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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    20/08/2012    3 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Your Love Saved Me - Chapter 5

Capitolo 5 - Memories

Damon aveva accompagnato Alyssa al fast food ed era subito tornato nel loft, prima che Klaus, Rebekah e Matt partissero per tornare a Los Angeles. Voleva saperne di più su tutti quegli esseri sovrannaturali di cui gli aveva parlato Klaus, e secondo lui era arrivato il momento di darsi da fare per portare allo scoperto tutto ciò ci fosse stato dietro a quelle sparizioni, prima che tra i dispersi ci finisse anche qualcuno di loro. Così convocò tutti in salotto per discuterne, ora che Alyssa non c’era e si poteva parlare tranquillamente di vampiri, streghe e quant’altro.
«Non so voi, ma io vorrei vederci chiaro in questa storia, prima che uno di noi si faccia rapire. Klaus sa di altre creature che noi non conosciamo.» disse chiaro e diretto Damon, poi rivolgendosi a Klaus chiese cortesemente: «Ti dispiacerebbe approfondire un po’ di più quel che mi hai detto prima?».
«Cominciamo dalle sirene? Ne ho incontrate tre attorno al 1400: erano delle donne bellissime, dai capelli lunghi almeno fino all'ombelico, con il fisico sinuoso e dei lineamenti del viso decisi ma non squadrati. La loro pelle era tra l'olivastro e il dorato, e avevano degli occhi meravigliosi, con dei colori simili a quelli degli occhi umani ma molto più sgargianti. Tutto era più o meno normale, fin quando andammo sulla costa. Mi convinsero, come solo delle donne sanno fare, a buttarmi in acqua con loro, e una volta arrivati al largo, i loro sguardi cambiarono: mi mostrarono le loro code variopinte che fuoriuscivano dall'acqua con soddisfazione e cercarono di mordermi, senza successo. Iniziai a nuotare, ma loro erano molto più veloci di me e mi presero subito. Mi portarono per qualche metro sott'acqua, ma quando mostrai loro i canini mi lasciarono andare subito e si allontanarono velocemente. Per qualche giorno rimasi sulla costa nell'attesa che se si facessero ancora vedere. Fu un giovane pescatore su una barchetta di legno che mi aiutò a rivederle: quando fu abbastanza lontano dalla costa una di loro sbucò fuori dall'acqua e lo morse. Vidi pian piano le sue gambe lasciare posto ad una coda, più corta e con colori più spenti di quella delle "donne" che avevo incontrato qualche giorno prima. La sirena lo buttò in acqua e sparirono nelle profondità del mare. Non riemersero più.» raccontò Klaus.
«E tu non ti eri accorto che non fossero delle umane? Voglio dire, voi vampiri non dovreste avere un olfatto molto sviluppato?» chiese confuso Matt.
«Certo che lo abbiamo, ma loro erano delle umane a tutti gli effetti. Solo in acqua e solo se lo volevano si trasformavano in sirene.» rispose Klaus.
«Da quel che racconti quindi non dovremmo nemmeno tenerle in considerazione. A quanto pare ci temono. Su, continua.» disse Damon.
«Non le sottovaluterei comunque. Al contrario degli gnomi: sono dei piccoli umani in pratica, alti al massimo 25 centimetri, molto pacifici e longevi, e dediti alla terra. Niente di cui preoccuparsi. Poi ci sono le fate e i troll, nemici come vampiri e licantropi. Le fate sono sia femmine che maschi, dai lineamenti del viso molto dolci, e sono quasi degli eterni teenager: so che vivono anche per cinquecento anni e come aspetto una volta raggiunta l'adolescenza rimangono tali, con la particolarità che ogni anno alle femmine sbocciano le ali, anche se sono letteralmente dei fiori giganti, grazie ai quali si riproducono. Hanno la pelle molto chiara, e il colore degli occhi cambia in base alla stagione in cui sono nate: nelle tonalità del marrone quelle nate in autunno, del blu-viola in inverno, del verde in primavera e del rosso-arancio in estate. Non è strano infatti vedere fate con gli occhi color arancio, rosa o lilla. In loro non scorre sangue ma linfa, e si nutrono solo dei frutti della terra, niente di animale. Possiamo dire che sono delle piante molto evolute. Più o meno il loro scopo è lo stesso delle streghe: fare degli intrugli magici e proteggere la natura. Al contrario dei troll, che vogliono distruggerla e privare della linfa ogni fata. Loro sono degli esseri orrendi, asimmetrici, forti e i più rudi che abbia mai visto. Credo che vi basti sapere che per mandare avanti la specie violentano le donne e le tengono segregate finché non viene al mondo il discendente. Se questo poi si rivela essere umano come la madre oppure femmina lo uccidono, e se non hanno più bisogno della donna per generare un altro discendente uccidono anche lei.» raccontò Klaus.
