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Autore: Elisir86    06/06/2004    3 recensioni
È l’ultimo anno per i gemelli Weasley, loro sempre così uniti in tutto e per tutto, ora non si parlano più, un segreto che nessun può scoprire li divide creando fra di loro una grande voragine. Ma non è l’unica cosa che preoccupa Ron, l’improvvisa scomparsa di Neville e l’amore proibito tra Ginny e Draco Malfoy, farà capire al giovane Weasley che nulla può rimanere uguale e che il suo destino è uno solo… Scritto in prima persona e con gli occhi di due personaggi…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo XVI

L’ospite triste

 

Neville era sprofondato nella morbida poltrona che Karl Sheinder, il suo più caro amico babbano, gli aveva regalato per le nozze con Diana. Il suo soprabito era buttato a casaccio su una sedia, mentre quelli di sua moglie e di suo figlio erano appesi nel luogo dovuto. Nella mano sinistra stringeva quella che era stata la sua bacchetta da sempre, non la toccava da anni…da quando Elise era stata rapita da Hermione...ed ora tenerla, sfiorarla con i polpastrelli, gli faceva un strano effetto. Sentiva come un brivido caldo salirgli dalla punta dei piedi fino ai capelli, riscaldarlo e ridargli quella sensazione di potenza che ogni mago ha rispetto i babbani. Con la mano destra girava senza accorgersene un cucchiaino nella tazza piena di un caffè ormai freddo, gli occhi scrutavano la porta in attesa del stridulo suono, nell’attesa dell’uomo che faceva paura a suo figlio.

Diana e Alex erano a dormire a casa della zia Melania, in caso fosse arrivato in caso un mangiamorte, ed anche per quello teneva convulsamente la sua bacchetta, per ricordarsi e far rammentare che lui era un mago, un Paciock, un puro!

Il suono del campanello gli fece bloccare per un attimo il respiro, il cucchiaino affondò nella tazzina e i suoi occhi si rinchiusero in due piccole fessure...ma poi tutto tornò alla normalità.

S’alzò e come un soldato imbracciava il fucile, lui impugnò la bacchetta magica. Aprì la porta e subito puntò lo sguardo sul volto pallido e magro dell’uomo.

D’improvviso un’altra scena…un altro posto…ma sempre loro due…gli annebbiò la mente.

 

-“ELISE!” urlai uscendo subito dalla stanza, ma in quella casa non c’era più nessuno…solo un piccolo io e il pianto di Diana.

“Dove…dove sei Elise?” i singhiozzi di Cooper mi distrassero dai miei pensieri, la guardai strisciare sul pavimento sporcando il suo vestito del sangue dei genitori, piangeva e chiamava sua sorella consapevole di aver perso tutto.

La mano pallida della ragazza accarezzò il viso freddo della madre, gli occhi azzurri spalancati verso il soffitto avevano ancora il terrore che li deformava, mentre le labbra erano socchiuse come se avesse voluto respirare ancora un’ultima volta.

Il padre che stava a qualche metro di distanza, aveva cercato di salvare la sua famiglia…il suo unico amore, un fucile da caccia era ancora solidamente rinchiuso in una delle sue mani, il viso contratto dal dolore e alcune lacrime si erano perse nella folta barba, aveva combattuto, sparando contro esseri che nessuno poteva contrastare.

Presi Diana e avvoltala in una colorata coperta la feci sedere sul prato fresco del parco di fronte. Non potevo consolarla, non sapevo come fare e la lasciai piangere da sola sotto una quercia secolare.

Dovevo tornare ad Hogwarts e parlare con Silente!

Lasciai Diana Cooper su quel prato di rugiada e come ero venuto me ne andai con la consapevolezza di lasciarmi dietro una scia di sangue, un innocente ferito, e perfino i miei genitori.

Camminai per tutta la notte e la mattina, per poi tornare nel mondo a me familiare. Erano passate solo due settimane da quando l’avevo lasciato, ma appena varcata la soglia tra il mondo babbano e quello della magia, subito tutto mi sembrò inutile. Senza senso.

Anche Hogwarts mi sembrava vuota, con tutti quei ragazzi innocui, sciocchi…che non conoscevano nulla.

Fu McGranitt Minerva a vedermi per prima, ero entrato dalla porta principale portando con me un vento irrequieto, i miei logori vestiti erano impregnati d’acqua così come i capelli che mi ricadevano sugli occhi. La vicepreside si avvicinò fulminea alla porta e la chiuse senza accorgersi della mia presenza, solo quando si girò mi notò. Sobbalzò trattenendo un sospirò e quando s’accorse di conoscermi si portò una mano al petto ringraziando il cielo, “Voglio parlare con Silente!” esclamai con tutta la rabbia che avevo in corpo e lei non seppe che rispondere. Mi fece strada fino il passaggio segreto, s’accostò acconto a me e con voce poco rassicurante esclamò “Quatticidro!” e la statua si mosse.

