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Autore: itsonlyalie    31/08/2012    5 recensioni
Rebecca, una ragazza con una vita disastrata, costellata da morti di persone care, sarà affiancata da un gruppo di cantanti pieni di gioia e carisma, che le faranno tornare la voglia di vivere ed il sorriso. e magari, qualcuno riuscirà a far battere quel cuore gelato da più di quattro anni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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La giornata seguente fu non certo meno noiosa per Rebecca, e più di una volta diede di matto.
Il fatto è che era scontenta di quel lavoro, e quel ragazzo la sera prima le era rimasto impresso tutto la notte, non facendola dormire. Rimase ferma a guardare una madre con suo figlio, con leggera disapprovazione e frustrazione
Chissà com’era mia madre. Cosa faceva nella vita, come pensava, come si muoveva, com’era la sua vita.
Suo padre sulla moglie non aveva mai proferito parola, e quando si parlava di lei si finiva sempre con qualche oggetto rotto, e questo Rebecca voleva evitarlo. Quei sorrisi, quegli sguardi da madre a figlia avrebbe voluto provarli lei, in prima persona e non restare là a guardare con sottile sofferenza.
Due gemiti e poi delle urla confuse e sconnesse tra loro. Molte persone si erano alzate e avevano accerchiato qualcuno e con poco interesse Rebecca fece tornare la calma.
- mi sarebbe dispiaciuto se ti avessero rotto qualche altra cosa. Avrei dovuto ripulire io – sorrise.
Ancora quel ragazzo e ancora quella fitta allo stomaco.
Sorrise e lui si sedette di fronte al bancone esattamente dov’era nella sera precedente
- come mai sei venuto? Stai facendo impazzire tutte le ragazze di questo bar. – fece un gesto veloce indicando un gruppo completamente impazzito. Lui si limitò a sorridere e a salutarle
Il cuore di Rebecca ebbe un sussulto
Rebecca. Riprenditi. È bello. Nient’altro. Tu ora gli darai ciò che desidera, e lui se ne andrà a casa sua, a farsi la sua vita, con una fidanzata magari.
- tu vivi per questo bar, eh? –
- pub – lo corresse in modo pignolo – anche io lo definisco bar, ma a mio padre farebbe piacere sentirlo chiamare per quel che è. –
- era di tuo padre questo posto? Sapevo che esisteva da un bel po’ di tempo, quindi è vero. –
Lei annuì, mentre indaffarata puliva qualche tazza e bicchiere – sì, era di mio padre. Lui me lo ha voluto dare, perché ero la sua unica figlia e non si fidava di nessuno. –
Continuava a pulire piatti e forchette, insieme ad altri oggetti e lui attentamente la osservava.
Dalle mani passò alle braccia e dalle braccia alle spalle, accarezzandola solo con lo sguardo fino ad arrivare agli occhi, pieni di qualcosa, che non era approvazione e serenità. Più una rassegnazione.
Cos’ha di diverso da l’altra gente? Cosa la differisce? Ha in meno, ho più rispetto alle persone?
Harry evidentemente si faceva troppe domande che quasi lei lo notò e con imbarazzo si spostò dalla sua visuale, cercando di sembrare il più fluido possibile. Lei continuò in silenzio a lavorare, accennando qualche sorriso quando i suoi occhi s’incontravano con i suoi, in modo abbastanza impacciato.
- io non so ancora il tuo nome a dir il vero. –
Sobbalzò, immersa nei suoi pensieri si era dimenticata che al di fuori di quel piatto da pulire e lei non ci fosse niente.
- Rebecca. Rebecca Connor. – fu schietta, veloce. Odiava il suo cognome, perché le ricordava quando il padre le disse perché la teneva con sé
- Rebecca, io ti tengo con me perché sei l’unica cosa che mi ricordi mia moglie, tua madre. Lei ti ha dato alla luce, ed è morta per questo. So che in fondo non è colpa tua, nessuno se lo poteva aspettare. Ma fa male, e in te rivedo lei, rivedo il suo sorriso dolce e ingenuo, e mi fa male pensare che questa è nostra figlia. Che lei non si è potuta godere per darti alla luce . – tu sei una Connor solo per nome, solo nella carta d’identità.  Mio padre aveva ragione. Anche se non diceva che non mi voleva, lo capivo, lo recepivo. Ma da quando mi ha dato il suo locale, nella sua tomba riesco a vedere solo quel padre che mi sono immaginata da quando sono nata. Quel padre che mi difendeva, che portava a scuola, che comprasse i vestiti con me, consigliandomi.
