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Autore: Kysa    06/03/2007    2 recensioni
...E dopo quattro anni dall'aver lasciato il nido protettivo di Hogwarts, alla porta di Harry Potter si ripresenta un Riddle che sconvolgerà la vita a lui e a Draco, legati indissolubilmente da una maledizione che li porterà alle soglie di un'altra avventura e di una nuova crudele battaglia. Il seguito di "La Scommessa"...
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Dest49

 

 


Quattro di mattina del 13 aprile, Lane Street n° 4.
Edward Dalton cercava di aprire la porta di casa con mano malferma, alle sue spalle gente conciata anche peggio di lui.
Non aveva alzato così tanto il gomito neanche alla festa dell'addio al celibato di Ron e non capiva perché al matrimonio invece si erano ridotti da buttare via.
- Riesci ad aprire?- bofonchiò Harry Potter dietro di lui, tutto concentrato a strizzare gli occhi per capire se gli elefanti rosa che vedeva erano veri o meno.
- Perché? Ci vuoi provare tu?- ghignò Edward.
- Muoviti o vomito qua nell'ingresso.- sibilò Draco Malfoy, appoggiato al muro con la testa all'aria, col preciso intento di pensare a tutto meno che alla sua nausea.
- C'è qualcun altro che deve vomitare?- s'informò May, che come Hermione ed Elettra si teneva le scarpe col tacco alto in mano - Così so in quale bagno chiudermi.-
- A me non serve.- disse Potter.
- Idem,- biascicò Blaise distrutto.
- Neanche a me.- bofonchiò la Grifoncina, non sentendosi più le gambe - Dio, perché Ron non mi ha portato con lui in albergo?-
- Se...- ridacchiarono Edward e Harry - E a fare cosa?-
- Ma Schiantatevi.- la Granger fece una smorfia - Darei un braccio per avere una settimana di ferie come lui!-
- Ne ha già chiesti pochi di giorni.- sospirò il moretto, mentre l'ex Corvonero riusciva ad imbroccare la chiave giusta - Una volta finita questa storia devo dargli un mese di vacanza come minimo!-
- A me basta che mi dai mezz'oretta per riprendermi.- mugugnò Draco, strisciando su per le scale - Ehi, Sfregiato...dove hai detto che l'hai lasciato il mostriciattolo?-
- Lucilla starà a Cedar House per la notte e ha chiesto se poteva tenersi Tom fino a domani.-
- Ottimo, così non assisterà al degrado dei suoi padrini con la testa nel water.- frecciò Elettra, l'unica rimasta abbastanza lucida - L'ultima volta che è successa una cosa del genere...hn...com'è finita? Qualcuno me lo ricorda?-
- Ah già...quella figata di festa.- gli occhi blu di Blaise scintillarono - Raga attenzione!-
- Preparo la macchina fotografica.- aggiunse la Baley, scappando su in camera sua mentre gli altri si disperdevano nei vari bagni e nel salone. Un'oretta dopo, alle cinque, si ritrovarono stranamente tutti insieme davanti al camino spento.
Svaccati sui divani, sdraiati gli uni sugli altri, trincavano caffè mezzi moribondi. Eppure non riuscivano a dormire.
- Al mio matrimonio non farò servire alcolici.- bofonchiò Zabini, guardando sul fondo della tazza, come se dentro ci fosse stato chissà quale segreto della vita.
- E dove sta il divertimento?- Edward aveva gli occhi chiusi, la testa girata all'indietro.
- Nel fondo della tazza del water.- sibilò Malfoy, disgustato - Ho chiuso con l'alcool.-
- L'hai detto quattro anni fa.- gli ricordò Elettra con un mezzo ghigno.
- In quel caso la situazione lo richiedeva davvero.- ridacchiò Blaise - Non credi Dray?-
- Andrete avanti con questa faccenda ancora a lungo?- sibilò il biondino cercando le sigarette sul tavolo - Cristo, giuro che se capita qualcosa entro i prossimi giorni non muoverò un dito.-
- E' sempre bello poter contare sul servizio di difesa del Ministero. Gente...- May si mise in piedi, mezza barcollante e tutta spettinata - Non so voi ma io non ce la faccio davvero più. Quelle due aspirine mi stanno facendo effetto. Me ne vado a dormire.-
- Si, tra un po' ti seguo anche io. Notte.- le disse Edward.
- Notte ragazzi!- e l'Osservatrice prese il volo nella prima stanza libera, al piano inferiore.
Dopo un attimo di silenzio e un'altra bevuta di caffè, Dalton scoccò uno sguardo alla Granger che tacque, sorridendo.
- Che avete in mente voi matti? Qualche scherzetto?- ironizzò Elettra, abbracciata a Potter - Posso parlare?-
I ragazzi si guardarono attorno. Avevano fatto sparire gli specchi e il lieve trillo procurato da Gigì, addormentata nel suo nido, fece tirare il fiato a tutti. Erano al sicuro.
- Mi sembra che dobbiate andare al cimitero fra qualche giorno, giusto?- continuò la biondina.
- Si, dopodomani.- sentenziò Hermione, rubando una sigaretta a Malferret - Dobbiamo richiamare un tizio dalla sua bella tomba e a quanto si dice in giro non è un campione di socialità.-
- Chi è questo tizio?- s'informò Blaise.
- St. Robert di Grinwald, custode di questo secolo dei morti derubati.- gli spiegò la Grifoncina - Lui può dirci che fine hanno fatto le ossa. Pare che qualunque cosa sparisca da una tomba, lui sappia ritrovarla.-
- E una volta preso Minus, gli faremo fare la fine del topo che è.- ringhiò Harry a bassa voce.
