Quattro di mattina del 13 aprile, Lane Street n°
4.
Edward Dalton cercava di aprire la porta di casa con mano malferma, alle
sue spalle gente conciata anche peggio di lui.
Non aveva alzato così tanto il
gomito neanche alla festa dell'addio al celibato di Ron e non capiva perché al
matrimonio invece si erano ridotti da buttare via.
- Riesci ad aprire?-
bofonchiò Harry Potter dietro di lui, tutto concentrato a strizzare gli occhi
per capire se gli elefanti rosa che vedeva erano veri o meno.
- Perché? Ci
vuoi provare tu?- ghignò Edward.
- Muoviti o vomito qua nell'ingresso.-
sibilò Draco Malfoy, appoggiato al muro con la testa all'aria, col preciso
intento di pensare a tutto meno che alla sua nausea.
- C'è qualcun altro che
deve vomitare?- s'informò May, che come Hermione ed Elettra si teneva le scarpe
col tacco alto in mano - Così so in quale bagno chiudermi.-
- A me non
serve.- disse Potter.
- Idem,- biascicò Blaise distrutto.
- Neanche a me.-
bofonchiò la Grifoncina, non sentendosi più le gambe - Dio, perché Ron non mi ha
portato con lui in albergo?-
- Se...- ridacchiarono Edward e Harry - E a fare
cosa?-
- Ma Schiantatevi.- la Granger fece una smorfia - Darei un braccio per
avere una settimana di ferie come lui!-
- Ne ha già chiesti pochi di giorni.-
sospirò il moretto, mentre l'ex Corvonero riusciva ad imbroccare la chiave
giusta - Una volta finita questa storia devo dargli un mese di vacanza come
minimo!-
- A me basta che mi dai mezz'oretta per riprendermi.- mugugnò Draco,
strisciando su per le scale - Ehi, Sfregiato...dove hai detto che l'hai lasciato
il mostriciattolo?-
- Lucilla starà a Cedar House per la notte e ha chiesto
se poteva tenersi Tom fino a domani.-
- Ottimo, così non assisterà al degrado
dei suoi padrini con la testa nel water.- frecciò Elettra, l'unica rimasta
abbastanza lucida - L'ultima volta che è successa una cosa del
genere...hn...com'è finita? Qualcuno me lo ricorda?-
- Ah già...quella figata
di festa.- gli occhi blu di Blaise scintillarono - Raga attenzione!-
-
Preparo la macchina fotografica.- aggiunse la Baley, scappando su in camera sua
mentre gli altri si disperdevano nei vari bagni e nel salone. Un'oretta dopo,
alle cinque, si ritrovarono stranamente tutti insieme davanti al camino
spento.
Svaccati sui divani, sdraiati gli uni sugli altri, trincavano caffè
mezzi moribondi. Eppure non riuscivano a dormire.
- Al mio matrimonio non
farò servire alcolici.- bofonchiò Zabini, guardando sul fondo della tazza, come
se dentro ci fosse stato chissà quale segreto della vita.
- E dove sta il
divertimento?- Edward aveva gli occhi chiusi, la testa girata all'indietro.
-
Nel fondo della tazza del water.- sibilò Malfoy, disgustato - Ho chiuso con
l'alcool.-
- L'hai detto quattro anni fa.- gli ricordò Elettra con un mezzo
ghigno.
- In quel caso la situazione lo richiedeva davvero.- ridacchiò Blaise
- Non credi Dray?-
- Andrete avanti con questa faccenda ancora a lungo?-
sibilò il biondino cercando le sigarette sul tavolo - Cristo, giuro che se
capita qualcosa entro i prossimi giorni non muoverò un dito.-
- E' sempre
bello poter contare sul servizio di difesa del Ministero. Gente...- May si mise
in piedi, mezza barcollante e tutta spettinata - Non so voi ma io non ce la
faccio davvero più. Quelle due aspirine mi stanno facendo effetto. Me ne vado a
dormire.-
- Si, tra un po' ti seguo anche io. Notte.- le disse Edward.
-
Notte ragazzi!- e l'Osservatrice prese il volo nella prima stanza libera, al
piano inferiore.
Dopo un attimo di silenzio e un'altra bevuta di caffè,
Dalton scoccò uno sguardo alla Granger che tacque, sorridendo.
- Che avete in
mente voi matti? Qualche scherzetto?- ironizzò Elettra, abbracciata a Potter -
Posso parlare?-
I ragazzi si guardarono attorno. Avevano fatto sparire gli
specchi e il lieve trillo procurato da Gigì, addormentata nel suo nido, fece
tirare il fiato a tutti. Erano al sicuro.
- Mi sembra che dobbiate andare al
cimitero fra qualche giorno, giusto?- continuò la biondina.
- Si,
dopodomani.- sentenziò Hermione, rubando una sigaretta a Malferret - Dobbiamo
richiamare un tizio dalla sua bella tomba e a quanto si dice in giro non è un
campione di socialità.-
- Chi è questo tizio?- s'informò Blaise.
- St.
Robert di Grinwald, custode di questo secolo dei morti derubati.- gli spiegò la
Grifoncina - Lui può dirci che fine hanno fatto le ossa. Pare che qualunque cosa
sparisca da una tomba, lui sappia ritrovarla.-
- E una volta preso Minus, gli
faremo fare la fine del topo che è.- ringhiò Harry a bassa voce.
- Oh, guarda
chi arriva...ciao prosciutto.- Draco fece un ghigno un po' ebete, quando Pinky
entrò nella stanza zompettando e gli mise il muso sul ginocchio, per farsi
accarezzare.