«Spero si siano estinti.» commentò schifata Elena.
«No, ma ne sono rimasti davvero pochi. Le fate sanno fare bene il loro lavoro.» ribatté Klaus.
«Come scusa? Non erano i troll che volevano far fuori le fate?» chiese Elena.
«Sì, ma i troll hanno sì e no un solo briciolo d'intelligenza, agiscono solo con l'istinto e la forza fisica. L'intelligenza invece non manca alle fate, e unendola alle varie pozioni e intrugli che sanno preparare sono riusciti a farli fuori quasi tutti, anziché farsi sterminare da loro.» spiegò Klaus.
«Quindi potrebbero far fuori anche noi.» affermò Damon.
«In teoria.» disse solenne Klaus, e tutti gli altri si guardarono timorosi l'un l'altro. «Ma in genere non attaccano nessuno, si difendono soltanto. E non ho mai sentito di vampiri o streghe che attaccassero le fate.» li rassicurò poi.
«Speriamo.» sussurrò speranzosa Rebekah.
«E tu hai conosciuto personalmente delle fate?» chiese curiosa Caroline.
«Sì, le aiutai in uno scontro con dei troll. Avevano scoperto che la maledizione era su di me e non su tutti i vampiri e i licantropi come invece ho fatto credere a tutti per mille anni. Così stipulammo un accordo: se io le avessi aiutate a far fuori un grosso gruppo di troll, loro avrebbero mantenuto il mio segreto. E così è stato.» disse soddisfatto Klaus.
«Ne hai viste anche mentre erano in fiore? Di solito si confondono con noi umani?» chiese dubbiosa Bonnie.
«Sì, le ho viste, hanno dei fiori bellissimi, e il loro colore è lo stesso degli occhi. A parte quando sono in fiore, possono essere confuse benissimo con gli umani, più le femmine che i maschi però. Loro hanno lineamenti troppo dolci rispetto agli uomini in generale, per cui è difficile che passino inosservati.» spiegò Klaus, che nel frattempo si fece più pensieroso. «Damon, hai mai visto Alyssa sanguinare o mangiare?» chiese Klaus al vampiro.
«Mangiare sì. Sanguinare invece no, e spero di non vederla mai ferita. Perché?» Damon era confuso ora.
«No, niente, mi era venuto un dubbio su Alyssa. Assomiglia molto alle fate, ma ora che ci penso se lo fosse l'avrei capito dal suo odore, e voi da quel che mangia e dalla linfa che fuoriesce dalla pelle quando si feriscono anziché il sangue.»
«Perché? Che odore hanno le fate?» chiese Elena.
«Di quel che mangiano. Se mangiano una pesca, hanno l'odore della pesca; se mangiano fragole, hanno l'odore delle fragole; e così via…»
«Bello!» esclamò Rebekah.
«Non se mangi broccoli, sorellina.» disse Klaus, smontando la sorella.
«Questi odori li riusciamo a sentire anche noi umani o non sono così forti?» chiese Bonnie.
«Non te lo so dire, onestamente. Secondo me li potete percepire soltanto se non ci sono altri odori forti nei paraggi, ma solo come si può sentire l'odore di un bagnoschiuma ad esempio.» rispose sincero Klaus.
«Che ne dite se andiamo avanti? Ci sono ancora i mutaforma e gli elfi che mi hai nominato.» disse Damon rivolgendosi a Klaus.
«Sì. Gli elfi sono come le fate, ma con le orecchie leggermente a punta che possono tranquillamente nascondere coi capelli, e sono molto più potenti e resistenti. Possono utilizzare la natura in qualsiasi modo, modificando perfino le condizioni atmosferiche. Sono divisi in due gruppi: ci sono gli elfi maggiori e gli elfi minori. I maggiori sono altissimi, almeno un metro e novanta, e sono quelli che svolgono le mansioni più ambite e di responsabilità e in più comandano i minori, che invece sono più bassi del metro e sessanta e svolgono le mansioni più umili, come procurare gli ingredienti per gli intrugli agli elfi maggiori. Infine ci sono i mutaforma, che sono come dei licantropi, ma possono trasformarsi quando vogliono e in quel che vogliono, e quelli più forti riescono a trasformarsi anche in altri esseri umani.» concluse Klaus.
Continuarono a parlare fino all'una e mezza, senza arrivare ad una vera e propria conclusione. Si raccomandarono a vicenda però di stare attenti alle caratteristiche delle creature descritte da Klaus nelle persone che incontravano sulla loro strada. Klaus, Rebekah e Matt salutarono tutti e partirono per il viaggio verso Los Angeles, mentre Damon andò al fast food a prendere Alyssa, ovviamente senza dire a nessuno dove stava andando e perché.

