Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: NuvolettaRosa    02/09/2012    1 recensioni
Una guerra va avanti senza sosta, una sfera pregiata ridotta in mille pezzi, un umano nel mondo di angeli non comuni. Tre giovani arruolati, riusciranno a fermare tutto questo e riportare la pace nell'universo parallelo dove vivono. La speranza va e viene, e mille difficoltà e vicoli ciechi si insinuano nell'intento, ma in qualche modo tutto tornerà come prima.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diedi uno sguardo all’orologio: erano appena arrivate le dieci di sera. Avevamo avvertito tutti i componenti dell’arma e il generale. Eravamo nello studio di Mike. Era pieno di aggeggi, macchine di metallo e altre cose stranissime. Lui trafficava davanti al computer sbiascicando parole incomprensibili. Avevo sonno e mi si chiudevano gli occhi, solo le parole sbiascicate da Mike, il ticchettio della tastiera, e il rumore di Nicole che mangiava i biscotti riuscivano a tenermi sveglia. Mi ero accomodata su una poltroncina in pelle. E mi ero accoccolata con un bicchiere di vino rosso con dentro delle pesche. Poggiai stancamente  la testa su una spalla mentre portavo alla bocca lo stecchino con l’ultimo pezzo di pesca impregnata di vino. Quanto mi piaceva bere. Ma sapevo che il mio lavoro me lo impediva, e prima di tutto non era una cosa da fare. Ma una volta al mese me lo concedevo un bicchier di vino. Nicole di questo mio lato si è sempre lamentata, ma ora che mi erano stati imposti dei limiti li rispettavo, anche se a malincuore. Dopo tutto ero anche molto impegnata. Poggiai il bicchiere di vino, oramai svuotato sul tavolino accanto a me. Una parola, poi due, le parole che sbiascicava Mike erano sempre a tono più alto, lo sapevo alla fine si sarebbe messo a strepitare, e io e Nicole lo avremmo fermato nella speranza che non svenisse ancora. Stranamente col passare dei minuti le parole sbiascicate da Mike diventavano sempre più nervose, qualcosa non andava. –Nicole mi dai un biscottino?- Chiesi, colta da un improvvisa voglia di biscotti. –Biscotto? Certo- Rispose lei immediatamente, e mi passò due biscottini che misi subito sotto i denti. Masticai lenta ad annoiata mentre guardavo nel vuoto qualcosa che non esisteva.
-Perfetto! Ho il metodo, e anche il soggetto!- Mike si girò: in mano aveva un ampolla con un liquido arancio. –Chi la vuole bere per andare a prendere il prescelto??- Disse provocandoci. Io e Nicole rimanemmo a bocca aperta, e facendoci coraggio ci offrimmo entrambe. –Bhè.. ci sono dieci ampolle, che vi darò. Ne bevete una e vi ritrovate nell’altro mondo, bevete per la seconda volta e siete di nuovo qui. Mi raccomando fatela bere anche al tizio che dobbiamo “catturare”- Spiegò Mike guardandoci negli occhi. Noi annuimmo, Nicole prese le ampollette, e subito dopo ingoiammo tutto d’un fiato il liquido arancione che c’era in un’ampolla per uno. Persi i sensi e incominciai a vedere un altro mondo. Mi ritrovai stesa su un freddo pavimento insieme a Nicole. Le ali c’erano ancora, la pelle era la stessa, non era cambiato assolutamente nulla. Eravamo accanto ad un letto. Con un bambino sopra. Io mi misi seduta per realizzare un attimo, Nicole, curiosa come sempre si alzò di scatto. Dopo un paio di secondi assolutamente silenziosi realizzai: il coso senza ali, o meglio, l’umano era Allan! Dovevamo fargli bere l’ampolla.. ma come? Nicole si spostò vicino al letto di Allan. –Ehi! Vieni!- Sussurrò tutto d’un fiato. Mi avvicinai: Allan aveva la bocca semi-aperta, era il momento buono. Stappai un ampollina e la versai dentro la bocca di Allan, che dopo un paio di secondi si scompose come i pezzi di un puzzle fino a scomparire, a lasciare un vuoto d’aria sotto le lenzuola che man mano si abbassarono. –Ce l’abbiamo quasi fatta.- Sussurrai felice con le grandi ali che tremavano a Nicole. Stappammo altre ampollette e le bevemmo, per tornare indietro, giustamente. Persi di nuovo i sensi, e sbattei la testa, poi non capii più nulla.

