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Autore: Persephone Lupin    24/08/2012    1 recensioni
Quando Severus Snape torna a casa dopo una missione per il suo Signore, diventa testimone di un segreto che sconvolgerà il suo mondo. AU
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Voldemort
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Scusatemi, scusatemi, scusatemi! Mi dispiace avervi fatto attendere tanto per questo capitolo. Davvero, scusatemi tantissimo. Spero di riuscire a trovare il tempo per riprendere a tradurre e postare i prossimi capitoli in tempi decenti.

Nel frattempo, spero che questo breve capitolo vi piaccia. :)


  

Capitolo 2. I confini di Hogwarts

(Hogwarts bounds)




 

Presa la sua decisione, Severus si alzò tremante in piedi, combattendo contro le vertigini e il dolore. La La smaterializzazione non era la scelta migliore visto il suo stato. Rimaneva il Nottetempo. Il viaggio gli avrebbe anche dato il tempo di usciredal suo torpore mentalee riflettere bene sulla sua decisione. Pianificare cosa dire a Dumbledore. Costruire una strategia. E il primo strategico passo, probabilmente, era quello di asciugarsi e rimettersi in ordine. Perché non aveva un incantesimo impermeabilizzante prima di correre sotto la pioggia? E il sangue sulle sue vesti e mani, anche se era soltanto suo (per una volta)non avrebbe fatto una buona impressione.

Le sue mani cercarono la bacchetta a tentoni. Non era nelle sue tasche. Dannazione! La bacchetta era rimasta sepolta e bruciatain quella casa maledetta che era stata la suacasa. Insieme al suo amato'padre'. E a quello di Lucius. Questo pensiero, almeno,gli portòuna certa soddisfazione. Dueutiliscagnozzi in menoper il Signore Oscuro. Ma essere privo di bacchetta era una brutta cosa, si sentiva quasi nudo senza di essa. Non poteva farci nulla, per ora. Ed aveva risparmiato al Ministero il disturbo di spezzarla...

Il Nottetempo. Per fortuna poteva essere richiamato senza bacchetta. Severuslanciòil segnale richiesto e,con un tonfo,il pullman apparve dal nulla aduna velocità terrificante. Il giovane fu costretto a balzare velocementeall'indietro per evitare di essere travolto. Dannato pazzo d’un autista! L'autobus si fermò con lo stridore dei freni, e la porta si aprì.

Quando Severus entrò, con gli occhi dell’anziano autista quasi saltarono fuori dalla loro sede. Se non ci fosse stata l’ormai chiara luce del sole, avrebbe giurato che quel giovane mortalmente pallido, fradicio di pioggia e insanguinato era un vampiro in fuga. Ma non aveva sentito parlare di una razza di vampiri resistenti alla luce. Quindi doveva esserci sicuramente una spiegazione meno pericolosaper quell'aspetto insolito. Probabilmente una lotta da ubriachi con un amico? La sua empatica curiositàe bonarietà presero di nuovo il sopravvento dopoil primo shock.

«Accidenti, amico, hai unaspetto terribile. T’ha tirato sotto un autobus?» La sua battuta si perse completamente davanti al mago oscuro.

«Fatti gli affari tuoi!»scattò Severus, lanciando all’autista uno sguardo omicida.

«Mi dispiace, signore, non volevo intromettermi! Dove è diretto, comunque?»

«Hogwarts».

«Ci vorrà un po’ di tempo, allora. Meglio che si metta comodo. Gradisce una cioccolata calda? Cioccolato? Caramelle? Riviste? Cuffie?»

Ruggendo un “no” e quasi lanciando i soldi della tariffa al loquace autista, Severus si portò all'estremità posteriore del bus, il più lontano da quell’uomo disgustosamente gioviale.

C’era un buon gruppetto di passeggeri, per lo più le streghe con i loro figli ache andavano a fare shopping natalizio. Lo osservarono tutto, ma uno sguardo era sufficiente a fare in modo che i bambini, che lo fissavano intontiti, spostassero subito lo sguardo terrorizzati. Perfino sussurrare sembrava troppo pericoloso in presenza di quell’uomo sinistro.