Erano passati una decina di giorni da quando Alyssa aveva conosciuto Matt e Rebekah. Le erano sembrati molto simpatici, e il weekend successivo l'aveva passato con loro, i fratelli Salvatore e le ragazze ad eccezione di Caroline, che aveva preferito restare da sola con Klaus visto il poco tempo in cui lo poteva vedere. Sentiva che potevano diventare dei buoni amici per lei, se fossero tornati spesso a Durham.
«Torneranno anche questo weekend tutti i tuoi amici di Los Angeles?» chiese Alyssa a Damon, che stava guidando accanto a lei mentre la riportava a casa dal lavoro.
«Sì, per un bel po' di weekend torneranno. Ma questo weekend non pensare di vederli molto, ti devi riposare.» rispose deciso Damon.
«Non ne ho bisogno, e mi piace molto stare in loro compagnia, sono simpatici.» ribatté secca Alyssa.
«Mi fa piacere, ma tu resti a riposare lo stesso. Ti son venute le occhiaie e hai il viso spento, per cui non si discute. Finché non ti riposerai abbastanza non farai nient'altro.» disse Damon.
«Ok, papà.» lo canzonò Alyssa, incrociando le braccia davanti al petto.
«Alyssa, lo sai che lo faccio per il tuo bene e perché ci tengo a te, vero?» disse teneramente Damon, voltandosi verso di lei per un po', tornando poi con lo sguardo sulla strada.
«Lo fai anche perché ti piace comandare.» gli rispose Alyssa.
«Se io comandassi davvero, tu a quest'ora staresti nel loft insieme a me, mio fratello e le ragazze, e non lavoreresti al fast food.» disse severo Damon.
Alyssa abbassò la testa. Una parte di lei avrebbe voluto accettare la proposta di Damon, ma l'altra parte sapeva che non era giusto, e che le stava dando fin troppo.
«L'offerta è ancora valida, giusto per ricordartelo.» disse più dolcemente Damon.
«Lo sai che non posso accettare, fai già fin troppo per me.» disse Alyssa.
«Sarà valida per sempre.» terminò Damon, guardandola negli occhi.
Alyssa non aprì bocca per tutto il resto del tempo prima di andare a dormire. Nella sua testa vorticavano mille pensieri. Non reggeva più quella vita e la tentazione di accettare la proposta di Damon era forte. E lo divenne ancor di più quando, svegliandosi nella notte, lo guardò in viso: anche il suo era un viso stanco, spento. E la cosa più triste era pensare che con la sua grande camera in quel bellissimo loft assieme ai suoi amici, se ne stava sdraiato su un vecchio divano in una cantina trasformata malamente in appartamento, tenendola abbracciata, solo perché lei non riusciva a dormire bene. Entro l'indomani pomeriggio avrebbe deciso se accettare la richiesta di Damon, o costringerlo ad andarsene per tornare nel suo loft e lasciarla da sola, ferendo entrambi.