- Ecco il nostro cerca-trartufi.- ridacchiò Blaise - Di recente
deve aver mal di denti, mordicchia tutto quello che trova.-
- Si, comprese le
mie costosissime scarpe nuove.- ridacchiò Elettra - S'è anche mangiato il
gagliardetto del Grifondoro di Ron. Ancora non gliel'ho detto!-
- Cazzo ma ci
pensate? S'è sposato.- se ne uscì Edward, risvegliandosi dal letargo - Ron s'è
sposato.-
- Si, sappiamo che questo travalica la tua concezione cocco.-
ridacchiò Harry.
- A me il matrimonio è piaciuto moltissimo.- mormorò
Elettra, dolcemente - Lui era raggiante e perfino la Parkinson è riuscita a
sembrarmi meno acida del solito.-
- Però, che fortuna.- rognò Hermione, dando
un tiro alla sigaretta - A me è sembrata sempre la solita spocchiosa.-
-
Eddai, falla finita.- rise Blaise - Sotterra l'ascia di guerra, non hai visto
com'era felice Ron?-
- Si che ho vista, ha pianto tutto il tempo.- rincarò
Harry - Fra lei e Beatrix non so chi fosse la più sconvolta in chiesa.-
-
Ahah, divertente.-
- Bhè, arrendiamoci alla realtà. Ci siamo giocati
Weasley.- considerò Draco, socchiudendo gli occhi - Ormai è andato.-
- Ne
parlate come se fosse partito per la guerra.- Blaise alzò una mano verso il
bancone piano bar e fece veleggiare verso di loro una bottiglia ghiacciata
d'acqua naturale con tre o quattro bicchieri - C'erano molti alla cerimonia che
pensavano che fosse troppo giovane ma secondo me non centra molto l'età.-
-
No, ci va la follia.- frecciò Hermione.
- Eccola che ricomincia!- Harry si
versò dell'acqua - Parli tanto ma secondo me la prossima sei tu!-
- Piuttosto
l'inferno.-
- Cinquanta galeoni che entro due anni ci caschi.- attaccò
Edward.
- Dalton non ricominciare.- sbuffò Draco, tenendosi le tempie dolenti
- Finirai sul lastrico in questo modo.-
- E allora aiutami a vincere
no?-
- Ecco, dopo questa me ne vado a letto!- Hermione si mise subito in
piedi, mentre tutti si mettevano a ridere sommessamente - Ci vediamo domani
sera...se non mi vedete per un paio di giorni svegliatemi, ok?- ma non fece in
tempo a fare un passo che l'incantesimo di controllo sulla palazzina si mise a
trillare, come impazzito.
Era un vero e proprio allarme, talmente forte che
uccise i due neuroni rimasti a galleggiare in mezzo ai galloni di whisky
incendiario nelle teste degli Auror. Non fecero in tempo a capire qualcosa che
qualcuno si Smaterializzò nel salone. Così, all'improvviso. Vestito di nero,
capelli biondi, aria assassina.
- Si può sapere cosa diavolo state
facendo?!-
Lucius Malfoy era furibondo.
- E lei che vuole?- Harry ed
Hermione erano allibiti.
- Io in quella casa non ci torno!- tuonò Malfoy
senior inferocito - Piuttosto ad Azkaban ma con Black non voglio più averci
nulla a che fare!-
- Oh, ecco dov'eri schifoso serpente!-
I ragazzi si
voltarono e sulla porta del salone c'era Sirius, ancora in abito da cerimonia,
seguito da Remus e quella Deirdre. Pure il caro padrino di Harry non sembrava di
buon umore.
- Insomma si può sapere cosa sta succedendo?- li bloccò Draco
sconvolto da quell'invasione - Cos'è questa storia?-
- La storia è che sua
maestà crede di potersene andare in giro tranquillo!- ululò Sirius.
- Senti
chi si mette in cattedra!- lo rimbeccò Lucius - L'essere più viziato sulla
faccia della terra!-
- Non mi faccio fare la predica da un Malfoy, sia
chiaro!-
- E io non me la faccio fare da te Black! Ogni volta che ti vedo mi
viene in mente mia suocera!- ringhiò Malfoy fra i denti - Ho sopportato
abbastanza, una settimana intera! Ne ho piene le tasche!-
- Scusate...- la
Grifoncina si mise in mezzo, non credendo di sentire certe parole da gente che
superava la quarantina - Sono le cinque di mattina e siamo tutti stanchi, non
potete discuterne a tavola?-
- E come si fa a discutere con un serpente?-
ringhiò Sirius.
- Ha parlato Fido!-
- Insomma state zitti!- sbraitò Draco,
fuori di sé - Per Dio, siete insopportabili!-
Sirius e Lucius lo guardarono
furibondi, poi si lasciarono andare seduti in poltrona.
Tempo un minuto e
Remus raccontava a tutti, non senza ridere a dire il vero, dei casini che erano
scoppiati negli ultimi tempi a Grimmund Place per colpa delle vecchie grane di
quei due maghi.
- Non sono mai andati d'accordo neanche quando avevano undici
anni.- bofonchiò Lupin, vedendoli friggere - E la convivenza non aiuta.-
-
Hn, vi sta bene.- sentenziarono Harry e Draco in coro.
- Non c'è niente da
ridere, questo qui andrebbe spedito ad Azkaban in un pacco!- ringhiò Black
pronto a fargli lo scalpo.
- E tu perché non ci torni eh, sottospecie di
babbanofilo?- s'impuntò Malfoy senior - Quella dannata casa è invasa di
mezzosangue, licantropi e dannatissimi quadri che non stanno zitti un secondo,
non ne posso più! Ci manca solo Potter e col trio saremmo a posto!-
- Lascia
fuori James da questa storia!- esplose Sirius.
