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Autore: Charlotte Doyle    11/03/2007    1 recensioni
Hogwarts decide di dare un'altra possibilità a Draco. E a Narcissa. Fanfiction scritta per hp_ficexchange su LJ.
Genere: Drammatico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: ho modificato il genere perchè "Drammatico" dà un'idea sbagliata della storia che di presento. Speriamo di essere più chiari in questo modo.


The Guilty Ones
Una fanfiction (di)sgraziata di CharlotteDoyle

2 – La signora Malfoy a Hogwarts

Solo la mattina dopo, entrando in Sala Grande per la colazione, Draco si accorse di quanti pochi studenti fossero tornati a Hogwarts quell’anno.
Crabbe e Goyle non dovevano essere stati fortunati quanto lui, perché non erano tra quelli.
Be’, come se la scuola avesse potuto servir loro a qualcosa, pensò Draco con una smorfia.
Anche gli altri tavoli, in ogni modo, erano colmi di vuoti rilevanti. Primo fra tutti, mancava Potter con i suoi amici, cosa che Draco ritenne molto strana, ma che gli passò presto di mente.
Per tutti gli altri, però, si ritrovò a pensare, doveva essere proprio un sollievo che Potter non fosse lì. Un bersaglio in meno per Voldemort; nessuno pensava a questo punto che sarebbe tornato ad attaccare Hogwarts.
Non sapeva quanti dei suoi compagni conoscessero le sue colpe rispetto il primo attacco. Potter non aveva parlato, pensava che la colpa fosse di Snape e di Snape soltanto. Doveva sentirsi libero di comportarsi come se lui non avesse avuto mai nulla a che fare con i Mangiamorte?
Secondo Pansy sì. Be’, naturalmente Pansy non sapeva nulla di nulla, l’unica cosa che poteva fare era cercare di confortarlo appiccandosi al suo braccio ad ogni buona occasione.
Lo screzio del giorno prima – tutta colpa della ragazza, d’altra parte – non l’aveva minimamente scalfita. Era ancora lì, a tenergli il posto (come se ce ne fosse stato bisogno).
“Buongiorno, Draco,” disse con un sorriso mentre lui le si sedeva accanto. Poi gli schioccò un bacio sulla guancia.
“Buongiorno,” disse lui, ma non lo pensava veramente.
Sua madre non era ancora arrivata, il suo posto alla tavola degli insegnanti era vuoto. C’era solo quella professoressa Dunn, che nonostante la giovane età aveva tutta l’aria di essere una McGonagall-wannabe, insomma, di voler diventare un giorno come la nuova Preside.
Grandi aspirazioni.
Ma non era importante. Diciamocelo: la professoressa Dunn era lì solo per riempire un buco, nella nostra storia non avrà alcun ruolo.

“Ho fatto un sogno, stanotte,” diceva Pansy. “C’eravamo tu ed io, Daphne Greengrass e… Zabini? Mi dispiace che se ne sia andato a Beauxbatons. Be’, eravamo lì, nel giardino di casa mia, e… Draco, mi stai ascoltando?”
“Certo, Pansy,” disse lui, intento più che altro a mangiare.
“Bene. Non so cosa fosse successo, ma tu avevi un taglio sulla fronte, e usciva tutto sangue, e… oh, ciao, Nott,” disse, salutando il nuovo arrivato.
Theodore Nott prese posto davanti a lui e non disse niente. Rivolto verso il resto della Sala Grande, mentre i suoi due compagni erano di spalle alla stessa, scrutava gli altri tavoli con aria assente.
Doveva avere un sonno pazzesco. Sfido io, a passare una notte a leggere anziché dormire.
Draco si trovò a pensare poi che anche il padre di Nott era un Mangiamorte, ma che lo stesso il ragazzo era tornato a scuola per il suo settimo anno.
Per un momento, un sospetto terribile invase la sua mente.
Poi il nulla.
“Draco? Tutto a posto?” chiese Pansy.
Il ragazzo si scosse, e rivolto alla ragazza disse solo: “Ok.”
Pansy gli prese una mano sotto il tavolo, e gliela strinse forte. Draco allora riuscì ad accennare ad un sorriso sincero.
Non doveva riprendersela con Pansy, pensò. Lui non era mica di quei bruti che la facevano scontare alle ragazze; lui era un signore.
E Pansy è una ragazza tanto cara.
Ok, quelle erano parole di sua madre, non sue.
Dov’era? Il suo posto era ancora vuoto.
In un moto di esaltazione, Draco pensò di essersi immaginato tutto. Sua madre era ancora da sua sorella, non l’avrebbe rivista prima di Natale.
Forse.
I suoi sogni furono interrotti da Horace Slughorn che, ora nuovamente Direttore della Casa di Serpeverde, si apprestava a distribuire gli orari ai suoi studenti. Quest’anno le cose erano un po’ scombinate, perché gli esami dell’anno prima erano stati sospesi, e alcuni alunni avrebbero dovuto recuperare i G.U.F.O. con la sessione di esami invernale.
“Ah, ecco Draco Malfoy,” disse, ficcandogli in mano una pergamena. “Miss Parkinson… Nott…”
“Pensi che cambierà il suo atteggiamento con te, adesso che tua madre è tra gli insegnanti?” chiese Pansy, una volta che il professore si fu allontanato.
Ecco, come volevasi dimostrare. Tutti sogni, pensò Draco.
O un’allucinazione collettiva.
Scosse la testa.
“E’ un patetico grassone codardo,” disse. “Non me ne frega niente se preferisce adorare Potter.”
Nott gli lanciò un’occhiata di sottecchi. Draco non ne riuscì a comprendere il significato, ma la cosa lo turbò più di quanto non volesse.
Che cosa stava succedendo?

