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Autore: x__Koizumi    27/08/2012    0 recensioni
Una raccolta di storie tratte da sogni di vario genere. Entrate un po' nel mio inconscio, avanti!
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa a metà

 

 

 

Halloween. Siamo tutti per strada a non fare niente in particolare. Nessuno è mascherato. Ma  ad Halloween non ci si maschera? Sto sbagliando qualcosa?

La stazione. Perché ci troviamo qui? Chi lo sa? Non è neanche la stazione della mia città. Dove mi trovo? Però, bella la stazione. Enorme.

Un treno si ferma e ne scende un ragazzo biondo, capelli lunghetti, occhi azzurri che sarebbero  capaci di sciogliere il ghiaccio con uno sguardo, bel fisico, altro poco più di me. Lo conosco bene. Stavamo a scuola insieme e mi ero presa una cotta per lui. Ma non era andato a Milano a studiare? Come mai è ritornato, da solo, con solo quel misero borsone? E perché mi batte così forte il cuore? Perché ho una voglia tremenda di abbracciarlo? Ci siamo a stento salutati per strada una volta finita la scuola.

La mia amica lo saluta cordiale e gli chiede svariate cose, delle quali non mi interesso. Mi sto preoccupando di me stessa, di quello che sento. Quella tremenda voglia di abbracciarlo e di trattenerlo non mi è ancora passata. Dovrei forse realizzare quella voglia?

Senza pensarci troppo, mi avvicino piano, guardandolo negli occhi. Dapprima gli do un bacio sulla guancia come saluto, poi non resisto e gli cingo il collo con le braccia. Lui, con mia sorpresa, mi cinge i fianchi e mi sento appoggiare al muro con la schiena. Davvero lo sto abbracciando? Davvero non mi sta respingendo? Non ci credo, l’ultima volta che mi ha visto non mi ha neanche riconosciuto! Ci ha messo una vita per salutarmi e mi ha detto di star andando a Milano in seguito ad un cambio di scuola.

“Come mai qui?”, gli chiedo senza allontanarlo minimamente, sussurrandogli nell’orecchio.

“Avevo lasciato una questione in sospeso”, ricambia il sussurro lui, provocandomi un brivido lungo la schiena. Avrei voluto continuare, rispondere, ma qualcuno mi tira all’indietro e sono costretta a slacciarmi da lui. Ci sarei rimasta una vita intera in quell’abbraccio.

“Muoviti, Mel, dobbiamo andare”. Ma andare dove? Che dobbiamo fare? “Dolcetto o scherzetto” per caso? No, io volevo rimanere lì con lui.

Camminiamo per un vicolo e lo vedo di nuovo, ma mi trascinano ancora senza lasciarmi il tempo neanche di salutarlo. Il secondo dopo, mi trovo in casa mia, ma come se fossi uno spettatore della mia stessa vita, mi ritrovo a guardare dall’alto quel magnifico ragazzo che bussa alla mia porta. Un uomo sulla cinquantina gli chiede chi sia e cosa vuole.

“Sono Asher, devo parlare con Melody”, dice lui, affabile.

“Vuoi dire che devi partire e te ne stai andando?”, domanda con voce quasi minacciosa l’uomo. Oddio, mio padre ha superato ogni limite!

“No, devo parlare con Melody, è importante, davvero”, continua Asher, gentile come sempre.

Avrei voluto urlare, andare ad aprire quella maledettissima porta e saltargli al collo, ma per qualche ragione riesco solo ad arrossire come un’idiota e a pensare che lui sia lì, per me.

“Melody non è in casa”, dichiara l’uomo, freddo.

Asher si arrende e se ne va, ma io finalmente riesco a muovere qualche passo fino a correre e a ritrovarmi fuori in strada chissà come. Lo vedo, è di fronte a me. Mi avvicino lentamente, assaporando i suoi occhi sul mio corpo e i tremolii che provocano.

“Hai detto che volevi parlare... con me?”, chiedo speranzosa.

“Sì, abbiamo lasciato qualcosa a metà”, sussurra in un soffio delicato, senza smettere di guardarmi.

Una vocina nella mia testa non fa che ripetere imperterrita: “Baciatevi, baciatevi, baciatevi”, ed è tutto quello che il mio corpo vuol fare. Cingere il suo collo come prima alla stazione e baciarlo per la prima volta come fosse l’ultima.

“Cosa?”, domando quasi ansimando.

Si fa sempre più vicino, fino a quando non percepisco il suo respiro sulla mia pelle. Sempre più vicino, sempre più vicino, sempre più vicino...

Come l’inquadratura di un film, la telecamera si sposta allontanandosi sempre di più sulle nostre teste, fino a quando il tutto non svanisce in una leggera nebbia che piano piano si trasforma in piena notte.

Spalanco gli occhi e mi accorgo che è stato tutto un sogno, un magnifico sogno. La prima notte che ho sognato di voler baciare Asher, e il suo pensiero mi accompagna per tutta la giornata.

 

  
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