- Volete comportarvi da
persone adulte, santo cielo?- s'intromise Deirdre Warfield con tono pacato,
facendo risedere Black con modi dolci ma decisi - Siete grandi per comportarvi
come ragazzini. Siamo nel bel mezzo di una guerra, il minimo che possiate fare è
cercare di sopportarvi per aiutare i vostri ragazzi no?-
- Oh, ecco! Ci
mancava solo l'opinione della sorella del Ministro dei Rapporti coi Babbani!-
disse Lucius velenoso, scoccandole un'occhiataccia perfida - Fatemi il santo
favore di trovarmi un altro posto, anche un cella di una prigione di babbani,
tutto ma non la sede dell'Ordine degli Idioti!-
- Per te andrebbe bene la
gogna!-
- E a te un canile!-
- Extremo Quietus!-
Sirius e
Lucius si girarono si scatto, restando a bocca aperta.
Hermione ritrasse la
bacchetta magica, sorridendo con aria angelica.
- Oh, finalmente un po' di
silenzio!-
- Herm ma che gli hai fatto?- allibì Blaise.
- Corde vocali
fuori uso.- ghignò - Le piace ancora la magia oscura signor Malfoy?-
Lucius
Malfoy si portò le mani alla gola. Non ne usciva più un suono. Perfino Sirius,
oltraggiato, si alzò in piedi facendo fuoco e fiamme ma un battito di ciglia di
Hermione lo smontò, anche dopo un suo bacio sulla guancia.
- Buoni ora.-
cinguettò la Granger - Allora Harry? Come la risolviamo la faccenda?-
- E
come vuoi risolverla?- sbuffò Potter, scuotendo il capo.
Ma roba da matti.
Comunque così imparava Sirius! Aveva sempre fatto storie sulla maledizione che
aveva colpito lui e Draco, non capendo quanto fosse difficile convivere con
qualcuno che scatena i tuoi peggiori istinti ma ora stava per scoprirlo. E
un'altra cosa: Harry improvvisamente pensò alla situazione. Tralasciando la
Warfield che aveva avuto la faccia tosta di ficcarsi nelle faccende dell'Ordine,
se avesse lasciato Lucius Malfoy nelle mani del suo padrino di certo non avrebbe
avuto troppo tempo per stare con lei, no?
Non faceva una grinza! Grande,
Harry sei un genio.
- Mi dispiace Sirius.- disse serio, ma anche con perfetta
aria contrita da attore - Sai bene che non possiamo mandarlo ad Azkaban, può
sapere delle cose importanti e non possiamo neanche mandarlo da nessun altro, io
mi fido solo di quelli dell'Ordine della Fenice. Io e i ragazzi abbiamo da fare,
dobbiamo seguire Tom, pensare ai Lestrange, trovare Minus e le ossa. Non puoi
pretendere che ci occupiamo anche di lui.-
- Appunto e soprattutto non
vogliamo.- sibilò Draco - E tu vedi di finirla con queste fisse, capito?-
sbottò, rivolto a suo padre. Lucius, sdegnato, alzò il braccio e puntò l'indice
su Sirius che di rimando, con un ghigno, si limitò a piazzargli in faccia il
dito medio, molto elegantemente.
Dopo gli sbuffi generali, cominciarono a
scalpitare per riavere la loro voce.
- Mamma mia, questi sembravano avere
diciassette anni.- ridacchiò Elettra - Signora, desidera un thè?- chiese poi,
rivolta a Deirdre Warfield.
La donna un po' spiazzata, guardò Hermione che
ridava la voce a Sirius così annuì di seguito a Remus.
- Questa me la paghi.-
le sibilò Harry, mentre la sua ragazza andava tranquilla in cucina.
- Oh, ci
conto.- ghignò la Baley, incurante della sua irritazione.
- Por...porca
miseria!- Black dette un paio di colpi di tosse, appena riottenuta la voce -
Hermione sei da rinchiudere!-
- Insieme voi due al manicomio.- bofonchiò
Edward - Dai Sirius, è per poco!-
- Ognuno ha le sue croci.- aggiunse ancora
Harry, sempre più velenoso.
- Ma si può sapere cos'hai stasera?- gli
rinfacciò il suo padrino.
- Niente, troppe sorprese tutte in una volta.-
disse Potter bellicoso, attento a non farsi sentire.
Black, senza capire
niente, alzò un sopracciglio.
- Come prego? Che sorprese?-
- Ma quanto sei
imbecille.- soffiò Lucius in sottofondo.
- Stai per schiattare Malfoy, ti
avviso.-
- Basta Paddy, insomma!- sbottò Remus esasperato, portandogli del
thè - Sono le cinque di mattina, abbi un po' di cuore almeno per me!-
- Non
ho capito che sorprese comunque.- Black se ne infischiò di tutti, beato.
Ma
era deficiente o lo faceva apposta? Harry continuò a scrutarlo, cercando qualche
segnale ma il suo padrino per una volta sembrava in difficoltà a capire la
spinosa situazione. Mah...allora la buttò all'aria.
- Niente, Hermione è
incinta.-
Lucius, Edward e Blaise quasi si sbrodolarono col thè mentre la
Grifoncina, furibonda, gli lanciò dietro un portacenere che Potter evitò per un
pelo, ridendo come un matto.
- Aspetti un bambino sul serio?- le chiese Remus
sconvolto.