Quel giorno non aveva Difesa Contro le Arti Oscure, ma incontrò sua madre per il corridoio.
“Che cosa fai, mi pedini, Madre?”
“Draco, ti devo parlare,” disse lei.
Aggiunse: “Riguardo i tuoi voti.”
Il ragazzo spalancò gli occhi. Ah, no! L’anno era appena cominciato!
“… i tuoi voti dell’anno scorso.”
“Be’, Madre,” disse Draco. “Penso che tu sappia che io, l’anno scorso…”
Narcissa lo fulminò.
“Non voglio più sentirti nominare quei fatti, Draco. La professoressa McGonagall mi ha parlato, mi ha detto che ti ha dovuto mettere in punizione per non aver fatto i compiti.”
“Madre-“ cominciò Draco.
“No, fammi parlare,” disse lei. “E’ vero?”
“Sì,” disse lui. “Ma saprai che la McGonagall naturalmente è un po’… be’… fiscale-“
Narcissa lo fulminò nuovamente.
“Non voglio ascoltarti. Pretendo che non succeda più d’ora in poi, Draco.”
Lo disse cercando di imitare il più possibile il tono che usava Lucius quando voleva rimproverarlo. Draco non rimase affatto impressionato, lo trovò anzi piuttosto patetico.
Inoltre, da quando sua madre prendeva le parti degli insegnanti? Insegnanti seguaci di Dumbledore, oltretutto.
Non disse niente, tuttavia.
“Draco,” continuò lei. “Mi hai capito?”
Lui fece cenno di sì con la testa, seccato.
“E voglio che recuperi tutto il programma che hai perso lo scorso semestre,” disse Narcissa.
“Va bene,” disse lui. “Passerò il resto dell’anno in biblioteca a studiare!”
Il suo tono era evidentemente sarcastico, e Narcissa non la prese troppo bene.
“Non voglio che tu ti rivolga a me così,” disse.
Draco sentì un formicolio alle mani, ma ancora non rispose niente.
Sua madre fece un cenno con la testa, come a dire: “Bene!”, e fece per andarsene.
Draco allora disse, senza voltarsi verso di lei: “Perché non eri al tavolo dei professori questa mattina?”
Narcissa si fermò e sulle prime non disse niente.
Poi rispose:
“Non mi sono svegliata.”
Draco si allontanò con un ghigno.

D’altra parte Narcissa non aveva mai lavorato in vita sua, e non è che avesse questa gran voglia di farlo adesso. Aveva accettato solo perché era stata costretta, d’altronde ormai si era capito che quel posto a Hogwarts non lo voleva proprio nessuno. E lei non aveva intenzione di rimanerci più del necessario.

