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Autore: Lady Cheshire    02/09/2012    3 recensioni
Ho cambiato il titolo a scanso di equivoci, spero che così sia meno... come dire...confondibile? Speriamo...
Dal capitolo 1:
Era stato in quel momento che era arrivata lei, come un fulmine a ciel sereno.
«SOPSTATIIII!» aveva urlato una voce femminile sopra di me, ma non avevo fatto in tempo a mettere a fuoco la cosa che lei mi era già caduta addosso.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                          1.Cinquanta sfumature di tenebra 

Il mio nome é Soul Evans, mio padre mi ha voluto pianista e così é stato ma niente nella mia vita va come vorrei. Io sono uno spirito ribelle, voglio una libertà che non mi sarà mai concessa, so perfettamente che la mia vita ruota e ruoterà sempre attorno a quei maledetti 88 tasti bianchi e neri. Io amo il piano, ma questa vita che sono costretto a vivere me lo sta facendo odiare. Forse quella che mi capisce é mia madre, così dolce e allo stesso tempo capace di essere così fredda. Mio padre ha plagiato anche lei, mia madre che era così solare era stata piegata dalla sorte che l'aveva decisa accanto a quell'uomo che é mio padre. Io non era altro che una pedina nelle mani della mia famiglia. Adesso, come ogni mattina, sono seduto al mio piano di ebano che si trova vicino alla mia finestra, quella grande vetrata luminosa é la mia unica porta sul mondo. Ora mi sono sdraiato sul letto, mio padre mi ha informato da poco che mi dovrò esibire ad una festa e vuole che lo faccia con un nuovo pezzo...e io ora dove lo tiro fuori un nuovo brano? Dal cilindro? Mah...chi lo capisce é bravo, mio padre pretende che io schiocchi le dita e scriva un brano? Va beh, ora sto cercando di farmi venire una qualche ispirazione ma la mia testa non é altro che una landa di vuoto assoluto. Qualcuno aveva bussato distogliendomi dai miei pensieri
«Chi é?» avevo risposto un po' seccato
  «Sono io Soul»
«Mamma... Dimmi, cosa c'è?»
  «Senti tesoro...scappa»
«Che?!»
  «Scappa! Esci un po', prendi una boccata d'aria, fai due passi»
«Scusa se mi ripeto ma: Che?!»
  «Figliolo, questo posto non fa per te, dentro di te c'è la luce, non sei adatto a questo mondo tinto di oscurità»
«Mamma, ormai é troppo tardi. In me non c'è più traccia di luce. In me ormai ci sono solo cinquanta sfumature di tenebra»
  «Bambino mio, ormai sei grande quindi presto incontrerai qualcuno che porterà in te la luce...e ora vai, perché non vai al parco? Potrebbe succederti qualcosa di bello»
«Forse hai ragione tu... A dopo mamma» ed ero uscito, ignorando brutalmente le urla di mio padre. Avevo preso la moto ed ero andato al parco dall'altra parte della città, più lontano andavo più mi sentivo meno oppresso. Amavo la velocità, per questo adoravo la mia moto, il regalo di mia madre per il mio 16 compleanno, non appena avevo ottenuto la patente per guidarne una. Il paesaggio scorreva veloce affianco a me, l'asfalto correva veloce sotto le due ruote e in meno di 15 minuti ero a destinazione. Sceso dalla moto e tolto il casco avevo respirato a pieni polmoni l'aria fresca di quel posto. Più che un parco era un boschetto ai limiti della città, quindi era un posto pacifico per stare tranquilli. Mi ero seduto sotto una quercia e mi guardavo attorno ma nulla attirava particolarmente la mia attenzione latente. Mi sono passato la mano nei capelli, ancora schiacciati dal casco, chiaro segno della mia esasperazione mentale.