- Oh, guarda chi arriva...ciao prosciutto.- Draco fece un ghigno un po' ebete, quando Pinky entrò nella stanza zompettando e gli mise il muso sul ginocchio, per farsi accarezzare.
- Ecco il nostro cerca-trartufi.- ridacchiò Blaise - Di recente deve aver mal di denti, mordicchia tutto quello che trova.-
- Si, comprese le mie costosissime scarpe nuove.- ridacchiò Elettra - S'è anche mangiato il gagliardetto del Grifondoro di Ron. Ancora non gliel'ho detto!-
- Cazzo ma ci pensate? S'è sposato.- se ne uscì Edward, risvegliandosi dal letargo - Ron s'è sposato.-
- Si, sappiamo che questo travalica la tua concezione cocco.- ridacchiò Harry.
- A me il matrimonio è piaciuto moltissimo.- mormorò Elettra, dolcemente - Lui era raggiante e perfino la Parkinson è riuscita a sembrarmi meno acida del solito.-
- Però, che fortuna.- rognò Hermione, dando un tiro alla sigaretta - A me è sembrata sempre la solita spocchiosa.-
- Eddai, falla finita.- rise Blaise - Sotterra l'ascia di guerra, non hai visto com'era felice Ron?-
- Si che ho vista, ha pianto tutto il tempo.- rincarò Harry - Fra lei e Beatrix non so chi fosse la più sconvolta in chiesa.-
- Ahah, divertente.-
- Bhè, arrendiamoci alla realtà. Ci siamo giocati Weasley.- considerò Draco, socchiudendo gli occhi - Ormai è andato.-
- Ne parlate come se fosse partito per la guerra.- Blaise alzò una mano verso il bancone piano bar e fece veleggiare verso di loro una bottiglia ghiacciata d'acqua naturale con tre o quattro bicchieri - C'erano molti alla cerimonia che pensavano che fosse troppo giovane ma secondo me non centra molto l'età.-
- No, ci va la follia.- frecciò Hermione.
- Eccola che ricomincia!- Harry si versò dell'acqua - Parli tanto ma secondo me la prossima sei tu!-
- Piuttosto l'inferno.-
- Cinquanta galeoni che entro due anni ci caschi.- attaccò Edward.
- Dalton non ricominciare.- sbuffò Draco, tenendosi le tempie dolenti - Finirai sul lastrico in questo modo.-
- E allora aiutami a vincere no?-
- Ecco, dopo questa me ne vado a letto!- Hermione si mise subito in piedi, mentre tutti si mettevano a ridere sommessamente - Ci vediamo domani sera...se non mi vedete per un paio di giorni svegliatemi, ok?- ma non fece in tempo a fare un passo che l'incantesimo di controllo sulla palazzina si mise a trillare, come impazzito.
Era un vero e proprio allarme, talmente forte che uccise i due neuroni rimasti a galleggiare in mezzo ai galloni di whisky incendiario nelle teste degli Auror. Non fecero in tempo a capire qualcosa che qualcuno si Smaterializzò nel salone. Così, all'improvviso. Vestito di nero, capelli biondi, aria assassina.
- Si può sapere cosa diavolo state facendo?!-
Lucius Malfoy era furibondo.
- E lei che vuole?- Harry ed Hermione erano allibiti.
- Io in quella casa non ci torno!- tuonò Malfoy senior inferocito - Piuttosto ad Azkaban ma con Black non voglio più averci nulla a che fare!-
- Oh, ecco dov'eri schifoso serpente!-
I ragazzi si voltarono e sulla porta del salone c'era Sirius, ancora in abito da cerimonia, seguito da Remus e quella Deirdre. Pure il caro padrino di Harry non sembrava di buon umore.
- Insomma si può sapere cosa sta succedendo?- li bloccò Draco sconvolto da quell'invasione - Cos'è questa storia?-
- La storia è che sua maestà crede di potersene andare in giro tranquillo!- ululò Sirius.
- Senti chi si mette in cattedra!- lo rimbeccò Lucius - L'essere più viziato sulla faccia della terra!-
- Non mi faccio fare la predica da un Malfoy, sia chiaro!-
- E io non me la faccio fare da te Black! Ogni volta che ti vedo mi viene in mente mia suocera!- ringhiò Malfoy fra i denti - Ho sopportato abbastanza, una settimana intera! Ne ho piene le tasche!-
- Scusate...- la Grifoncina si mise in mezzo, non credendo di sentire certe parole da gente che superava la quarantina - Sono le cinque di mattina e siamo tutti stanchi, non potete discuterne a tavola?-
- E come si fa a discutere con un serpente?- ringhiò Sirius.
- Ha parlato Fido!-
- Insomma state zitti!- sbraitò Draco, fuori di sé - Per Dio, siete insopportabili!-
Sirius e Lucius lo guardarono furibondi, poi si lasciarono andare seduti in poltrona.
Tempo un minuto e Remus raccontava a tutti, non senza ridere a dire il vero, dei casini che erano scoppiati negli ultimi tempi a Grimmund Place per colpa delle vecchie grane di quei due maghi.
- Non sono mai andati d'accordo neanche quando avevano undici anni.- bofonchiò Lupin, vedendoli friggere - E la convivenza non aiuta.-
- Hn, vi sta bene.- sentenziarono Harry e Draco in coro.
