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Autore: nini superga    03/09/2012    1 recensioni
Winscott, Regno degli Scott, Terre di Narba.
A Winscott, capitale dai mille portici, è piena stagione del sole. In questo periodo, le precipitazioni sono scarse per non dire nulle. E’ per questo che un temporale dalle dimensioni esagerate si preannuncia essere uno spettacolo che passerà agli annali e alle cronache. Ma questo temporale non è comune, oh no: dietro di esso, si nasconde l’arrivo di una creatura malinconica, disgraziata, disperata e disperante, nonché l’annuncio di una probabile Fine del Mondo che solo un Principe senza popolo e un Cavaliere Sbruffone possono sventare.
Una storia che mischia tante altre, una storia che io avrei sempre voluto leggere. Aspetto recensioni, sia positive che negative.
Nini.
Genere: Fantasy, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre_ presa di coscenza.

 

     La ragazza era ancora stesa nel letto da campo, le lenzuola macchiate del suo sangue, nella stessa posizione in cui Haiduc l’aveva lasciata prima di addormentarsi. Era uguale a prima, ma gli occhi erano aperti e lo fissavano con infantile curiosità. Avevano un non so che di magico, quegli occhi color del grano,  e l’Albeis non poteva fare a meno di perdersi in essi.

La ragazza cambiò posizione e si sedette sul letto. Si guardò le mani, piccole e affusolate e contrasse sotto le coperte le dita dei piedi- una cosa che illuminò il suo viso di un tenue sorriso. Poi tornò a guardare Haiduc, come se solo in quel momento si fosse ricordata che anche lui era nella tenda. Stranamente, non si coprì davanti a lui. Con movimenti lenti e impacciati, la ragazza fece scivolare le gambe fuori dalle lenzuola, lasciandole ciondolare dal bordo del letto. Allungò il collo per vedere quanta distanza c’era tra i piedi e il pavimento e, puntellandosi con le mani, lasciò scivolare il sedere e toccò con le punte degli alluci il tappeto che costituiva il pavimento della tenda. Haiduc seguiva i suoi movimenti, seduto davanti a lei, estasiato dalla concentrazione che lei metteva in ogni singolo gesto, come la lingua che spuntava da un angolo delle labbra, piccola e rossa come una fragola, o come il tremore nei bicipiti delle braccia, segno che si stava sforzando troppo per le sue esigue risorse fisiche. Fu allora che si riscosse da quella visione.

<< Non affaticarti. >> Le disse, e la ragazza alzò di scatto la testa, sorpresa, cristallizzandosi nei movimenti. Haiduc si alzò in piedi, per andarle incontro. << Mi capisci? >> Chiese, cercando di apparire il più amichevole possibile. Stese una mano davanti a se, indeciso se toccarla o meno. << Sei molto debole. >> Aggiunse, acquistando un pallido colorito rosato che rivelava l’imbarazzo di quella situazione.

La ragazza non rispose subito. Terminò la discesa dal letto, tastando con le piante dei piedi la consistenza morbida del tappeto, finemente arabescato, e si asciugò le goccioline di sudore che le imperlavano la fronte. Fece un paio di respiri, prima di guardare Haiduc dritto negli occhi. Solo allora annuì. << Bene. >> Fece l’Albeis, traendo un sospiro per allentare la tensione. << Hai idea di come sei giunta qui? >> Chiese, tentennante . Lei ci pensò, per poi scuotere il capo.

<< Ti ricordi cosa è successo prima che giungessi qui? >> La risposta fu ancora negativa.

<< Non ricordi da dove vieni? >> Ancora no.

<< Niente? >> La ragazza fece spallucce e scosse forte la testa, muovendo i capelli biondi in un frusciare setoso. Haiduc era sempre più perplesso: che non si ricordasse della tempesta era plausibile, spesso gli eventi traumatici vengono rielaborati dal corpo dimenticandoli completamente, ma che non ricordasse da dove venisse prima della tempesta…un’inquietudine improvvisa si fece largo in lui, simile ad un brivido, portandogli una nuova domanda a cui doveva assolutamente dare risposta.

<< Ti ricordi chi sei? >>

La domanda aleggiò nella tenda a lungo, greve come un macigno. La ragazza sgranò gli occhi e assottigliò le labbra, guardando Haiduc e nello stesso tempo perdendosi in chissà quali ragionamenti . Alla fine, spaurita, fece ancora no con la testa.

