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Autore: TooLateForU    01/09/2012    9 recensioni
Amavo tutto del mio migliore amico: il suo sorriso dolce, i suoi occhi brillanti, i suoi capelli a scodella, amavo anche il suo rene solitario, toh.Lo amavo, che potevo farci? Lo amavo, e lui non poteva amarmi.Nel senso, davvero non poteva, perché, ecco..Perché era frocio.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 aloha chicas. sono tornata ieri sera da una vacanza in Toscana con una mia amica e ho subito scritto il capitolo, sjkbdhjfg
questa storia mi intriga. cioè, grazie al cazzo, è mia, intendo che mi vengono un sacco di idee *eeeeh macarena*
comunque stasera sono molto amjdjsgfew perché domani vado all’i-day festival con una mia caVa amica e vedrò i green day *crepa*
grazie a chiunque abbia recensito. vi amùzzòò!1 molto.
byeee

 
 
 
 
 
as long as you love me, I’ll be your platinum, I’ll be your silver, I’ll be your gold..’
Non so perchè, sistemandomi meglio la cuffietta destra, mi immaginai Justin Bieber come pezzo di platino dentro una miniera.
Il platino si trova nelle miniere, no? O forse erano i diamanti? Vabbè, chissene frega. Comunque sia Justin Bieber, che fosse in una miniera o no, aveva ancora attaccato al culo Selena Gomez, dopo ottant’anni che stavano insieme.
Perché è questo che succede alle persone fortunate e normali. Si innamorano, e poi si mettono insieme.
E poi c’ero io, e tutta la mia tragica e penosa e paradossale situazione. Cercai di non pensarci, ma era piuttosto difficile ignorare Liam e far finta che non esistesse quando mi stava venendo incontro sventolando una mano in segno di saluto.
Aprì il cancelletto del suo giardino e se lo richiuse dietro velocemente, prima di trovarsi davanti a me.
Oddio, lo amo lo amo lo amo lo amo..
“Ciao.”
“Amo.”
Aggrottò le sopracciglia “Che cosa?” domandò, incuriosito. Vai Allie, continua a sparare stronzate e a renderti ridicola! Tanto peggio di così non potrebbe andare, a meno che Caroline non usasse di nuovo il ketchup per prepararmi un frullato alle fragole.
“Io non ho detto niente.” risposi, tranquillissima “Allora, come va?” mi sforzai di fare un sorriso come quelli di sempre, e non un sorriso da ragazza con il cuore a pezzi che vorrebbe ficcare la testa nel water fino a raggiungere Atlantide.
“Io sto bene, e..tu?” mi scrutò velocemente, mordendosi un labbro, come se avesse paura di vedermi crollare sul marciapiede urlando in aramaico da un momento all’altro.
E in effetti..
“Bene, benissimo, alla grande. Non vedi che bella giornata che è oggi? Guarda, il cielo, è così azzurro! Cioè, è sicuramente azzurro dietro tutte quelle nuvole nere no? Ah, come mi sento bene! Ma proprio bene, b-e-n-e. E sono contentissima di vedere il mio migliore amico, il ragazzo perfetto che conosco da sedici anni, la mia anima gemella. Tu sei sicuramente la mia anima gemella, solo che io non sono la tua. Ma non è un problema eh, non fa niente, io non ci sono mica rimasta male. Anche se non potremmo mai, mai, mai stare insieme e tu non potrai mai ricambiare ed io rimarrò sempre e solo ‘l’amica’, che importa no? Che importa?”
Mi guardò in silenzio.
Lo guardai in silenzio.
E poi scoppiai a piangere tra le sue braccia.
 