Scacciò quei brutti pensieri sistemandosi i capelli e continuò ad osservare il ragazzo occupato a fare autografi e farsi fare foto.
- ti andrebbe di fare una passeggiata? Da semplici conoscenti – le sorrise
- sto lavorando. Io … mi dispiace – voleva tanto uscire da quel luogo, in qualsiasi modo. Non le era mai piaciuto stare in compagnia, aveva sempre scelto la strada solitaria. Ma quel ragazzo sembrava aver capito tutto di lei, con pochi sguardi e qualche piccola conversazione. Fuori aveva smesso di piovere, e con malinconia guardò oltre la vetrata
- lavori ogni giorno qua, potrai perdere massimo due ore. –
- e sarebbero già troppe, se succedesse qualche cosa mi sentirei terribilmente in colpa. Questo locale è l’unica cosa che ho, per cui vado avanti. Lo faccio per mio padre. –
Al ragazzo bastò sembrare triste e sgranò leggermente gli occhi per commuoverla e lei, proprio come fece in passato, cedette.
Chiese a qualcuno di poter gestire il locale e infine uscirono, con una piccola pioggerellina che accarezzava la pelle e che richiamava in Harry brutti ricordi
Pioveva quando Linda mi ha lasciato.
Rimasero un po’ in silenzio. Il silenzio, se condiviso, per Rebecca faceva sempre piacere, ed evidentemente anche per Harry.
- ho fatto delle ricerche per vedere che tipo di musica fate – disse d’un tratto la ragazza, leggermente imbarazzata. Qualcosa le diceva che quel silenzio non era condiviso, nemmeno un po’.
- t’interessava così tanto? – lui la guardò curioso e appena lei arrossì violentemente sorrise, facendo comparire due piccole fossette al centro delle guance. Le aveva anche Rebecca, e le fece piacere sapere che lui e lei avessero qualcosa in comune, anche se la cosa più sottile.
- così tanto no, ma ero curiosa. Conosco canzoni di tutti coloro che entrano nel mio locale, e qualche film per gli attori. Non conoscevo il vostro genere, ma quando l’ho ascoltato devo dire che mi è piaciuto. – gli sorrise timida e lui aveva un’aria leggermente fiera, e si batté il petto scherzando. In lui c’era qualcosa di solare, che Rebecca non si aspettava di trovare in nessuna persona, qualcosa che l’attraeva, che la incuriosiva. Harry guardò il cielo ed indicò alla ragazza l’arcobaleno che li sovrastava e lei sorrise, mentre lui la guardava cercando di intravedere qualche sua emozione.
- i sorrisi, se sinceri sono come gli arcobaleni. – affermò poi
- che intendi con quest’affermazione? –
- che un sorriso sincero non lo trovi spesso, e nasce solo dopo tanta sofferenza e periodi bui –
Quelle parole colpirono Rebecca, quanto lo faceva il sorriso di quel ragazzo accanto a lei.
Mentre si preparava una tazza di latte, verso le due di notte,  la sfiorò di nuovo la frase di Harry.
Sapeva che dentro quel ragazzo c’era qualcosa di simile a lei, lo sentiva. C’era qualcosa che li accomunava.
 
Harry ritornato da quella passeggiata non faceva che pensare a Rebecca, a quell’aria innocente che aveva. Eppure, dentro di lei sembrava ci fosse una guerriera che combatteva contro un destino avverso a lei.
- vuoi una mano? Sicura di riuscire a scavalcare? –
- sì. –
- sei sicurissima? Ti potrei dare una mano, se vuoi. –
- NON VOGLIO. CE LA SO FARE, DA PICCOLA RIUSCIVO A SCAVALCARE MURETTI ANCHE PIU’ ALTI DI QUESTO. –
Ad Harry venne in mente il breve e insignificante litigio che avevano avuto lui e Rebecca, mentre scavalcavano un muretto. La sua agilità era tanta, e sembrò muoversi come un serpente, fluida, come se dovesse nascondersi da qualcosa, come chi era stato abituato a stare solo e scappare da qualcosa. Faceva spesso riferimenti a quando era piccola e a suo padre. ma sembrava ricordarli più con odio e tristezza che come i bei tempi che aveva passato giocando con le bambole. Harry pensò poi a Linda. L’innocenza della sua precedente ragazza non erano pari a quelle della ragazza con cui aveva passato il pomeriggio. Per lei mostrare la sua femminilità e le sue capacità di seduzione erano tutto, tutto ciò che possedeva, pensò con rabbia Harry. Però lui l’amava ancora.
