Capitolo
tre_ presa di coscenza.
La
ragazza era ancora stesa nel letto da
campo, le lenzuola macchiate del suo sangue, nella stessa posizione in
cui
Haiduc l’aveva lasciata prima di addormentarsi. Era uguale a
prima, ma gli
occhi erano aperti e lo fissavano con infantile curiosità.
Avevano un non so
che di magico, quegli occhi color del grano, e
l’Albeis non poteva fare a meno di perdersi
in essi.
La
ragazza cambiò posizione e si sedette sul letto. Si
guardò le mani, piccole e
affusolate e contrasse sotto le coperte le dita dei piedi- una cosa che
illuminò il suo viso di un tenue sorriso. Poi
tornò a guardare Haiduc, come se
solo in quel momento si fosse ricordata che anche lui era nella tenda.
Stranamente, non si coprì davanti a lui. Con movimenti lenti
e impacciati, la
ragazza fece scivolare le gambe fuori dalle lenzuola, lasciandole
ciondolare
dal bordo del letto. Allungò il collo per vedere quanta
distanza c’era tra i
piedi e il pavimento e, puntellandosi con le mani, lasciò
scivolare il sedere e
toccò con le punte degli alluci il tappeto che costituiva il
pavimento della
tenda. Haiduc seguiva i suoi movimenti, seduto davanti a lei, estasiato
dalla
concentrazione che lei metteva in ogni singolo gesto, come la lingua
che spuntava
da un angolo delle labbra, piccola e rossa come una fragola, o come il
tremore
nei bicipiti delle braccia, segno che si stava sforzando troppo per le
sue
esigue risorse fisiche. Fu allora che si riscosse da quella visione.
<<
Non affaticarti. >> Le disse, e la ragazza
alzò di scatto la testa,
sorpresa, cristallizzandosi nei movimenti. Haiduc si alzò in
piedi, per andarle
incontro. << Mi capisci? >> Chiese,
cercando di apparire il più
amichevole possibile. Stese una mano davanti a se, indeciso se toccarla
o meno.
<< Sei molto debole. >> Aggiunse,
acquistando un pallido colorito
rosato che rivelava l’imbarazzo di quella situazione.
La
ragazza non rispose subito. Terminò la discesa dal letto,
tastando con le
piante dei piedi la consistenza morbida del tappeto, finemente
arabescato, e si
asciugò le goccioline di sudore che le imperlavano la
fronte. Fece un paio di
respiri, prima di guardare Haiduc dritto negli occhi. Solo allora
annuì.
<< Bene. >> Fece l’Albeis,
traendo un sospiro per allentare la
tensione. << Hai idea di come sei giunta qui?
>> Chiese,
tentennante . Lei ci pensò, per poi scuotere il capo.
<<
Ti ricordi cosa è successo prima che giungessi qui?
>> La risposta fu
ancora negativa.
<<
Non ricordi da dove vieni? >> Ancora no.
<<
Niente? >> La ragazza fece spallucce e scosse forte la
testa, muovendo i
capelli biondi in un frusciare setoso. Haiduc era sempre più
perplesso: che non
si ricordasse della tempesta era plausibile, spesso gli eventi
traumatici vengono
rielaborati dal corpo dimenticandoli completamente, ma che non
ricordasse da
dove venisse prima della
tempesta…un’inquietudine improvvisa si fece largo
in lui, simile ad un brivido,
portandogli una nuova domanda a cui doveva assolutamente dare risposta.
<<
Ti ricordi chi sei?
>>
La
domanda aleggiò nella tenda a lungo, greve come un macigno.
La ragazza sgranò
gli occhi e assottigliò le labbra, guardando Haiduc e nello
stesso tempo
perdendosi in chissà quali ragionamenti . Alla fine,
spaurita, fece ancora no
con la testa.
Haiduc
l’Albeis sospirò forte, passandosi una mano sul
viso e grattandosi il mento,
dimenticandosi per un attimo della creatura e pensando solamente che,
se lei
nulla rammentava, a nulla poteva essergli utile per capire cosa fosse
accaduto
ad Albeisine. Il pensiero lo infastidì, e si diede dello
sciocco per aver
creduto ed alimentato una speranza così vana, e sarebbe
andato avanti a lungo
maledicendo se stesso, ma
un piccolo
singhiozzo lo riportò alla realtà: la ragazza
aveva gli occhi liquidi di
lacrime, e il suo esile corpo era squassato da singhiozzi silenziosi.