Haiduc l’Albeis sospirò forte, passandosi una mano sul viso e grattandosi il mento, dimenticandosi per un attimo della creatura e pensando solamente che, se lei nulla rammentava, a nulla poteva essergli utile per capire cosa fosse accaduto ad Albeisine. Il pensiero lo infastidì, e si diede dello sciocco per aver creduto ed alimentato una speranza così vana, e sarebbe andato avanti a lungo maledicendo se stesso,  ma un piccolo singhiozzo lo riportò alla realtà: la ragazza aveva gli occhi liquidi di lacrime, e il suo esile corpo era squassato da singhiozzi silenziosi. Haiduc si diede dello stupido per essersi perso nelle sue fantasie, e riportò l’attenzione sulla ragazza, che iniziò a piangere più forte.

<< Non piangere. >> La consolò, azzerando le distanze fra loro. Senza temere di spaventarla, la prese per le braccia e la alzò con delicatezza per farla sedere sul bordo del letto, mentre lei piangeva. Si sedette al suo fianco, circondandole le spalle in un gesto protettivo. << Vedrai che ricorderai chi sei e da dove vieni. >> Le sussurrò, cercando di apparire ottimista, ingannando persino se stesso. << E’ una cosa normale,  perdere la memoria dopo grossi traumi… >> Non sapeva se quella era la cosa giusta da dire, ma era l’unica sensata: non era mai stato un bravo consolatore, lui. << Pensa a questo: sei viva. >> Le disse calorosamente, accarezzandole i capelli con la mano mentre i singhiozzi e le lacrime si facevano più intensi. << Sei viva e vegeta, hai tutta una vita davanti per scoprire il mistero della tua venuta a Winscott e posso giurarti già da ora che non sarai mai sola. >> La ragazza si voltò verso di lui, tirando su col naso. Haiduc rimase colpito dalla sua bellezza, dalla sua aria indifesa, dalla sua innocenza. Le sorrise dolcemente. << Io sono Haiduc, colui che ti ha salvato. Sappi che ti sono amico da qui all’eternità. >> Una campana batté i colpi sul suo cuore: quelle parole avevano il sapore di un giuramento e lui le pronunciava col cuore puro e sincero.

La ragazza sbatté le palpebre ornate da ciglia bionde, così sorpresa da aver smesso di piangere, colpita da quanto l’Albeis le aveva detto. Gli poggiò una mano sul petto, afferrando con dolcezza la stoffa della camicia estiva di Haiduc, mentre l’altra andava a posarsi con delicatezza e naturalezza nel palmo della mano aperta dell’Albeis. << Grazie. >> Disse allora la ragazza, la voce esile, guardando le loro mani unite, la sua in quella di lui, simile ad un uccellino sicuro nel nido.

 

Nicolai li trovò così, stretti in un abbraccio, occhi dentro occhi, e il fatto lo lasciò di stucco: l’Albeis che si lasciava andare a simili tenerezze? E da quando?

<< Siamo arrivati. >> Disse, entrando nella tenda con falsa noncuranza e guardando poi la ragazza, che si strinse al petto di Haiduc, spaventata. Le sorrise, inchinandosi con fare elegante. << Madonna, mi presento: sono Nicolai di Langued’Och, Cavaliere della Lingua, agli ordini di sua maestà Re Scott X di Casa Scott, re di Winscott e delle Coorti interne, delle Isole Sudali e delle Saline. >> Le rivolse un nuovo sorriso, raddrizzandosi, << Mi piegherò volentieri anche ai vostri ordini, Madonna, sempre che lo desideriate e che Haiduc me lo permetta. >>  Ridacchiò all’occhiataccia che l’Albeis gli riservò. << Si, vedo che siete diventati molto amici… >> Commentò, malizioso.