Mi svegliai con le ali stropicciate e il primo suono che sentii furono delle grida e una bomba esplosa. Aprii gli occhi: avevo la vista appannata. Sbattei velocemente le palpebre, vidi tutto e realizzai che mi trovavo nel mio letto. –Ma allora ti sei svegliata!!- La voce squillante di Nicole mi accolse. –Oh bè, al ritorno hai sbattuto la testa e perso i sensi.- Disse lei, vedendomi giustamente spaesata. –Ah… e Allan?- Dissi spinta dall’istinto lavorativo. –Il piccino ancora dorme!- Disse compiaciuta lei. Io mi passai lentamente una mano sugli occhi, stropicciandoli, sbadigliai, e piano mi alzai dal letto. Avevo tutte le ali con le piume fuori posto ed ero un perfetto casino. –Dov’è che si trova Allan?- Domandai. –Nella sala degli ospiti dove lo assiste Mike e il generale.- Rispose Nicole. Io piano mi alzai, simile ad una vecchietta decrepita, e mi avviai verso il bagno. Mi dovevo cambiare. E lavare, puzzavo come una capra dal sudore. Indossavo ancora i pantaloni corallo, la camicetta e le ballerine. Nicole invece si era cambiata da tempo. Si era messa un decolté con la gonna a balze, e un paio di scarponcini. Scacciai via tutti i pensieri. –Io, vado ad assistere il piccino.- Disse Nicole. –Si.. io vi raggiungo fra poco.- Risposi. Aprii la porta del bagno e mi infilai nel box doccia. Lo spruzzo d’acqua gelida mi fece rabbrividire. Girai la maniglia facendo tornare l’acqua calda. E chiusi la porticina del box.

Mentre l’acqua scendeva piano sulle mie ali fradicie, e sui miei capelli, pensavo e pensavo ancora, i pensieri andavano e venivano in un lampo di ricordi. Ancora tutta bagnata mi appoggiai ad una parete interna del box. Se non mi fossi arruolata.. come, cosa sarebbe mai successo? Sarei diventata una triste segretaria alle terme di famiglia, che ora, gestisce mia sorella. Non ero mai stata la preferita di papà. Ne tantomeno di mamma. Avevo 20 anni. Ero cosi giovane… avevo una ferita nel petto che ancora bruciava. Per loro ero una delusione. Una delusione totale. Ero un poco di buono per loro. Mi avevano sempre detto di no. Finché non miglioravo. Avevo sempre fatto il mio meglio, ma loro volevano di più, di più, non gli bastava mai per quando studiavo. Mia sorella maggiore, aveva 7 anni quando sono nata. Eppure è sempre rimasta la migliore per loro. Tanto che, mio padre nel testamento, quando si ammalò, e pochi giorni dopo morì, nel testamento… ha lasciato completamente tutto a mia sorella Tatiana. Avevo 17 anni, Tatiana ne aveva 24, mamma se ne era andata quando avevo solamente 12 anni, e Tatiana 19. Sono sempre stata la prima in tutto. Ma l’ultima in tutto per loro. L’ultima in amore, la cosa che contava veramente. Mamma, era morta in guerra, che oramai era scoppiata da 2 anni. E papà, è morto di una misteriosa malattia. Ora si, erano passati molti anni. Ma ancora mi sentivo l’ultima per loro. E a volte mi chiedevo se mi pensavano, qualche volta, ma… no. Non esistevano più. Se si pentivano forse, il destino sarebbe stato più clemente. Peccato, mi avevano perso troppo presto. Mia sorella rimaneva sempre la migliore e.. non sapevo che altro dire. Mentre una lacrima scendeva, seguita da un'altra, e un'altra ancora. L’unico patrimonio di famiglia erano le famose terme. A cui andavano praticamente tutti per godersi un pochino di relax. Papà dal notaio scrisse il testamento, e lasciò la casa, e l’unico suo bene, le terme, a mia sorella Tatiana. A me non lasciò un briciolo di pietra. E da li l’odio cresceva… cresceva a dismisura e non riuscivo a smaltirlo. Alla fine mi arruolai a 18 anni, pochi mesi dopo che papà era morto. Mi arruolai, perché non avevo altra scelta, c’era la guerra, forse, era la volta buona, mi sarei rifatta una famiglia. Bene, ci avevo azzeccato. Il sorriso comparve fra il mio viso cosparso di lacrime. La mia famiglia era li.
