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Autore: Bess Black    03/09/2012    8 recensioni
Louis non lo disse mai a nessuno, ma sapeva già come sarebbe andata a finire: l'aveva visto.
Sapeva del cancro di Molly e di quanto lentamente l'avrebbe uccisa.
Sapeva di Lucy e del motivo per il quale parlasse da sola tutto il tempo.
Sapeva di Roxanne e di Fred, e dei macigni che si trascinavano dietro.
Sapeva ciò che nascondeva Lysander. E ciò che faceva Lorcan per coprirlo.
Sapeva di Evelyn Black e tutto ciò che celava quel cognome.
Sapeva di James ed di Albus, e chi dei due si sarebbe pentito alla fine.
Sapeva chi era Derek Nott davvero, chi non era Amelia Nott e quanto sarebbe costato scoprirlo. E quanto sarebbe costato ad Alexander e Denise Rosier.
Sapeva di Scorpius. E Rose.
Sapeva di Lily, finché sapeva di Hugo.
Sapeva di Frank, tanto quanto ne sapeva di Dominique.
Sapeva di ciò che legava Damian Harper ad Adam Zabini. E di ciò che legava lui ad Adam.
Sapeva chi sarebbe rimasto, chi se ne sarebbe andato e chi, dal principio, li avrebbe traditi tutti.
Louis sa già come terminerà questa storia e sa già di essere tra quelli che, alla fine, non ci saranno.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Fred Weasley, Fred Weasley Jr, James Sirius Potter, Louis Weasley, Regulus Black | Coppie: Hugo/Lily, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'isola che non c'è'
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III.
La festa di Halloween
I parte

 
"L'ignoranza è più vicino alla verità del pregiudizio." 
Denis Diderot

Fred Weasley e James Sirius Potter erano due ragazzi molto simili sotto molteplici aspetti. Popolarità, rendimento scolastico, Quidditch, ilarità e spensieratezza, ad esempio.
Tuttavia, molti consideravano la loro fama dipendente da quella dei genitori, subordinata all’eroismo delle loro famiglie, leggevano la loro scarsa e modesta voglia di studiare come ignoranza o addirittura stupidità, giudicavano il loro successo tra le ragazze soggetto a quello sul capo di Quidditch, traducevano la loro ilarità in ingenuità e immaturità e la loro spensieratezza in menefreghismo.
Qualcuno li riteneva un punto di riferimento e cercava di eguagliarli senza successo, altri li ritenevano semplicemente due completi idioti, ma forse questo era principalmente dovuto alla competizione sportiva, qualcun altro, invece, si limitava a guardarli da lontano con ammirazione e venerazione, schiavo dell’idolatria, altri ancora li guardavano dall’alto verso il basso, con superiorità.
Tutti, però, erano fermamente convinti della loro ingenuità e li sottovalutavano ingiustamente.
Ma James e Fred non erano ingenui o immaturi, non erano menefreghisti, ancor meno ignoranti o stupidi. Loro osservavano, ma in silenzio. Capivano, ma non si prendevano il disturbo di farlo notare agli altri. Ascoltavano, ma non giudicavano. Vivevano dietro un sorriso e per strapparne uno anche agli altri.
Quando faceva freddo e la maggior parte delle persone aspettava che il ghiaccio si sciogliesse, Fred Weasley e James Sirius Potter ci pattinavano sopra. Tutto qui.



 
§§§




« Stai sbagliando tutto. »
Amelia sbuffò lanciando un’occhiata obliqua a Denise, ma senza di risponderle, limitandosi a dare una pesante passata di rossetto e allontanandosi poi per osservare finalmente l’opera compiuta.
« Amelia, stai sbagliando tutto. » ripeté Denise dietro di lei.
Erano chiuse in bagno da ormai più di tre ore a prepararsi e da più di trenta minuti, Denise non la smetteva di ripetere la stessa frase, mentre appoggiata al lavandino, già pronta nel suo travestimento da Circe, osservava il riflesso della migliore amica, che ora che dava le spalle.
« Smettila » sillabò acida l’altra.
« Amelia, stiamo andando a una festa di Halloween tu sei travestita da Prostituta per il peggiore dei motivi. » le fece notare indicando con un gesto muto del capo il suo abbigliamento. « Sei solo più attraente, Amy, non più bella. »
« È l’unico modo, lo sai anche tu » sussurrò frustrata Amelia, girandosi verso di lei.
« Forse, » acconsentì con un’alzata di spalle l’altra, « ma è il modo sbagliato. »
« Non m’importa se è quello sbagliato, non m’importa se potrebbe durare solo una notte o due, non m’importa se finirò nella lista delle tante » disse Amelia bisbigliando, come spaventata dalle sue stesse parole. « Non posso buttare tutto all’aria, Denise. Non dopo tutto quello che ho sopportato. È l’unico modo » finì in tono sconfitto.
« Amelia, ma senti quello che dici? » sbottò Denise guardandola con ripugno.
« Deny, ne abbiamo già parlato… »
« Stai annullando te stessa, ti stai sottomettendo, ti stai umiliando! E per cosa? Per uno stronzo che non ti merita. »
« Non è colpa sua se non ricambia a miei sent- »
« E lo difendi anche? » Denise la guardò incredula, facendo passare lo sguardo passare gli occhi su di lei con disgusto. « Guarda che cosa sei diventata. »
« Non ho scelta, solo così posso- »
Denise alzò una mano a bloccare sul nascere le sue parole. « No, non dire nient’altro. Ti prego, non dire nulla. » Uscì dal bagno velocemente, ma solo dopo averle gettato un ultimo sguardo ripugnante.
« Denise! Non- Denise, aspetta! »
Amelia uscì dal bagno per inseguirla, evitando fermamente di guardarsi allo specchio.


 
*

« Evelyn, ti muovi? »
La porta del bagno venne scossa da picchi solleciti e piuttosto celeri, ma Evelyn non ci fece caso.  

Alla mia bellissima fanciulla,
Il più bel vestito da Madre Natura di tutti i tempi. L’ho fatto con le mie mani e sono sicura che addosso a te starà d’incanto.
Con tanto amore,
Mamma.
Ps: sono papà, in realtà trovo quel vestitino un po’ troppo corto, ma Astoria la pensa diversamente. Ho detto a Scorpius di non perderti d’occhio durante la festa--
Tesoro, sono la mamma, non badare a quello che dice papà, deve ancora assimilare l’idea che sei cresciuta e non sei più una bambina.
Ps: ho cucito anche una fascia, per il nostro piccolo problemino.
Un bacio e divertiti alla festa.