- Non c'è niente da ridere, questo qui andrebbe spedito ad Azkaban in un pacco!- ringhiò Black pronto a fargli lo scalpo.
- E tu perché non ci torni eh, sottospecie di babbanofilo?- s'impuntò Malfoy senior - Quella dannata casa è invasa di mezzosangue, licantropi e dannatissimi quadri che non stanno zitti un secondo, non ne posso più! Ci manca solo Potter e col trio saremmo a posto!-
- Lascia fuori James da questa storia!- esplose Sirius.
- Volete comportarvi da persone adulte, santo cielo?- s'intromise Deirdre Warfield con tono pacato, facendo risedere Black con modi dolci ma decisi - Siete grandi per comportarvi come ragazzini. Siamo nel bel mezzo di una guerra, il minimo che possiate fare è cercare di sopportarvi per aiutare i vostri ragazzi no?-
- Oh, ecco! Ci mancava solo l'opinione della sorella del Ministro dei Rapporti coi Babbani!- disse Lucius velenoso, scoccandole un'occhiataccia perfida - Fatemi il santo favore di trovarmi un altro posto, anche un cella di una prigione di babbani, tutto ma non la sede dell'Ordine degli Idioti!-
- Per te andrebbe bene la gogna!-
- E a te un canile!-
- Extremo Quietus!-
Sirius e Lucius si girarono si scatto, restando a bocca aperta.
Hermione ritrasse la bacchetta magica, sorridendo con aria angelica.
- Oh, finalmente un po' di silenzio!-
- Herm ma che gli hai fatto?- allibì Blaise.
- Corde vocali fuori uso.- ghignò - Le piace ancora la magia oscura signor Malfoy?-
Lucius Malfoy si portò le mani alla gola. Non ne usciva più un suono. Perfino Sirius, oltraggiato, si alzò in piedi facendo fuoco e fiamme ma un battito di ciglia di Hermione lo smontò, anche dopo un suo bacio sulla guancia.
- Buoni ora.- cinguettò la Granger - Allora Harry? Come la risolviamo la faccenda?-
- E come vuoi risolverla?- sbuffò Potter, scuotendo il capo.
Ma roba da matti. Comunque così imparava Sirius! Aveva sempre fatto storie sulla maledizione che aveva colpito lui e Draco, non capendo quanto fosse difficile convivere con qualcuno che scatena i tuoi peggiori istinti ma ora stava per scoprirlo. E un'altra cosa: Harry improvvisamente pensò alla situazione. Tralasciando la Warfield che aveva avuto la faccia tosta di ficcarsi nelle faccende dell'Ordine, se avesse lasciato Lucius Malfoy nelle mani del suo padrino di certo non avrebbe avuto troppo tempo per stare con lei, no?
Non faceva una grinza! Grande, Harry sei un genio.
- Mi dispiace Sirius.- disse serio, ma anche con perfetta aria contrita da attore - Sai bene che non possiamo mandarlo ad Azkaban, può sapere delle cose importanti e non possiamo neanche mandarlo da nessun altro, io mi fido solo di quelli dell'Ordine della Fenice. Io e i ragazzi abbiamo da fare, dobbiamo seguire Tom, pensare ai Lestrange, trovare Minus e le ossa. Non puoi pretendere che ci occupiamo anche di lui.-
- Appunto e soprattutto non vogliamo.- sibilò Draco - E tu vedi di finirla con queste fisse, capito?- sbottò, rivolto a suo padre. Lucius, sdegnato, alzò il braccio e puntò l'indice su Sirius che di rimando, con un ghigno, si limitò a piazzargli in faccia il dito medio, molto elegantemente.
Dopo gli sbuffi generali, cominciarono a scalpitare per riavere la loro voce.
- Mamma mia, questi sembravano avere diciassette anni.- ridacchiò Elettra - Signora, desidera un thè?- chiese poi, rivolta a Deirdre Warfield.
La donna un po' spiazzata, guardò Hermione che ridava la voce a Sirius così annuì di seguito a Remus.
- Questa me la paghi.- le sibilò Harry, mentre la sua ragazza andava tranquilla in cucina.
- Oh, ci conto.- ghignò la Baley, incurante della sua irritazione.
- Por...porca miseria!- Black dette un paio di colpi di tosse, appena riottenuta la voce - Hermione sei da rinchiudere!-
- Insieme voi due al manicomio.- bofonchiò Edward - Dai Sirius, è per poco!-
- Ognuno ha le sue croci.- aggiunse ancora Harry, sempre più velenoso.
- Ma si può sapere cos'hai stasera?- gli rinfacciò il suo padrino.
- Niente, troppe sorprese tutte in una volta.- disse Potter bellicoso, attento a non farsi sentire.
Black, senza capire niente, alzò un sopracciglio.
- Come prego? Che sorprese?-
- Ma quanto sei imbecille.- soffiò Lucius in sottofondo.
- Stai per schiattare Malfoy, ti avviso.-
- Basta Paddy, insomma!- sbottò Remus esasperato, portandogli del thè - Sono le cinque di mattina, abbi un po' di cuore almeno per me!-
- Non ho capito che sorprese comunque.- Black se ne infischiò di tutti, beato.
Ma era deficiente o lo faceva apposta? Harry continuò a scrutarlo, cercando qualche segnale ma il suo padrino per una volta sembrava in difficoltà a capire la spinosa situazione. Mah...allora la buttò all'aria.