Haiduc si
diede dello stupido per essersi perso nelle sue fantasie, e
riportò l’attenzione
sulla ragazza, che iniziò a piangere più forte.
<<
Non piangere. >> La consolò, azzerando le
distanze fra loro. Senza temere
di spaventarla, la prese per le braccia e la alzò con
delicatezza per farla
sedere sul bordo del letto, mentre lei piangeva. Si sedette al suo
fianco,
circondandole le spalle in un gesto protettivo. << Vedrai
che ricorderai
chi sei e da dove vieni. >> Le sussurrò,
cercando di apparire ottimista,
ingannando persino se stesso. << E’ una cosa
normale, perdere la
memoria dopo grossi traumi…
>> Non sapeva se quella era la cosa giusta da dire, ma
era l’unica
sensata: non era mai stato un bravo consolatore, lui. <<
Pensa a questo:
sei viva. >> Le disse calorosamente, accarezzandole i
capelli con la mano
mentre i singhiozzi e le lacrime si facevano più intensi.
<< Sei viva e
vegeta, hai tutta una vita davanti per scoprire il mistero della tua
venuta a
Winscott e posso giurarti già da ora che non sarai mai sola.
>> La
ragazza si voltò verso di lui, tirando su col naso. Haiduc
rimase colpito dalla
sua bellezza, dalla sua aria indifesa, dalla sua innocenza. Le sorrise
dolcemente. << Io sono Haiduc, colui che ti ha salvato.
Sappi che ti sono
amico da qui all’eternità. >> Una
campana batté i colpi sul suo cuore:
quelle parole avevano il sapore di un giuramento e lui le pronunciava
col cuore
puro e sincero.
La
ragazza sbatté le palpebre ornate da ciglia bionde,
così sorpresa da aver
smesso di piangere, colpita da quanto l’Albeis le aveva
detto. Gli poggiò una
mano sul petto, afferrando con dolcezza la stoffa della camicia estiva
di
Haiduc, mentre l’altra andava a posarsi con delicatezza e
naturalezza nel palmo
della mano aperta dell’Albeis. << Grazie.
>> Disse allora la
ragazza, la voce esile, guardando le loro mani unite, la sua in quella
di lui,
simile ad un uccellino sicuro nel nido.
Nicolai
li trovò così, stretti in un abbraccio, occhi
dentro occhi, e il fatto lo
lasciò di stucco: l’Albeis che si lasciava andare
a simili tenerezze? E da
quando?
<<
Siamo arrivati. >> Disse, entrando nella tenda con falsa
noncuranza e
guardando poi la ragazza, che si strinse al petto di Haiduc,
spaventata. Le
sorrise, inchinandosi con fare elegante. << Madonna, mi
presento: sono
Nicolai di Langued’Och, Cavaliere della Lingua, agli ordini
di sua maestà Re
Scott X di Casa Scott, re di Winscott e delle Coorti interne, delle
Isole
Sudali e delle Saline. >> Le rivolse un nuovo sorriso,
raddrizzandosi,
<< Mi piegherò volentieri anche ai vostri
ordini, Madonna, sempre che lo
desideriate e che Haiduc me lo permetta. >> Ridacchiò
all’occhiataccia che l’Albeis gli
riservò. << Si, vedo che siete diventati molto
amici… >> Commentò,
malizioso.
La
ragazza arrossì, lasciando scivolare la mano posata sul
petto di Haiduc sul suo
grembo, coperto dai capelli biondi. << Voi fraintendete.
>> Disse, <<
Haiduc è la persona a me più cara in
quanto è la prima che vedo in questo mondo sconosciuto, in
cui sono estranea
addirittura a me stessa… >> Rivolse gli occhi
a Nicolai. << Ma, se
me ne darete il tempo, sono certa che riuscirò ad apprezzare
anche voi, messer
Nicolai, e anche il vostro Re… >> Si volse di
scatto, guardando con aria
spaurita lo stuolo di persone che improvvisamente aveva invaso la
tenda: erano cinque
frati dell’ordine medico, tutti con la testa rasata tranne
per i ciuffi sulle
orecchie, capitanati dal maestro astrologo. Quest’ultimo si
fece avanti, il
viso rugoso increspato da un sorriso sincero. << Ragazza.
>> Disse,
dopo un lungo momento passato a contemplarla. << Non sapete quale immenso
onore è conoscervi.
>>
<<
Chi siete. >> Chiese, semplice come un bambino.
<< Sono amici.