Entrai nell’ufficiò senza aspettare che McGranitt mi annunciasse, “Che cosa sta succedendo?!” esclamai scostando con uno spintone il nero e perfido professore di pozioni. Il preside mi guardò da sotto gli occhiali a mezza luna, mentre la mano fredda di Piton si strinse sulla mia spalla destra, “Cosa credi di fare signorino?!” la sua voce era più cupa che mai, “Credi di poter scappare da Hogwarts, scomparire dalla circolazione per ben due settimane e ritornare con un atteggiamento da ribelle senza rispetto verso i tuoi insegnanti?” fu Minerva a salvarmi iniziando una discussione ben poco amichevole.

Il preside mi guardava ancora attento e con un triste sorriso iniziò a parlare “Tu lo sai, vero?” io annuii “So del cuore di Drago e chi era che lo possedeva, ma ciò che non capisco è perché Ronald sia diventato un assassino e Hermione una mangiamorte…” la voce calma della McGranitt bloccò il mio fiume di parole, “Ogni cosa a suo tempo, Neville, devi sapere che stiamo facendo di tutto per salvare Drago e ci verrebbe più semplice se tu ci dicessi chi è.”

I miei occhi si riempirono di lacrime, “Allora è troppo tardi, nessuno può salvarla…Colei che aveva il cuore di Drago è stata presa dai mangiamorte!”, la professoressa trattenne il respiro, mentre Piton mi scrutava con i suoi neri occhi. “Credo…” iniziò Silente alzandosi dalla comoda sedia, “Credo che tu, Neville ti trovi in pericolo.” Gli occhi chiari del preside si fermarono nei miei, sapevo che mi leggeva dentro, sapevo che tutto ciò che sapevo, che avevo vissuto e desiderato, non mi sarebbe più appartenuto, “Forse anche più di quanto immagini, giovane Paciock!” con un sospiro ritornò seduto portandosi l’indici sulle labbra.

Dopo un lungo momento di silenzio richiamò l’attenzione di Severus che cautamente si avvicinò alla scura scrivania, “Porta il ragazzo nel luogo più sicuro per lui e quando sarai tornato inizieremo la ricerca di Lys” il professore annuì e con la fredda mano mi strinse un braccio costringendomi ad uscire nonostante le mie proteste.”

Il viaggio fu corto e insolito, non ricordo nemmeno come fossi arrivato lì, in quella piccola e buia casa babbana, so solo che c’era lui, Piton Severus.

“Stammi bene sentire, ora Paciock!” esclamò con voce apatica mentre accendeva una piccola candela, “Questa non è una casa come tutte, è circondata da un incantesimo che impedirà a maghi, babbani e demoni di entrarvi, e se solo ti azzarderai a uscire di qui, non solo causerai la tua morte ma anche Silente si ritroverà nei guai proprio come succederà a me!” il suo pallido viso ero vicinissimo al mio e i suoi occhi scintillavano d’ira, “Cerca perciò di non combinare pasticci solo per la tua stupidità e…” alzò la mano sinistra, tra le dita affusolate stringeva un strano oggetto sottile, “…tieni sempre questa a portata di mano!” mi diede seccamente la mia bacchetta magica e con qualche goffo movimento si avviò alla porta.

“Professore!” esclamai prima che chiudesse la porta, “C’è una ragazza, la sorella di Drago, è in pericolo anche lei…” lui sospirò, forse gli dispiaceva per quella babbana, ma il suo dovere era solo proteggere me, “Presto…molto presto la rivedrai” disse chiudendo la porta.-

 

“Professore?!” esclamò sorpreso, l’uomo annuì. Era ricurvo su un bastone di legno, con l’altro braccio stringeva un piccolo fagotto; i capelli un tempo neri erano di un grigio scuro e sul volto non vi era più l’irritazione d’essere un povero professore, bensì la consapevolezza che tutto stava per finire. Entrò zoppicando nel piccolo atrio, era vecchio e ferito alla gamba, Voldemort lo stava cercando per ucciderlo.

“Vedo che ti sei sistemato per bene…” sussurrò con la solita voce indifferente guardandosi intorno, “Professore, si sieda…non vede che le gambe non lo reggono più?” la porta si chiuse, mentre Piton si lasciava cadere sulla morbida poltrona. Sospirò di sollievo, “A quanto pare l’avermi disubbidito ti ha portato ad una vita agevole, Paciock” gli occhi neri si posarono sulla tazzina da caffè e con una smorfia la spostò di qualche centimetro, “Non sono comunque qui per rimproverarti, infondo sono passati molti anni ed io non sono più quello di un tempo…” puntò lo sguardo sul Neville che ora stava seduto su una sedia davanti a lui, “Che intende dire, professore?” era strano, ma non riusciva a smettere di chiamarlo così. Un sorriso amaro si dipinse sul scheletrico volto dell’uomo, “È bello sentirsi chiamare ancora così, da uno studente, poi, dei grifondoro, ma Paciock tutto cambia. Hogwarts è stata abbandonata da molti anni e io ho smesso d’essere un insegnante, e per quello che importa ora io non sono più nemmeno un uomo vivo, non per molto almeno.”