- Niente, Hermione è incinta.-
Lucius, Edward e Blaise quasi si sbrodolarono col thè mentre la Grifoncina, furibonda, gli lanciò dietro un portacenere che Potter evitò per un pelo, ridendo come un matto.
- Aspetti un bambino sul serio?- le chiese Remus sconvolto.
- Certo che no, non sono mica stupida!- ringhiò la ragazza - Dio, sembrate tutti quanti un disco rotto!-
- Ma siamo sicuri?- bofonchiò Lucius, scazzatissimo.
- Continui a bersi il suo thè,- lo zittì la strega acidamente - e smettetela tutti di dire fesserie.-
Andò a finire che vennero rifatte le presentazioni che purtroppo al matrimonio non erano state fatte, visto che Harry era sempre sgusciato via come un'anguilla, così gli toccò davvero stringere la mano a quella tizia e a stamparsi in faccia un sorriso oltremodo falso. Se Sirius se ne accorse fece anche finta di nulla, ben sapendo che la situazione non era facile per nessuno, a cominciare da lui.
Comunque era l'alba quando riuscirono a levarseli dai piedi e fra il padrino di Harry e il caro genitore di Draco non ce n'era uno che non fosse attorniato da fuoco e fulmini. Decisamente anche la loro convivenza non sarebbe stata facile, già, proprio per niente.

A Cedar House alcune ore più tardi, Tristan carezzava debolmente la schiena liscia e marmorea di Lucilla, addormentata contro il torace e cullata dal suo battito cardiaco.
Era lì, incantato, come la prima volta che avevano fatto l'amore. Ancora incredulo di possedere la cosa più bella del mondo. Ancora incredulo di avere il cuore della creatura che più amava.
C'era stato un tempo in cui la portata del suo amore e della sua passione l'avevano spaventato.
Amare incondizionatamente un demone...era normale per un essere umano? O era da considerarsi ossessione?
Ma poi guardava Degona e ogni dubbio spariva come fumo.
Le passò un braccio attorno alla vita e la strinse forte. Lei reagì subito, cingendolo a sua volta.
- Scusa, non volevo svegliarti.- le disse.
Lucilla rimase ad occhi chiusi, cercandogli la bocca.
- Tanto non sono stanca.- e scese a baciargli il mento, per passare alla guancia e alla tempia.
L'Auror ridacchiò, chiudendo un occhio - Non scherzare col fuoco.-
- Un tempo avevi energie a sufficienza per andare avanti tutta la notte.- lo provocò lei, con un debole ghigno.
- Già...ma ti dirò una cosa su tua figlia. La mattina ha la pessima abitudine di fiondarsi nel letto altrui.-
- Tanto c'è Nyssa.-
Mckay si riadagiò sui cuscini, curioso - Senti...ma davvero c'è sempre questa tizia con lei?-
- Già.-
- E Dena la vede?-
- Si.- Lucilla tornò ad appoggiare la testa sulla sua spalla - E' strano, non dovrebbe.-
- Tante cose nostra figlia non dovrebbe saper fare. Ma le fa.-
- E a proposito di questo dovrei dirti una cosa.- la Lancaster sollevò lo sguardo, puntandogli addosso gli occhioni bianchi con aria più dolce possibile - Ecco...la settimana scorsa è venuta a Cameron Manor...ma non col camino.-
- No?- Tristan si portò le mani sulla faccia - Oddio...volava? Stava volando?-
- Peggio. Si è Smaterializzata.-
- COSA?!-
La demone gli posò un dito sulla bocca - Zitto, ma sei matto?-
- Tu sei matta.- replicò, prendendole dolcemente il polso - E me lo dici così?-
- E che vuoi da me, lo sai come la penso.-
- Se, prima s'impara e meglio è!- Mckay la guardò storto, nascondendo un sorriso - Quella è una piccola delinquente! Va a caccia di basilisco a quattro anni, quando ne avrà undici che farà eh?-
- Che vuoi, è figlia tua.- rise Lucilla.
- E già, l'ho fatta da solo.- ghignò lui, schiacciandola sul materasso e baciandole le labbra - Me lo ricordo...-
La faccenda stava per farsi di nuovo interessante quando un discreto bussare alla porta fece sbuffare il padrone di casa, che crollò con la testa sul cuscino, restando sopra la Lancaster.
- Qualcuno mi perseguita.- disse depresso, mentre Lucilla rideva.
- Si?- urlò - Chi è?-
- Tristan, sono io.- era la voce di Liz, un po' stridula a dire il vero - E' pronta la colazione!-
- Arriviamo!- rispose e poi, a bassa voce - Anche se avrei fame di altro!-
Lucilla rise ancora sommessamente, sgusciando dalla sua presa - Muoviti, io vado da Dena e Tom.-
Più tardi, nella cucina di Cedar House e non alla tavola d'onore come avrebbe voluto Liz, Tom e la piccola Degona si stavano divertendo a far volare ogni sorta di oggetto per preparare la tavola con gli elfi domestici mentre Beatrix se ne stava appollaiata sulla sedia, di umore pessimo.
Se non altro era domenica mattina e avevano ancora la giornata libera prima di tornarsene a Hogwarts ma la Diurna detestava la troppa baraonda e il sole e la chiesa il giorno prima le avevano fatto saltare i nervi già deboli.
