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Autore: sopra_al_rumore    26/08/2012    1 recensioni
Sapevo bene ciò che volevo.
Liam era da sempre il mio grande amore,il mio desiderio vedendo una stella cadente,il mio tutto.
Poi la scuola mi propose una vacanza studio,incontrai Louis tutto sfumò,non avevo più nessuna certezza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera desideravo solo che mi stesse vicino.
Non avevo un motivo ben preciso,ma desideravo che mi desse attenzioni che non arrivavano.
Louis si rinchiuse in camera e io andai convinta in salotto,mentre la mia amica si lavava nella sua camera,per finire il mio libro.
Un libro che avevo iniziato in Italia,proseguito in Irlanda e che intenevo finire lì.
Mi misi comoda,mi mancavano pochi capitoli.
La storia era pesante,uno dei libri più noiosi che avessi mai letto.
Però io ero fatta così,se iniziavo una cosa,dovevo portarla a termine,che fosse un libro,un racconto personale,un progetto,un compito o qualsiasi altra cosa.
Ero giunta alle ultime 3 pagine quando la porta si aprì e Louis entrò per prendere qualcosa che non avevo visto poiché impegnata a tenere gli occhi saldi sulla pagina davanti a me.
Non disse nulla e così come entrò uscì.
Tirai un sospiro di sollievo,credevo davvero che fosse finita lì,invece bussò a quella porta che divideva il salotto dal corridoio,senza nessun motivo apparente.
Non era chiusa a chiave,era aperta,perché disturbarmi?
Lo ignorai,finché capì che ciò che desiderava era attirare la mia attenzione.
Mi alzai e aprì la porta.
''Non te ne stai andando? Su,la porta è alle tue spalle!''
Rise e io aggiunsi:
''Dai,devo finire il libro,lasciami in pace!''
Anche se dentro me sapevo bene che desideravo tutt'altro.
Mi guardò e nei suoi occhi quasi intravidi la tenerezza e l'impotenza. 
Forse voleva fare qualcosa che non poteva e per questo si limitò a sfiorarmi la guncia con la mano.
Una piccola carezza che mi diede i brividi,non ebbi il tempo di aprir bocca,di spingerlo via o di fare qualsiasi altra cosa,perché dopo quel gesto mi abbracciò.
Era un abbraccio da togliere il fiato,non restammo fermi sul posto.
Mi spinse dentro il salotto e lasciai la porta che si richiuse con facilità dietro le sue spalle,davanti ai miei occhi.
Continuava a tenermi stretta e ad un certo punto,paurosa d'incontrare il muro alle mie spalle,mi fermai.
''Lasciami...'' dissi debolmente ''...ritornerò in città con l'influenza se non mi lasci!''
Era la scusa più credibile che potessi usare per spingerlo ad allontanarsi e dimostrargli che di quell'abbraccio non me ne importava nulla.
''Non fa niente...'' fù la sua risposta.
Restammo così ancora qualche secondo finché continuai:
''Insomma,da noi è estate,non puoi farmi tornare al caldo con l'influenza...''
Rise e mi lasciò,disse qualcosa che ora non ricordo,perché allora,mi concentrai sul profumo che emanava la sua bocca.

Sapeva quanto ci tenessi alla mia igiene personale e il mio brutto vizio di lavarmi i denti 4  volte al giorno.
Per me era una fissazione! E la condividevo con gli altri senza alcun problema,quando anche lui la seppe,questo fù il risultato.

Quando andò via,ritornai a sedere con il mio libro,con capì nulla delle pagine che mi ostinavo a leggere per finirlo,
e non nego che a scatti,ridevo tra me e me per il comportamento di Louis,per il profumo di menta che emanava la sua bocca,
e per quell'abbraccio che oltre all'affetto tramava un desiderio soffocato di poter essere qualcosa di più.


L'ultimo giorno a Dublino non tardò ad arrivare e quella mattina il mio umore non era descrivibile.
Avevamo un'ultima escursione prima del volo che ci attendeva il mattino dopo,e così ci incamminammo verso un innominato castello di cui non capì nemmeno a chi appartenesse.
Ero così scombussolata da tutto che ormai erano poche le cose che notavo.

Nel tragitto ripensai a tutto quello che mi era successo,dai primi giorni a Galway,all'esame finale presso l'UCD (University College Dublin) che avevo superato senza problemi anche dopo la nottata insonne che Louis mi aveva fatto passare.
Si perché la notte prima dell'esame il signorino non aveva chiuso occhio e avendo le stanze separate solo da un muro di cartongesso io sentivo ogni minimo rumore.
A partire dalla sua tosse incessante a finire al suo rientro in camera alle 3:45 di notte.
Il mattino seguente,come per coronare il tutto,decisi anche di aiutarlo a ripassare la sua tesi,così tra una domanda e l'altra scoprì che uno dei suoi sogni era quello di aprire una scuola di Judo.
Ironica dissi: ''Ti porterò mio figlio...!''
Sorpreso da tale affermazione rispose: ''Ah...va bene.''