>> Rispose per lei Nicolai, << Persone che
desiderano conoscerti
e…visitarti. >>
La
notizia la confuse. << Visitarmi? E perché?
>>
<<
Siete stata in coma per dieci giorni, madonna. >>
L’informò un frate, il
cui grembiule era più candido della pelle di Haiduc.
<< Vi siete ripresa
lentamente, risvegliandovi solo stamattina. Vorremmo farvi una visita
di
controllo, una mera formalità, solo per vedere se siete sana
e guarita del
tutto. >> Il
frate sorrise, l’aria
bonaria e rassicurante. << Non dovete temere, figliola:
qui, nessuno vi è
nemico. >>
La
ragazza guardò Haiduc prima di rispondere e, quando vide che
in lui non c’era
traccia di reticenza o di falsità, acconsentì a
farsi visitare.
Nicolai
fece un fischio di vistosa approvazione, ridacchiando e battendo una
mano più
volte sulla spalla di Haiduc. << Ben giocata amico mio,
davvero ben
giocata! >> Esclamò, accendendosi la pipa.
Haiduc
rimase a braccia conserte, gli occhi puntati sulla tenda lontana
qualche metro
da loro. << Cosa è ben giocata?
>> Chiese, innervosito da
quell’atteggiamento. Nicolai sbuffò una nuvoletta
di tabacco alla violetta, ma
il vento la disperse prima che potesse spandere il suo odore
nell’aria. Gli
puntò la pipa contro. << Guarda che non
c’è nulla di male, sai? >>
Haiduc
emise un verso di esasperazione, roteando gli occhi rossi al
cielo.<<
Nulla di male in cosa?
>>
<<
Ma a desiderare una bella figliola come quella, Haiduc!
>> Esclamò
l’altro, spalancando le braccia e schivando prontamente un
cazzotto da parte
dell’Albeis. Nicolai si portò a debita distanza,
ridendo divertito a quella
reazione. << Cosa credi, che non l’abbia
notato? Le eri così vicino
davvero solo per consolarla?
>>
Stavolta dovette scansare una pietra. << Sei sempre stato
permaloso, lo
sai? >>
<<
Quella creatura si è sciolta in lacrime proprio davanti a
me, Nicolai, come
facevo a non consolarla? >> Scattò Haiduc,
gesticolando, vistosamente
alterato. << Non ho fatto nulla di male! >>
Nicolai
continuava a ridacchiare. << Da come ti agiti, sembra che
tu abbia commesso
il peggiore dei peccati, amico… >> Si fece
serio. << Gli Dei sanno
cosa è successo a quella creatura, Albeis: sono proprio
curioso di sapere se i
medici scoprono qualcosa. >>
Haiduc
scosse il capo <
<<
Be, sai com’è! >> Esclamò
Nicolai, ironico. << Si è appena
autorigenerata dopo nove giorni di agonia ed è caduta dal
cielo avvolta in una
palla di fuoco! Se non è magia quella! >>
Haiduc
alzò gli occhi al cielo, inspirando per mantenere la calma.
<< Se non ti
uccido oggi, Nicolai, giuro
che vivrai
in eterno! Non è solo
per quello…
>> Chinò il capo, nella testa
l’immagine di lei e lo scintillare degli
occhi. << Io…l’ho sognata.
>>
<<
Sognata? >> Nicolai era perplesso e morse il bocchino
della pipa.
<< Come sognata? >>
<<
Un attimo prima che si svegliasse, l’ho vista nel mio sogno.
>> L’Albeis
si rabbuiò. << Lo conosci il mio sogno, no?
Vedo la mia città andare in
cenere, cerco di raggiungerla ma vengo affogato dalle acque.
>> Sospirò,
chiudendo gli occhi e pinzandosi la radice del naso fra pollice e
indice.
<< Di solito, a quel punto, mi sveglio. Ma non stavolta.
>>
<<
Perché hai visto lei? >>
<<
Era una sirena che si muoveva nell’acqua, sinuosa.
>> Haiduc se la vide
di nuovo innanzi. << L’ho
vista
avvicinarsi e guardarmi con quegli incredibili occhi gialli.
>> Aprì
nuovamente gli occhi, volgendosi verso Nicolai. << Il
problema è che io
non sapevo ancora di che colore fossero i suoi occhi. >>
Nicolai
annuì, meditando un attimo. << Credi che si
sia infilata nel tuo sogno,
Albeis? >>
<<
Certi maghi lo sanno fare. >> Scrollò le
spalle. << Maghi antichi e
potenti. >>
Nicolai
si grattò la fronte col bocchino della pipa, perplesso.