Riaprii l’acqua e mi sciacquai. Pochi minuti dopo uscii dal box, ed accesi il phon. Mi asciugai ali e capelli per bene, e qualche quarto d’ora dopo finii. Chissà se Allan si era ripreso… vabbè, pensai a vestirmi. Aprii il grande armadio, vestiti su vestiti, alla fine presi un paio di shorts, si, shorts color rosa antico. Sopra presi una camicetta nera da evidenti bottoncini dorati. Presi i miei nuovi scarponcini neri. Entrai di nuovo in bagno ed impugnai la spazzola, pettinai ali e capelli alla perfezione. Ero pronta. Uscii dalla camera e mi diressi verso la stanza degli ospiti, non poco lontano da qua. In giro c’erano nuove reclute, tirocinanti, e soldatesse, soldati, tutti incuriositi. Appena mi videro mi salutarono. Avevano saputo che avevo battuto la testa. Tutte quelle attenzioni mi davano fastidio. Ero stata cresciuta male, si vede. Scostai tutti con un battito d’ali, forse un po’ bruscamente. Girai a destra ed imboccai il corridoio, dove c’erano lo studio di Mike e la stanza del generale. La porta infondo era quella della stanza degli ospiti. L’aprii delicatamente. –Shh!! Chanel, vieni! Fai piano si sta svegliando.-  Mi accolse in un sussurro Nicole. Mi avvicinai al letto del piccino. Era… aveva i capelli castani, e la sua pelle era rosa, non aveva le ali, ma prima di tutto, non aveva piume. Lo guardai intensamente per alcuni secondi. Mi allontanai di scatto: aveva aperto piano bocca e occhi. Il piccolo Allan si irrigidì subito, sembrava spaesato. –D…dove sono?- Disse mentre le prime lacrime cominciavano a sgorgare sul suo visino dolce. Tutti fecero per iniziare a spiegare. Io mi feci indietro. Nicole, di istinto si sedette accanto al piccolo. –Non sei in pericolo, mamma e papà stanno benissimo, non si accorgeranno che sei scomparso… non sei nemmeno morto, sei in un altro universo, piccolo caro. Noi siamo angeli buoni. E abbiamo bisogno che tu tocchi una sfera speciale, perché qui c’è la guerra, e tu devi toccare la sfera speciale per fermare la guerra.- Disse Nicole, delicatamente, guardandolo negli occhi. Il piccolo Allan aveva gli occhi verdi. Era tutto tremolante.. E piangeva per lo spavento. Potevo capirlo a metà. E mi commossi. –Tu sei un angelo buono? Voi siete angeli buoni?- Disse con una piccola vocina Allan. –Si piccolino… noi siamo buoni e tu sei al sicuro.- Disse Nicole ad Allan, abbracciandolo.
  
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