Rialzò lo sguardo studiandosi.
Il vestito era floreale, appunto da Madre Natura, a spalline incrociate dietro la schiena e per niente scollato, scendeva poi contornandola fino a sbocciare sotto il bacino. La calzava davvero con precisione, poiché le era stato fatto su misura e anche grazie alle doti stilistiche di sua madre, ma non era il vestito a portarla a osservarsi con cipiglio contrariato e insicuro.
Ciò che sminuiva la sua fiducia e la turbava in quel momento era il piccolo problemino cui si riferiva sua madre.
Il Marchio Nero.
Quel serpente che fuoriusciva dal teschio solcava vivido la sua pelle e spiccava contrastandola con nitidezza.
Le aveva provate tutte, ormai sapeva a memoria Il Marchio Nero: potere ed egemonia. L’aveva letto e stralletto, ma non c’era alcuna soluzione. Madama Chips aveva ragione, non vi era alcun modo di toglierlo, cancellarlo o anche solo coprirlo con un incantesimo, nessuno.
Sarebbe rimasta macchiata a vita e avrebbe sempre dovuto nascondersi.
Sospirò sconfitta e fece per passare una mano sugli occhi, ma s’interruppe sul nascere del gesto al pensiero di quello che avrebbe potuto farle Dominique se solo avesse osato rovinare il trucco che le aveva tanto precisamente fatto.
« Ti dai una mossa? »
Sbuffò sonoramente. Poi prese la fascia dello stesso tessuto floreale che sua madre aveva allegato con il vestito e se la chiuse attorno all’avambraccio sinistro con precisione e cura.
« Evelyn Narcissa Black, se non esci da quel bagno entro cinque secondi, sfondo la porta e ti veng… Finalmente! Quanto diavolo ci metti a lavarti i denti?! » Roxanne l’accolse con le mani sui fianchi.
« Non trovavo il dentifricio… »
Evelyn la guardò meglio, stava davvero bene nel suo vestito da danzatrice del ventre.
Si trattava di una gonna tendente all’indaco, lunga, ma trasparente e di un top dello stesso colore con pendenti di calco orientale, che lasciava scoperto il ventre. I capelli sciolti erano limitati da una benda, anch’essa solcata da scalfitture arabe. Il viso era stato truccato con pertinenza al travestimento e, infatti, gli occhi riportavano uno stampo egiziano che donava la sua pelle scura.
« Avanti, ragazze, andiamo! » le incitò Rose, svolgendo un mantello che aveva tra le mani.
Rose aveva optato per un travestimento da fata, la cui gonna gonfia usciva dal corpicino del vestito, lasciando intravedere dietro due ali leggermente trasparenti e sottili.
« Ma quello… Quello non è il mantello dell’invisibilità di tuo cugino? » Fece Evelyn riconoscendone il tessuto, dopo che Rose lo ebbe gettato attorno a tutte e tre.
Ricevette un cenno di assenso da Roxanne poiché la rossa era troppo impegnata ad assicurarsi che il mantello le coprisse per bene.
Muoversi sotto il mantello in tre fu piuttosto difficoltoso e disagevole, però riuscirono a giungere nei sotterranei senza farsi sorprendere, anche se si dovettero fermare due volte. La prima perché Rose si togliesse i tacchi (dopo che Roxanne ebbe gentilmente sottolineato quanto ci sapesse camminare “Sembri un dinosauro!” ed Evelyn le ebbe cortesemente fatto notare quanto rumore producesse il riecheggiare rintronante “… di quei trampoli, ma perché diavolo te li sei messa?!”), e la seconda quando incontrarono la gatta di Gazza e Roxanne cercò di schiantarla per un qualche conto in sospeso.
Quando giunsero, però, davanti alla porta del dormitorio maschile del sesto anno, oltre il quale si trovava ‘l’idiota Bianco che collabora con me e Fred’, Roxanne pestò il mantello bloccandosi di botto e facendo così in modo che Evelyn le cadesse a dosso e che Rose facesse lo stesso su quest’ultima.
Cascarono così oltre la soglia della porta una sopra l’altra, scoppiando poi a ridere.
« Ma che…? » Adam sdraiato sul suo letto, intento a leggere un libro, si alzò di scatto per controllare la causa del tonfo, ma appena le vide si bloccò di colpo. « Damon! » chiamò senza distogliere lo sguardo dalle tre ragazze che ancora ridevano. « Vieni a vedere! »
« Che c’è? » chiese una voce da dentro il bagno assordata dal getto d’acqua.
« Una cosa lesbo a tre, muoviti! »
Si udì l’arrestarsi brusco d’acqua, qualche colpo, poi Damon Harper comparve in men che non si dica con solo i boxer addosso. « Dove? »
Adam gli indicò le tra ragazze a terra che cercavano di liberarsi dal mantello, ancora scosse dalle risate.
« Non è che potrei unirmi? » chiese in tono cortese Adam.
Rose cercò di tirare fuori il mantello da sotto ‘Evelyn, sposta le tue chiappe!’ E ‘Roxanne vuoi togliere il tuo piede?!’. Riuscì, poi, a rialzarsi rossa in viso, permettendo alle altre due, ancora ridenti, di fare lo stesso.
Si schiarì la gola a disagio, richiamando involontariamente silenzio. « Ehm… Scusate. Siamo inciampate sul mantello e… »
« Siamo cadute » concluse Roxanne piatta andando a sedersi su uno dei due letti a baldacchino, ormai solita a comportarsi come se il dormitorio dei due Serpeverde fosse il suo. « Allora? Che si fa? » chiese senza dubbio a Damon.
« Ehm… Scusate, io vado da Scorpius… » Rose, ancora rossa in volto, si dileguò, uscendo il più velocemente possibile.
« Hey, Rose, aspettam… » fece Evelyn.
« Cuginetta! » la chiamò Adam dopo averla riconosciuta. « Da quanto tempo? » Le passò un braccio attorno alle spalle, spettinandole i capelli.
« Da ieri? » fece Evelyn, sbuffando nel ritrovarsi una cascata di ciocche bionde a impedirle di vedere chiaramente.
La madre di Adam, Daphne Greengrass, era sorella di Astoria e questo aveva permesso che i Malfoy e i Zabini s’imparentassero. Naturalmente Adam sapeva che Evelyn era stata adottata, anche se convinto del suo stato di nata-babbana, ma essendo cresciuti insieme, la riteneva una cugina, nello stesso modo di Scorpius.
« È tutto pronto, direi… Bisogna solo allargare il passaggio. Wilkins e D’Owen faranno i ‘Buttafuori’ all’entrata, hanno già la lista degli invitati… » constatò Damon, trafficando sul suo armadio alla ricerca di qualcosa.
« Come hai fatto a convincerli? Voglio dire, staranno fuori dal portone tutta la notte… » riflesse Roxanne, sdraiata sul suo letto a guardare con cipiglio confuso le tende verdi.
« Wilkins mi doveva un favore, una vecchia faccenda… » dileguò con un gesto noncurante della mano l’argomento. « E D’Owen… » si fermò a cercare le parole giuste. « Credo di averlo ricattato. »
« Ma… è una brutta cosa! » intervenne Evelyn seduta sul letto di Adam, mentre quest’ultimo affianco a lei aveva ripreso la lettura bruscamente interrotta qualche minuto prima.
« E quindi? » fece Damon, gettandole un’occhiata vaga e allontanandosi dall’armadio. « Stiamo dando una delle più grandi feste mai fatte ad Hogwarts, illegalmente, e tu ti preoccupi di un semplice ricatto? »