- Trix ma davvero non mangi neanche i biscotti?- Degona la guardava tutta attenta, faticando per salire su una sedia - Lo zio ogni tanto li mangia sai?-
- Tuo zio Milo fa solo pasticci.- sibilò Tristan entrando in cucina, tampinato da Elisabeth mentre Lucilla era rimasta indietro a chiacchierare con Morrigan e Jess - Diavoletta, te l'ho detto. I vampiri non mangiano niente di solido.-
- E allora perché lo zio mangia i biscotti?-
- Beve anche il vino se è per questo.- rise Jess, entrando tutto scarmigliato e bello come il sole - Lascia perdere tesoro, tuo zio si fa la bocca con tutto.-
- Invece di pensare alla mia alimentazione...- frecciò il Diurno sedendosi a tavola fra Tom e Tristan - ..pensate alla vostra. Dio, ma qua c'è abbastanza roba per un reggimento. Non vi siete ingozzati abbastanza ieri?-
- Il ricevimento è stato bellissimo.- disse la Jenkins, versandosi della spremuta - Se l'ha organizzato la sposa ha davvero un ottimo gusto. E col poco tempo che avevano poi.-
- A me è piaciuto il vino.- dissero praticamente Tristan e Jess in coro.
- Oh, grandi voi Mckay. C'era da scommetterci.- ironizzò Lucilla.
- Mamma quando torni nel Golden Fields?- le chiese Tom - Oggi pomeriggio ci sarai ancora?-
- Credo di si,- la Lancaster gli sorrise - vuoi parlarmi di qualcosa?-
Il piccolo Riddle annuì - Ahah, ma non è importante.-
- Non preoccuparti, non ho il coprifuoco.-
- Mamma la vuoi un biscotto?- cinguettò nel frattempo Degona - E' buono, col cioccolato!-
- Tesoro...- la bloccò Liz - La tua mamma non mangia, lo sai.-
- Cucciola hai fame?- se ne uscì all'improvviso Milo, verso Beatrix, vedendo il faccino deluso della bambina - Mi sta venendo un certo languorino...a te no?-
Il Diurno si prese un calcio dal due fratelli Mckay da sotto al tavolo e imprecando fra i denti tornò a leggersi il giornale anche se ormai aveva davvero voglia di affilarsi i denti su qualcosa. Tipo una tata!
Fra una storia e l'altra, Lucilla accettò di mandare giù due pezzi di biscotto e poi il resto della colazione continuò in allegria, anche se in verità era più ora di pranzare che di fare colazione.
Il pendolo batté le due quando, chissà come mai, si presentarono sulla porta di casa Rose Mckay che si trascinava dietro un marito alquanto recalcitrante. Tutti sapevano bene che la domenica era sacra per Tanatos Mckay che la usava o per poltrire o per andare a caccia di demoni quindi quell'improvvisata a casa del suo secondogenito gli aveva smontato l'intero programma giornaliero. Inoltre andare lì a fare da guerrafondaio gli piaceva poco, visto che sua moglie si era presentata solo per tessere le lodi di Elisabeth davanti a Lucilla che, tra le altre cose, non l'ascoltava mai neanche per sbaglio. Infatti anche quel giorno, invece che star dentro a spettegolare con Rose ed Elisabeth su come mantenere pulita la casa, il giardino e come dare un ricevimento, Lucilla andò fuori in giardino coi bambini.
Al suo fianco, Nyssa osservava Degona senza perderla mai di vista un istante ma quando arrivò Tanatos raggiunse la sua protetta.
- Salve.- lo salutò la Lancaster.
- Salve bella ragazza.- Tanatos si accese la pipa, sogghignando coi suoi modi da Mckay - Sono contento di vederti.-
- Grazie. Sta bene?-
- Come al solito. E tu?-
Lucilla sorrise vagamente, tornando a guardare sua figlia e Tom - Sopravvivo.-
- Hai passato qua la notte?-
Stavolta un lieve color pesca tinse le guance pallide della demone, che fece una smorfia alla ghignatina del padre di Tristan. - Lei è terribile.-
- Allora anche i demoni arrossiscono.- la prese in giro Tanatos - Mia cara, non crederai che Degona te l'abbia portata la cicogna spero, perchè qua abbiamo un bel problema da risolvere.-
- La smetta di prendermi in giro.- sbuffò imbronciata - Mi spiace di averle scombinato il pomeriggio comunque.-
- Già, avrei preferito andare a caccia coi ragazzi. E immagino che tu avresti apprezzato un tale invito vero?-
La Lancaster annuì, scoccando poi un'occhiata alle vetrate del salone.
- E' una brava persona.- ammise.
- Si ma non è te. E Tristan lo sa bene.-
Lucilla chinò il capo, socchiudendo quasi gli occhi.
- Pensavo che aspettarmi sarebbe stata la cosa giusta per lui e Degona. Ora non ne sono più tanto convinta. Per me è passato poco tempo, anche se la notte sola nel mio letto mi sembrano quarant'anni, invece di quattro. Ma lui è un essere umano. Non è giusto.-
- Ti fai venire degli scrupoli adesso?- Tanatos si mise in bocca la pipa, la voce arrochita dall'irritazione - Non ti azzardare a buttare tutto all'aria sai? Avete fatto tanto per restare insieme, Degona cresce bene e anche se non può starti vicino sempre, cerca di sopportare la tua lontananza, esattamente come fa mio figlio. Non mandare in fumo tanti sforzi solo perché pensi di fare il loro bene sparendo dalle loro vite perché non è così.-
- Quasi non mi ricordo più com'era vivere normalmente. Sono le mattine come questa che mi mettono a disagio.-
- Imparerai di nuovo.- il mago espirò il fumo, fissandola attento - Sei molto forte Lucilla ma a volte ti scordi che non siamo fatti di pietra. Tu neanche.-
- Forse questo non è più il mio posto.-
- Hai sottoscritto questo luogo come casa tua il giorno in cui ha deciso di assumere la malignità di Degona, rendendola interamente umana per il suo bene. Se non è l'atto di una mandre questo, non saprei trovarti altri esempi.-
Un attimo di silenzio e Lucilla, mestamente, gli bisbigliò un lieve grazie, detto a bassa voce.