Da bravo bambino, quel pomeriggio stesso Draco si recò in biblioteca. Non gli piaceva studiare, ma l’avrebbe fatto con la stessa intensità della Granger se questo fosse servito a qualcosa. Studiare, studiare, studiare… ottimo…
Si risvegliò per l’ora di cena.
“Oh, eccoti,” disse Pansy vistolo avvicinarsi al tavolo di Serpeverde in Sala Grande, alzandosi e indicandogli il posto che gli aveva riservato accanto a lei. (Sempre perché era utile, visto l’affollamento di quei giorni.)
Draco si sedette mentre ancora si stropicciava gli occhi. Sbadigliò.
“Cosa è successo?”
Draco sbadigliò un’altra volta.
Pansy sorrise.
Daphne Greengrass, davanti a loro, sbuffò.
Draco si accorse allora di essere seduto in mezzo alle amiche di Pansy. Vicino a Daphne c’era Tracey Davis, e dall’altro lato di Pansy sedeva Millicent Bulstrode. Inoltre, qua e là delle ragazze del sesto e quinto anno, che evidentemente volevano il favore delle più grandi.
Oh, no.
Lui aveva sempre seduto con Crabbe e Goyle; qualche volta vicino a Zabini, oppure a ragazzi più grandi, ma aveva sempre chiarito a Pansy che se voleva sedere vicino a lui, sarebbe stata lei a doversi spostare.
Non voleva avere quel chiacchiericcio intorno.
Chiacchiericcio che cominciò da subito.
Daphne cominciò a fargli domande a raffica su sua madre; fu Pansy a zittirla, perché Draco si rifiutò di risponderle. Tracey colse l’occasione per lamentarsi della professoressa Dunn, della professoressa Sprout e anche del professor Slughorn. Poi Millicent tentò di spiegare alle altre come aveva beccato Su Li e uno del terzo anno in una classe vuota a fare nonsisacosa.
In quel momento passò davanti loro Theodore Nott, ch’era appena arrivato per mangiare.
“Ehi, Nott!” esclamò Draco, ma quello non si girò, continuò dritto.
Draco, che pensava che l’avrebbe salvato dal pchu pchu pchu, assunse un’aria scocciata.
“Poveraccio,” disse Daphne Greengrass, con aria di chi sapeva.
“Grazie tante,” disse Malfoy, sarcastico.
“Non dicevo per te, dicevo per Nott,” disse la ragazza.
“Perché?” chiese una ragazza del quinto anno.
Le altre si guardarono tra loro un po’ a disagio.
“Non lo sai?” chiese Daphne, e poi guardò Draco intensamente.
Oh, sì, tira fuori un altro dei tuoi squallidi pettegolezzi, Greengrass, pensò.
“No, non lo so,” disse lui.
Daphne fece un sorriso di scherno e non disse niente.
Altre occhiate nervose.
“Be’?” disse il ragazzo.
“Tracey, dillo tu, che ci sei tanto amica,” disse Daphne, rivolgendosi alla ragazza bruna.
Tracey, che fingeva di aspettare annoiata la seconda portata, si voltò prima verso Daphne, e mimò un ‘Ah-ah’; poi verso Draco, svogliatamente, ignorando Pansy che scuoteva la testa.
“Suo padre è morto ad Azkaban quest’estate,” disse secca.
Volevano che rimanesse di pietra? D’accordo, eccolo, era rimasto di pietra. Adesso?
Azkaban.
“Oh, Draco,” disse Pansy, prendendogli le mani. Poi si voltò verso Daphne e Tracey e le fulminò con uno sguardo. Daphne alzò le spalle. Tracey guardava il suo piatto.
“Non voleva…” continuò Pansy. “Tuo padre starà senz’altro bene… lo sai, il signor Nott stava male, era stato ferito. È colpa del Ministero, hanno deciso di lasciarlo marcire, piuttosto che curarlo. Ma tuo padre… e poi è più gio-“
“Basta, Pansy,” disse lui, liberandosi dalla sua stretta.
Non ci doveva pensare, ecco tutto.
(E sì, lo sapeva benissimo che le amiche di Pansy lo odiavano. Era un cliché, no?)