« C’è gente al mondo che muore di fame… » se ne venne fuori Adam affianco a lei, ancora mezzo immerso nella lettura. « Questa è una brutta cosa. »
Damon si voltò verso l’amico con entrambe le sopracciglia inarcate, rinunciando però a chiedere spiegazioni, quando vide che Adam si era immerso di nuovo nella lettura.
Evelyn schioccò le dita davanti al ragazzo abbassando poi lo sguardo sul libro che aveva tra le mani e prendendoglielo. « Da quando leggi? » chiese confusa e stupita, rigirandosi il libro tra le mani.
« Hey no, Eve, ridammelo! » si agitò Adam, cercando di riprenderglielo .« Evelyn! » Turbato, il ragazzo prese a farle il solletico, che sapeva essere suo più grande punto debole sin da quando erano bambini, finché lei non cedette e lui se lo riprese trionfante.
Evelyn si rimise a sedere smettendo di ridere e guardandolo negli occhi. « Di chi è quel diario? » chiese piegando la testa di lato e parlando senza che Roxanne, intenta ad osservare la schiena nuda di Damon ancora immerso nell’armadio, li sentisse.
« Questo? Oh, no! Hai capito male… Cioè bene- Nel senso… Non è un diario- Voglio dire… » Nascose l’oggetto sotto il suo cuscino e ci si sedette sopra con fare protettivo. « Non capirst- È solo… »
« D’aaaaaaaccordo » constatò Evelyn divertita, alzandosi. « Io vado da Scorpius… A dopo. » Gli diede un bacio sulla guancia e si alzò.
Roxanne, persa ad osservare il lato B di Damon, che incurante (e ancora in boxer) le dava le spalle, si ridestò all'improvviso quando una mano di Evelyn le chiuse la bocca, ricongiungendo la mandibola al resto della fisionomia facciale.
« Stai sbavando » si giustificò la Black con un occhiolino, uscendo poi dopo aver salutato tutti.
Roxanne quasi non la sentì, gli occhi selvaggiamente puntati sulla schiena e sui boxer del ragazzo.
Che fosse grazie al Quidditch o grazie alla madre o al padre, Damon aveva un fisico scultoreo, quasi divino, dalla caviglia fino alla schiena e al collo.
Il ragazzo si voltò all’improvviso in sua direzione e notato lo sguardo perso (e famelico) della ragazza su di sé, le gettò un’occhiata interrogativa.
« Hai dello shampoo nei capelli » si giustificò lei con voce roca, ringraziando mentalmente il suo intelletto iperattivo.
Era vero, era uscito dalla doccia velocemente al richiamo di Adam, senza neanche risciacquarsi. Lo vide passarsi una mano tra i capelli e ridacchiare, e poi dirigersi in bagno dopo aver detto qualcosa che lei non riuscì ad afferrare, persa ad ispezionare, questa volta il lato A, dei boxer del ragazzo.
« … ma mi stai ascoltando…? »
« Dgaaah… »
Damon, inosservante delle guance insolitamente infiammate della ragazza, se ne andò sbuffando verso il bagno, dicendo qualcos’altro che Roxanne, ritrovandosi ancora una volta davanti la parte opposta dei boxer, non afferrò.
Una volta che il ragazzo ebbe chiuso la porta del bagno dietro di sé, si ridestò scuotendo il capo e passandosi una mano sulla fronte. Si sentiva sensibilmente calda, nonostante fuori piovesse a dirotto. Prese un lungo respiro e chiuse gli occhi: doveva calmarsi, non poteva comportarsi come una ragazzina in piena crisi ormonale! Quello era un idiota! Bello, certo, terribilmente bello, ma era pur sempre un idiota. E poi era un Serpeverde, bello, ma Serpeverde… ed era bianco... e poi se non ricordava male, era fidanzato o in una qualche relazione…
Che brutta cosa che erano i boxer, però! Se solo non fossero esistiti… non che a lei importasse degli organi genitali di quel Serpeverde! Assolutamente! Cioè, certamente dovevano avere una certa signoria e ehm… Dimensione… ma questi erano affari che non la riguardavano minimamente!
Sentì la porta del bagno riaprirsi, ma nonostante fu terribilmente tentata, tenne gli occhi saldamente chiusi in una teatrale imitazione di sonno. Damon doveva averla assecondata perché lo sentì sussurrare ad Adam (inutilmente poiché era silenziosamente immerso nella lettura) di non fare rumore, per non svegliarla.
Ancora con gli occhi chiusi, Roxanne cercò d’immaginarsi il ragazzo ancora seminudo davanti a sé. Così, accecata dalla tentazione, decise di sbirciare, dopo tutto un’innocua sbirciatina non faceva male a nessuno, no? Aprì lentamente un occhio cercando di mettere a fuoco la sua figura.
Era in piedi davanti al suo letto, di fronte a lei, che con un solo misero asciugamano a dosso e un altro in mano, cercava di asciugarsi i capelli, dimentico della bacchetta. La schiena era bagnata da goccioline che terse si spuzzavano sparse ed irriganti nello stesso tempo. Deglutì richiudendo subito l’occhio e intimandosi di pensare ad altro.
« Mi spieghi, cos’è che stai leggendo? » bisbigliò Damon ad Adam.
« Niente! Sol- Solo un libro » rispose l’altro, mettendosi improvvisamente sull’attenti.
« Ma dai? Pensavo fosse un basilisco! » rifece sarcastico Damon. « Ultimamente non fai altro che leggere continuamente quel dannato coso! »
« Oh, sì… un co-compito per Babbanologia, sai… »
« Adam, tu non segui il corso di Babbanologia. » osservò Damon perplesso.
« Sì, beh… mmh… » Roxanne poteva sentire gli ingranaggi della mente di Adam cercare una deviazione al discorso. « È meglio se ti vesti in bagno, potrebbe svegliarsi. » Eccola trovata. Damon doveva essersi svestito completamente… Si trattenne con tutte le due forze dall’aprire (spalancare) gli occhi, soprattutto perché percepì addosso lo sguardo dei due ragazzi. Simulò, così, un respiro pesante ed assonnato, proprio come le aveva insegnato James quando erano piccoli.
« Nooo, non vedi come dorme? » Dal tono pareva la stesse osservando. « Sai, se non fosse isterica e non fosse Grifondoro e Weasley nello stesso tempo… Sarebbe anche passabile, no? »
« Già. » Dalla voce sembrava che Adam fosse più intenzionato a cambiare discorso e distrarre l’amico dalla faccenda del libro che a confermare le sue affermazioni.
« Voglio dire, è così fiera, così orgogliosa, così Grifondoro! O no? »
« Sì, sì. »
« Sarebbe anche carina, volendo. »
« Hm, vero. » Adam aveva ripreso a leggere, fermandosi a gettare poi un’affermazione.
« Se solo avesse più tette… »
Nonostante avrebbe voluto alzarsi e soffocarlo con un cuscino, non poté non dargli ragione.
« Ha un gran bel culo, però! » considerò poi dopo uno sbadiglio, riprendendo a vestirsi e concludendo l’argomento dopo una sincera considerazione sui suoi glutei.
Qualche minuto dopo, Roxanne udì la porta aprirsi e dalla voce (e dalle battute idiote) poté dedurre che il nuovo entrato non era altri che Albus. Lui e Damon confabulavano qualcosa riguardo al loro travestimento, così, mentre cercava di origliare la loro conversazione, senza accorgersene scivolò in un sonno impetuosamente invaso dagli organi riproduttivi del giovane Serpeverde.
Alla festa mancavano ancora due ore…