- Certo che no, non sono mica stupida!- ringhiò la ragazza - Dio,
sembrate tutti quanti un disco rotto!-
- Ma siamo sicuri?- bofonchiò Lucius,
scazzatissimo.
- Continui a bersi il suo thè,- lo zittì la strega acidamente
- e smettetela tutti di dire fesserie.-
Andò a finire che vennero rifatte le
presentazioni che purtroppo al matrimonio non erano state fatte, visto che Harry
era sempre sgusciato via come un'anguilla, così gli toccò davvero stringere la
mano a quella tizia e a stamparsi in faccia un sorriso oltremodo falso. Se
Sirius se ne accorse fece anche finta di nulla, ben sapendo che la
situazione non era facile per nessuno, a cominciare da lui.
Comunque era
l'alba quando riuscirono a levarseli dai piedi e fra il padrino di Harry e il
caro genitore di Draco non ce n'era uno che non fosse attorniato da fuoco e
fulmini. Decisamente anche la loro convivenza non sarebbe stata facile, già,
proprio per niente.
A Cedar House alcune ore più tardi, Tristan carezzava
debolmente la schiena liscia e marmorea di Lucilla, addormentata contro il
torace e cullata dal suo battito cardiaco.
Era lì, incantato, come la prima
volta che avevano fatto l'amore. Ancora incredulo di possedere la cosa più bella
del mondo. Ancora incredulo di avere il cuore della creatura che più
amava.
C'era stato un tempo in cui la portata del suo amore e della sua
passione l'avevano spaventato.
Amare incondizionatamente un demone...era
normale per un essere umano? O era da considerarsi ossessione?
Ma poi
guardava Degona e ogni dubbio spariva come fumo.
Le passò un braccio attorno
alla vita e la strinse forte. Lei reagì subito, cingendolo a sua volta.
-
Scusa, non volevo svegliarti.- le disse.
Lucilla rimase ad occhi chiusi,
cercandogli la bocca.
- Tanto non sono stanca.- e scese a baciargli il mento,
per passare alla guancia e alla tempia.
L'Auror ridacchiò, chiudendo un
occhio - Non scherzare col fuoco.-
- Un tempo avevi energie a sufficienza per
andare avanti tutta la notte.- lo provocò lei, con un debole ghigno.
-
Già...ma ti dirò una cosa su tua figlia. La mattina ha la pessima abitudine di
fiondarsi nel letto altrui.-
- Tanto c'è Nyssa.-
Mckay si riadagiò sui
cuscini, curioso - Senti...ma davvero c'è sempre questa tizia con lei?-
-
Già.-
- E Dena la vede?-
- Si.- Lucilla tornò ad appoggiare la testa sulla
sua spalla - E' strano, non dovrebbe.-
- Tante cose nostra figlia non
dovrebbe saper fare. Ma le fa.-
- E a proposito di questo dovrei dirti una
cosa.- la Lancaster sollevò lo sguardo, puntandogli addosso gli occhioni bianchi
con aria più dolce possibile - Ecco...la settimana scorsa è venuta a Cameron
Manor...ma non col camino.-
- No?- Tristan si portò le mani sulla faccia -
Oddio...volava? Stava volando?-
- Peggio. Si è Smaterializzata.-
-
COSA?!-
La demone gli posò un dito sulla bocca - Zitto, ma sei matto?-
-
Tu sei matta.- replicò, prendendole dolcemente il polso - E me lo dici
così?-
- E che vuoi da me, lo sai come la penso.-
- Se, prima s'impara e
meglio è!- Mckay la guardò storto, nascondendo un sorriso - Quella è una piccola
delinquente! Va a caccia di basilisco a quattro anni, quando ne avrà undici che
farà eh?-
- Che vuoi, è figlia tua.- rise Lucilla.
- E già, l'ho fatta da
solo.- ghignò lui, schiacciandola sul materasso e baciandole le labbra - Me lo
ricordo...-
La faccenda stava per farsi di nuovo interessante quando un
discreto bussare alla porta fece sbuffare il padrone di casa, che crollò con la
testa sul cuscino, restando sopra la Lancaster.
- Qualcuno mi perseguita.-
disse depresso, mentre Lucilla rideva.
- Si?- urlò - Chi è?-
- Tristan,
sono io.- era la voce di Liz, un po' stridula a dire il vero - E' pronta la
colazione!-
- Arriviamo!- rispose e poi, a bassa voce - Anche se avrei fame
di altro!-
Lucilla rise ancora sommessamente, sgusciando dalla sua presa -
Muoviti, io vado da Dena e Tom.-
Più tardi, nella cucina di Cedar House e non
alla tavola d'onore come avrebbe voluto Liz, Tom e la piccola Degona si stavano
divertendo a far volare ogni sorta di oggetto per preparare la tavola con gli
elfi domestici mentre Beatrix se ne stava appollaiata sulla sedia, di umore
pessimo.
Se non altro era domenica mattina e avevano ancora la giornata
libera prima di tornarsene a Hogwarts ma la Diurna detestava la troppa baraonda
e il sole e la chiesa il giorno prima le avevano fatto saltare i nervi già
deboli.