«Uffa, niente di niente. Ispirazione saltami addosso...ma perché di qui passano solo nonnetti o persone che fanno jojjing?» però erano interessanti da vedere, quelle coppie anziane che, nonostante gli anni, passeggiavano ancora a braccietto, una cosa che va ben lontana dal mio essere...io non ho mai amato una persona, tantomeno una ragazza. Era stato in quel momento che era arrivata lei, come un fulmine a ciel sereno.
 «SOPSTATIIII!» aveva urlato una voce femminile sopra di me, ma non avevo fatto in tempo a mettere a fuoco la cosa che lei mi era già caduta addosso.
«Avvertire un po' prima no, eh?» avevo detto un po' piccato.
 «Scusa solitamente non cado, ma oggi ho messo il piede in fallo...comunque grazie, sto bene»
«Tsk...ma scusa, a casa mia le ragazze non piovono dagli alberi»
 «Ma va? Certo che sei perspicace. Comunque io scappo spesso da casa, saltando tra gli alberi, ma oggi ho preso una storta e sono caduta»
«In pratica sei una scimmia!»
 «Maka-chop!!» e mi ero trovato a essere colpito con un pesante tomo uscito da chissà dove.
«Ma che sei scema?»
 «No...anzi sono piuttosto intelligente»
«Viva la modestia eh? Come ti chiami?»
 «Maka...mi chiamo Maka»
«Avrai un cognome suppongo»
 «Si, di cognome faccio Albarn. Ma non mi interessa il mio cognome, vorrei cambiarlo un giorno...tu come ti chiami?»
«Soul...Soul Evans. Piacere di conoscerti ma ora...potresti alzarti?» avevo chiesto con tutta la gentilezza di cui ero capace, visto che era ancora comodamente sdraiata su di me. Ora che la guardavo bene non era affatto male. Magra e affusolata, i capelli biondo miele legati in due buffe codine e una paio di splendidi occhi color smeraldo.
«Non che tu sia pesante ma, ci stanno fissando tutti» ma lei non accennava minimamente a muoversi.
 «L'ho trovata!» aveva detto puntandomi l'indice sul petto.
«Cosa?»
 «La persona che voglio al mio fianco...»
«Come?»
 «Si, hai capito benissimo. Bene, avevo paura di incappare in un qualche vecchietto» aveva detto alzandosi in piedi e porgendomi una mano, una mano così piccola, sembrava quella di una bambina rispetto alla mia. In effetti era di costituzione minuta...ma era lo stessa carina. Ma che diamine sto dicendo?!
«Senti, Maka quanti anni hai?»
 «Ma che? Non lo sai che non ai chiede l'età ad una ragazza? Comunque ne ho 17»
«Vedo che però non ti fai problemi a rispondere...comunque se ti fa piacere ne dimostri meno»
 «Te la sei cavata...me lo dicono tutti che sembro più piccola. Oh beh, tu invece che mi dici?»
«Che ne ho 18 e ora devo andare...»
 «Oh...capisco» sembrava dispiaciuta, forse non voleva tornare a casa, era la mia stessa espressione di quando me dovevo tornare a casa mia.
«Vuoi fare un giro in moto?»
 «Tu sai andare in moto? Che forza! Ma ce l'hai un casco anche per me?»
«Si...seguimi» e cosi l'ho portata alla moto e le ho dato il casco di riserva che portavo sempre dietro, non si sa mai. L'ho aiutata a salire a sulla moto, poi ero salito davanti a lei.
«Tieniti forte, mi piace andare veloce»
 «Si...» e mi aveva circondato la vita con le braccia esili.
«Ti piacerebbe andare da qualche parte?»
 «Mi piacerebbe vedere... il mare»
«Ma é lontanissimo...va beh, sempre accontentare gli ospiti, no?»
 «Grazie Soul» aveva detto con un luminoso sorriso...mamma aveva ragione, mi era successo qualcosa di molto bello...avevo incontrato lei.

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http://i50.tinypic.com/2vkzui9.jpg <--- Ho fatto un disegno, ma siate liberi di esprimere il vostro dissenso! C: uno di questi divrebbe funzionare...credo...Byebye :D

  
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