Un altro sorriso e Tanatos se ne andò, dopo averle accarezzato la spalla.
Lei invece rimase ferma, seduta su quella panchina a guardare l'uomo che avrebbe dovuto essere suo marito, giocare con sua figlia. Degona in quel momento si volse a chiamarla.
Per un attimo le due si fissarono, poi la bimba sollevò la mano e la salutò.
Com'era bello il suo pulcino, pensò alzandosi e raggiungendoli.
Era un peccato doverla lasciare sola.
Un vero delitto.

Erano circa le cinque del pomeriggio stesso, quando su Londra cominciò a imperversare un temporale cupo e greve.
La pioggia batteva forte contro i vetri di Lane Street e Draco, in piedi davanti alla finestra della sua camera, pensava a quei disgraziati che erano usciti a fare due passi tutti insieme.
Sperò che si fossero cacciati in un pub perché l'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era gente malata, visto e considerato poi che il loro Smolecolarizzatore si era appena sposato.
La luce nella stanza era plumbea, quasi bluastra. L'acqua contro i vetri dava l'idea di una cascata.
Uno strano brivido di freddo, nonostante fosse ormai aprile, gli percorse la pelle si mise una camicia addosso con aria svogliata mentre tornava a guardare l'angelo che dormiva nel suo letto.
La schiena nuda di Hermione sembrava pallidissima alla luce innaturale del temporale e il suo tatuaggio saltava facilmente all'occhio. Piegò le labbra, ricordando quattro anni prima, quando lui stesso gliel'aveva disegnato.
Andò a sedersi sulla sponda del letto dove lei, poggiata prona, dormiva coi capelli riversi sul cuscino come un ventaglio. C'era solo una cosa che lo feriva in quei momenti.
Il suo sonno. Hermione, nonostante ora non necessitasse più delle pozioni Mangiasogni prodotte con la Salvia Splendens, continuava ad agitarsi mentre dormiva. Certo, non accadeva sempre ma guardandola nessuno avrebbe potuto dire quale mostro velenoso stesse infestando il suo riposo.
Sollevò una mano e l'accarezzò dolcemente, quasi disperato.
Solo abbracciandola si calmava ma spesso, dopo aver fatto l'amore, la sentiva stare sveglia a lungo, con gli occhi sbarrati. Altre volte ancora si svegliava e la trovava seduta a letto, nuda, avvolta nel lenzuolo e tremante.
Urlava, urlava e piangeva.
Sapeva che non c'era modo per guarire da quella paura ma non poter fare niente per lei gli straziava l'anima.
Senza una parola tornò a letto e la prese fra le braccia, intrecciando le gambe con le sue, facendo di tutto pur di farle sentire che era lì. Hermione parve avvertire la sua presenza perché si acquietò, svegliandosi.
Era strano. Strano e assurdo come poteva cambiare una persona.
Un tempo Draco Malfoy l'aveva considerata solo un elemento decorativo della sua breve vita, solo un vago e fastidioso fantasma che viveva in un paradiso che lui non avrebbe mai potuto avere, l'ultima donna che avrebbe pensato di poter amare e desiderare disperatamente. Ora invece era in quel letto.
Più grande, maturo e ferito. Ma lei era sempre lì.
Sentì improvvisamente la mano di Hermione sul torace, sul cuore.
- Ti ricordi quando a scuola guardavamo le stelle, dalla mia camera?-
Draco ghignò come un demonio lussurioso - Tu forse, guardavi le stelle...-
La fece ridere e poi continuò - Mi sembra di essere tornati a quel tempo.-
- In che senso?-
- Quando eravamo solo noi due. Quando chiudevamo fuori tutto.- Hermione sollevò di poco gli occhi dorati - Perché è sempre così che abbiamo fatto. O nell'ombra o niente.-
Malfoy stavolta tacque. Sul viso liscio e perfetto alcun sentimento.
- Non sono io che mi sono rifiutato di provare.- sibilò, fissandola attentamente - Sei tu che non vuoi.-
- Io vorrei solo una vita normale.- sussurrò, tornando ad appoggiare il capo al cuscino.
- Non potrai averla se non lotti.- Draco le prese il mento fra le mani, per farsi guardare in faccia - La vuoi davvero?-
- Dipende da cosa vuoi tu.-
- No, ti sbagli.-
- Invece dipende anche da te.- Hermione gli prese la mano, seria - Ciò che voglio è solo saperti vivo, lontano dai Mangiamorte. Mi sembra invece che da qualche tempo tu voglia cose diverse.-
Stavolta il biondo emise un gemito, mettendosi supino e ostinandosi a guardare il soffitto.
Cose diverse, diverse...era normale.