- Trix ma davvero non mangi neanche i biscotti?- Degona la guardava
tutta attenta, faticando per salire su una sedia - Lo zio ogni tanto li mangia
sai?-
- Tuo zio Milo fa solo pasticci.- sibilò Tristan entrando in cucina,
tampinato da Elisabeth mentre Lucilla era rimasta indietro a chiacchierare con
Morrigan e Jess - Diavoletta, te l'ho detto. I vampiri non mangiano niente di
solido.-
- E allora perché lo zio mangia i biscotti?-
- Beve anche il vino
se è per questo.- rise Jess, entrando tutto scarmigliato e bello come il sole -
Lascia perdere tesoro, tuo zio si fa la bocca con tutto.-
- Invece di pensare
alla mia alimentazione...- frecciò il Diurno sedendosi a tavola fra Tom e
Tristan - ..pensate alla vostra. Dio, ma qua c'è abbastanza roba per un
reggimento. Non vi siete ingozzati abbastanza ieri?-
- Il ricevimento è stato
bellissimo.- disse la Jenkins, versandosi della spremuta - Se l'ha organizzato
la sposa ha davvero un ottimo gusto. E col poco tempo che avevano poi.-
- A
me è piaciuto il vino.- dissero praticamente Tristan e Jess in coro.
- Oh,
grandi voi Mckay. C'era da scommetterci.- ironizzò Lucilla.
- Mamma quando
torni nel Golden Fields?- le chiese Tom - Oggi pomeriggio ci sarai ancora?-
-
Credo di si,- la Lancaster gli sorrise - vuoi parlarmi di qualcosa?-
Il
piccolo Riddle annuì - Ahah, ma non è importante.-
- Non preoccuparti, non ho
il coprifuoco.-
- Mamma la vuoi un biscotto?- cinguettò nel frattempo Degona
- E' buono, col cioccolato!-
- Tesoro...- la bloccò Liz - La tua mamma non
mangia, lo sai.-
- Cucciola hai fame?- se ne uscì all'improvviso Milo, verso
Beatrix, vedendo il faccino deluso della bambina - Mi sta venendo un certo
languorino...a te no?-
Il Diurno si prese un calcio dal due fratelli Mckay da
sotto al tavolo e imprecando fra i denti tornò a leggersi il giornale anche se
ormai aveva davvero voglia di affilarsi i denti su qualcosa. Tipo una
tata!
Fra una storia e l'altra, Lucilla accettò di mandare giù due pezzi di
biscotto e poi il resto della colazione continuò in allegria, anche se in verità
era più ora di pranzare che di fare colazione.
Il pendolo batté le due
quando, chissà come mai, si presentarono sulla porta di casa Rose Mckay che si
trascinava dietro un marito alquanto recalcitrante. Tutti sapevano bene che la
domenica era sacra per Tanatos Mckay che la usava o per poltrire o per andare a
caccia di demoni quindi quell'improvvisata a casa del suo secondogenito gli
aveva smontato l'intero programma giornaliero. Inoltre andare lì a fare da
guerrafondaio gli piaceva poco, visto che sua moglie si era presentata solo per
tessere le lodi di Elisabeth davanti a Lucilla che, tra le altre cose, non
l'ascoltava mai neanche per sbaglio. Infatti anche quel giorno, invece che star
dentro a spettegolare con Rose ed Elisabeth su come mantenere pulita la casa, il
giardino e come dare un ricevimento, Lucilla andò fuori in giardino coi
bambini.
Al suo fianco, Nyssa osservava Degona senza perderla mai di vista un
istante ma quando arrivò Tanatos raggiunse la sua protetta.
- Salve.- lo
salutò la Lancaster.
- Salve bella ragazza.- Tanatos si accese la pipa,
sogghignando coi suoi modi da Mckay - Sono contento di vederti.-
- Grazie.
Sta bene?-
- Come al solito. E tu?-
Lucilla sorrise vagamente, tornando a
guardare sua figlia e Tom - Sopravvivo.-
- Hai passato qua la
notte?-
Stavolta un lieve color pesca tinse le guance pallide della demone,
che fece una smorfia alla ghignatina del padre di Tristan. - Lei è
terribile.-
- Allora anche i demoni arrossiscono.- la prese in giro Tanatos -
Mia cara, non crederai che Degona te l'abbia portata la cicogna spero, perchè
qua abbiamo un bel problema da risolvere.-
- La smetta di prendermi in giro.-
sbuffò imbronciata - Mi spiace di averle scombinato il pomeriggio
comunque.-
- Già, avrei preferito andare a caccia coi ragazzi. E immagino che
tu avresti apprezzato un tale invito vero?-
La Lancaster annuì, scoccando poi
un'occhiata alle vetrate del salone.
- E' una brava persona.- ammise.
- Si
ma non è te. E Tristan lo sa bene.-
Lucilla chinò il capo, socchiudendo quasi
gli occhi.
- Pensavo che aspettarmi sarebbe stata la cosa giusta per lui e
Degona. Ora non ne sono più tanto convinta. Per me è passato poco tempo, anche
se la notte sola nel mio letto mi sembrano quarant'anni, invece di quattro. Ma
lui è un essere umano. Non è giusto.-
- Ti fai venire degli scrupoli adesso?-
Tanatos si mise in bocca la pipa, la voce arrochita dall'irritazione - Non ti
azzardare a buttare tutto all'aria sai? Avete fatto tanto per restare insieme,
Degona cresce bene e anche se non può starti vicino sempre, cerca di sopportare
la tua lontananza, esattamente come fa mio figlio. Non mandare in fumo tanti
sforzi solo perché pensi di fare il loro bene sparendo dalle loro vite perché
non è così.-
- Quasi non mi ricordo più com'era vivere normalmente. Sono le
mattine come questa che mi mettono a disagio.-
- Imparerai di nuovo.- il mago
espirò il fumo, fissandola attento - Sei molto forte Lucilla ma a volte ti
scordi che non siamo fatti di pietra. Tu neanche.-
- Forse questo non è più
il mio posto.-
- Hai sottoscritto questo luogo come casa tua il giorno in cui
ha deciso di assumere la malignità di Degona, rendendola interamente umana per
il suo bene. Se non è l'atto di una mandre questo, non saprei trovarti altri
esempi.-
Un attimo di silenzio e Lucilla, mestamente, gli bisbigliò un lieve
grazie, detto a bassa voce.
