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Autore: louismyboo    02/09/2012    3 recensioni
April si sfiora i lunghi capelli dorati e li smuove un po’, come se volesse cacciare via qualche strano pensiero. Ora crede di non essere più in grado di fare una lista di tutto ciò che ama di lui, se dovesse farla gli anni passerebbero risucchiandola nell'ennesimo vortice di malinconia. Ora, su quel letto freddo e vuoto della periferia londinese, April si chiede cosa sarebbe successo se Niall non avesse travolto la sua vita e non le avesse insegnato a credere in se stessa e nel mondo. Ora, anche se lui non c’è più, non sa smettere di sperare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chapter One: Don’t wanna be without you;



Close the door, throw the key
Don’t wanna be reminded

Don’t wanna be seen
Don’t wanna be without you
Moments, One Direction

 

     April è distesa; i suoi piedi sottili invadono la parte opposta del letto, decide di spostare completamente il corpo su quel lato fresco. Non può fare a meno di pensare che un tempo quello spazio era occupato da Niall, pronto a sorriderle al risveglio, come se si trovasse in una favola, una di quelle in cui non aveva mai creduto fino al suo inaspettato arrivo.
     Era sempre stata precoce per la sua età, non aveva mai perso troppo tempo a giocare con bambole e finti passeggini, si tuffava nella realtà come un'onda inferocita si lancia in mare. Per questo non aveva mai creduto ai sogni, non aveva mai sperato. Eppure, dal momento in cui Niall si era infilato nella sua vita, il tempo era tornato indietro e April aveva cominciato a comprendere cosa significasse sentirsi bambini, sognatori. Forse era proprio questo che sapeva amare di lui in particolare: l'inconcepibile fatto che riuscisse a riportarla indietro a quel passato scorso troppo velocemente.
 
     April si sfiora i lunghi capelli dorati e li smuove un po’, come se volesse cacciare via qualche strano pensiero. Ora crede di non essere più in grado di fare una lista di tutto ciò che ama di lui, se dovesse farla gli anni passerebbero risucchiandola nell'ennesimo vortice di malinconia. Ora, su quel letto freddo e vuoto della periferia londinese, April si chiede cosa sarebbe successo se Niall non avesse travolto la sua vita e non le avesse insegnato a credere in se stessa e nel mondo. Ora, anche se lui non c’è più, lei non sa smettere di farlo.
 
     Allarga le braccia, le allunga, scopre di essere indolenzita, le spalle implorano pietà e smette di muoversi senza sosta. Affonda il naso nel cuscino bianco e sente il profumo di casa mischiato ad un forte aroma di lavanda. Non sa riconoscerlo bene, ma le piace, rimane con la testa scavata nel cuscino per un po’. Si domanda di chi possa essere, forse di uno dei tanti portati a casa dopo le notti d’insulsi festeggiamenti. Ora è famosa, ora canta nei locali più gettonati della città; e nonostante ciò, non riesce a togliersi dalla testa il suo viso, il sorriso. Guarda la chitarra di Niall lasciata in un angolo della casa, vorrebbe suonarla ma ha paura di toccarla. Pensa al momento in cui lui verrà a riprendersela; non sorriderà, non parlerà, le sbatterà la porta in faccia e in fretta metterà lo strumento nella custodia, lo poserà in spalla e la lascerà per sempre. Non ci sarà più nulla a legarli, allora. Forse la musica, quella che li ha uniti dal principio.
 
     April sa che continuerà a cercare il volto di lui per le strade, sa che troverà in ogni persona un pezzo di Niall pronto a riscoprirla, a denudarla di tutto ciò che possiede. Sa che questa vita, senza di lui, è un’enorme bugia amplificata. Vuole dimenticarlo ma non può, lui regna nella sua mente più di ogni altro pensiero; e il proverbio che dice “volere è potere” è un’enorme cazzata.
 
     E’ consapevole di troppe cose, ogni tanto vorrebbe essere stupida, una di quelle infinite cretine che non sanno nemmeno da che parte sono girate ma vivono felici nella loro spensieratezza.
 