 
*

Quando Evelyn entrò nella Camera dei Segreti con Scorpius e Rose, capì cosa intendeva Damon quando disse ‘una delle più grandi feste mai fatte ad Hogwarts’.
Il soffittò era incantato, a dire la verità faceva un po’ senso guardarlo, ma ciò non ne sminuiva la bellezza. Mostrava impeti e flutti marini, le cui onde si ripercuotevano con forza, spinte dal vento, fino a risolversi in maree. Sopra il loro capo vi era la riproduzione dell’Oceano Indiano.
La base architettonica e sculturale della Camera era rimasta intatta, anche se Rose riuscì a vedere una parte delimitata, per preservarne l’aspetto monumentale e storico. Tuttavia la superficie utilizzata rimaneva estremamente estesa e riportava inserzioni orientali, per rimanere nel tema della festa, a cui l’Oceano era soggetto.
Le pareti erano tappezzate e incalcate da conchiglie che riportavano una venatura verde acqua e risaltavano subito all’occhio. Era come se l’intonazione acquosa del verde, le rendesse acquose nel vero senso della parola, poiché continuavano a luccicare acquitrinosamente diluite.
L’aria era tropicale ma fresca, quasi bagnata, come se delle invisibili e minuscole goccioline la movessero ed umidificassero con delicatezza.
Ai loro piedi la pavimentazione era insabbiata, ma con molta leggerezza. Si percepivano solo delle leggere ariate di sabbia in basso, era come se la sabbia fosse mossa dallo stesso vento che manovrava e spingeva le onde dell’oceano sul soffitto.
Nonostante la sala fosse già affollata e le luci verdi e blu in alternanza non permettessero molta luminosità, Rose riuscì a riconoscere la forma della pista da ballo. Era un enorme cozza blu, senza coperchio, aperta al centro della sala che già ospitava gli invitati a ballare, sotto la musica dettata da una collocazione indipendente dalla pista da ballo, poco elevata ad essa che Rose dedusse essere la posizione del deejay, Fred.
Ma poco dopo aver varcato la soglia, giusto mentre ancora osservavano affascinati la sala, quest’ultimo venne loro incontro.
« Ehilà, bella gente! » Li salutò, avvicinandosi con un bicchiere dalla dubbia innocenza in mano. « Rose, sei uno splendore… Naturalmente anche tu, Evelyn… Malfoy… Ciao. » Il suo sorriso percorreva le sue labbra da un’estremità all’altra. « Venite, vi accompagno io, Roxanne sta mostrando la strada agli altri invitati… » Li condusse verso quella che sembrava essere l’area relax. Si trattava di spazi contenenti qualche divanetto e un paio di poltrone con molta probabilità egiziani attorno ad un tavolino di vetro anch’esso dalla tonalità insolita verde-blu. Queste aree erano separate le une dalle altri da una tenda trasparente e verde, tipica del Sahara. Solo una volta sedutasi, Rose si accorse delle bottiglie alcoliche che levitavano in aria. « Questa è l’area riservata ai famigliari… Malfoy, so che di famigliare con me non hai un bel niente, ma desumo che quello che condividete tu e mia cugina dovrà imparentarci per forza… Scommetto che avete già scelto la data per il matrimonio, se non l’avete fatto, beh fatelo, vorrei vedere la faccia di zio Ron! »
Mentre Scorpius sorrise divertito alle parole di Fred, Rose si limitò ad affondare nella poltrona e arrossire violentemente.
« Da cosa sei travestito… Ehm precisamente? » chiese il giovane Malfoy.
Fred lo guardò come se avesse bestemmiato i padri fondatori della scuola « Come sarebbe a dire da cosa sono travest…? Da '50' Cent, no?! »
« Da chi? » Scorpius guardò con indecisione il ragazzo, dal cappello della ‘NY’ alle scarpe sportive babbane, senza riuscire a comprendere.
« Oh, ti capisco » intervenne Fred notata la sua espressione. « Prima James pensava mi fossi travestito da Eminem! Ammetto che sono stato fortemente tentato, ma alla fine ho optato per '50' Cent. Ora scusatemi, ma il vostro deejay preferito deve tornare alla sua posizione! A dopo, piccolini! »
E se andò con passo lento e tosto, come se stesse assecondando veramente il ruolo del suo travestimento.
« Chi diavolo è Enimem?! E cinquanta Galeoni… O Falci? Cos’erano? » fece Scorpius con le sopracciglia inarcate. Evelyn stava giusto per spiegarglielo, quando James fece il suo ingresso trionfale.
La Black gli saltò al collo, abbracciandolo, e appena vide Dominique, le mostrò orgogliosa la dedizione con cui aveva preservato l’acconciatura e il trucco che le aveva tanto accuratamente fatto.
« Non ci credo! » esclamò Rose notato il travestimento del cugino.
« Sì, lo so, sono bellissimo! » ammise James con un sospiro passandosi una mano tra i capelli.
« È stata davvero un’idea geniale! » aggiunse, indicando il suo abbigliamento, che più che altro consisteva in un semplice smoking, ma la parte, appunto 'geniale', del travestimento erano quel paio di occhiali rotondi e la finta cicatrice a saetta sulla fronte. « Travestirti da zio Harry… Davvero un’idea geniale! »
« So anche questo! » confermò sedendosi tra Evelyn e Dominique.
« Quando Merlino distribuiva modestia agli uomini, tu dov’eri? » gli chiese Rose esasperata.
« Rose, ti pare il momento di ripassare Storia della Magia? Malfoy, non ho avuto nulla contro la tua relazione con mia cugina, ma almeno se dovete passare tempo insieme, fa che non sia coi libri! »
Evelyn fu scossa dalle risate, mentre Scorpius se ne usciva con un « Promesso, amico! » e Rose avvampava ancora una volta.
« Rose, hai visto quant’è magnifique il vestito che mi ha spedito Victoire? » Dominique si alzò facendo un lento ed elegante giro su se stessa. L’abito era lungo, ma scendeva stretto attaccandosi alle sue forme, contornandola e sfumando dal blu più scuro fino in basso al celeste più paradisiaco, senza dubbio ispirato alle code sireniche. « L’ha preso in Marocco, sai, a Marrakech. Lei e Ted, ci sono stati per lavoro e ne hanno approfittato per farsi una piccola vacanza. Lo vedi il tessuto con cui è stato realizzato? È seta pura, sai… »
Mentre Dominique parlava, Rose l’ascoltava con un sorriso comprensivo e Scorpius guadava quest’ultima anche lui sorridendo (solo in modo un po’ più inebetito), James si avvicinò ad Evelyn indicando il suo avambraccio sinistro fasciato.