*

Come doveva chiamarla? Madre? Professoressa Malfoy? Non avrebbe fatto ridere?
In realtà nessuno sembrava molto contento della cosa. Morto uno Snape se ne fa un altro (non che fosse morto davvero, ma noi diciamo così), e chi poteva favorire Malfoy più che la sua mamma?
La sua bella mamma.
Che Narcissa Malfoy fosse, all’età di quarantadue anni compiuti, ancora splendidamente attraente, non c’era dubbio.
Draco si poteva ritenere assai soddisfatto della cosa. Mai quanto Lucius, ma insomma, vuoi mettere con la madre dei pezzenti Weasley? (Che però, al contrario di sua madre, sapeva cucinare, questo lo dobbiamo dire.)
Be’, Draco non aveva considerato le conseguenze.
Nei giorni successivi, si trovò sul punto di fare fatture a metà della popolazione maschile di Hogwarts.
Prendi tre squallidi quindicenni che fanno apprezzamenti non molto carini sulla professoressa Malfoy al passaggio di suo figlio. Era un chiaro messaggio che diceva: “Eccomi, sono qui, Cruciami!”
(Come quell’orribile canzone dei Pollifanti, che naturalmente – ah – piacevano a sua cugina.)
“Draco, lo sai,” gli disse Pansy, tenendolo per un braccio. “La professoressa McGonagall ti ha avvertito, ti devi comportare bene…”
“Certo, certo, come no,” disse lui. “Ma se una notte gli dovessero spuntare delle antenne sulla testa…”
“… vorrà dire che gli alieni hanno invaso il pianeta.”
Non era stata Pansy a parlare, ma Lunatica Lovegood, proprio davanti a loro, il suo giornale fasullo tra le mani, occhiali scuri sul naso, i soliti orecchini-ravanello.
Draco non seppe cosa rispondere. (Oltretutto lui non era un tipo da science fiction, sembra così difficile da capire?)
Pansy, comunque, fece una qualche battutina cattiva sulla Corvonero, che però nel frattempo era già passata oltre.
“Non ho mai visto una persona più folle,” disse poi a Draco, mentre continuavano a camminare. “Be’, a parte Melinda Bobbin, naturalmente.”
Draco non rispose.
Erano arrivati all’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Sua madre, la sua nuova professoressa, era lì dentro ad aspettarli.
Fai finta di niente, Malfoy, boy, boy, get cool boy…
Avrebbe anche potuto far finta di sentirsi male, e andare in Infermeria. Sempre se sua madre non avesse ritenuto opportuno assisterlo. Allora no.
Si appuntò comunque di comprare un po’ di quelle Merendine per Nullafacenti inventate dai pezzenti “parliamo-in-sincronia” Weasley.
Ah, no, dal fattaccio della Polvere Buiopesto Peruviana si sarebbero rifiutati di vendere a lui o ai suoi amici alcunché, affari o non affari.
Oh, be’, era inevitabile.

“Hai visto, Draco?” disse Pansy, sistemandosi la borsa a tracolla. “Non è andata tanto male.”
Draco chiuse gli occhi. “Non girare il coltello nella piaga, Pansy,” disse.
Non stare gobbo, Draco!” disse Zacharias Smith mentre li oltrepassava, imitando la voce della madre.
Pansy lo guardò malissimo e fece per gridargli dietro qualcosa. O magari, lanciargli una qualche fattura. Ma Smith era già sparito.
“Ah, se lo becco…”
“Non eri tu che parlavi di ‘comportarsi bene’?” disse Draco allora.
“Tu devi comportarti bene, mica io!”
Ecco, ci mancava solo che a difenderlo ci pensasse una ragazza.
“Draco.”
La voce di sua madre. Narcissa Malfoy era uscita dall’aula di soppiatto e li aveva raggiunti.
“Che c’è?” disse lui.
“Possiamo parlare, per favore? Pansy, cara…”
“Certo, sign- professoressa Malfoy!” disse lei, in brodo di giuggiole. Lanciò un sorriso a Draco, che però non ricambiò; guardò sua madre intensamente per qualche secondo
Poi disse: “Devo fare i compiti. Mi dispiace.”
Prese per un braccio Pansy – che nel frattempo mortificava aveva assunto quell’espressione “non-dovrei-essere-qui” – e si dileguò con lei dietro la prima svolta del corridoio.

Per molti giorni non si parlarono.

*

19 settembre 1997
Caro Diario,

sono tanto preoccupata per Draco. Non credo che il problema stia solo nel fatto che sua madre è, be’, ecco, la nostra professoressa. Quella è una cosa che si supera.
È che lui non vuole parlare con lei, e non vuole parlare neanche con me. Certe volte mi sento triste, mi viene da pensare che il nostro rapporto non esiste se lui non si fida. E ho paura di farlo arrabbiare, a forza di insistere. (Ok, non ho paura di lui quando si arrabbia. È tanto tenero, invece! Ma non è questo il punto.)
Che cosa posso fare?

Tua,
Pansy

PS. Vorrei tanto che la Granger fosse qui. La signora Malfoy sarebbe capace di metterle una T solo per la sua presunzione!
PPS. Questo l’ho detto a Draco, ma lui non ha riso. Forse dovrei evitare di parlare di sua madre con lui.


---

Note
1* Boy, boy, get cool boy: citazione da Cool, West Side Story. Non crediamo che Draco Malfoy sia effettivamente a conoscenza di questo musical, per quanto nel Mondo Magico possa esistere la sua versione in Serpeverde – Grifondoro.

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StoryGirl: Grazie mille per la recensione; personalmente il personaggio di Narcissa mi affascina moltissimo, e mi piace scrivere di lei :)
  
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