<< Credi che lei
sia qualcosa di simile ad un mago? È risaputo che la loro
razza si è estinta
secoli or sono. >>
<<
Ancora prima che nascessi io. >> Precisò
Haiduc. << Ma forse essi
vivono altrove, forse qualcuno è sopravvissuto…
nelle Antiche Cronache non si
parla forse della loro culla, Xeris, il luogo da cui essi provenivano?
Forse
essi sono tornati da lì- forse, Ellis proviene da
li… >>
Nicolai
inarcò un sopracciglio. << Ellis?
>>
Haiduc
si sentì pungere sul vivo, assumendo di nuovo una sfumatura
rosata di puro
imbarazzo. << L’ho chiamata così.
>>
<<
Ah, adesso ne reclami anche la paternità! >>
Nicolai rise, divertito, ma
vedendo la faccia di Haiduc si fece subito serio. <<
Scherzavo. >>
<<
Scherzi sempre troppo per i miei gusti. >>
Borbottò Haiduc, acido,
incrociando le braccia sul petto e tornando a guardare la tenda: da
quanto
tempo la stavano visitando? Cosa ci voleva per dire che semplicemente
Ellis era
una miracolata? << Nicolai, voglio proteggerla.
>>
<<
E da cosa, se posso saperlo? >>
<<
Un essere del genere non scende nel nostro regno tutti i giorni.
Attirerà
curiosità, morbosità.... >> Haiduc
si fece pensieroso. << La
vorranno studiare. Cercheranno di usarla per qualche scopo. Magari
contro il
Re, magari contro qualcun altro. E io non sono d’accordo.
>>
Nicolai
si fece vicino all’amico, guardandolo negli occhi.
<< Leggo
determinazione nei tuoi occhi da Albeis, ma anche ansia e apprensione.
>>
Gli batté una mano sulla spalla. << Amico, non
devi temere: non sarai
solo. Ti darò entrambe le mani, se non saranno impegnate
altrove, per
proteggere quella creatura.>> Haiduc gli
riservò un’occhiata di
gratitudine, mentre i frati uscivano finalmente dalla tenda.
Il frate
che aveva rassicurato Ellis delle loro intenzioni era quello
più estasiato,
mentre gli altri non facevano che confabulare e scuotere la testa,
sorpresi e ammaliati
da quanto avevano visto. << Una cosa del genere
è unica e rara! >>
Disse a Nicolai e Haiduc, che avevano chiesto un resoconto della
visita. Al frate
luccicavano gli occhi. << Quella creatura è
completamente rinata…
>> Si passò una mano sul viso e volse lo
sguardo al cielo, come a rendere
lode agli Dei. << Essi
hanno
ascoltato il nostro grido! >> Esclamò,
allargando le braccia in un gesto
di grazie. << Hanno ascoltato le nostre preghiere e
l’hanno miracolata…
>>
<<
Io sarei cauto a parlare di miracolo, fratello. >>
Intervenne il maestro
astrologo, fra gli occhi una ruga di severità.
<< Se fosse davvero un
miracolo, a quale pro’ lasciare la creatura senza memoria?
>>
Il frate
rise sommessamente, una mano davanti alla bocca, come a farsi beffe del
suo
interlocutore. << Ma per non ricordarle della terribile
avventura, no?
>> Si guardò attorno, raccogliendo consensi
dagli altri frati. <<
Maestro Wiligelm, a volte sembrate non accorgervi delle risposte
più semplici.
>>
<<
Queste considerazioni semplicistiche le lascio volentieri a gente meno
complicata di me, fratello. >> Ribadì il
maestro con una punta di
permalosità nella voce, avviandosi poi verso la
città, solitario. <<
Maestro Wiligem è sempre stato così.
>> Disse Haiduc, sorridendo nel
vedere il vecchio che caracollava verso la città.
<< Anche da giovane.
>>
<<
E’ stato l’unico a non unirsi alla preghiera
collettiva. >> Spifferò il
frate, contrariato. << Quell’uomo è
senza Dei! >> Haiduc fissò il
frate, facendolo ammutolire. << Avrà avuto i
suoi buoni motivi per non
lodare gli Dei. >> Gli passò innanzi, entrando
nella tenda. << E,
in ogni caso, voi non avete pregato per la
una rinascita,
ma per una morte pietosa.
