany, constatò mentre osservava i diplomati scendere dal palco e la folla disperdersi un po’. Santana se ne stette ferma lì come in un sogno, in attesa che qualcuno le desse un pizzicotto e la svegliasse. Osservò Brittany correre verso di lei, la toga rossa svolazzante intorno a lei come fosse stata una fiamma, e quando la baciò stringendo le braccia intorno al suo collo, lei non si svegliò. Semplicemente perché era già sveglia e quello non era un sogno.

-Partiamo?- chiese entusiasta Brittany sfiorando le sue labbra più e più volte, sorridendo sempre di più ad ogni bacio e Santana si ritrovò a ridacchiare di fronte a tutto quell’entusiasmo.

-Credo che dovresti prima fare la valigia, Britt- disse ridendo mentre Brittany le afferrava una mano e si voltava indicandole i suoi genitori in lontananza che si avvicinavano trascinando un trolley rosa.

Santana osservò la scena un po’ confusa per poi collegare tutto e capire. Ridacchiò nuovamente, scuotendo la testa: Brittany era davvero impaziente e , se doveva ammetterlo, anche lei lo era di iniziare la loro nuova vita insieme.

-Non mi andava di aspettare ancora, non credi che abbiamo aspettato già abbastanza?- fece per giustificarsi la bionda, scrollando un po’ le spalle mentre i suoi genitori si avvicinavano.

Santana si limitò ad annuire col capo. Come poteva non concordare ciò che Brittany aveva detto? Avevano aspettato abbastanza, non c’era motivo di allungare le attese.

-Hai ragione. Andiamo a casa- affermò stringendo di più la mano di Brittany che ricambiò la stretta con fare rassicurante e guardandola con occhi colmi di sentimento, lo stesso che provava lei.

No, non avrebbe cambiato nulla, neppure quell’anno poiché era certa che in futuro, quando avrebbero avuto la loro grande casa, i loro bambini, un cane e lo stesso amore ad infiammare il loro cuore, lo avrebbero ricordato con affetto.

Semplicemente perché era stato l’anno che aveva cambiato le loro vite.
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Angolo dell'autrice
Mi scuso infinitamente per la lunga attesa. Spero che qualcuno di voi abbia ancora il piacere di leggere. Purtroppo io vado a periodi: quando c'è ispirazione potrei scrivere per ore, quando non c'è... beh so cazzi!
Mi auguro che vi piaccia almeno la metà di quanto mi è piaciuto scriverla. Mi auguro di suscitare in voi una piccola ma piacevole emozione. E... spero di ricevere qualche vostro commento, ne sarei davvero felice ed onorata. E, inoltre, gioverebbe molto alla mia bassa autostima. x°D
Per il resto, ringrazio infinitamente per aver letto questa e la prima parte. Ringrazio chi ha commentato e chi ha aggiunto ai preferiti, seguiti, ricordate ecc... Anche chi ha aggiunto me negli autori preferiti. Non immaginate quanto significhi per me.
Per altre info questo è il mio twitter: https://twitter.com/itspulcina
 
   
 
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