Un altro sorriso e Tanatos se ne andò, dopo
averle accarezzato la spalla.
Lei invece rimase ferma, seduta su quella
panchina a guardare l'uomo che avrebbe dovuto essere suo marito, giocare con sua
figlia. Degona in quel momento si volse a chiamarla.
Per un attimo le due si
fissarono, poi la bimba sollevò la mano e la salutò.
Com'era bello il suo
pulcino, pensò alzandosi e raggiungendoli.
Era un peccato doverla lasciare
sola.
Un vero delitto.
Erano circa le cinque del pomeriggio stesso,
quando su Londra cominciò a imperversare un temporale cupo e greve.
La
pioggia batteva forte contro i vetri di Lane Street e Draco, in piedi davanti
alla finestra della sua camera, pensava a quei disgraziati che erano usciti a
fare due passi tutti insieme.
Sperò che si fossero cacciati in un pub perché
l'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era gente malata, visto e
considerato poi che il loro Smolecolarizzatore si era appena sposato.
La luce
nella stanza era plumbea, quasi bluastra. L'acqua contro i vetri dava l'idea di
una cascata.
Uno strano brivido di freddo, nonostante fosse ormai aprile, gli
percorse la pelle si mise una camicia addosso con aria svogliata mentre tornava
a guardare l'angelo che dormiva nel suo letto.
La schiena nuda di Hermione
sembrava pallidissima alla luce innaturale del temporale e il suo tatuaggio
saltava facilmente all'occhio. Piegò le labbra, ricordando quattro anni prima,
quando lui stesso gliel'aveva disegnato.
Andò a sedersi sulla sponda del
letto dove lei, poggiata prona, dormiva coi capelli riversi sul cuscino come un
ventaglio. C'era solo una cosa che lo feriva in quei momenti.
Il suo sonno.
Hermione, nonostante ora non necessitasse più delle pozioni Mangiasogni prodotte
con la Salvia Splendens, continuava ad agitarsi mentre dormiva. Certo, non
accadeva sempre ma guardandola nessuno avrebbe potuto dire quale mostro velenoso
stesse infestando il suo riposo.
Sollevò una mano e l'accarezzò dolcemente,
quasi disperato.
Solo abbracciandola si calmava ma spesso, dopo aver fatto
l'amore, la sentiva stare sveglia a lungo, con gli occhi sbarrati. Altre volte
ancora si svegliava e la trovava seduta a letto, nuda, avvolta nel lenzuolo e
tremante.
Urlava, urlava e piangeva.
Sapeva che non c'era modo per guarire
da quella paura ma non poter fare niente per lei gli straziava l'anima.
Senza
una parola tornò a letto e la prese fra le braccia, intrecciando le gambe con le
sue, facendo di tutto pur di farle sentire che era lì. Hermione parve avvertire
la sua presenza perché si acquietò, svegliandosi.
Era strano. Strano e
assurdo come poteva cambiare una persona.
Un tempo Draco Malfoy l'aveva
considerata solo un elemento decorativo della sua breve vita, solo un vago e
fastidioso fantasma che viveva in un paradiso che lui non avrebbe mai potuto
avere, l'ultima donna che avrebbe pensato di poter amare e desiderare
disperatamente. Ora invece era in quel letto.
Più grande, maturo e ferito. Ma
lei era sempre lì.
Sentì improvvisamente la mano di Hermione sul torace, sul
cuore.
- Ti ricordi quando a scuola guardavamo le stelle, dalla mia
camera?-
Draco ghignò come un demonio lussurioso - Tu forse, guardavi le
stelle...-
La fece ridere e poi continuò - Mi sembra di essere tornati a quel
tempo.-
- In che senso?-
- Quando eravamo solo noi due. Quando chiudevamo
fuori tutto.- Hermione sollevò di poco gli occhi dorati - Perché è sempre così
che abbiamo fatto. O nell'ombra o niente.-
Malfoy stavolta tacque. Sul viso
liscio e perfetto alcun sentimento.
- Non sono io che mi sono rifiutato di
provare.- sibilò, fissandola attentamente - Sei tu che non vuoi.-
- Io vorrei
solo una vita normale.- sussurrò, tornando ad appoggiare il capo al
cuscino.
- Non potrai averla se non lotti.- Draco le prese il mento fra le
mani, per farsi guardare in faccia - La vuoi davvero?-
- Dipende da cosa vuoi
tu.-
- No, ti sbagli.-
- Invece dipende anche da te.- Hermione gli prese
la mano, seria - Ciò che voglio è solo saperti vivo, lontano dai Mangiamorte. Mi
sembra invece che da qualche tempo tu voglia cose diverse.-
Stavolta il
biondo emise un gemito, mettendosi supino e ostinandosi a guardare il
soffitto.
Cose diverse, diverse...era normale.
- Non mi sembra di
chiederti troppo se cerco d'imporre alla mia vita un minimo di stabilità.-
bofonchiò secco, cercando le sigarette sul tappeto - Sei stata via per anni, sei
entrata e uscita dalla mia vita come nulla fosse, non so neanche se resterai qui
una volta che questa guerra sarà finita.-
- Credi che io invece non abbia
bisogno di un minimi di sicurezza dopo tutto quello che mi è successo?- sbottò
la Grifoncina allibita, sedendosi nel letto - Non è stato facile per me, ho
dovuto cavarmela da sola.-
- Nessuno te l'ha chiesto. Potevi tornare e
risparmiare a tutti, a me per primo, una buona dose di notti insonni.-
- E io
che ne sapevo che mi pensavi ancora?- Hermione cominciò a vestirsi ma Draco,
stavolta, la guardò allibito.