>>
Quando
entrarono, Ellis era in piedi, vestita di una lunga camicia da notte, i
capelli
che le arrivavano di poco sotto le reni. Dava le spalle
all’entrata e sussultò
quando sentì la tenda frusciare ma, una volta riconosciuti
Haiudc e Nicolai,
sorrise. << Finalmente se ne sono andati.
>> Sussurrò,
avvicinandosi a loro. Li prese entrambi per mano, con naturalezza,
quasi
fossero amici da una vita. << Non ne potevo
più. >>
<<
Che cosa ti hanno fatto? >> Chiese Haiduc, curioso. Ellis
scrollò le
spalle, indifferente. << Mi hanno toccato dappertutto,
persino li.
>> E si indicò il pube. << E
hanno continuato a parlare di miracolo
e arendere lode agli dei. Haiduc, perché dicevano
così? >>
Nicolai
lanciò all’Albeis un’occhiata: e adesso?
Haiduc si schiarì la gola. <<
Vedi, non ti ho detto tutto. >> Accennò al
letto. << Siediti.
>> Ellis annuì e si sedette lentamente sul
letto, sbuffando per i pochi
movimenti compiuti. Haiduc e Nicolai si sedettero sulle sedie davanti a
lei.
Ellis
sollevò un sopracciglio invisibile, invitandoli a parlare.
Con un profondo
sospirò, Haiduc iniziò a raccontare.
-O-
Haiduc
incrociò le braccia sul petto, concludendo così
la versione dei fatti. <<
Questo è quanto. >>
<< Io? >> Ellis si
puntò un indice
al petto, esterrefatta. Haiduc e Nicolai annuirono, solenni, attendendo
per
farle assimilare la notizia. Lei rimase così,
l’indice sullo sterno, troppo
colpita anche per pensare. Lei era
arrivata con una palla di fuoco…
<<
E sono guarita così di colpo? >>
Esclamò, facendo sobbalzare entrambi i
suoi interlocutori. Ellis
si toccò il
viso. << Ma ora sto bene! >>
Si toccò le orecchie e la fronte, quasi a
volersi controllare. <<
Ora sto bene… >> Si
mise le mani
dappertutto, continuando a ripeterlo.
<<
Ora. >> Disse Nicolai, sorridendo a tutta quella foga.
<< Ora si
che stai bene, ma prima avevi un aspetto orribile. >>
<<
Non ne dubito… >> Ellis sospirò,
osservandosi con attenzione le dita dei
piedi. << Dunque, sono semplicemente rinata.
>>
Haiduc
annuì. << Parliamo pure di resurrezione. Sei
riuscita a ricordare
qualcosa? >>
Ellis
scosse il capo, sconsolata. << No. Non ricordo nemmeno il
mio nome.
>> Haiduc e Nicolai si scambiarono un’occhiata.
<< Noi un nome te
l’avremmo dato. >> Ammise Nicolai, sorridendo
alla sua espressione
stupita. << Che
nome è? >>
Chiese lei, gli occhi che brillavano di curiosità.
<< Ellis. >>
Disse Haiduc, e la sua voce tremò appena. Si
schiarì la gola prima di
proseguire. << Significa “ Sole”
nella lingua antica. Tu sei bella come
il sole, quindi Ellis è perfetto. >>
L’Albeis aggiunse quelle ultime
parole in maniera sbrigativa, quasi se ne vergognasse. Dal canto suo,
Ellis
arrossì di piacere. << E’ un nome
molto bello. >> Convenne,
guardando Haiduc ed arrossendo maggiormente. << Lo accetto con piacere.
>>
L’Albeis
e la Stella Morente rimasero a guardarsi ancora per un po’,
mentre Nicolai
spiava le loro emozioni e sorrideva con aria sorniona.
Cantuccio:
ahem… eccomi qui.
Non so,
a me questa storia piace tanto. E’ una storia che avrei
sempre voluto leggere,
ma evidentemente altri la pensano come me…. mi piacerebbe
sapere cosa ne
pensate, voi che passate di qui, tanto per sapere se sono sulla retta
via o
sono così accecata dalla mia bravura- si, sono
un’inguaribile egocentrica. In verità,
avevo postato questa storia per due motivi: avere dei pareri e
crogiolarmi… si,
lo so, sono anche sfacciata e probabilmente vi starò
antipatica- per non dire
sul ca- -o – ma io sono così.
Accetto sia
cose positive, che negative, che neutre. Dai, orsù, fate
felice questa piccola
bitch.
Vostra, Anna.