« Fa ancora male? » chiese in un bisbiglio, per non farsi sentire. Era l’unico a sapere del Marchio Nero.
« Un po’ » ammise lei, toccandosi l’avambraccio. « Ma non brucia mai e la cosa è strana. A detta di papà non è stato marchiato. »
« In che senso marchiato? » chiese James spaesato.
« Papà dice che è stato solo tatuato, ma non marchiato, cioè non gli è stato conferito alcun potere, non hanno fatto in tempo… grazie a te, Sirius » finì sorridendogli.
James scosse la testa. « Se me ne fossi accorto prima, non sarebbe successo… »
« Ancora con questa storia? È solo grazie a te se io qui, Sirius, solo grazie a te se sono ancora viva! È già molto, non ti pare? »
Lui le arruffò i capelli, sorridendo con dolcezza e beccandosi un’occhiataccia da Dominique per averle rovinato l’acconciatura che le aveva fatto. La ragazza si avvicinò alla Black, sospendendo l'enunciazione stilistica del suo vestito, e prese a trafficarle nei capelli, tenendo sotto sguardo minaccioso il primogenito Potter.
« Evelyn, vedi di non allontanarti troppo durante la festa, ho promesso a papà che ti avrei tenuta d’occhio, non so cosa abbia preso a mamma, quel vestito è davvero troppo corto!» Se ne uscì Scorpius irritato.
La Black lo guardò incredula. « Non ci credo che ti ha scritto veramente… » Fece per dirgli che avrebbe dovuto infrangere la promessa fatta al padre, perché lei non aveva la minima voglia di seguire lui e Rose per tutto il tempo e fare la terza incomoda, ma venne interrotta dall’entrata di altri due Weasley.
« Ma vi moltiplicate? » sbottò Scorpius con le sopracciglia inarcate guardando Lily e Hugo sedersi su un divanetto di fronte a loro e appoggiando una scatola (e i piedi) sul tavolino, senza preoccuparsi di salutare.
I due ragazzi vestivano piuttosto normali, fatta eccezione per le due magliette semplici. Su quella di Hugo vi era scritto ‘Gred’, mentre su quella di Lily spiccava la scritta ‘Forge’. Quest’ultima aveva anche raccolto i capelli rossi in un cappello simile a quello che aveva di Fred poco prima, per rientrare completamente nel ruolo. Si trattava di soprannomi attribuiti loro dalla nonna Molly e che loro vantavano con fierezza.
Hugo stava controllando qualcosa su una pergamena e pareva fare dei calcoli particolarmente difficili che evidentemente non gli permisero di calcolare gli altri, mentre Lily alzava lo sguardo per constatare le presenze nell’area riservata ai famigliari, ma appena intercettò James sgranò gli occhi per un buon minuto, rilassandosi poi dopo aver emesso un lungo sospiro: « Giuro, per un momento ho pensato fossi papà! »
Scoppiarono tutti a ridere, tranne Rose che indicò la scotola sul tavolino con fare sospettoso. « Cos’è? »
« Una scatola. »
« Cosa contiene, allora? » sbuffò la Weasley.
« Galeoni. »
« Avete ricominciato con le scommesse?! » Le puntò il dito, minacciosa.
« A dir la verità  non abbiamo mai smesso. »
« Dammela! Subito! »
« No. »
« Dico sul serio! »
« L’importante è crederci, Rose. »
« Mi stai prendendo in giro? »
« Sì.»
« Rosie, siamo a una festa, non puoi lasciar stare i tuoi doveri da Prefetto per una notte? » s’intromise con garbo Scorpius.
« No che non posso...! »
« Oh, Malfoy! » la interruppe Hugo, (accorgendosi finalmente della presenza umana altrui nell’area) guardando Scorpius. « Vedi di non essere sterile, ho scommesso trenta Galeoni sul tuo primo figlio… »
« Co-? Che co-? Aspett- Cosa? »
« Sì, Forge dice che sarà biondo alla Malfoy » enunciò indicando Lily. « Io dico che avrà i capelli rossi di Rose, James dice che avrà i capelli di mamma, Roxanne invece pensa che ne adotterete uno dal Senegal… ma Louis ha detto che se alla fine si scoprirà che sei sterile… insomma, vedi di non esserlo! »
Mentre James ed Evelyn si contorcevano dalle risate, Dominique si tratteneva e Rose reprimeva la voglia di seppellirsi, Scorpius si portò una mano alla fronte con fare esasperato e divertito insieme, poi siccome Hugo parve aspettare una conferma, gliela diede, più che altro per accontentarlo.
« Grazie, cognato, prometto che ti salverò dai Cruciatus di papà, almeno per la prima settimana… Poi dovrai arrangiarti. » Si risedette sul divanetto affianco a Lily e rimettendo i piedi sopra il tavolino.
Quest’ultima si aprì in un sorriso cordiale. « Qualcun’altro vuole scommettere? Non finanzio nessuno, lo dico subito. »
« Io! » intervenne la Black, illuminando gli occhi di Lily. « Vediamo… le hanno dette tutte, ma io dico che potrebbe avere i capelli neri di mamma » scommise riferendosi ad Astoria Malfoy.
« D’accordo, firma qui » le disse la Potter, porgendole un foglio tirato fuori improvvisamente, da chissà dove. « Dal momento in cui completerai la tua firma su questo foglio, non potrai più ritirarti, domani in ogni caso, ovunque tu sia e in qualunque stato di salute o dipendenza, verrò a ritirare trenta Galeoni. Sappi che se falsificherai la firma saprò che sei stata tu » concluse in tono pacifico.
« Dovremmo aprire anche le scommesse anche sul colore di occhi, che dici, Forge? » propose Hugo ad alta voce, ma sicuramente riferendosi a Lily. « E sul sesso anche, secondo me sarà una femmina. »
« Oh, sì, facciamo venti galeoni per il colore di occhi, Gred… e dieci per il sesso, sì, anche secondo me una femmina, chi scommette? »
Scorpius li guardava sempre più esasperato scuotendo il capo.
« Anche io dico femmina. » intervenne Roxanne, scostando la tenda per poi buttarsi sul divanetto affianco ad Evelyn.
« Sì, ma se scommettiamo tutti in modo uguale, non ha senso… » ragionò Hugo.
« Io invece dico che sarà un ermafrodita- » cominciò James.
« Ora basta! » esplose Rose, alzandosi. « Per le più consunte mutande di Merlino, io e Scorpius non stiamo insieme! Tra noi non c’è niente! Nulla, miseriaccia! Quindi smettetela! Tutti quanti! » Li guardò con durezza, poi, senza dare loro il tempo di replicare, uscì dalla tenda.
« Secondo me avrà gli occhi di Rose, comunque, sempre se non l’adotteranno dal Senegal, ovviamente… » riprese tranquillamente Roxanne, mentre Scorpius usciva dalla tenda per inseguire Rose.