Il giorno dopo Damon e Alyssa erano appena tornati all'appartamento dopo aver frequentato le lezioni. Alyssa si sedette sul divano, e accanto a lei si accomodò anche Damon. Con un tacito accordo si sdraiarono, Alyssa tra le braccia di Damon. Alyssa decise che era arrivato il momento: lo guardò negli occhi e cominciò a parlargli a cuore aperto.
«Sai, stanotte avevo pensato che entro oggi avrei dovuto prendere una decisione: o venire a stare con te nel loft, o cacciarti dal mio appartamento in modo che almeno tu torni a vivere la tua vita.» disse Alyssa, senza continuare.
«La sto già vivendo, tranquilla. Comunque cos'hai deciso?» chiese teso Damon, stringendola un po' più forte tra le sue braccia.
«Ancora nulla. L'istinto di sopravvivenza mi dice una cosa, ma la ragione me ne dice un'altra.» rispose ridacchiando Alyssa.
«Segui l'istinto, non sbaglia mai.» le sussurrò Damon, baciandole la fronte.
Alyssa si accoccolò tra le sue braccia, strofinando il naso sul suo petto scolpito. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, un profumo che non aveva mai sentito in vita sua prima di conoscere Damon, e chiuse gli occhi. «Ti risponderò quando mi sveglio, ma sappi che oggi non lavoro.» gli sussurrò.
«Non ho grandi impegni, posso aspettare quanto vuoi.» le sussurrò Damon, carezzandole i capelli, mentre lei si addormentava.
Passò qualche ora, in cui anche Damon si riposò un po', e quando Alyssa si svegliò la guardò negli occhi: «Allora, sì o no?» le chiese soltanto.
Alyssa si stiracchiò, si stropicciò gli occhi e poi si tirò un po' su, mettendosi quasi a sedere. Poi si voltò verso Damon, che aveva il viso teso in attesa della risposa.
Alyssa sorrise dolcemente e sussurrò un sì.
Damon l'abbracciò forte e le diede un lungo bacio sulla guancia. «Andiamo subito?» chiese impaziente Damon.
«Calma, devo raccogliere le mie cose prima, no?» disse ridacchiando Alyssa.
«Col mio aiuto ti ci vorranno cinque minuti per sistemare tutto, quindi stasera ce ne andiamo. Ma prima ti avevo promesso una cosa. Se tu verrai a vivere nel loft saremo a tutti gli effetti un gruppo, per cui…è ora che ti racconti tutto. Ma siccome ci vorrebbero dei giorni interi per raccontarti tutta la storia, preferisco dirti un'altra cosa prima di quella. Ti fidi di me?» chiese seriamente Damon.
«Certo che mi fido di te. Dopo quello che hai fatto per me mi fido ciecamente.» rispose Alyssa con un gran sorriso.
«E non avresti mai paura di me?» chiese dubbioso Damon.
«No! Perché mai dovrei aver paura di te?» chiese sorpresa Alyssa.
«Perché potrei sembrarti il diavolo in persona.» disse mesto Damon.
«Per me tu sei un angelo. Un diavolo non mi avrebbe mai aiutato.»
Damon sorrise. «Allora ti prego di non scappare ora che ti faccio vedere una cosa.» disse Damon prendendole la mano, poi il suo viso cominciò a cambiare: il bianco degli occhi si riempì di rosso, i capillari sotto gli occhi si fecero più grossi e visibili e, quando aprì la bocca, i canini superiori lasciarono spazio a denti lunghi e appuntiti. Denti di vampiro.
Alyssa si appoggiò allo schienale del divano, l'espressione tra lo schifo e lo shock.
Damon tornò normale. «Te l'avevo detto.» disse triste.
Alyssa scosse la testa. «Devi spiegarmi tutto, subito.» gli disse ancora spaventata.
«Farò di meglio.» disse Damon, poi le strinse il viso tra le mani e la guardò negli occhi, dicendole «Voglio che tu sappia come sono diventato un vampiro e tutto ciò che è successo a me, mio fratello ed Elena da quando sono tornato a Mystic Falls, a prima di venire qui.», poi pensò «
Quel che è successo dopo averti conosciuta invece per adesso me lo tengo per me. Un giorno ti dirò come mi hai salvato, come sei riuscita ad alleviare la sofferenza e la rabbia che ho provato per quel che mi ha fatto Elena, e come mi hai fatto capire che c'è di peggio di una donna che non ricambia appieno il mio amore per lei.».
Alyssa chiuse gli occhi, e in un attimo, come un film nella sua mente, le passarono migliaia di immagini: Damon nel letto con Katherine, Damon nei boschi con Katherine sporca di sangue, Damon che scambia il sangue con Katherine, Damon che va a salvare Katherine con suo fratello Stefan e viene trafitto al petto da un proiettile come il fratello, Damon e Stefan che si risvegliano, Damon che vuole lasciarsi morire perché crede che Katherine è morta, Stefan che gli offre il corpo di una donna per nutrirsene. E poi tutti i ricordi di Damon con Stefan ed Elena, sia quando stavano insieme loro due, sia quando Elena invece stava con lui.
Alyssa riaprì gli occhi più tranquilla di qualche momento prima.
«Sappi che anche Elena e Caroline sono vampiri.» le disse Damon.
«Oh.» disse Alyssa sorpresa, e si prese un po' di tempo per assimilare tutte quelle informazioni. Ora era più tranquilla perché conosceva tutta la storia, ma sapere di avere 4 amici vampiri non era sicuramente il massimo.
«Comunque avevi ragione, è molto più complicato del "Stefan ti ha fregato la ragazza". Scusami.» gli disse dopo un po'.
«Per cosa?» chiese Damon, confuso.
«Perché ho insistito tantissimo senza pensare che raccontandomelo potevi starci di nuovo male.» gli disse triste Alyssa.
«Non ti preoccupare, sto molto meglio.»
«Bugiardo.»
«Impicciona.»
Alyssa sorrise e cercò di fare il solletico a Damon, ma non le riuscì: lui le prese i polsi e glieli mise dietro la schiena, poi avvicinandosi pericolosamente a lei col sorriso sulle labbra le sussurrò: «Cosa credevi di fare piccola? Ti sei già dimenticata che sono un vampiro?».
Damon percepì il cuore di Alyssa accelerare improvvisamente, per la paura suppose lui, perciò lasciò la presa. Si alzò in piedi e le chiese da dove poteva cominciare per aiutarla.
Alyssa gli indicò un armadietto affianco alla porta del bagno, così Damon si avvicinò e aprì lo stipite: c'erano libri, fogli, un beauty case e un paio di portagioie. Iniziò a svuotare l'armadietto e ad un certo punto si trovò tra le mani la foto di una bimba, che gli evocò un ricordo poco lontano per la sua vita da vampiro.