- Cosa ne sapevi che ti pensavo ancora?-
riecheggiò, levandosi la sigaretta ancora spenta dalla bocca - Ma chi è che
veniva a letto con me quattro anni fa? Tu o la tua gemella? Mi hai mai guardato
in faccia mentre lo facevamo qualche volta o pensavi solo a divertirti?-
-
Divertirmi? Vogliamo parlare di com'è cominciata?- esplose rabbiosa.
- Ma
chissene frega di com'è cominciata! Al diavolo quella scommessa e tutta la
stramaledetta fauna di Hogwarts, Cristo Santo!- le disse Draco esasperato,
passandosi le mani fra i capelli - Ma si può sapere che ti prende? È da quando
abbiamo ricominciato ad andare a letto insieme che riesci in un modo o
nell'altro a farci litigare. A che diavolo di gioco stai giocando mezzosangue? E
guardami in faccia quando ti parlo, per favore!-
Hermione richiuse la porta
del bagno di botto, restandone fuori.
Era rabbia quella che l'aveva spinta e
anche la frustrazione.
- Allora?- Malfoy la incalzò impaziente, sfidandola
con lo sguardo - E allora?-
- Allora...allora sei tu.- sussurrò, fissandolo
intensamente - Sei tu.-
Bene, fantastico.
Una frustata sulla schiena gli
avrebbe fatto meno male.
- Spiegati.- sibilò fra i denti - E non ti azzardare
a piantarmi in asso di nuovo senza una spiegazione.-
- Detto fatto.- la
Granger finì di chiudersi la camicia, ravvivandosi i ricci e denotando
chiaramente il suo nervoso - E' che...- si morse le labbra, arrossendo - E'
che...è più facile scappare da te.-
Il biondo allargò gli occhi.
- Come
prego?- riecheggiò - Cosa diavolo stai dicendo?-
- Ti sto dicendo che
tu...che tu sei quello giusto accidenti a te.- sbottò esasperata, ormai
irrefrenabile come un fiume in piena - Sto dicendo che tu sei l'unico che mi fa
sentire completa, che mi fa battere il cuore. Sei l'unico per cui ho fatto e
farei pazzie, sei l'unico che aspetterei in eterno! E questo...questo mi
uccide.- abbassò la voce, sempre più rossa e senza fiato - Se con te dovesse
andar male...se dovessi perderti...non reggerei. Ecco, te l'ho detto.
Soddisfatto?-
Soddisfatto? Era sconvolto!
Se ne stava lì sdraiato a letto
a sentire certe follie con la sigaretta che si fumava da sola fra le dita.
-
Non c'è verso di farsi dire le cose da te al vecchio modo vero?- sibilò
sarcastico.
Lei assottigliò pericolosamente gli occhi.
- Ma hai sentito
quello che ti ho detto, stupidissimo Serpeverde?-
- In poche parole mi stai
dicendo che non vuoi stare con me perché sono l'uomo giusto? Ho capito bene?-
riassunse ironico, spegnando la cicca con stizza e alzandosi in piedi -
Mezzosangue, che ne dici di andare da uno strizzacervelli eh? Sei totalmente
pazza, ecco cosa sei! E se speri che ti lasci fare i tuoi comodi ti sbagli di
grosso!- scandì lapidario - Non commetto lo stesso errore due volte e per quanto
tu sia fuori di testa, per Dio per me è la stessa cosa! A diciott'anni ho
lasciato che un mucchio di cazzate si mettessero fra di noi: sangue, razza e
casa. Adesso basta, me ne sbatto le palle se hai paura, me ne sbatto se sei
andata fuori di testa...-
- Vuoi finirla di darmi della psicotica?- lo
interruppe stizzita.
- Bhè avresti dovuto sentirti mentre parlavi!-
- Non
è colpa mia se lascio uno per quattro anni e me lo ritrovo tutto zucchero e
melassa!-
- Già mi hai piantato rovinandomi la vita!-
- Cosa?!- Hermione
allargò la bocca, sdegnata - Hai un bel parlare Malfoy! Per un anno hai fatto il
bello e il cattivo tempo con me e poi hai il coraggio di dirmi che piantandomi
ti avrei scaraventato nella depressione? Hai idea di come stavo io quel giorno
quando ci siamo lasciati?-
- No ma ho idea di come stavo io!- replicò secco -
E per quattro anni non sono stato bene!-
- Bhè io neanche!-
- E allora di
cosa diavolo discutiamo eh?- urlò, perdendo la pazienza - Facciamo l'amore come
fosse sempre l'ultima volta, ogni mattina mi sveglio e tu non sei a letto. Hai
idea di come mi fai sentire? Come se di me non te ne fregasse niente!-
- Io
ti ho appena detto perché lo faccio!-
- E io ti rispondo che sei pazza!-
-
Basta, adesso mi hai stufato!- gli puntò il dito addosso, avvicinandosi
bellicosa - Non sono pazza, non ti azzardare mai più a usare quel tono con me!
Ora sai come stanno le cose, se ti sta bene ok, se no
vall'inferno!-
Vall'inferno? Vall'inferno??
Draco le afferrò il polso,
schiacciandosela addosso?
