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Autore: gpthepanzer    30/08/2012    0 recensioni
"Era una calda mattina nella città di Nompret." il piu brutto inizio del secolo per una storia che parla di un giovane(non troppo) ragazzo che stanco della sua ricerca, decide di cercare finalmente aiuto nelle poche persone che conosce. ricco, con successo, il nostro protagonista(wulfen per l'appunto) è all'arrivo per scontrarsi con la realta in cui vive in modo "a tratti idiota" definirebbero alcuni sani di mente "a tratti disperato ed idiota" altri sani di mente.
ispired by "infinite jest"(libro), e dalla "lady strepta"(pseudonimo di persona reale)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi si immesse nelle calde acque della sua vasca. La prima sensazione che provò quando entro fu quella di sentirsi così estranea a quella massa liquida che la avvolgeva, poi inizio a sentire la sua gamba come abbracciata da un essere superiore, che gli dava l'affetto che cercava da tanto tempo. Si senti come aiutato da quella cosa a reincarnarsi in un essere divino, quasi come a cancellare i suoi tormenti.
Completamente immerso si senti come un bruciore allo stomaco, come se stesse per vomitare, ma come nacque, sparì come se quella forza soprannaturale fosse in grado di fare anche questi miracoli. Era come immerso in una stasi profonda, nei suoi pensieri. Arrivarono anche i sali da bagno e il sapone, ma lui era andato, perso, non era più in quella dimensione.
 
Passo un’ora, e Zsofi si inizio a preoccupare seriamente.
Lui usci, come se fosse nulla. Si vestì e accese lo stereo.  Musica molto bassa, ma un disco assolutamente incomprensibile per lei. Bassi altissimi, colpi di cassa molto marcati, basso che entrava nelle orecchie e ti usciva dalla bocca mentre urlavi parole incomprensibili, una chitarra che sembrava urlare parole altrettanto incomprensibili. E un flauto che stonava nel mucchio come un pifferaio magico in mezzo a un cantiere edile.
 
<< Cosa diamine è questa roba? Non hai mai ascoltato roba cosi >>
<< Non hai mai saputo che ascolto roba cosi, ogni essere ha la sua parte intollerante della realtà che ci circonda, questa è parte della mia >>  intanto Wulfen si incamminava per la cucina
Accese in fornelli sotto il chiasso di Zsofì che continuava a farle domande, mentre lui rispondeva in modo enigmatico. E continuo a cucinare, un velo di odori altrettanto forti, quanto buoni avvolse la casa, come la musica dello stereo aveva fatto prima, che Zsofi, di soppiatto, aveva spento.
<< Vado a fumarmi una sigaretta >>
<< Ma te non fumi Wulfen! >>
<< Sei te che non sai che fumo >>
 
Chiuse la porta di casa, e lascio lei al caldo tiepido che quella porta custodiva insieme alle finestre. Aspettava Tesnir per potergli parlare da solo. Effettivamente non fumava. Se ne stava lì al freddo. Il ghiaccio stava iniziando a diventare un problema sul suo tetto, avrebbe dovuto pulirlo prima o poi o sarebbe crollato prima della fine dell'inverno.
 
Arrivò. Lo salutò. Ma non si avvicinò. Aspetto che fosse lui ad avvicinarsi. Pensava. Pensava fra se e se. Parlava con se stesso.
“Ogni giorno vado a letto, pensando a tutto ciò che ho vissuto come meglio ho potuto, vedo tutta la mia vita a una velocità folle, poi mi accorgo che ho fatto tutto quello che ho sempre voluto, e che ora non sarebbe un problema morire per me. Ma il giorno dopo mi sveglio, mi sveglio guardando il soffitto, o il cuscino, o un muro, o una sedia dove ho messo quello che avevo in tasca il giorno precedente. E mi ricordo di essere nuovamente vivo. Mi sveglio la mattina, so di essere ancora vivo, senza avere un motivo vero per essere vivo. Non sono un soldato in guerra, non sono un povero abitante di una regione disagiata, non so cosa sono i morsi della fame. Non ho né abbastanza sofferenze nel mio passato per poter definire un motivo per vivere, né abbastanza cose felici per poter definire qualcosa che voglio riprovare e continuare a vivere. Sono un figlio di mezzo di un età di mezzo.”
 
Poi gli disse
<< Ascoltami: nel comodino ci sono delle chiavi. Ne farai buon uso.  >>
E lo colpì sullo stomaco.
Poi andò in bagno, sotto le domande incessanti di Zsofi, che ancora non aveva visto Tesnir lì per terra e chiuse la porta. Non con poco sforzo per poter chiuderla senza avere lei fuori e il braccio nel bagno. Si chiuse finalmente. La porta principale della casa di Wulfen era aperta. Ma Wulfen non era più in casa.
  
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