Severus trovò un posto appartato in un angolo buio e vi si sedette. Quando il pullman ripartìcon uno scatto improvviso, rischiò di inciampare borbottando maledizioni tra sé e sé. Tutto ciò,sicuramente,non avrebbe aiutato con la sua nausea. Doveva concentrarsi duramente per non vomitare. Probabilmente sarebbe stato meglio se si fosse disteso. Cautamente, Severus si alzò di nuovo e allungò le gambe su uno dei sottili materassi che non era ancora stato ritirato dopo la corsa notturna. Così andava meglio. Ma era ancora bagnato fino alle ossa e aveva tanto freddo che i suoi denti cominciarono a battere. Quando quell’odioso di un autista avanzò verso la parte posteriore dell’autobus e lasciò cadere una coperta sull'uomo tremante -per fortuna senza dire una parola– Severus riuscì a indirizzargli soltanto una debole occhiata prima di acciambellarsi sotto la coperta di lana.

«Ehi, amico, meglio che ti dia una mossa. Siamo ad Hogwarts ora.»

Hogwarts. Severus aprì gli occhi allontanandosi da un sonno inquieto,pieno di immagini di fuoco e morte. Quando si era diplomato, quattro anni prima, era sicuro che non avrebbe mai più rimesso piede all’interno dei confini di Hogwarts. Non se poteva farne a meno. La scuola era stata una casa per lui molto più di qualsiasi altra avesse avuto prima, quello era vero. Ma era stato un sollievo riuscire finalmente ad allontanarsi dagli idioti che erano i suoi compagni di classe e dalle occhiate diffidenti degli insegnanti; prevalentemente incompetenti, comunque. Per non dimenticare gli scherzi umilianti di San Potter e dei suoi discepoli e lo scintillio snervante negli occhi del preside. Anche se era di gran lunga preferibile alla fredda, penetrante ira in quegli stessi occhi che sembravano mettere a nudo il loro bersaglio umano fino alle ossa.

Rabbrividì. Essere sottoposto a quello sguardo non era qualcosa che smaniava di subire una seconda volta, però, molto probabilmente, avrebbe dovuto affrontare quello e anche qualcosa di peggio prima che il giorno finisse. Potter, naturalmente, non era mai stato l'obiettivo della rabbia calma di Dumbledore. Nemmeno quello stupido idiota di Sirius Black o il lupo mannaro. No, era stato Severus a subire la misura intera dopo essere stato quasi ucciso dalla 'Santissima Trinità'. Erano nobili Grifondoro loro, dopo tutto. E lui non era altro che uno scellerato, viscido Serpeverde.

Se solo fosse partito per l'America dopo il diploma, o l’Australia, Alaska magari. Qualsiasi cosa sarebbe stato meglio che rimanere. Rimaneree unirsi ai Mangiamorte insieme a molti dei suoi compagni di Casa. E tornare a quella casa maledetta in Knockturn Alley per aiutare suo ‘padre’ a preparare pozioni per il Signore Oscuro. Oppure acquistare ingredienti rari per gli esperimenti del suo padrone. Ma allora era già troppo a fondo coinvolto: avrebbe fatto di tutto per ottenere un riconoscimento dal suo padrino e padrone. Era appena tornato da una di quelle imprese, questa volta aveva dovuto recuperare una qualche lumaca marina che si diceva possedesse un veleno molto potente. Aveva ancora il barattolo con l'animale sotto formalina in tasca...

E ora stava tornando a Hogwarts di sua spontanea volontà. Che ironia. Stava tornando da quel sorridente e fiducioso vecchio pazzo di un Preside, come molti credevano. Ma Severus sapeva di più. Aveva visto la bestia sopita negli occhi di Dumbledore. Dio ve ne scampi se quella fiera dovesse liberarsi.

