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Autore: Shainareth und Miriam85    07/03/2007    2 recensioni
C'era una volta, nell'incantato Reame dei fondali marini, una stupenda creatura. Ella viveva come voi, bambini, giocando e ridendo con la sua mamma. Solo che stava sott'acqua. Era bellissima, ve lo posso assicurare, con argentate squame che ne ricoprivano il corpo, così simile al vostro. E, se l'aveste vista, forse l'avreste scambiata per uno di voi. Forse avreste persino giocato con lei. Vi fu un bambino che lo fece, infatti. E questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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IL BAMBINO DELLA SPIAGGIA

 

 

CAPITOLO SESTO

 

“Allora, quali sono questi tuoi tre desideri?” Zoro non le rispose; si tuffò in acqua, a caccia del pranzo.

   Nami attese pazientemente, osservandolo riemergere ogniqualvolta aveva bisogno di aria, e sparire immediatamente nelle azzurre acque che erano il suo regno. Infine, dopo una mezz’ora di attesa, mentre il sole ormai giungeva allo zenit, lui riemerse del tutto, tenendo tra le mani un povero, ma bello grasso, pesce.

   “Allora, quali sono questi tuoi tre desideri?” Ripeté pazientemente lei, mulinando le braccia per mantenersi in equilibrio: si era appena alzata in piedi, e stava testando gli inconvenienti della postazione eretta. Non troppo difficile, a dire il vero, ma neppure molto pratica. Beh, adesso era in piedi. Doveva solo fare quello che faceva lui… come si diceva? Ah, sì. Doveva camminare, ecco. Mise un goffo piede innanzi all’altro, sorprendendosi che la cosa funzionasse.

   Zoro, insomma, fu seguito verso riva da una ragazzina che urlava di sorpresa qualcosa circa il miracolo del poter usare quelle zampe per un qualcosa di utile. Alzò gli occhi al cielo, ancora imbronciato per come lei lo aveva imbrogliato, eppure sotto sotto divertito dal continuo stupore della fanciulla; si meravigliava delle cose più banali. Come una bambina.

   Lui sedette a terra, accanto a quell’ammasso di legna che teneva per sé; ne accatastò un po’ in un mucchio più piccolo, quindi prese delle pietre e cominciò a sbatterle tra loro, suscitando, ovviamente, nuova curiosità da parte della creatura, la quale, con la sua andatura così simile a quella di un pinguino, lo aveva appena raggiunto, sedendosi di fronte a lui.

   Zoro non si lasciò distrarre dal suo nasino così prossimo alle pietre da rischiare di rimanervi in mezzo; diede ancora un colpo secco, ed ecco che una scintilla scoccò, ricadendo sulla legna; un piccolo filo di fumo salì verso il cielo, prima che lui, soffiandovi aria, lo fece diventare un vero fuoco.

   Nami spalancò gli occhi per la sorpresa, e sobbalzò all’indietro come una pagliaccia. Il fuoco! Quello era il fuoco! Quante leggende aveva sentito su di esso… Era una bestia orribile, il fuoco, gli Anziani glielo avevano ripetuto mille volte. Era un mostro che tutto divorava, insaziabile. Eppure, osservando quelle piccole, divertenti fiammelle che danzavano nella calura del mezzogiorno, ella non vide nulla di spaventoso. Anzi…

   Allungò una mano, per toccarlo. E così apprese un’importante lezione di vita. Ovvero…

   “AHIA!”

   “Ma che sei, scema?”

   … ovvero che gli Anziani, almeno nove volte su dieci, avevano ragione.

   Dopo un po’, mentre un pesce conficcato su di un rudimentale spiedo coceva non troppo allegramente sul falò, Zoro convinse Nami a togliersi finalmente il dito bruciato dalla bocca, avvolgendoglielo rozzamente in una di quelle foglie curative che aveva imparato a riconoscere dall’età di otto anni.

   “Ecco.” Concluse la medicazione con la sua solita aria da bambino troppo adulto, e lei rigirò sorpresa la propria mano.

   “Non brucia più!” Nami allargò la boccuccia a O, sconvolta da tutte le meraviglie che stava scoprendo in quel mondo così diverso dal suo. “Il fuoco è cattivo.” Mugolò tristemente, rivolgendo un’occhiataccia alle fiamme, le quali, poverette, assunsero l’aria più innocente che poterono. “Perché gli dai da mangiare il pesce?”

   “Non lo sta mangiando.” Spiegò pazientemente Zoro, controllando il punto di cottura della sua preda. Parve soddisfatto del risultato, e lo tolse dalle fiamme. Sedette a gambe incrociate, strappando un pezzetto di quella carne bianca, e portandoselo alla bocca. Ottimo, come sempre. Anche se mancava quel famoso sapore di alloro…

   Il suo pasto fu evidentemente disturbato da due occhi spalancati all’inverosimile, che lo fissavano.

   Senza una parola, allungò il suo pasto verso Nami; dopo qualche esitazione, infine lei accettò un pezzetto di quel pesce bruciacchiato, che assaggiò con l’espressione di chi è pronto a morire sul colpo per avvelenamento alimentare.

   Masticò lentamente. Deglutì. Sorrise estasiata.

   “Ma è BUONISSIMO!” Esclamò, sperando che lui le offrisse un altro pezzo.

   E Zoro lo fece.

 

 

  
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