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Autore: Gelidha Oleron    28/08/2012    11 recensioni
Sorrise "Potrei aver mentito" scrollò le spalle come se niente fosse.
"Sì" lo sfidai, inchiodandolo con lo sguardo "Avresti potuto, ma non l'hai fatto"
Aveva perennemente un'espressione sarcastica, ironica, come una continua presa per il culo. Fu con questa sua solita espressione, che mi chiese divertito "Ti fidi ciecamente di ciò che dico?"
Non risposi. Qualcosa, dentro me, mi diceva che il suo sarcasmo non era altro che un'arma per nascondere le sue buone intenzioni.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ciao, Nami!" Anita mi salutò calorosamente "Grazie per tutto quello che hai fatto per me!" la guardai confusa, avrei voluto spiegarle che io non avevo fatto proprio niente, ma lei continuò "Spero di rivederti, un giorno! Magari quando ti sarai sposata col capitano!" i suoi occhi divennero due stelline.

"Certo" sospirai. Era proprio senza speranze.

La seguii in coperta, fino a dov'era ormeggiata la sua imbarcazione. In fondo non era tanto male: una piccola caravella lievemente danneggiata dalle intemperie e dalla collisione col sottomarino emerso (il quale, ovviamente, non aveva riportato alcun segno).

All'interno di essa, il signor Fitzgerald parlava con Trafalgar Law che lo guardava dall'alto, affacciato alla ringhiera del sommergibile.

"Non so ancora come ringraziarti, capitano..." stava ripetendo il padre di Anita, la quale saltò felice a bordo della barca senza accorgersi che ero rimasta indietro. Mi nascosi dietro l'angolo, non volevo disturbarli.

"Cerchi di non sforzarsi troppo e faccia stare sua figlia a riposo"

L'uomo gli rivolse un ampio sorriso "Sarà fatto"

Law ricambiò il sorriso, poi s'infilò una mano in tasca "Oh, dimenticavo...questo dev'essere vostro" gli lanciò un oggetto il cui luccichio mi abbagliò.

"SANTO CIELO!" quando il signor Fitzgerald lo afferrò, riuscii a distinguere chiaramente un dente di squalo.

"Oh!" mi portai una mano sulla bocca dalla sorpresa.

"E' IL CANINO DORATO, PAPA'!" Anita urlò di gioia.

Suo padre guardò il dente, poi il viso soddisfatto di Law "Come...dove...?"

"Era sul ponte della vostra imbarcazione" spiegò semplicemente il chirurgo "Probabilmente ci è finito mentre vi attaccavano gli squali"

Anita sfiorò estasiata l'oggetto dorato, mentre suo padre ricominciava a piangere "Allora non era solo una leggenda..."

"Potremo far rifiorire il nostro villaggio, papà!" commentò eccitata la bambina.

Suo padre esitò, ma poi la fermò "No, piccola" fece con tono deciso.

"Eh?" Anita sgranò gli occhi.

Il signor Fitzgerald tese le mani verso Trafalgar Law "Questo è il mio debito di gratitudine nei tuoi confronti. Ti prego, accettalo, dottore! E' tutto tuo"

La piccola Anita osservò incredula prima suo padre, poi il canino dorato tra le sue mani.

Seguì un attimo di silenzio, poi Trafalgar parlò "Porta quel dente al tuo villaggio, vecchio" gli diede del tu per la seconda volta "Io non so che farmene"

I due restarono sbigottiti, dopodichè si commossero pesantemente "Grazie, capitano Law! Non ti dimenticheremo mai!"

Si allontanarono lentamente tra le onde del mare, nell'assolato pomeriggio della baia di Sida. Law restò a guardare il mare per un tempo interminabile, non accorgendosi della mia presenza. Lo osservai a lungo, immergendomi nel suo sguardo almeno quanto lui era immerso in quello del mare.

Mi chiesi a cosa stesse pensando...

Dopo un po' si allontanò dalla ringhiera, fece qualche passo e ordinò "Immersione" e, anche se tutti i suoi uomini si trovavano sotto coperta, ero sicura che l'avessero sentito.

 

 

 

"Devo aspettare che ti addormenti, oppure stavolta posso rischiare di toglierti le bende da sveglia?" Trafalgar Law m'invitò ad entrare in infermeria senza darmi la possibilità di rispondere. Accese la luce e chiuse la porta.