 
“Sei sicura di stare bene? Niente altre crisi improvvise?” chiese, passandomi l’ennesimo fazzoletto su una guancia.
Eravamo seduti e nascosti dietro i cassonetti all’angolo della scuola. Non proprio un posto romantico, ma adatto alle lunghe crisi di pianto.
“Sì, è passato. Mascara?” mi girai perché mi potesse guardare in faccia.
“Apposto.”
“Matita?”
“Apposto”
“Lucidalabbra?”
“Si è tolto, ma non si notava che ce l’avessi prima.”
Sospirai, ed appoggiai la schiena al cassonetto. Probabilmente avrei puzzato di finto cibo marcio della mensa per settimane, ma a chi fotte? Tanto non dovevo conquistare nessuno.
Potrei fare la suora, o la monaca tibetana, e comprarmi una di quelle simpatiche tonache arancioni prima di ritirarmi sul cucuzzolo di una montagna a meditare.
“Scusa, Liam. Non so che mi è preso.” borbottai, disegnando con le dita dei cerchi sui miei jeans.
“Ma scusa di che? Mi sento uno schifo a vederti così.” rispose, con una smorfia.
“Potresti sempre scusarti portandomi a fare shopping, e dicendomi cose tipo tesoro, il verde è il tuo colore!” alzai la voce di un tono per imitare quella di una checca persa, e lui scoppiò a ridere.
Risi piano anche io, giusto per non scoppiare di nuovo in lacrime, e poi lui mi strinse forte una mano.
“Io ti amo, Allie.”
“No, non è vero.”
“Sì che è vero! Sei l’unica ragazza che vedo, lo giuro.”
“Okay che porto la prima, ma ti assicuro che non sono un uomo..A parte quando ho il mal di gola e mi viene la voce da trans, e mi trasformo in Gennaro il pizzaiolo.”
Ruotò gli occhi nocciola al cielo “Intendo che sul versante delle ragazze le altre neanche le calcolo, ci sei solo tu per me. Vorrei tanto amarti in quel senso, ma non ci riesco..”
Feci un gesto seccato con la mano, per zittirlo “Non dire cavolate, non ti devi forzare.” E invece sì che devi, dannazione! “Ma, posso chiederti..da quanto lo sai?”
Fece schioccare le labbra, continuando a tenere la mia mano “Bhè, che mi piacciono i ragazzi lo so da sempre. No, forse non da sempre sempre, dalla terza media credo..” ragionò “..all’inizio pensavo che fosse tipo una fase, o una cosa del genere. Che mi sarebbe passata. Ma non è successo.”
“Ehi, non è che sia una malattia. Anche se non ti è passata e non..e non ti passerà mai, non è una tragedia.”
Mi lanciò uno sguardo obliquo. Non ci credevo neanche io a quello che stavo dicendo.
“Ma l’hai mai visto glee, tu? Lo sai come vengono trattati i gay. E poi in questo paesino del cazzo lo verrebbero a sapere anche i gatti sordomuti.” replicò brusco.
“E allora? Che lo venisse a sapere anche Obama, chissene frega. I tuoi lo sanno?”
“No!” gridò, quasi, e sussultai. “Ti prego, non glielo dire. Mio padre ci rimarrebbe troppo male.” mi supplicò.
“Okay, okay non dirò niente. Ma prima o poi dovrai farlo tu.”
“Preferisco poi.”
Rimanemmo in silenzio, ad osservare il muretto scuro davanti a noi. Era incredibile come erano cambiate le cose in sole ventiquattro ore, il mondo sembrava girare al contrario.
Era più bello, quando eravamo piccoli e giocavamo a sposarci nella rimessa degli attrezzi di casa sua. E ci promettevamo amore eterno.
Era tutto passato, e finto, e finito.
 “Liam?”
“Mmm?”
Non risposi. Restai a riflettere qualche secondo se volevo veramente sapere quello che stavo per domandare.
“Chi ti piace?”
Mi sembrò quasi di sentirlo trattenere il respiro. Ecco, lo sapevo che non avrei dovuto chiederlo. D’altronde, che mi importava? Erano affari suoi, io non c’entravo, e comunque non avrei mai potuto competere con un ragazzo.
“E’ un coglione.” fu la sua risposta, ma a meno che non fossi diventata pazza lo vidi arrossire.
“Che novità.” commentai, sarcastica “Dai, chi è?”
Sospirò, e sciolse la presa dalla mia mano prima di alzarsi in piedi. Si pulì velocemente la maglietta, come se avesse paura che fosse rimasto qualche residuo di spazzatura.
“Liam, dimmelo!” saltai in piedi, decisa.
“Ma che importa, scusa?”
“A me ora importa! Avanti, me lo devi almeno questo.”
Mi lanciò uno sguardo colpevole quando venimmo distratti da un coro di risate fragorose. Sorpassammo i cassonetti per avvicinarci al cancello della scuola, e vedemmo quel povero idiota di Harry Styles appoggiato bellamente al suo Range Rover, circondato da decine di ragazzi e ragazze.
Harry Styles era utile al pianeta quanto lo sputo di una balenottera (senza offesa alle balenottere). Madre avvocato, padre imprenditore a Londra. In poche parole, cagava soldi e non si faceva problemi a sbatterlo in faccia al resto dell’umanità, come non si faceva problemi ad atteggiarsi, a portarsi a letto una ragazza diversa a seconda del tempo e via dicendo.
Una volta mi aveva anche salutato ma io mi ero limitata a chiedere a Liam se anche lui avesse sentito uno strano miagolio, prima di andarmene.
“Guarda, è arrivato l’idiota. Un giorno all’altro i piccioni faranno il nido in quella specie di parrucca che ha in testa.” commentai, ironica, ma Liam non rispose.
Mi girai, e notai che stava ancora fissando Styles come imbambolato. Gli pungolai il fianco con un gomito “Ehi, ci sei?”
“Che? Ah sì, certo.” borbottò, distogliendo velocemente lo sguardo.
Aggrottai le sopracciglia, notando che era arrossito di nuovo.  
Mi sembrò di sentire il criceto sulla ruota nella mia testa muoversi più velocemente, mentre incastravo i pezzi del puzzle.
Chi ti piace?
Lo stava fissando come imbambolato.
Che?
“LIAM!” urlai, sconcertata “Tu vuoi fotterti Harry Styles!”
Il secondo dopo sentii il sapore della mano di Liam sulla bocca, e non perché in un attacco di fame l’avevo addentata, per il semplice motivo che mi stava tappando la bocca.
“Shh, non urlare porca miseria!” urlò (appunto) “E non dire cavolate!”
Scansai bruscamente la sua mano “Non sono cavolate! Oh, Liam, ma perché proprio lui? Perché non uno più normale?”
“Non so di cosa parli.”
“Lo sai benissimo! Ci sono trecento ragazzi in questa scuola, e tu vai a pescarti il più stronzo, idiota, amante della patata che esista!”
“Guarda che non l’ho scelto!” ribattè, piccato “E’ successo, e basta. E non voglio parlarne.”
Detto questo mi superò e si incamminò velocemente verso l’entrata. Continuai a fissare la sua schiena finchè non sparì nella folla di studenti, ancora immobile, prima di tornare a guardare Styles che stava armeggiando con il suo iPhone.
Io amo Liam, Liam ama Harry, Harry ama chiunque abbia una figa.
Come dovrei risolvere la situazione?

   
 
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