- Non mi sembra di chiederti troppo se cerco d'imporre alla mia vita un minimo di stabilità.- bofonchiò secco, cercando le sigarette sul tappeto - Sei stata via per anni, sei entrata e uscita dalla mia vita come nulla fosse, non so neanche se resterai qui una volta che questa guerra sarà finita.-
- Credi che io invece non abbia bisogno di un minimi di sicurezza dopo tutto quello che mi è successo?- sbottò la Grifoncina allibita, sedendosi nel letto - Non è stato facile per me, ho dovuto cavarmela da sola.-
- Nessuno te l'ha chiesto. Potevi tornare e risparmiare a tutti, a me per primo, una buona dose di notti insonni.-
- E io che ne sapevo che mi pensavi ancora?- Hermione cominciò a vestirsi ma Draco, stavolta, la guardò allibito.
- Cosa ne sapevi che ti pensavo ancora?- riecheggiò, levandosi la sigaretta ancora spenta dalla bocca - Ma chi è che veniva a letto con me quattro anni fa? Tu o la tua gemella? Mi hai mai guardato in faccia mentre lo facevamo qualche volta o pensavi solo a divertirti?-
- Divertirmi? Vogliamo parlare di com'è cominciata?- esplose rabbiosa.
- Ma chissene frega di com'è cominciata! Al diavolo quella scommessa e tutta la stramaledetta fauna di Hogwarts, Cristo Santo!- le disse Draco esasperato, passandosi le mani fra i capelli - Ma si può sapere che ti prende? È da quando abbiamo ricominciato ad andare a letto insieme che riesci in un modo o nell'altro a farci litigare. A che diavolo di gioco stai giocando mezzosangue? E guardami in faccia quando ti parlo, per favore!-
Hermione richiuse la porta del bagno di botto, restandone fuori.
Era rabbia quella che l'aveva spinta e anche la frustrazione.
- Allora?- Malfoy la incalzò impaziente, sfidandola con lo sguardo - E allora?-
- Allora...allora sei tu.- sussurrò, fissandolo intensamente - Sei tu.-
Bene, fantastico.
Una frustata sulla schiena gli avrebbe fatto meno male.
- Spiegati.- sibilò fra i denti - E non ti azzardare a piantarmi in asso di nuovo senza una spiegazione.-
- Detto fatto.- la Granger finì di chiudersi la camicia, ravvivandosi i ricci e denotando chiaramente il suo nervoso - E' che...- si morse le labbra, arrossendo - E' che...è più facile scappare da te.-
Il biondo allargò gli occhi.
- Come prego?- riecheggiò - Cosa diavolo stai dicendo?-
- Ti sto dicendo che tu...che tu sei quello giusto accidenti a te.- sbottò esasperata, ormai irrefrenabile come un fiume in piena - Sto dicendo che tu sei l'unico che mi fa sentire completa, che mi fa battere il cuore. Sei l'unico per cui ho fatto e farei pazzie, sei l'unico che aspetterei in eterno! E questo...questo mi uccide.- abbassò la voce, sempre più rossa e senza fiato - Se con te dovesse andar male...se dovessi perderti...non reggerei. Ecco, te l'ho detto. Soddisfatto?-
Soddisfatto? Era sconvolto!
Se ne stava lì sdraiato a letto a sentire certe follie con la sigaretta che si fumava da sola fra le dita.
- Non c'è verso di farsi dire le cose da te al vecchio modo vero?- sibilò sarcastico.
Lei assottigliò pericolosamente gli occhi.
- Ma hai sentito quello che ti ho detto, stupidissimo Serpeverde?-
- In poche parole mi stai dicendo che non vuoi stare con me perché sono l'uomo giusto? Ho capito bene?- riassunse ironico, spegnando la cicca con stizza e alzandosi in piedi - Mezzosangue, che ne dici di andare da uno strizzacervelli eh? Sei totalmente pazza, ecco cosa sei! E se speri che ti lasci fare i tuoi comodi ti sbagli di grosso!- scandì lapidario - Non commetto lo stesso errore due volte e per quanto tu sia fuori di testa, per Dio per me è la stessa cosa! A diciott'anni ho lasciato che un mucchio di cazzate si mettessero fra di noi: sangue, razza e casa. Adesso basta, me ne sbatto le palle se hai paura, me ne sbatto se sei andata fuori di testa...-
- Vuoi finirla di darmi della psicotica?- lo interruppe stizzita.
- Bhè avresti dovuto sentirti mentre parlavi!-
- Non è colpa mia se lascio uno per quattro anni e me lo ritrovo tutto zucchero e melassa!-
- Già mi hai piantato rovinandomi la vita!-
- Cosa?!- Hermione allargò la bocca, sdegnata - Hai un bel parlare Malfoy! Per un anno hai fatto il bello e il cattivo tempo con me e poi hai il coraggio di dirmi che piantandomi ti avrei scaraventato nella depressione? Hai idea di come stavo io quel giorno quando ci siamo lasciati?-
- No ma ho idea di come stavo io!- replicò secco - E per quattro anni non sono stato bene!-
- Bhè io neanche!-
- E allora di cosa diavolo discutiamo eh?- urlò, perdendo la pazienza - Facciamo l'amore come fosse sempre l'ultima volta, ogni mattina mi sveglio e tu non sei a letto. Hai idea di come mi fai sentire? Come se di me non te ne fregasse niente!-
- Io ti ho appena detto perché lo faccio!-
- E io ti rispondo che sei pazza!-
- Basta, adesso mi hai stufato!- gli puntò il dito addosso, avvicinandosi bellicosa - Non sono pazza, non ti azzardare mai più a usare quel tono con me! Ora sai come stanno le cose, se ti sta bene ok, se no vall'inferno!-
Vall'inferno? Vall'inferno??
Draco le afferrò il polso, schiacciandosela addosso?