Mi guardai attorno spaesata, la stanza era completamente vuota: figuravano soltanto poche barelle, delle bende sporche e delle medicine usate.

"Che fine hanno fatto tutti gli uomini che erano qui?" chiesi con tono confuso.

"Sono in giro per il sottomarino" rispose senza badarci più di tanto, mentre mi faceva segno di sedermi su una barella "Sono stati fermi a lungo, gli farà bene sgranchirsi un po' le gambe"

Mi posizionai come aveva disposto il chirurgo, e un fremito mi corse lungo tutto il corpo quando Trafalgar abbassò le bretelle del mio vestito con fare professionale. Tastò piano le ferite con sguardo critico "Sarà meglio aspettare ancora un po'" concluse.

"Law..." gli sfiorai le labbra con un dito. Non riuscii a trattenermi.

"Testarda, Nami!" mi dissi "Sei una vogliosa! Una viziata!" ma il pensiero che io fossi sessualmente viziata, invece di farmi vergognare, mi fece andare ancora di più su di giri.

Il suo sguardo si alzò immediatamente e i suoi occhi m'incenerirono. Erano grigi come il mare in procinto di un'incredibile tempesta: i fulmini elettrizzarono la peluria sulle mie braccia, i tuoni cominciarono a farmi battere vertiginosamente il cuore. Adesso non aspettavo altro che la pioggia.

Continuai ad attraversare con l'indice le sue labbra morbide, che si schiusero in un sorriso provocatorio "I tuoi ormoni sono davvero incorreggibili..." chiuse gli occhi e mi leccò il dito con fare suadente.

"Come la tua presunzione" mi sporsi per baciarlo e a momenti cadevo dalla barella, portandomi dietro attrezzi sporchi e medicine varie.

Il suo bacio aveva su di me sempre lo stesso effetto fatale. Lo lasciai che era affannato "Dico sul serio" sussurrò, mentre le mie mani risalivano sui suoi capelli "Fatti un giro a Kamabakka da Emporio Invankov...magari lui saprà aiutarti"

"Sta' zitto" lo baciai ancora.

L'ultima frase venne fuori con un tono particolarmente autoritario, cosa che il chirurgo non sembrò gradire. Ma i suoi baci si spostarono sulla mia spalla scoperta, fino a che divennero sempre più radi e furono sostituiti da dita delicate che esploravano incuriosite la mia pelle.

"Cosa significa?" chiese ad un tratto.

"Eh?" caddi dalle nuvole, ancora inebriata dalla sua lingua afrodisiaca.

"Questo" fece scivolare i polpastrelli sul mio braccio.

Aggrottai le sopracciglia, ma poi capii "Ah"

Intendeva il mio tatuaggio. Aveva davvero interrotto la danza delle sue labbra sul mio corpo per un motivo del genere?

"E' un vecchio simbolo" farfugliai.

"Fin qui ci arrivavo da solo" sorrise. Sembrava piuttosto interessato.

"Che t'importa?" il mio tono era acido.

Mi penetrò con lo sguardo, senza proferir parola. Mi morsi un labbro. Come diavolo faceva ad avere un tale ascendente su di me? Funzionava solo con me o con tutti quanti?

Sbuffai, tanto ci avrei perso la ragione "Rappresenta la mia terra natale, Coconut Village"

Sembrò soddisfatto della mia risposta "Si trova nel mare orientale, giusto?"

"Precisamente"

S'immerse nei suoi pensieri per un attimo, continuando ad osservare il tatuaggio, poi chiese "Cosa c'è a Coconut Village?"

La sua domanda mi lasciò perplessa: era la prima volta che mi chiedeva qualcosa che non fosse inerente alla mia salute o al mio 'caratteraccio' o facesse allusioni al mio legame con Satana.

"Mandarini" risposi un po' sulle mie "Perchè?"

Ignorò completamente la mia domanda e me ne pose un'altra "E poi?"

Il mio sguardo si fece sospettoso "Perchè vuoi saperlo?"

"Tu rispondi" insistette.

"Beh..." non sapevo da dove cominciare, ma soprattutto non sapevo se potevo fidarmi. Non so cosa mi prese: ma di fronte a quegli occhi grigi non seppi opporre resistenza. Qualcosa aveva catturato l'attenzione del mio interlocutore e adesso era in attesa. Glielo raccontai.