In silenzio, Severus scese dall'autobus e si avvicinò all’imponente cancello di ferro della scuola. Con un cigolio, le enormi ante si aprirono. Era ormai tardo pomeriggio, e continuava a piovere leggermente. Severo pregò il cielo -o l'inferno, qualunque dei due avesse esaudito il suo desiderio- che gli studenti e il personale fossero ancora troppo occupati con le lezionie non stessero affollandosi nell’atrio e nei corridoi. L’ultima cosa che voleva sperimentare ora era imbattersi in uno stormo scorrazzante di ragazzini del primo anno. Tirandosi su il cappuccio per proteggersi dalla pioggia e dagli sguardi curiosi, procedette lungo la strada verso l’ingresso principale. Sentiva ancora il freddo e le vertigini, e più si avvicinava al castello, più diventava nervoso. Quando raggiunse il grande portone di legno era sul punto di farsi prendere dal panico, riusciva a stento a trattenersi dal voltarsi e correre via. Suona quel campanello, maledetto vigliacco, si rimproverò. E, con mani tremanti, eseguì il suo stesso ordine.

Oh gioia! Di tutti gli insegnanti doveva proprio essere Minerva McGonagall, il severo Capo Casa di Grifondoro, a rispondere alla chiamata. Lo studiò dalla testa ai piedi attraverso la porta socchiusa, inarcando le sopracciglia in legittimo sospetto.

«Lei chi è, signore, e quali affari la portano qui? Parli!» La sua voce era esattamente graffiante e rimproverante come Severus la ricordava dalla sua carriera scolastica. Non mostrare il tuo nervosismo, ora, ritrova il controllo! Si fece forza contro il suo sguardo penetrante.

«Severus Snape. Ho bisogno di parlare con il professor Dumbledore.»

Snape. Quel nome fece suonare un campanello. Un campanello d'allarme, a dire il vero. Lo ricordava, il ragazzo. Molto intelligente, ambizioso, ed estremamente arrogante. Un solitario che passava il tempo con sé stesso e i suoi libri, quando non era impegnato nella sua scandalosa e personale faida con James Potter e i suoi compagni Grifondoro. Niente di buono da aspettarsi in questi termini. Un astuto, infido, viscido Serpeverde, senza dubbio. E non era sangue quello sul suo mantello?

«Di cosa intendi parlare col preside, signor Snape?» chiese lei bruscamente.

«Non sono af....» No, non va bene. Non va bene per niente. Non devi insultare o urlare contro la professoressa. Ti farebbe una bella lezione sul modo di comportarsi e poi ti sbatterebbe la porta in faccia. Calmati e riprova.

«É strettamente personale.»

«Devi capire, signor Snape, che questi sono tempi pericolosi e concitati. Non posso lasciarti entrare nella scuola e permetterti di occupareil tempo prezioso del Preside senza verificare la legittimità della richiesta. Dunque, signor Snape?»

Nessuna risposta.

«Allora, signor Snape, devo chiederti di andartene.» Con determinazione, cominciò a chiudere la porta.

«Aspetti, professoressa! É importante, urgente. Per favore...» L’evidente disperazione nella voce del giovane fece vacillare l’austera insegnante.

«Vuoi prendere una decisione ora e dirmi cos’è questa storia, signor Snape?»

«Non posso». La sua voce era roca, quasi un sussurro. Non vi era molto del Serpeverde orgogliosoe arrogante che lei ricordava ora. Con gli occhi fissi a terra, le mani tremanti e palesemente combattendo con le lacrime, il suo ex allievo le ricordava un ragazzino del primo anno spaventato in attesa della punizione. Il, solitamente ben nascosto, lato materno della professoressa McGonagall prese il sopravvento, il lato che provava perfino un po’ dipietà per un Serpeverde perduto.

«D'accordo, signor Snape, ti lascerò parlare col Preside, ma solo ad una condizione: devi affidarmi la tua bacchetta per tutto il tempo di permanenza a Hogwarts.»

«Non ho la bacchetta.» La sua risposta calma la colse di sorpresa.

«Non hai la bacchetta?» chiese incredula. «E credi davvero che crederei a questa sciocchezza?»

«L'ho perduta». Occhi neri fissavano intensamente quelli di lei. Quel ragazzo sembrava aver perso molto di più che la sua semplice bacchetta. Doveva chiamare Madama Pomfrey? Però, poteva essere importante. Presa che ebbe la sua decisione, lasciò infine entrare Severus.

«Seguimi, e niente trucchi!» 





  
  
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