Dietro cappelli di lana a metà fronte e le sciarpe fin sotto il naso, le facce tiepide dei due che avrebbero preferito rimanere nei loro letti piuttosto che andare a gelare davanti ad un banco.
Con le braccia rigide, camminano a passo lento attraverso il corridoio di neve, scavato di prima mattina.
Decine di scarpe scricchiolanti avanzano insieme davanti al cancello ghiacciato.
Finalmente gli addormentati spalancano la porta ed un caldo piacevole li scioglie.
Sono i primi a passare per le scale, oggi, sono ancora fin troppo troppo pulite.
Grazie ad un'improvvisa scarica di adrenalina, cominciano a correre fin dentro l'aula.
Velocemente occupano i due banchi in fondo, vicino al calorifero, cominciano in modo sgraziato e tremendamente disordinato a mettersi comodi, togliendosi gli strati esterni della loro apparente armatura.
Prima i guanti, i giubbotti e i cappelli. Poi ovunque attorno a loro cadono zaini, sciarpe, felpe e anche un maglione.
« Ciumbia! Non vorrete farmi cominciare la lezione in questo porcile, spero! »
Quello che sembrava un'innoquo "uomo delle nevi", aveva appena parlato con una voce gracchiante, terribilmente simile a quella della Rigotto, la professoressa di matematica.
« Sembra la camera di mio figlio, per la miseria! »
Forse per quei due sarebbe stato davvero meglio rimanere nei loro caldi letti.