     Sente un rumore, è l’acqua che scende dal lavandino del bagno, scorre velocemente e all’improvviso è chiusa. La porta si apre, vede un ragazzo, lo conosce bene, forse meglio delle sue tasche. Si alza all’improvviso, stropicciandosi gli occhi delicatamente. Gli sorride con spontaneità, ma è costretta a contorcere quel sorriso e nasconderlo; per un momento si era dimenticata di tutto.
     -Mike…-sussurra. Sente la voce fermarsi in un singhiozzo di parole.
Il ragazzo abbassa lo sguardo, ha in mano un amplificatore pesante, non parla, non la fissa più come faceva una volta. Una frangia ribelle gli casca sulla fronte, April vorrebbe avere la forza di tirargliela indietro e scoprire i suoi occhi castani e profondi. Gli occhi che l’hanno guardata crescere per tutti quegli anni.
     -Guardami – lo implora. Lui non sembra smuoversi, rimane impassibile, fa finta di cercare qualcosa nei cassetti, lo fa sempre quando è agitato e non sa cosa dire. – Guardami! – tuona poi, più acida che mai.
A Mike non piace sentirsi dire cosa deve fare, è più grande di lei, ormai ha venticinque anni, è stato lui a scoprirla in mezzo alla metropolitana. “Sei il mio gioiello”, continuava a dirle. Ora vorrebbe solamente urlarle quanto è stato male, quanto l’ha amata senza mai essere ricambiato. Vorrebbe sbatterle in faccia tutto ciò che ha fatto per lei, ogni cosa che le ha dato, ogni parola, ogni musica, ogni canzone, ogni opportunità.
     -Non abbiamo più niente da dirci. –  continua lui, cercando di mantenere la calma.
     -Rimani qui.. – fa lei. – Non posso stare senza di te, lo sai che sono persa –
     -Io sono perso se continuo a starti accanto. – ammette il ragazzo. Ora la guarda, la scruta attraverso quegli occhi castani perfettamente profondi. Gli occhi di un amico.
     -Aiutami a superare questo casino – lo implora nuovamente.
     -Sono stato io a creare questo casino, non ho la forza di tirarne fuori anche te. Sono un vigliacco, lo so. –
     -Sei il mio migliore amico.. – April cerca di rincuorarlo. Sa che lui odia quelle parole, vorrebbe essere di più per lei.
     -Non mi va più –
     -Come faccio senza di te? – chiede, quasi retorica. Non riesce ad immaginarsi senza di lui. Pensa che non riusciva ad immaginarsi nemmeno senza Niall, eppure ora lei era lì senza di lui al suo fianco. Ed effettivamente sta cascando in mille pezzi.
     -Hai solo diciannove anni, vai avanti per la tua strada, vivi. Ti auguro il meglio per la tua carriera.. –
     -Non ci sei tu, non c’è Niall. Come faccio ad essere felice? – sbotta.
Mike è ferito di nuovo, affondato dalle sue parole. Non sopporta di essere paragonato a Niall. Ora lo odia.
     -Io me ne vado – dice. Prende la sua roba e fa per andarsene; April si alza, lo rincorre, gli sfiora le spalle per farlo restare. Lui la guarda dall’alto per l’ultima volta. –Ciao – si limita a dirle. Scuote le chiavi ed esce. Il cielo fuori è nuvoloso, tediato come i loro animi, Londra è avvolta per l’ennesima volta dal grigio cupo delle nubi cariche d’acqua.
April comincia ad urlare, ma non sa piangere, ormai l’ha fatto troppe volte e non ha intenzione di rigarsi il volto ancora. Mike non si ferma, percorre il vialetto come un cane abbandonato, con la coda tra le gambe. –Spero che si sistemi tutto con Niall, piccola Ap – le dice con tono ironico e profondamente perfido, entrando in macchina.
     -Vaffanculo! – gli urla, sbatte la porta. Dall’altra parte della strada, Mike le sta dicendo “ma vacci tu”.
Quando entra in casa, April è profondamente arrabbiata, ferita, non sa cosa fare. Corre in camera, prende la chitarra di Niall e si mette a suonarla, finalmente ha il coraggio di impugnarla e punzecchiare quelle corde. Vuole che tutta la rabbia esca dalla sua voce, con estrema solitudine.
Appena ha finito la butta a terra, non le importa di romperla..
Si appoggia al pavimento e impugna le ginocchia con forza.
Ora è veramente sola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  
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