La ragazza arrossì, lasciando scivolare la mano posata sul petto di Haiduc sul suo grembo, coperto dai capelli biondi. << Voi fraintendete. >> Disse,  << Haiduc è la persona a me più cara in quanto è la prima che vedo in questo mondo sconosciuto, in cui sono estranea addirittura a me stessa… >> Rivolse gli occhi a Nicolai. << Ma, se me ne darete il tempo, sono certa che riuscirò ad apprezzare anche voi, messer Nicolai, e anche il vostro Re… >> Si volse di scatto, guardando con aria spaurita lo stuolo di persone che improvvisamente aveva invaso la tenda: erano cinque frati dell’ordine medico, tutti con la testa rasata tranne per i ciuffi sulle orecchie, capitanati dal maestro astrologo. Quest’ultimo si fece avanti, il viso rugoso increspato da un sorriso sincero. << Ragazza. >> Disse, dopo un lungo momento passato a contemplarla. <<  Non sapete quale immenso onore è conoscervi. >>

<< Chi siete. >> Chiese, semplice come un bambino. << Sono amici. >> Rispose per lei Nicolai, << Persone che desiderano conoscerti e…visitarti. >>

La notizia la confuse. << Visitarmi? E perché? >>

<< Siete stata in coma per dieci giorni, madonna. >> L’informò un frate, il cui grembiule era più candido della pelle di Haiduc. << Vi siete ripresa lentamente, risvegliandovi solo stamattina. Vorremmo farvi una visita di controllo, una mera formalità, solo per vedere se siete sana e guarita del tutto. >>  Il frate sorrise, l’aria bonaria e rassicurante. << Non dovete temere, figliola: qui, nessuno vi è nemico. >>

La ragazza guardò Haiduc prima di rispondere e, quando vide che in lui non c’era traccia di reticenza o di falsità, acconsentì a farsi visitare.

 

 

Nicolai fece un fischio di vistosa approvazione, ridacchiando e battendo una mano più volte sulla spalla di Haiduc. << Ben giocata amico mio, davvero ben giocata! >> Esclamò, accendendosi la pipa.

Haiduc rimase a braccia conserte, gli occhi puntati sulla tenda lontana qualche metro da loro. << Cosa è ben giocata? >> Chiese, innervosito da quell’atteggiamento. Nicolai sbuffò una nuvoletta di tabacco alla violetta, ma il vento la disperse prima che potesse spandere il suo odore nell’aria. Gli puntò la pipa contro. << Guarda che non c’è nulla di male, sai? >>

Haiduc emise un verso di esasperazione, roteando gli occhi rossi al cielo.<< Nulla di male in cosa? >>

<< Ma a desiderare una bella figliola come quella, Haiduc! >> Esclamò l’altro, spalancando le braccia e schivando prontamente un cazzotto da parte dell’Albeis. Nicolai si portò a debita distanza, ridendo divertito a quella reazione. << Cosa credi, che non l’abbia notato? Le eri così vicino davvero solo per consolarla? >> Stavolta dovette scansare una pietra. << Sei sempre stato permaloso, lo sai? >>

<< Quella creatura si è sciolta in lacrime proprio davanti a me, Nicolai, come facevo a non consolarla? >> Scattò Haiduc, gesticolando, vistosamente alterato. << Non ho fatto nulla di male! >>

Nicolai continuava a ridacchiare. << Da come ti agiti, sembra che tu abbia commesso il peggiore dei peccati, amico… >> Si fece serio. << Gli Dei sanno cosa è successo a quella creatura, Albeis: sono proprio curioso di sapere se i medici scoprono qualcosa. >>

Haiduc scosse il capo <> Trasse un sospiro. << Quella ragazzina ha qualcosa di speciale. >>

<< Be, sai com’è! >> Esclamò Nicolai, ironico. << Si è appena autorigenerata dopo nove giorni di agonia ed è caduta dal cielo avvolta in una palla di fuoco! Se non è magia quella! >>

Haiduc alzò gli occhi al cielo, inspirando per mantenere la calma. << Se non ti uccido oggi, Nicolai,  giuro che vivrai in eterno! Non è solo per quello… >> Chinò il capo, nella testa l’immagine di lei e lo scintillare degli occhi. << Io…l’ho sognata. >>

<< Sognata? >> Nicolai era perplesso e morse il bocchino della pipa. << Come sognata? >>

<< Un attimo prima che si svegliasse, l’ho vista nel mio sogno. >> L’Albeis si rabbuiò. << Lo conosci il mio sogno, no? Vedo la mia città andare in cenere, cerco di raggiungerla ma vengo affogato dalle acque. >> Sospirò, chiudendo gli occhi e pinzandosi la radice del naso fra pollice e indice. << Di solito, a quel punto, mi sveglio. Ma non stavolta. >>

<< Perché hai visto lei? >>

<< Era una sirena che si muoveva nell’acqua, sinuosa. >> Haiduc se la vide di nuovo innanzi. << L’ho  vista avvicinarsi e guardarmi con quegli incredibili occhi gialli. >> Aprì nuovamente gli occhi, volgendosi verso Nicolai. << Il problema è che io non sapevo ancora di che colore fossero i suoi occhi. >>