Italia, 17 Aprile 1995

Damon era sdraiato nel bel mezzo di un bosco da un bel pezzo. Finalmente sentì che un cacciatore si stava avvicinando. Era giorno, ma non gliene importava niente: aveva fame, e si sarebbe nutrito di lui. In un attimo si alzò fiondandosi su di lui, lo uccise per non farlo urlare, e poi iniziò a succhiare il suo sangue. Stava quasi per prosciugarlo, quando sentì un rumore dietro di sé. Si voltò, e si ritrovò davanti una bimba nascosta tra i cespugli che osservava la scena. Appena lo vide tutto sporco di sangue aprì la bocca per urlare, ma non fece in tempo a far uscir fiato che Damon le aveva tappato la bocca con la mano. La guardò dritta negli occhi, e la soggiogò a stare tranquilla.
«Come ti chiami, piccola?» le chiese poi teneramente.
«Alyssa.» rispose candidamente la bimba.
«E quanti anni hai, Alyssa?»
«Cinque.» rispose la bimba, guardandolo curiosa coi suoi occhioni verdi.
«E la mamma e il papà dove sono?»
«Stanno preparando il picnic.» disse la bimba, indicando un punto lontano dietro di lei.
«Ti lasciano andare in giro per il bosco tutta sola?» chiese sorpreso Damon.
«Sì, perché sto giocando a nascondino con i miei cuginetti.» rispose la bimba, giocando con un anello che aveva al dito.
Damon la guardò intensamente negli occhi, e carezzandole i capelli color cioccolato le disse «Adesso torna indietro dalla tua mamma e rimani con lei. Da oggi in poi farai la brava bambina e non ti caccerai più nei guai, ok? Ma soprattutto dimenticati della brutta cosa che hai visto.».
La bimba annuì sorridendo, poi si voltò e tornò da dov'era venuta.
Damon continuò col suo pasto, e quando ebbe finito andò nella stessa direzione in cui era andata la bimba. Dopo un minuto di camminata arrivò vicino ad una radura. Si mise dietro ad un mucchio di cespugli per non farsi vedere e guardò verso di essa: la bimba era seduta sul prato assieme ad una donna che Damon intuì fosse sua madre, mentre i suoi parenti erano già seduti al tavolo.
Damon sorrise tranquillo, poi tornò a nascondersi nel bosco.