« Rose! Rose, aspetta, dai! » la chiamò ad alta voce cercando di farsi sentire tra la musica. « Rose! »
Vide la sua chioma rossa, insolitamente disciplinata, farsi largo tra una folla poco più avanti vicino al Buffet.
La maggior parte delle persone attorno a lui portavano una maschera sul volto, parte del costume, come richiedeva la festa.
« Rose! »
Giunse prossimo al Buffet, dove un attimo prima l’aveva intravista, ma di lei non c’era traccia. Si guardò attorno con fare circospetto, finché non scorse la sua figura farsi largo nella pista da ballo e si diresse nell’esatto punto in cui la vide sparire.
Si guardò attorno, certo che la bassa statura della ragazza lo avrebbe aiutato a ritrovarla e ringraziando Salazar la trovò poco più in là che lentamente cercava, come lui, di farsi strada.
« Rose! » La musica era talmente alta che non riuscì nemmeno lui a sentire la sua voce, così le andò incontro e prima che potesse riconoscerlo, la prese per un braccio, bloccandola.
Lei si voltò di scatto, ma quando lo vide non si allontanò o scappò come si aspettava lui, no. Gli si avvicinò e lo abbracciò tirando su con il naso.
Lui si avvicinò al suo orecchiò e le chiese se stesse bene, sentendola poi annuirgli sul petto. Si riavvicinò nuovamente. « Ti va di ballare? » La musica era così forte e possente che non ci poteva sottrarre.
Rose si allontanò dal suo petto guardandolo con occhi lucidi e annuendo con un debole sorriso. Così, senza darle altro tempo, abbassò le mani e la prese dai fianchi, guardando i suoi occhi dilatarsi dalla sorpresa, ma sentendo poi le sue braccia circondargli il collo in un imbarazzato gesto di assenso e ritrovando il suo viso alla stessa altezza del proprio.
« Mi dispiace. » Lesse le sue labbra emettere: « Non ce l’ho con te… Non proprio, ecco. »
Lui la guardò con un sopracciglio inarcato e sbuffò poi una risata. Era incredibile quanto fosse intelligente finché si trattava di Aritmanzia o Trasfigurazione o una qualunque altra materia scolastica, e totalmente ignorante sul campo sentimentale.
« E con chi ce l’hai? » le chiese, mentre cercava di seguire la musica.
« Non so, cioè forse con… D’accordo, ce l’ho con te » ammise infine.
« E perché? » Lei non se ne stava accorgendo, ma Scorpius oltre a condurre la danza, stava conducendo astutamente anche la conversazione.
« Perché… sì. Continui ad assecondare gli altri! Insomma, pensano che stiamo insieme! E noi non stiamo insieme! » lo accusò lei.
« Quindi è questo il problema? » Sorrise lui. « Il fatto che non stiamo assieme veramente? »
« Cosa? No! Cosa vai a pensare? Guarda che… Che io non… » Anche alla debole luce verde che si alternava a quella vigorosa blu, e guance infuocate di Rose ebbero la meglio. Sentendosi quasi in trappola, la ragazza cercò di allontanarsi, ma lui continuando a sorridere vittorioso la tenne con fermezza.
« No, perché se è così, possiamo rimediare subito. »
Rose lo guardò un attimo disorientata, poi senza lasciarle il tempo di emettere anche un solo monosillabo, le si avvicinò e la baciò, ritraendosi, però, subito dopo e guardandola negli occhi.
Immaginare di baciarla con era nemmeno lontanamente bello quanto farlo veramente. Preso dal desiderio, fece per riavvicinarsi, ma lei fu più veloce. Gli si avvinghiò letteralmente attorno, approfondendo il delicato bacio che le aveva lasciato e lasciandolo senza fiato.
Solo quando sentì che stava per decedere di asfissia, lei gli permise di riprendere fiato.
« Oh, Salazar… »
Ma neanche il tempo di inspirare qualche molecola di ossigeno che lei gli era nuovamente addosso, portandolo a perdere l’equilibrio e a sbattere contro due Tassorosso che ballavano dietro a loro.
S’interruppe poi improvvisamente, salvando dalla perenne disoccupazione i suoi globuli rossi, e Scorpius la sentì dirgli tra la musica, le urla e il martellare ancor più rimbombante che percepiva a livello del petto, che avrebbe fatto di tutto purché loro figlia non ereditasse i suoi capelli, stava ancora cercando di assimilare le sue parole che Rose gli mozzò nuovamente il fiato, imbucandogli la lingua in bocca e stringendolo forte.
La musica si faceva sempre più movimentata.