- Harry, sei scomparso per tutto il pomeriggio. Non ti pare il caso di dirci dove sei stato? –
Il biondo, Niall, lo scrutava con rimprovero e gli altri amici si avvicinarono dopo poco
- ho fatto un giro. –
- dove? Con qualcuno? –
Liam aveva paura che sarebbe tornato con Linda. Lui odiava Linda, aveva provato a persuadere pure lui mentre aveva una relazione con l’amico,  e quando l’ebbe rifiutata lo aveva scongiurato di non dire niente ad Harry. Non glielo disse per non ferirlo, probabilmente. Sapeva che in tutti i casi, la colpa l’amico l’avrebbe dato a lui e non alla fidanzata. Però era carina, non si poteva evitare di dirlo. Capelli biondi, che si potevano dire bianchi, occhi azzurri come il cielo e in viso dolce e grazioso, con un corpo proporzionato e snello. Ripensare a quella ragazza gli fece rabbia, pensare che ancora l’amico potesse veramente amarla lo faceva andare su tutte le furie, ma tacque, mantenendo un atteggiamento sereno.
- ho passeggiato. Con una ragazza. –
- chi è questa ragazza? Linda, Harry? –
- No, Louis. –
Evidentemente a tutti i ragazzi venne subito in mente Linda, tutti la odiavano, ma volevano troppo bene all’amico per fargli del male. Sapevano quanto ci sarebbe rimasto male a sapere tutto ciò che aveva fatto mentre lui l’amava morbosamente, con tutto se stesso.
- e con chi allora? –
- è il terzo grado? – alzò la voce
- no. –
Zayn si allontanò, abbassando la voce e abbassando il capo. Non voleva cercar guai, non voleva avere problemi con i suoi amici
- sono stato con Rebecca, la ragazza che gestisce il locale dove siamo andati ieri sera, okay? – guardò con le braccia aperte i ragazzi, abbastanza innervosito e infastidito. Fuori pioveva, e di quell’arcobaleno così nitido e perfetto non ne era rimasto che un ricordo. Un tuono risuonò per tutta la casa e i ragazzi si allarmarono, ad eccezione di Niall, che rimase imperterrito a scrutare Harry, cercando di capire se diceva il vero. La luce se ne andò e i cinque amici cominciarono ad incespicare nel buio, sfiorandosi con le mano l’un l’altro. Qualcuno fece luce con un telefono ed andò a riaccendere la corrente generale.
Quella sera Harry dormì appena, come Rebecca, del resto.
Spero solo che Harry sia felice e che abbia più sorrisi come l’arcobaleno.
Pensò. Si era affezionata a quel ragazzo, in modo alquanto strano. Era una solitaria, odiava stare in compagnia. Eppure, in quel ragazzo c’era qualcosa che la turbava, che l’attraeva.
Il sorriso di quella ragazza è davvero come l’arcobaleno, così raro da vedere ma perfetto.
Harry quasi si vergognò di quel pensiero, e ben presto cerco di pensare ad altro, ma quel sorriso di quella ragazza così combattuta e debole ricapitolava sempre nella sua mente, martellandolo. Qualcosa li accomunava e forse era la delusione ricevuta da qualcuno. Ma chi avrebbe potuto deludere Rebecca? Harry si sentì così confuso che passò il resto della notte a guardare alla finestra, scorgendo pensieri lontani tra un fulmine e l’altro. 

ecco alla fine del capitolo, nella zona per l'autore, 
sono curiosa di sapere cosa ne pensate di lei e di harreh,
vi piace come coppia? vorreste qualcuno in maggior risalto? eh? eh? eh?
okay, non è il caso, fatemi sapere, recensite a più non posso, 
#luvya 
account twitter:
@ehiharoldo c: 

  
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