«Quanti anni avevi quando ti hanno scattato questa foto?» chiese Damon ad Alyssa, che era ancora seduta sul divano.
«Cinque. Era molto meglio la vita di quei tempi!» rispose ridacchiando Alyssa.
«Già.» ribatté pensieroso Damon. Gli stessi occhioni, lo stesso sorriso. Era proprio lei la bimba nel bosco. Damon si voltò verso Alyssa, che stava giocando con un anello appeso al collo. Lo guardò attentamente, e poi arrivò alla conclusione che era lo stesso che aveva la bimba nella foto e la bimba nel bosco.
«Come mai tieni quell'anello al collo?» chiese Damon indicandolo, anche se conosceva già la risposta.
«L'ho sempre avuto fin da quando ero piccola, ma quando non ho più potuto tenerlo al dito perché non ci stava più, ho deciso di tenerlo comunque con me, ma al collo.» rispose Alyssa osservando l'anellino mentre se lo rigirava tra le mani.
«Ci sei proprio affezionata…» constatò Damon.
«Sì. Me l'ha regalato mia madre, e ci ha fatto incidere il mio nome. Per comprarmelo fece sacrifici, anche se lei non lo ha mai ammesso. Fu mio padre a confessarmelo quando non mi andava più e volevo riporlo in un cassetto.» disse Alyssa, mentre gli occhi le erano diventati lucidi.
«E da allora invece non te ne sei più separata.»
«Già. Lo tengo con me anche quando dormo, forse non te ne sei accorto perché lo tengo sempre al di sotto dei vestiti.»
«Sì, non ci ho mai fatto caso effettivamente. Carino comunque. E carina anche tu da piccola.» disse Damon, terminando con una risatina mentre metteva la foto dentro la valigia di Alyssa.
Ora riusciva a spiegarsi il perché aveva avuto la sensazione di conoscerla da sempre.

Damon e Alyssa erano arrivati davanti al garage del loft.
«Sei pronta?» le chiese Damon.
«No, ma fa lo stesso. Andiamo. Prima mi tolgo il pensiero, meglio è.» rispose agitata Alyssa.
«Io non dirò niente di quel che è successo in queste settimane, sta a te decidere o meno se vuoi farne parola.» le disse teneramente Damon, e Alyssa annuì.
Damon scese dall'auto, prese le due valigie di Alyssa con una sola mano, tenendone una come trolley e l'altra appoggiata sopra, mentre con l'altra mano aprì la portiera di Alyssa, la prese per mano e l'accompagnò fino alla porta-finestra della cucina. Erano tutti lì seduti al tavolo dopo aver sentito arrivare la macchina di Damon, visto che ultimamente si faceva vedere davvero poco.
«Buonasera, vi presento la nostra nuova coinquilina.» disse allegramente Damon dopo che entrò in cucina con Alyssa.
Tutti rimasero sorpresi alla notizia, tanto che rimasero immobili a guardarli.
«Oh, e sappiate che sa
quel che siamo. Ops, tranne Bonnie.» disse spensierato ai quattro che erano ancora imbambolati, poi voltandosi verso Alyssa le disse «Mi son scordato di dirti che Bonnie è una strega, ma non credo che per te ormai cambi molto».
«No, infatti.» rispose sorridendo a Damon, poi si voltò verso i ragazzi seduti al tavolo: «Per me resterete sempre le mie compagne dell'università e il fidanzato di una di loro. Tutto qui. Niente vampiri, streghe o chissà che altro».
Caroline le sorrise, e poi le corse incontro a velocità vampiresca. «Dovrai abituarti a tutto questo se vorrai stare qui. Benvenuta nella casa dei pazzi!» le disse Caroline ridacchiando, e poi l'abbracciò affettuosamente.
Nel frattempo anche Bonnie e Stefan si alzarono e andarono incontro ad Alyssa, dandole il benvenuto.
«Benvenuta tra noi, Alyssa.» disse sorridente Bonnie, e l'abbracciò brevemente.
«Spero che mio fratello non ti abbia ricattata o minacciata per venire a vivere qui.» disse Stefan ad Alyssa, lanciando un'occhiata a Damon.
«No no! Assolutamente! Anzi, Damon è da settimane che mi prega di venire a vivere qui, e solo quando gli ho detto io che avevo deciso di accettare la sua proposta mi ci ha portata.» disse tranquilla Alyssa.
«Beh, allora benvenuta.» le disse Stefan, stringendole la mano impacciatamente. Elena si alzò di scatto dal tavolo e uscì dalla cucina.
«Oh cavoli… Non l'ha presa affatto bene…» disse preoccupata Alyssa a Damon.
«Fregatene di Elena. Le passerà. E se non le passerà, dovrà convivere con te comunque.» le rispose Damon.
«Se lo dici tu… Senti, potresti fare con loro la stessa cosa che hai fatto con me? Voglio che sappiano quel che ho nascosto loro finora.» gli chiese Alyssa.
«Proprio la stessa cosa no, ma qualcosa di simile sì.» rispose Damon ad Alyssa, poi si rivolse agli altri tre: «Datemi la mano, vediamo se ce la faccio». Stefan, Caroline e Bonnie misero una mano su quella di Damon, mentre lui ripensava a tutto quello che aveva scoperto di Alyssa: dove viveva, come viveva e perché improvvisamente non si fece più vedere tranne che all'università. Funzionò.
Stefan si sentì in colpa per aver pensato male di Alyssa mentre lei stava passando l'inferno, mentre Caroline e Bonnie l'abbracciarono e le chiesero perché mai non ne aveva fatto parola con loro, che avrebbero voluto essere d'aiuto.
Si misero tutti in salotto e iniziarono a parlare, ad eccezione di Stefan che andò a cercare Elena: in camera sua non c'era. La chiamò al cellulare un paio di volte, ma non rispose mai. Esasperato, le mandò un SMS:

Ti avevo chiesto di non fare altre scenate.
Rispondimi o hai chiuso con me.
Anche se ti amo.


Dopo qualche istante gli arrivò un messaggio di risposta:

Sono nella piazzetta, raggiungimi qui.
Per ora non voglio tornare a casa.
Anche se ti amo.


Stefan sospirò con un misto di tenerezza e rabbia verso Elena. Tornò giù in salotto e comunicò agli altri che stava uscendo.
«Vai a cercare Elena?» chiese freddo Damon.
«So già dov'è. Vado solo a farle compagnia, non so se torneremo qui stanotte. Dipende da come va.» rispose Stefan.
«Stefan, io non volevo creare tutto questo scompiglio. Posso fare qualcosa? Me ne vado se è un problema.» si scusò Alyssa.
«Cosa?!» esclamò Damon visibilmente contrariato.
«No, Alyssa, tu non puoi fare niente e stai tranquilla, che tu non hai combinato nulla. È Elena che deve riuscire a controllare le sue emozioni e accettare le cose anche se non sono esattamente come desidera lei.» la rassicurò Stefan, interrompendo Damon prima che scoppiasse un'immensa discussione, e poi se ne andò.
«Tu non te ne vai da nessuna parte. Non per colpa di Elena, almeno.» le disse Damon, e l'abbracciò.
«Sicuri che non dovete dirci niente?» chiese Caroline ridacchiando.
«No, Caroline, niente da dire se non di farti gli affari tuoi.» le rispose acido Damon, fulminandola con lo sguardo, suscitando le risate di Caroline e Bonnie.
«Se non fosse pettegola non sarebbe Caroline!» commentò Bonnie, mentre ancora rideva.
Alyssa sorrideva imbarazzata, e quando Damon se ne accorse la strinse di più per farle coraggio.
«Comunque Alyssa, non preoccuparti di Elena. Prima o poi le passerà, e mal che vada ci siamo io e Caroline dalla tua parte. Noi sappiamo quel che è successo e perché reagisce così, però non siamo molto d'accordo con lei. Alla fine se l'è cercata, e comunque non può avere tutto dalla vita.» disse Bonnie.
«So anche io quel che è successo tra Elena, Damon e suo fratello.» disse Alyssa, facendo rimanere di stucco Bonnie e Caroline.
Continuarono a parlare finché ad Alyssa venne sonno, e Damon l'accompagnò in quella che sarebbe diventata camera sua, portandole le valigie. Prese delle lenzuola pulite e le fece il letto a velocità da record, mentre lei tirava fuori dalla valigia il pigiama, e poi andò in bagno a cambiarsi per la notte. Quando tornò in camera trovò Damon steso sul letto, con solo una canotta e dei pantaloncini addosso, e si bloccò davanti al letto.
«Sono meno vestito ma non mangio mica, sai?» disse ironicamente Damon.
«Hai un macabro senso dell'ironia, sai?» rispose risoluta Alyssa.
Damon si mise seduto e le disse «Ehi, io non ti ho mai vista come uno spuntino, ok? Tienilo bene a mente. I miei spuntini sono le sacche di sangue che abbiamo nel frigo. Tu invece sei una mia amica».
«Mmmh…ok…niente frigo… Mi stai mettendo a dieta?» disse ridacchiando Alyssa.
«Niente affatto, lo sai che il mio obiettivo è l'esatto opposto: cercare di farti mangiare qualcosina in più. E comunque c'è un altro frigorifero tutto per te e Bonnie.» disse Damon risdraiandosi nel letto. «Ah, non ti ho chiesto come e dove vuoi dormire.» continuò.
«Cioè?» chiese confusa Alyssa.
«Se vuoi dormire da sola, puoi dormire qua. Altrimenti se vuoi dormire come al solito con me, possiamo dormire qua o nel mio letto.» spiegò Damon.
«Damon, son venuta qui per non farti sacrificare più. Quindi tranquillo, dormirò da sola. Tu vai pure a dormire nel tuo letto.» gli disse Alyssa, mentre si sedeva sul letto, vicino a Damon.
Damon la prese velocemente per i fianchi e l'attirò su di sé, poi scambiò le posizioni in modo che lei si trovasse sotto di lui, le prese i polsi e glieli tenne al di sopra della testa con una mano, mentre con l'altra le solleticava i fianchi.
Alyssa rideva. Rideva come una bambina, allegra e senza pensieri, libera. Quella risata riempì il cuore di Damon, sapendo che in minima parte era anche grazie a lui che ora rideva così.
«Perché mai dovrei voler andare a dormire nel mio letto? Guarda quanto mi diverto qui!» disse ridacchiando Damon, mentre continuava a farle il solletico.
Quando smise, ad Alyssa ci vollero un paio di minuti per riprendere fiato, mentre Damon si distese accanto a lei, girato verso di lei.
Mentre aveva ancora il fiatone, Alyssa si girò verso Damon accoccolandosi accanto al suo petto.
«Resta, se vuoi.» gli sussurrò, e lui la strinse a sé, dandole la buonanotte con un bacio sui capelli cioccolato.