 
*


Louis Weasley era posizionato nella collocazione deejay e con una mano sullo step reversore e l’altra sul bilanciamento del volume, sostituiva il cugino. Fred era, appunto, sparito da circa una mezz’oretta senza lasciare precisi riferimenti su dove stesse andando, ma con un esplicito suggerimento riguardo a cosa stesse andando a fare. Infatti, comparve qualche minuto dopo, con la cerniera dei jeans completamente aperta e maglia larga messa al contrario.
Louis sbuffò, lanciandogli un'occhiataccia.
« Cos'è quello sguardo, Lou? Non sarai geloso? » fece Fred con un occhiolino.
L'altro continuò a guadarlo male. « Ti preferisco quando ti mandi avanti di riviste porno, sai? »
Fred gli prese la testa tra le braccia e prese ad arruffargli a capelli. « Se sai delle mie riviste porno è perché le guardi anche tu! »
Louis gli rifilò un pugno ben assestato nello stomaco, ridendo e facendolo ridere a sua volta.
Continuarono a prendersi a pugni, gomitate, calci e testate, per i successivi dieci minuti, finché Louis non fermò il cugino all’improvviso. « A proposito! È venuta a cercati una persona. »
Fred si fermò nell’atto di mordergli il braccio « Chi? »
« Non so, non ha voluto dire chi era… una ragazzina, comunque, quarto o quinto anno, credo. Sembrava urgente, ma alla fine se n’è andata, credo a cercarti- » S’interruppe all’improvviso, accorgendosi finalmente di quanto la sala si fosse fatta tutt’un tratto silenziosa e battendosi una mano sulla fronte per la sua stoltezza e quella del cugino.  La musica si era fermata, perché nessuno dei due, impegnato nel lasciare amorevoli lividi all’altro, si era preso la briga di mandare avanti le tracce, e ora tutti avevano lo sguardo rivolto verso la posizione deejay, che però grazie a Merlino e alle luci affumicate, era completamente all’ombra.
Fred, dopo aver smesso ridere con il cugino per la loro sbadataggine, prese la bacchetta e se puntò sul viso, mimando un « Lumos! ». Quella illuminò il suo volto, portando tutti gli studenti travestiti e mascherati, che si trovavano nella pista da ballo, a focalizzare il suo volto, che contrastava nitido l’ombra. Fred sorrise sulla luce della bacchetta, quello che chiunque avrebbe definito un sorriso inquietante e prima che la musica potesse riprendere più alta e rimbombante che mai, dietro acclamazione della folla, il suo urlo animalesco tuonò selvaggiamente: « SPACCATE TUTTOOO! »