Nicolai annuì, meditando un attimo. << Credi che si sia infilata nel tuo sogno, Albeis? >>

<< Certi maghi lo sanno fare. >> Scrollò le spalle. << Maghi antichi e potenti. >>

Nicolai si grattò la fronte col bocchino della pipa, perplesso. << Credi che lei sia qualcosa di simile ad un mago? È risaputo che la loro razza si è estinta secoli or sono. >>

<< Ancora prima che nascessi io. >> Precisò Haiduc. << Ma forse essi vivono altrove, forse qualcuno è sopravvissuto… nelle Antiche Cronache non si parla forse della loro culla, Xeris, il luogo da cui essi provenivano? Forse essi sono tornati da lì- forse, Ellis proviene da li… >>

Nicolai inarcò un sopracciglio. << Ellis? >>

Haiduc si sentì pungere sul vivo, assumendo di nuovo una sfumatura rosata di puro imbarazzo. << L’ho chiamata così. >>

<< Ah, adesso ne reclami anche la paternità! >> Nicolai rise, divertito, ma vedendo la faccia di Haiduc si fece subito serio. << Scherzavo. >>

<< Scherzi sempre troppo per i miei gusti. >> Borbottò Haiduc, acido, incrociando le braccia sul petto e tornando a guardare la tenda: da quanto tempo la stavano visitando? Cosa ci voleva per dire che semplicemente Ellis era una miracolata? << Nicolai, voglio proteggerla. >>

<< E da cosa, se posso saperlo? >>

<< Un essere del genere non scende nel nostro regno tutti i giorni. Attirerà curiosità, morbosità.... >> Haiduc si fece pensieroso. << La vorranno studiare. Cercheranno di usarla per qualche scopo. Magari contro il Re, magari contro qualcun altro. E io non sono d’accordo. >>

Nicolai si fece vicino all’amico, guardandolo negli occhi. << Leggo determinazione nei tuoi occhi da Albeis, ma anche ansia e apprensione. >> Gli batté una mano sulla spalla. << Amico, non devi temere: non sarai solo. Ti darò entrambe le mani, se non saranno impegnate altrove, per proteggere quella creatura.>> Haiduc gli riservò un’occhiata di gratitudine, mentre i frati uscivano finalmente dalla tenda.

 

 

Il frate che aveva rassicurato Ellis delle loro intenzioni era quello più estasiato, mentre gli altri non facevano che confabulare e scuotere la testa, sorpresi e ammaliati da quanto avevano visto. << Una cosa del genere è unica e rara! >> Disse a Nicolai e Haiduc, che avevano chiesto un resoconto della visita. Al frate luccicavano gli occhi. << Quella creatura è completamente rinata… >> Si passò una mano sul viso e volse lo sguardo al cielo, come a rendere lode agli Dei. <<  Essi hanno ascoltato il nostro grido! >> Esclamò, allargando le braccia in un gesto di grazie. << Hanno ascoltato le nostre preghiere e l’hanno miracolata… >>

<< Io sarei cauto a parlare di miracolo, fratello. >> Intervenne il maestro astrologo, fra gli occhi una ruga di severità. << Se fosse davvero un miracolo, a quale pro’ lasciare la creatura senza memoria? >>

Il frate rise sommessamente, una mano davanti alla bocca, come a farsi beffe del suo interlocutore. << Ma per non ricordarle della terribile avventura, no? >> Si guardò attorno, raccogliendo consensi dagli altri frati. << Maestro Wiligelm, a volte sembrate non accorgervi delle risposte più semplici. >>

<< Queste considerazioni semplicistiche le lascio volentieri a gente meno complicata di me, fratello. >> Ribadì il maestro con una punta di permalosità nella voce, avviandosi poi verso la città, solitario. << Maestro Wiligem è sempre stato così. >> Disse Haiduc, sorridendo nel vedere il vecchio che caracollava verso la città. << Anche da giovane. >>

<< E’ stato l’unico a non unirsi alla preghiera collettiva. >> Spifferò il frate, contrariato. << Quell’uomo è senza Dei! >> Haiduc fissò il frate, facendolo ammutolire. << Avrà avuto i suoi buoni motivi per non lodare gli Dei. >> Gli passò innanzi, entrando nella tenda. << E, in ogni caso, voi non avete pregato per la una  rinascita, ma per una morte pietosa. >>