Stefan aveva raggiunto Elena alla piazzetta, o almeno così la chiamavano loro. Ci erano andati ogni sera da quando Damon se n'era andato, e ora che invece Damon era tornato a casa Elena voleva rimanerci per tutta la notte.
«Ehi…» sussurrò Stefan ad Elena, mentre l'abbracciava.
«Lo fa apposta!» disse Elena singhiozzando.
«Che cosa?»
«Cercare in tutti i modi di irritarmi! Altrimenti perché mai avrebbe chiesto ad Alyssa di venire a vivere con noi?»
«Elena, ho visto tutto. E so perché Damon ha portato Alyssa a vivere con noi. Guarda tu stessa, prima di reagire così.» le disse Stefan, baciandola mentre si sforzava di pensare a tutto quello che era successo da quando se n'era andata poco prima.
«Quindi vorresti dirmi che è solo compassione?» commentò acida Elena.
«Non so cosa sia, ma qualsiasi cosa sia, per te che importanza ha? Mettiamo caso che sia innamorato di lei, a te cosa cambia? Andiamo Elena, avevi detto che volevi stare con me perché sono io quello che ami, e che non volevi perdermi, ma se continui così invece sarà proprio quello che succederà. La mia indifferenza per i tuoi sentimenti nei confronti di Damon e la mia pazienza non sono infiniti.» si sfogò Stefan, ma con tono pacato.
«Scusami tanto.» sussurrò Elena, abbracciando Stefan mentre le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi color nocciola.
Una volta terminato lo sfogo, Elena chiese a Stefan di ritornare a casa con lei. Stefan le ricordò come doveva comportarsi se desiderava rimanere ancora con lui, e poi si avviarono verso il loft mano nella mano, nell'oscurità della notte.





Ecco anche il quinto capitolo!
Scusate se ho saltato la pubblicazione nella settimana di Ferragosto, ma come vi ho spiegato sono in vacanza e ho a disposizione un computer che non è mio, quindi non lo posso usare quando mi pare. T__T
Vi ricordo il blog che ho creato su Blogger, e per chi ama Facebook ho creato la pagina Your Love Saved Me.
Su entrambi potrete fare qualsiasi domanda sulla storia, perfino richiedere delle foto modificate sulle scene che vi sono piaciute di più! Posterò anche delle curiosità, ad esempio a cosa mi sono ispirata per determinate scene o perché ho scelto determinate date o luoghi.
Al prossimo capitolo, se vorrete!

ElenaDobrevSomerhalder


   
 
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