Anime & Manga > Death Note
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Autore: MadLucy    29/08/2012    7 recensioni
Giappone, 2025. Nel vecchio quartier generale dell'SPK cresce una bambina, consegnata quindici anni prima da Mello al suo più acerrimo rivale.
Inghilterra, 2025. Un misterioso studente della Wammy's House parte per il Giappone, portando con sè un quaderno nero e una Shinigami petulante.
Usa, 2025. Un esperimento genetico iniziato nove anni prima, il cui scopo era creare un essere umano dall'intelligenza devastante, ha esito positivo.
Spagna, 2025. In seguito a una serie di barbari e atroci omicidi, una ragazza dagli occhi rossi viene internata in un manicomio.
E Death Note può ricominciare lì dov'è finito.
Genere: Generale, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Prologo.







Era lì, a pochi metri da lei. Lo chiamò dapprima con voce insistente, poi dubbiosa.
La figura dell'uomo era carponi sul pavimento, come sempre, infagottata nei suoi vestiti candidi -e talmente anonimi da poter essere solo suoi. Le rivolgeva la schiena.
Gli si avvicinò, stupita, mentre le balenava in mente il vago pensiero che si fosse addormentato. Si chinò sui talloni.
-Near. Near? Che...-
Era troppo immobile. Tutto appariva innaturale, un istante intrappolato in una crisalide d'acciaio. Il silenzio echeggiava.
Osò sfiorargli la spalla, stranita.
-Nea...-
La sua testa era riversa su un modellino, un aereo grande quanto un cassettone. Non dormiva. I suoi occhi non erano chiusi, ma spalancati. Nel vuoto. Nel nulla. Non fissavano niente.
Lei ritirò la mano, quasi si fosse scottata. Ma voleva toccarlo, voleva scuoterlo. Voleva la banalità di uno sguardo, qualcosa di semplice.
Voleva un miracolo.
-No, Near.- ordinò in un bisbiglio perentorio. S'immaginava di vederlo sollevare appena il capo e sgranare le iridi profonde come abissi.
Ma non accadde.
Ogni cosa le apparve all'improvviso chiara e incomprensibile.
-Near. Near. Near. Near.- gemette piano. In una supplica, in una preghiera rotta.
Gli tastò freneticamente il polso esile, abbandonato lungo il corpo. Ne rifiutò il nero tacere, sperando in battiti che non avrebbe mai colto.
La consapevolezza sigillava le labbra di lui, serrate in una linea risoluta, in un'ultima espressione di regale fierezza.
Era una morte pulita, l'arresto cardiaco.

E quel giorno tutto finì.
Quel giorno maledetto, che l'aveva rincorsa per quindici anni, invisibile eppure indelebile su un calendario che le si parava dinnanzi ad ogni minima allusione.
Ricordava cosa le era stato detto, ricordava che avrebbe dovuto aspettarselo, ricordava che era inevitabile.
Ma la sua mente rifiutò di ricordare. Rifiutò di pensare. Rifiutò di imporle un ordine.
I suoi muscoli svincolarono al controllo e tremarono vistosamente, attanagliati da fremiti anche quando ormai era a terra. La gola arida la implorò di gridare, le sue corde vocali si spezzarono logorate. Lacrime esauste oscillarono indecise nelle sue iridi.
Un tumulto di impulsi e necessità la travolse fino a stravolgerla. Confusa, fissava una realtà che si era sgretolava con facilità devastante.
Non la sua vita, ma tutto ciò che fino a quel momento lo era stato. Lei chiamava vita il tempo che passava al quartier generale, ormai senza più un capo; lei chiamava vita svegliarsi al mattino richiamata dai suoi ordini lapidari e addormentarsi la notte con la sua voce nella testa.
Lei chiamava vita qualcosa che non sarebbe mai più potuto essere com'era prima.
Era finita un'era, un'epoca. Ogni attimo del suo presente era passato. Finita.
Lo sussurrò a fior di labbra, devastata e inorridita. Finita.
Non realizzava, non ci riusciva. Negare tutto ciò che aveva era qualcosa di rivoltante e grottesco.
Credeva si sarebbe gettata sul suo cadavere a singhiozzare, disperata. Ma rimase ferma, provava per il suo corpo la stessa rispettosa deferenza che aveva sempre avvertito quand'era in vita.
Osservò l'oscurità di quegli occhi morti, ed ebbe paura. La calda sicurezza che fino ad ora l'aveva protetta, come braccia invincibili a cingerla saldamente, era svanita in un nulla senza senso.
Quello che avrebbe sempre voluto chiamare padre era morto con compostezza, senza un gemito. Senza un addio. Senza un perchè.
Le lacrime traboccarono velenose, spazzando via le dighe fragili che erano i suoi occhi, bisognosi di mani a coprirli.
Adesso sì, che era davvero orfana.



































Note dell'Autrice: Questa è una di quelle storie che non si può fare a meno di scrivere, avete presente? Quando delle immagini e delle parole si susseguono nella mente, senza darti tregua, finchè non scrivi. E non sono riuscita a resistere.
Questa storia racconta degli avvenimenti che hanno luogo dopo i manga e l'anime, ovvero una continuazione. I protagonisti di essa saranno, l'avrete capito, gli eredi dei personaggi originali... "eredi" nel senso genetico del termine. Sarà un azzardo, magari, ma io ci provo!
So che il capitolo è un po' corto, però tendo sempre a scrivere prologhi brevi. Spero vi sia piaciuto!
Lucy
  
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