"...c'è mia sorella Nojiko, il sindaco Genzo...e tante altre brave persone che hanno sofferto molto"

Le sue dita andarono a sfiorare di nuovo il mio braccio e io capii che voleva che gli parlassi del tatuaggio, come un bambino indica la luna per farsi spiegare cos'è.

"Genzo aveva una girandola sul cappello..." mi persi nei miei ricordi "Da piccola mi divertivo sempre a giocarci...e passavo le mie giornate a disegnare cartine e a raccogliere mandarini...è per questo che ho voluto incidere sulla mia pelle questi due simboli. Voglio portarli sempre con me" mi fermai di colpo, stringendo i pugni.

Non riuscivo a credere di aver buttato fuori una parte del mio passato e averla data in pasto a Trafalgar Law.

Lui se ne stava zitto a guardarmi, con un'espressione insolitamente seria e attenta. Voleva che continuassi. E io lo feci.

"Un giorno, il villaggio fu attaccato dagli uomini pesce capitanati da Arlong. Loro...loro uccisero la mia madre adottiva, Bellemere..." al pensiero, i miei occhi si fecero lucidi e dovetti reprimere un moto di rabbia. Avevo davanti agli occhi la scena e, se è vero che quando uno si racconta rivive le stesse emozioni, mi sentii inutile e sconfitta proprio come quella volta.

Fortunatamente, avevo di fronte a me un uomo che non batteva ciglio ascoltando le mie parole, sembrava curarsi delle mie emozioni.

Decisi di rischiare il tutto per tutto "Mi misi al servizio di Arlong per riscattare il mio villaggio, ho fatto la ladra per molti anni. Poi..." era giunto il momento di vomitare la verità "...Rubber mi ha salvata" esitai, poi aggiunsi "E così sono diventata la sua navigatrice"

Seguì un attimo di silenzio, che Trafalgar non sembrò voler spezzare. Lo feci io.

"Perchè mi hai fatto raccontare queste cose?" chiesi con un filo d'imbarazzo nella voce.

Ma, per la seconda volta, ignorò del tutto la mia domanda e disse "Tieni molto al tuo capitano, vero?"

La sua voce era vellutata, mentre il mio tono tornò ad essere sprucido "Sì, e allora? Lui diventerà il re dei pirati!"

Scoppiò a ridere "Questo è da vedere"

Sorrisi anch'io, sfidando il suo sarcasmo "A proposito..." incalzai, improvvisamente illuminata "Io ti ho parlato del mio. Adesso dimmi cosa significano i tuoi tatuaggi"

La sua espressione divenne divertita, sembrava dire "Ti piacerebbe, eh?" ma le parole che uscirono dalla sua bocca furono "Meglio per te non saperlo, credimi"

Non feci in tempo a replicare, che si udì un forte rumore e il sottomarino oscillò pericolosamente. Caddi tra le braccia del chirurgo "Ma che succede?"

Le luci si spensero di colpo e sentimmo il suono di un allarme "Law, cosa...?" si liberò dalla mia presa veloce come una furia e, nel buio, riuscì a trovare la porta senza problemi.

Mi girò la testa, ma corsi ugualmente fuori dalla stanza sulla sua scia.

"EMERSIONE!"

"Sentito? Il capitano ha detto che dobbiamo emergere!"

"Ma cos'è successo?"

"MUOVIAMOCI!"

Tra gli uomini che correvano impazziti e l'allarme che gridava a tutto spiano, persi del tutto di vista Law. ©

 

 

 

 

Altro capitolo che mette in evidenza la generosità di Law, che il chirurgo fa di tutto per nascondere :)

Inoltre, la bella navigatrice parla del suo passato ad un uomo incuriosito dal suo tatuaggio.

L’accenno ad Emporio Ivankov mi ha fatto ridere un sacco, dovete sapere che io LO ADORO e quindi è stato un piacere citarlo in una battuta di Trafalgar Law xD Credo che prima o poi scriverò una storia su di lui!

Sperando che questa fic continui a piacervi, vi saluto! ;)

P.S. Credo che sarà composta di 14/15 capitoli in tutto…con la scrittura sto andando avanti e ho quasi finito (eh sì, scrivo più ossessivamente di quanto aggiorno xD)

Baci***

 

 

  
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