Insomma,ogni piccola parola o azione era entrata nella mia testa e sembrava non voler più uscire.
Decisi che fino a quando sarei stata nella terra dei folletti con pentole d'oro e arcobaleni giganti,avrei assecondato la mia stupidità mentale.

Arrivammo a destinazione e prima della visita,nel tempo libero che c'era stato concesso,
ne approfittammo inconsapevolmente per scambiarci quelle che sarebbero state le ultime parole affettuose e gli ultimi abbracci.

Era bello come riuscivo a percepire i suoi tratti di gelosia che non voleva dar a vedere,perché se c'era una cosa che ci accumunava,era il fatto di non voler chiedere nulla a nessuno,
di farci vedere diversi dalla massa anche talvolta,sopprimendo le nostre emozioni,perché a mio parere,anche la gelosia è un emozione.

I gesti delle volte parlano più delle parole e quando per gioco un nostro amico allungò un braccio dietro le mie spalle lui non perse occasione per tirarmi a sè e con una scusa parlarmi di qualcosa 
che mi tenesse sotto il suo controllo senza dare nell'occhio.
Una volta che questo amico scomparve dai paraggi mi lasciò andare,lo capì soltanto dopo,che voleva marchiare il 'suo territorio'.
I maschi sono così.
Il problema è che io non ero il 'suo territorio',e non lo sarei mai stata.

Gli piaceva puntualizzare l'ovvio in mia presenza e contraddirmi ma astuta come son sempre stata,non gli ho mai permesso di averla vinta.
Perché da quando lo conoscevo,la mia memoria aveva fatto seri progressi,di fatto mi ricordavo tutto.
Ma forse erro,ricordavo solo tutto ciò che riguardava me e lui,noi.
Così non appena iniziava a chiamarsi fuori dai miei auto-complimenti per il lavoro svolto in quel mese con i ragazzi che non si sapevano autogestire,gli ricordavo che per quanto gli urtasse,
anche lui aveva avuto bisogno del mio aiuto e così tornavo a rinfacciarglielo,solo perché ero costretta dal suo comportamento.

Quella mattina,come al solito,la pioggia si alternava e quando scendeva era troppo violenta,così violenta che un ombrello non poteva tenerle testa.
Tirava vento quand'essa cessava e con i nostri vestiti inzuppati,un raffreddore era assicurato in meno di 24 ore.
La cosa più calda della giornata,fù un suo abbraccio.
Ero con le spalle poggiate sui cancelli della regina quando per schivare una delle sua mosse da perfetto lottatore,lo guardai e dissi:
''Guarda,un altro livido! Mi stai uccidendo...''
E,l'ultima frase non era solo per i suoi colpi,ma anche per la sua essenza. Tutto di lui mi stava uccidendo.
Tutta la mia sicurezza,il mio amore per Liam,il miei sani principi,lui metteva tutto in dubbio e questo non faceva altro che uccidermi,lentamente.
Mi guardò come si guarda qualcosa che non si sa come prendere,perché troppo preziosa e fù lì che tacque stringendomi a se.
Facendo aderire perfettamente i nostri corpi ancora bagnati dall'acqua piovana,l'uno contro l'altro.
Forse sentì i brividi sotto i miei vestiti,ma fortunatamente un soffio di vento mi aiutò a spiegare quell'azione involontaria e lui,invece di distaccarsi,mi strinse ancora più forte tra le sue braccia.
Come a volermi proteggere da quel vento gelido che avrebbe potuto frantumare le mie ossa ormai deboli.

Rientrammo nel dormitorio ormai stanchi e bisognosi di una doccia calda.
Finì anche di preparare la mia valigia e poco dopo raggiunsi tutti i miei coinquilini in cucina.
Preparai il caffè a cui Louis era tanto legato quotidianamente,anche se chiedermelo gli costava sempre una punta d'orgoglio.
Anche la silenziosa e solitaria prof,l'ultima sera,s'intrattenne un pò con noi e quando restammo soli impiegammo il tempo a giocare con le carte da tavola.
Uno stramo ragazzo di nome Rich s'introdusse nel nostro appartamento e calorosi come eravamo,invitammo anche lui a restare e a farci compagnia.

Louis e Rich cercarono anche di insegnarmi un nuovo gioco e appresi qualcosa,ora ormai,con la memoria atrofizzata che mi ritrovo,non sarei capace di ricordarmi nemmeno una mossa.
Il gesto di quei due mi rimarrà per sempre impresso,il loro voler tentare il tutto per tutto per insegnarmi,il mio voler mettere in gioco tutta me stessa per imparare,
le risate e le battute non appropiate in quanto guanti di sfida e tutto il resto,resteranno per sempre nei cassettini della memoria,
quelli che rispolveri solo quando,dopo anni senti un nome familiare o magari vedi un oggetto o un profumo che per te significano qualcosa.

Andai a dormire con la speranza di trovare come per magia, i tasti Replay o Delete che mi aiutassero a capire cosa delle due azioni,volevo fare davvero.





Demi Lovato - Lightweight (http://www.youtube.com/watch?v=JFppCKlXxrE)
  
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