- Chiariamo le cose Granger.- ringhiò fra i denti,
mentre lei non cedeva di un millimetro - Mi sei entrata nella vita, me l'hai
sconvolta, mi sei entrata nel sangue e adesso fai marcia indietro? No, non credo
proprio.-
- Io non faccio marcia indietro. Metto solo dei paletti.-
- Al
diavolo i paletti. Andavano bene anni fa, ora non mi vanno più bene.-
- Come
hai detto tu, me ne frego se hai paura o se non ti vanno bene i miei paletti.-
rispose sarcastica - E lasciami!-
- No, non ti lascio.- scandì, serrando la
presa ma ben attento a non farle male - E adesso finiamola una volta per tutte.
Metti tutti i fottuti paletti che ti pare ma la situazione è questa: finita
questa storia coi Mangiamorte dovrai decidere. O stai con me o non ci stai. O
tutto o niente.-
La mollò ed Hermione rimase lì, gelata.
- Questo mi sa di
ultimatum.- mormorò sgomenta.
- Lo è.- disse, serrando le mascelle - Non
voglio più averti solo la notte, a metà, come quando avevamo diciotto anni. Ho
passato troppo tempo a sognarti e a rimpiangerti ma se sei tornata solo per
giocare...-
- Non voglio giocare!- alitò afferrandolo per il braccio
spaventata, sentendolo improvvisamente allontanarsi - Non l'ho mai detto!-
-
E allora cos'hai detto?-
- Ho detto che...che se con te dovesse andar male
non potrei sopportarlo.-
Draco distolse lo sguardo, scuotendo la testa.
-
Hermione...dopo Hogwarts la mia vita è cambiata. Ho perso quasi tutto, mio padre
è sparito, ho dovuto abituarmi a vivere con Potter, tutto per me è cambiato.
L'unica ancora eri tu e te ne sei andata...non posso permettermi di stare di
nuovo come un cane, senza sapere dove sei o cosa fai. Ti voglio.- tornò a
guardarla, gli occhi grigi densi come il metallo - O tutto o niente.- ridisse -
Mi dispiace.-
- E lasci di nuovo a me decidere.- la strega sorrise
amaramente, facendosi indietro - Complimenti.-
- Cosa vuoi da me?- mormorò -
Cosa?-
- Io..- Hermione inspirò con forza, stanca di resistere - Io non
voglio perderti di nuovo.-
- Sono qua.- Draco assunse un'espressione amara,
triste - Sono qua non te ne accorgi? Dovresti solo allungare la mano
mezzosangue.-
- Se andasse tutto male...se...-
- Se, se, se...non lo
sappiamo!- esplose - Porca miseria ma dammi un minimo di fiducia! Dalla a tutti
e due!-
- C'è troppo in ballo.-
- E appunto perché c'è tanto dovresti
provare.- sibilò, staccandosi di nuovo da lei per andare quasi a distanza di
sicurezza - E' sempre la stessa storia, arriviamo a tanto così e poi tu mi
molli! Sei la mia rovina.-
- Grazie...molto azzeccato.-
Draco si girò e
la trovò di spalle. Ecco, l'aveva anche fatta piangere.
- Maledizione.-
sibilò - Hermione...dai...- le prese la mano, abbracciandola stretta e lei
nascose il viso nel suo collo, singhiozzando. Bastava poco per rigirarselo
accidenti, pensò, mentre le cingeva la vita e la cullava.
Ce l'aveva
totalmente in pugno, era come di burro.
Tanto che avrebbe anche potuto
accettare ogni sua condizione. Aveva fatto tanto il duro ma in verità avrebbe
accettato ogni cosa, sottomettendosi a tutto.
Le prese il viso fra le mani,
senza però ostinarsi a farsi guardare in faccia.
Accostò la bocca al suo
orecchio, maledicendosi per ciò che stava per dirle.
- Aspetterò ancora per
qualche tempo...- mormorò dolcemente - Pensaci. D'accordo?-
Hermione
singhiozzò ancora, stringendogli forte la camicia ma annuì.
- Va
bene?-
Annuì di nuovo, pulendosi gli occhi col dorso della mano.
- Non sai
quanto ti odio.- gli disse, mordendosi le labbra.
- Si, sono sicuro che è
così.- sussurrò lui, ammansendosi e carezzandole le gote.
Hermione abbassò
gli occhi, non sopportando di vedergli quell'espressione rassegnata sulla
faccia.
Strinse le dita fra le sue, col cuore che ormai batteva
impazzito.
Era tardi per fermarsi.
- Ti amo.-
Silenzio. La pioggia
parlò per loro.
Draco la guardò in faccia, poi la prese in braccio e le
chiuse le bocca con la sua.
Paura, desiderio, anni passati lontani, il fuoco
che bruciava...
Era un turbine che li legava. Una catena spessa e pesante,
quasi troppo stretta e troppo fredda. Una catena che faceva male ma che forse,
non si sarebbe mai spezzata tanto la sua presa era salda.
Si, finalmente
l'aveva capito. Quella catena faceva male, faceva soffrire. Ma era
indistruttibile.
Non sarebbero mai stati solo uniti dall'amore. Lo aveva
accettato ormai.
- Ti amo, ti amo, ti amo...-
- Continua a dirlo.-
sussurrò, mentre si perdeva in lei - E non smettere
più.-
Lasciami bruciare, lascia che mi faccia male...perché solo
così mi avrai.
Ti farò male. Ti soffocherò. Perché solo così sarai mia.
E
la mia non è una promessa vana.
Da qui all'eternità sarai mia. E tu avrai
me.
Nel sangue e nel tempo.
Nella vita e nella
morte.
Tuo.
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