 

 

Quando entrarono, Ellis era in piedi, vestita di una lunga camicia da notte, i capelli che le arrivavano di poco sotto le reni. Dava le spalle all’entrata e sussultò quando sentì la tenda frusciare ma, una volta riconosciuti Haiudc e Nicolai, sorrise. << Finalmente se ne sono andati. >> Sussurrò, avvicinandosi a loro. Li prese entrambi per mano, con naturalezza, quasi fossero amici da una vita. << Non ne potevo più. >>

<< Che cosa ti hanno fatto? >> Chiese Haiduc, curioso. Ellis scrollò le spalle, indifferente. << Mi hanno toccato dappertutto, persino li. >> E si indicò il pube. << E hanno continuato a parlare di miracolo e arendere lode agli dei. Haiduc, perché dicevano così? >>

Nicolai lanciò all’Albeis un’occhiata: e adesso? Haiduc si schiarì la gola. << Vedi, non ti ho detto tutto. >> Accennò al letto. << Siediti. >> Ellis annuì e si sedette lentamente sul letto, sbuffando per i pochi movimenti compiuti. Haiduc e Nicolai si sedettero sulle sedie davanti a lei.

Ellis sollevò un sopracciglio invisibile, invitandoli a parlare. Con un profondo sospirò, Haiduc iniziò a raccontare.

 

-O-

 

Haiduc incrociò le braccia sul petto, concludendo così la versione dei fatti. << Questo è quanto. >>

<< Io? >> Ellis si puntò un indice al petto, esterrefatta. Haiduc e Nicolai annuirono, solenni, attendendo per farle assimilare la notizia. Lei rimase così, l’indice sullo sterno, troppo colpita anche per pensare. Lei era arrivata con una palla di fuoco…

<< E sono guarita così di colpo? >> Esclamò, facendo sobbalzare entrambi i suoi interlocutori.  Ellis si toccò il viso. << Ma ora sto bene! >>  Si toccò le orecchie e la fronte, quasi a volersi controllare. << Ora sto bene… >>  Si mise le mani dappertutto, continuando a ripeterlo.

<< Ora. >> Disse Nicolai, sorridendo a tutta quella foga. << Ora si che stai bene, ma prima avevi un aspetto orribile. >>

<< Non ne dubito… >> Ellis sospirò, osservandosi con attenzione le dita dei piedi. << Dunque, sono semplicemente rinata. >>

Haiduc annuì. << Parliamo pure di resurrezione. Sei riuscita a ricordare qualcosa? >>

Ellis scosse il capo, sconsolata. << No. Non ricordo nemmeno il mio nome. >> Haiduc e Nicolai si scambiarono un’occhiata. << Noi un nome te l’avremmo dato. >> Ammise Nicolai, sorridendo alla sua espressione stupita. <<  Che nome è? >> Chiese lei, gli occhi che brillavano di curiosità. << Ellis. >> Disse Haiduc, e la sua voce tremò appena. Si schiarì la gola prima di proseguire. << Significa “ Sole” nella lingua antica. Tu sei bella come il sole, quindi Ellis è perfetto. >> L’Albeis aggiunse quelle ultime parole in maniera sbrigativa, quasi se ne vergognasse. Dal canto suo, Ellis arrossì di piacere. << E’ un nome molto bello. >> Convenne, guardando Haiduc ed arrossendo maggiormente. <<  Lo accetto con piacere. >>

L’Albeis e la Stella Morente rimasero a guardarsi ancora per un po’, mentre Nicolai spiava le loro emozioni e sorrideva con aria sorniona.

 

 

 

 

 

 

Cantuccio: ahem… eccomi qui.

Non so, a me questa storia piace tanto. E’ una storia che avrei sempre voluto leggere, ma evidentemente altri la pensano come me…. mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, voi che passate di qui, tanto per sapere se sono sulla retta via o sono così accecata dalla mia bravura- si, sono un’inguaribile egocentrica. In verità, avevo postato questa storia per due motivi: avere dei pareri e crogiolarmi… si, lo so, sono anche sfacciata e probabilmente vi starò antipatica- per non dire sul ca- -o – ma io sono così.

 

Accetto sia cose positive, che negative, che neutre. Dai, orsù, fate felice questa piccola bitch.

 Vostra, Anna.

  
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