 
*

 
27 Aprile 2017
 
Sì, lo so, dovrei essere a letto, visto che sono le tre e mezzo di notte, ma non voglio tornare a dormire, non voglio rifare lo stesso sogno.
Probabilmente ti starai chiedendo cosa sto blaterando, ma credo di aver cominciato a perdere il controllo della situazione e la cosa è peggiorata, quindi, ho deciso che era meglio fare come aveva detto Dom, raccogliere i pensieri e scriverli.
Credo che sia iniziata circa tre o quattro giorni fa, a pranzo, quando nonna Molly stava obbligando Rosie a finire la sua zuppa di cipolle e James e Fred ne chiedevano un’altra porzione.
Vicky dice sempre che sono distratto, che la mia mente vaga troppo e che a volte mi perdo in contorsioni e pensieri complicati, le ho sempre risposto con una pernacchia, ma durante il pranzo, successe. Non so come, ma mi estromisi dalla conversazione nella quale Albus annunciava fiero che sarebbe diventato un Auror come zio Harry e in cui zia Ginny e nonna Molly lo applaudirono fiere e gli garantirono una doppia fetta di torta, e mi persi nelle mie riflessioni.
Grazie a Merlino sei un diario e non puoi prendermi in giro, perché so che se lo dicessi a Jamie o a Freddie, loro mi scoppierebbero a ridere in faccia, se ne parlassi con mamma, credo che mi manderebbe al San Mungo senza pensarci due volte, Rosie, non so, forse lei coglierebbe la parte razionale della cosa e mi darebbe ragione, ma per farla breve, alla fine non ne ho parlato con nessuno. Mi sentivo, mi sento, un’idiota.
Dove eravamo? Ah, sì, il pranzo!
Successe così velocemente che nemmeno ora saprei spiegarti come ci arrivai. Gustavo l’ennesima cucchiaiata di zuppa di cipolla, quando d’un tratto mi venne l’orribile pensiero che mentre io mangiavo, mentre Roxie metteva delle melanzane sopra a sedia di zio Percy, prima che lui si sedesse, mentre nonna Molly riservava ad Al le sue due fette di torta al cioccolato, da qualche parte nel mondo, un altro bambino, magari della mia stessa età, stava morendo di fame, magari aveva anche una sorella e anche lei stava morendo di fame.
È una sensazione orribile… Non puoi immaginare quanto.
Con una scusa, decisamente poco credibile, mi alzai da tavola e me ne andai subito nella casa sull’albero, dalla quale non uscii tutto il giorno.
Stavo pensando a come salvare quel bambino e sua sorella… forse avrei potuto chiedere a papà di salvarli, è bravissimo a fare magie con la sua bacchetta, ma… perché i grandi non fanno nulla? Loro ce l’hanno la bacchetta, perché non fanno una magia grande-grande e salvano il bambino e sua sorella? Tra qualche mese anche io avrò una bacchetta, sai? Una tutta mia, prima di andare a Hogwarts, la più grande scuola di magia e stregoneria, e allora studierò tanto, diventerò un mago forte e bravo, come papà, ma non sprecherò i miei incantesimi al Ministero della Magia, andrò dal bambino e con un incantesimo fortissimo salverò lui e la sua sorellina.
Quella fu la prima notte che lo sognai, il bambino intendo. Nel mio sogno aveva la pelle scura, molto scura, ma non riuscivo mai a distinguere il suo viso… c’era lui e c’ero anche io, eravamo vicini ad un pozzo e lui stava prendendo l’acqua, nonostante fosse troppo pesante. Gli chiesi se voleva giocare con me e lui mi sorrise, quando lo fece, quando sorrise, giusto un attimo somigliò a Fred e forse è per questo che mi sono affezionato a lui tanto velocemente. Da lontano qualcuno gridò quello che il sogno mi fece intendere era il suo nome (Adam, credo) e lui subito sollevò l’enorme secchio d’acqua e mi disse che non poteva giocare, che doveva portare l’acqua a sua madre, perché stava male. Parlava una lingua strana, diversa dalla mia, ma io riuscivo a comprenderlo lo stesso. Se ne andò con passo veloce, con quel gigante secchio d’acqua che lo sbilanciava e lo faceva inciampare. L’ultima cosa che sentii prima che nonna Molly mi svegliasse, fu una sensazione, mentre lo guardavo andare, l’orribile sensazione di non poterlo aiutare a trasportare quel secchio d’acqua.
Quella mattina, la nonna svegliò presto tutti, perché il Ministro della Magia sarebbe venuto a trovarci per discutere insieme ai grandi sulla ‘Festa della Vittoria’ che si sarebbe tenuta circa una settimana dopo, il due Maggio. Ogni anno, mamma, papà e gli zii aprono la festa ed erano gli ospiti d’onore, ma loro odiano quella festa, sentivo sempre zio George dire che per lui non c’era nessuna vittoria da festeggiare, solo sconfitte e infatti è l’unico che non partecipa mai.
Spendevano così tanti galeoni per organizzare una festa così grande per tutta la comunità magica… perché invece di sprecare tutto quell’oro, il Ministro della Magia non aiutava il mio amico a trasportare l’acqua? Perché non portava sua madre al San Mungo dai Guaritori? Perché non dava un po’ di quei dolci che servivano al banchetto alla sorella del mio amico? Insomma, lui è il Ministro della Magia! Il più forte di tutti! Quello che comanda! Non deve sprecare i soldi per le feste! Voglio dire, dove questo potere dell’amore di cui i grandi parlano tanto? Più cerco più vedo solo amore per il potere.
Lo sognai di nuovo. Questa volta non era solo, c’era anche sua sorella. Era piccola, e davvero tanto magra. Erano infondo ad una stanza buia e tremavano, per il freddo credo. Li sentivo piangere, la bambina piangeva molto forte, ma non capivo perché… mi avvicinai loro e chiesi se potevo aiutarli, ma il mio amico continuava a scuotere la testa e piangere assieme alla sorella, abbracciati. Mi guardai intorno. La loro mamma non c’era più.
Il giorno seguente Dom venne da me e mi chiese che cos’avessi, disse che le sembravo un po’ giù. Sai, credo che lei riesca a capirmi più di chiunque altro, credo che mi conosca meglio di quanto io conosca me stesso e forse è per questo che mi ha regalato questo diario, due settimane fa. D’altronde se non mi sfogassi qui, credo che passerei i pomeriggi in giardino a prendere a calci gli gnomi. A Dom, comunque, dissi che avevo solo un po’ di mal di pancia. Non mi ha creduto, naturalmente, ha finto di farlo e se n’è andata lasciandomi solo.
Nel sogno seguente che ho fatto, il mio amico era ancora una volta con sua sorella. Lei gli dormiva in braccio, ma era molto pallida e i suoi occhi guardavano nostalgici il fratello. Lui le accarezzava i capelli e canticchiava una canzoncina. Mi sedetti vicino a loro e cominciai a canticchiare anche io assieme a lui. Non smettemmo nemmeno quando la bambina tra le sue braccia chiuse definitivamente gli occhi. Anche ora, quel canto non smette di risuonarmi nelle orecchie.
Mamma, sin da piccolo, diceva a me, Vicky e Dom che al mondo siamo tutti uguali, che non importa da dove veniamo, chi siamo, chi sono i nostri genitori e se sono un mago e una strega o babbani, perché siamo tutti fratelli. Ma se siamo tutti fratelli, chi è nostra madre? Perché non ci vuole bene in modo uguale?
Credo che il sogno di questa notte sia stato l’ultimo. Sono tornato nello stesso posto, ma il mio amico non c’era. Non c’era più nessuno, il capannone freddo e logorato dalla muffa era vuoto. Il mio amico Adam non c’era più. So che ti sembrerà strano, ma voglio dedicargli questo diario. È stupido, lo so, ma sento che è l’unica cosa che posso fare. Voglio scrivere su queste pagine come se scrivessi a lui, l’amico che non ho mai conosciuto. Il fratello che non ho mai avuto.
Aspetta, sento dei passi nel corridoio… Credo che siano James e Fred che salgono in soffitta dal demone… no, era Teddy. Penso che stia tornando dalla camera di Vicky, prima che gli altri si sveglino… solo che non è proprio silenzioso, il nonno è un po’ sordo, ma gli altri? Come diavolo fanno a non accorgersene? A volte gli adulti sono così sordi. Non vedono e non sentono molte cose, sai… ma non farlo rovina i loro sensi.
Forse è meglio che vada a dormire anche io. Credo che andrò da Dom, non voglio dormire da solo.
Buonanotte, Adam, ovunque tu sia.
 
“« C’è gente al mondo che muore di fame… » se ne venne fuori Adam affianco a lei, ancora mezzo immerso nella lettura « Questa è una brutta cosa. »”








 
   
 
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