- Chiariamo le cose Granger.- ringhiò fra i denti, mentre lei non cedeva di un millimetro - Mi sei entrata nella vita, me l'hai sconvolta, mi sei entrata nel sangue e adesso fai marcia indietro? No, non credo proprio.-
- Io non faccio marcia indietro. Metto solo dei paletti.-
- Al diavolo i paletti. Andavano bene anni fa, ora non mi vanno più bene.-
- Come hai detto tu, me ne frego se hai paura o se non ti vanno bene i miei paletti.- rispose sarcastica - E lasciami!-
- No, non ti lascio.- scandì, serrando la presa ma ben attento a non farle male - E adesso finiamola una volta per tutte. Metti tutti i fottuti paletti che ti pare ma la situazione è questa: finita questa storia coi Mangiamorte dovrai decidere. O stai con me o non ci stai. O tutto o niente.-
La mollò ed Hermione rimase lì, gelata.
- Questo mi sa di ultimatum.- mormorò sgomenta.
- Lo è.- disse, serrando le mascelle - Non voglio più averti solo la notte, a metà, come quando avevamo diciotto anni. Ho passato troppo tempo a sognarti e a rimpiangerti ma se sei tornata solo per giocare...-
- Non voglio giocare!- alitò afferrandolo per il braccio spaventata, sentendolo improvvisamente allontanarsi - Non l'ho mai detto!-
- E allora cos'hai detto?-
- Ho detto che...che se con te dovesse andar male non potrei sopportarlo.-
Draco distolse lo sguardo, scuotendo la testa.
- Hermione...dopo Hogwarts la mia vita è cambiata. Ho perso quasi tutto, mio padre è sparito, ho dovuto abituarmi a vivere con Potter, tutto per me è cambiato. L'unica ancora eri tu e te ne sei andata...non posso permettermi di stare di nuovo come un cane, senza sapere dove sei o cosa fai. Ti voglio.- tornò a guardarla, gli occhi grigi densi come il metallo - O tutto o niente.- ridisse - Mi dispiace.-
- E lasci di nuovo a me decidere.- la strega sorrise amaramente, facendosi indietro - Complimenti.-
- Cosa vuoi da me?- mormorò - Cosa?-
- Io..- Hermione inspirò con forza, stanca di resistere - Io non voglio perderti di nuovo.-
- Sono qua.- Draco assunse un'espressione amara, triste - Sono qua non te ne accorgi? Dovresti solo allungare la mano mezzosangue.-
- Se andasse tutto male...se...-
- Se, se, se...non lo sappiamo!- esplose - Porca miseria ma dammi un minimo di fiducia! Dalla a tutti e due!-
- C'è troppo in ballo.-
- E appunto perché c'è tanto dovresti provare.- sibilò, staccandosi di nuovo da lei per andare quasi a distanza di sicurezza - E' sempre la stessa storia, arriviamo a tanto così e poi tu mi molli! Sei la mia rovina.-
- Grazie...molto azzeccato.-
Draco si girò e la trovò di spalle. Ecco, l'aveva anche fatta piangere.
- Maledizione.- sibilò - Hermione...dai...- le prese la mano, abbracciandola stretta e lei nascose il viso nel suo collo, singhiozzando. Bastava poco per rigirarselo accidenti, pensò, mentre le cingeva la vita e la cullava.
Ce l'aveva totalmente in pugno, era come di burro.
Tanto che avrebbe anche potuto accettare ogni sua condizione. Aveva fatto tanto il duro ma in verità avrebbe accettato ogni cosa, sottomettendosi a tutto.
Le prese il viso fra le mani, senza però ostinarsi a farsi guardare in faccia.
Accostò la bocca al suo orecchio, maledicendosi per ciò che stava per dirle.
- Aspetterò ancora per qualche tempo...- mormorò dolcemente - Pensaci. D'accordo?-
Hermione singhiozzò ancora, stringendogli forte la camicia ma annuì.
- Va bene?-
Annuì di nuovo, pulendosi gli occhi col dorso della mano.
- Non sai quanto ti odio.- gli disse, mordendosi le labbra.
- Si, sono sicuro che è così.- sussurrò lui, ammansendosi e carezzandole le gote.
Hermione abbassò gli occhi, non sopportando di vedergli quell'espressione rassegnata sulla faccia.
Strinse le dita fra le sue, col cuore che ormai batteva impazzito.
Era tardi per fermarsi.
- Ti amo.-
Silenzio. La pioggia parlò per loro.
Draco la guardò in faccia, poi la prese in braccio e le chiuse le bocca con la sua.
Paura, desiderio, anni passati lontani, il fuoco che bruciava...
Era un turbine che li legava. Una catena spessa e pesante, quasi troppo stretta e troppo fredda. Una catena che faceva male ma che forse, non si sarebbe mai spezzata tanto la sua presa era salda.
Si, finalmente l'aveva capito. Quella catena faceva male, faceva soffrire. Ma era indistruttibile.
Non sarebbero mai stati solo uniti dall'amore. Lo aveva accettato ormai.
- Ti amo, ti amo, ti amo...-
- Continua a dirlo.- sussurrò, mentre si perdeva in lei - E non smettere più.-


Lasciami bruciare, lascia che mi faccia male...perché solo così mi avrai.
Ti farò male. Ti soffocherò. Perché solo così sarai mia.
E la mia non è una promessa vana.
Da qui all'eternità sarai mia. E tu avrai me.
Nel sangue e nel tempo.
Nella vita e nella morte.
Tuo.

 

 

 

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