Neville lo guardò accigliato, “Mi dispiace, professore…” un pianto di bambino bloccò la voce del giovane uomo, che guardò sconvolto il piccolo fagotto che stringeva Severus. Negli occhi scuri del mago si accese una scintilla e la malinconia del passato scomparve, e con calma porse il bambino al suo ex-studente, “Questo è il motivo per cui sono venuto.”

Neville scostò la copertina dal viso del piccolo, e due profondi occhi blu l’osservarono mentre bocca sdentata si stese in un piccolo sorriso, “Ginny…” sussurrò portando un diti davanti al piccolo che subito lo prese con la paffuta manina, “Virginia Weasley e Draco Malfoy sono morti stamattina. Ronald l’ha fatto o meglio il Demonio.” Paciock alzò gli occhi incrociando lo sguardo dell’uomo, era giunta l’ora delle spiegazioni.

“Forse, ho atteso troppo, avrei dovuto venire da te alla nascita di tuo figlio, ma Hermione me lo impedì.” sospirò portandosi una mano nei lunghi capelli, “Granger sarebbe riuscita ad vincere Makokj se solo Silente non avesse insistito nel farla entrare nel circolo dei Mangiamorte. Infondo era una ragazza intelligente e sapeva gestire le sue emozioni, così lei ha lasciato che quel spirito maligno entrasse nella sua mente, ha resistito a lungo fino due giorni fa…” sorrise al ricordo, “Era andata da Weasley, informandola che era ora di andarsene, che i mangiamorte avrebbero attaccato a giorni, ma Virginia non voleva lasciare quel rudere e Malfoy…beh, Draco non poteva vivere senza di lei, così lasciarono a Granger la piccola Lora…è inutile che ti dica che Demonio scoprì la scomparsa di Lora. Mi disse di andare alla ricerca di questa bambina e io ubbidì.”

Respirò a fondo, “Solo che io non servo nessuno, e ho eseguito l’ordine di colui che mi ha dato una seconda possibilità…L’ho portata a te…” Neville guardò la piccola, “Perché?” l’uomo sorrise di nuovo, “Lys…lei è Lys, la luce…colei che potrà salvare il mondo. Golstein Anthony e Abbot Hanna l’hanno scoperto, si sono offerti anche di proteggere Lora e Alex, ma tu sei un Paciock, e da sempre la stirpe dei Paciock ha il compito di salvare Lys.”

“Aspetta un attimo!” Neville si guardò intorno, “Cosa centra Alex con tutta questa storia?” Severus si sporse in avanti facendo scricchiolare lei vecchie ossa, “La cosa assurda di tutta questa faccenda, Paciock, è che non solo Lora, ma anche Alex è Lys. Abbot a studiato a lungo questo fenomeno ed è arrivata al punto che è per via di Harry Potter. Colui che è sopravvissuto.” “Harry?” l’ex-professore annuì, “Lys è una creatura nata dall’amore e si incarna solo quando il mondo è in pericolo, tuo figlio è nato per distruggere il Demonio e Lora è nata per fermare Potter.”

Neville prese tra le mani la tazzina e sorseggiò il gelido caffè, non ci capiva più niente, “Ma Harry è contro Voldemort. Perché Lys dovrebbe ucciderlo?” il mago scosse la testa, “Non ucciderlo, Paciock, fermarlo…impedirgli di essere un mago. Lys è solo una creatura della pace e non del rancore, Harry vuole uccidere Voldemort per vendicare la morte dei suoi genitori…e Diggory Cedric…capisci ora?” Neville annuì, la cosa aveva un senso, poi gli venne in mente un frase detta dal professore poco prima, “Cosa significa che un Paciock deve salvare Lys?” il volto di Severus divenne ancora più pallido, “Devi uccidere Makokj…” la tazza si frantumò per terra, “Dovrei togliere la vita ad Hermione?” la voce era acuta e carica di paura, sul viso del mago si dipinse un sorriso triste, “Credimi e ciò che vuole lei…Non resiste più…sono già due giorni che Makokj ha il sopravvento su di lei, sono passati vari anni era inevitabile che non riuscisse e ritornare…” Neville abbassò gli occhi, “Ma così entrambi moriranno…” “Ronald Weasley è scomparso da tempo, anche se…avvolte sembra che ritorni…oggi per esempio sembrava distrutto quando a visto sua sorella aggrapparsi al corpo esamine di Malfoy ed aspettare la morte.”

S’alzò riprendendo fra le dita della mano destra il bastone di legno, “Ascoltami attentamente Paciock…Sia Hermione Granger che Ronald Weasley desiderano solo di morire…chi comanda i loro corpi non i tuoi amici. Ricordatelo.” e uscì dalla casa.

“Professore!” la voce di Neville lo bloccò quando stava per chiudere l’uscio, “C’è una donna, mia moglie, è in pericolo anche lei…” il mago sospirò, gli dispiaceva per quella babbana, ma il suo dovere era solo proteggere Lys, “Presto…molto presto la rivedrai” disse chiudendo la porta.

  
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