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Autore: JulieMary    04/09/2012    11 recensioni
Katherine non vuole partire, non vuole lasciare i suoi amici nel Texas per frequentare un campo estivo nel Tennessee ma, dopo varie pressioni dei suoi genitori che lei tanto non sopporta, si sente obbligata ad andarsene.
Bonnie, invece, lascia la sua Manchester sotto consiglio di sua sorella per poter dimenticare il suo ex ragazzo Gordon. Lei spera che una bella vacanza possa aiutarla a voltare pagina e Brittany, spensierata e scherzosa ragazza del Canada, aspetta con ansia la conferma da parte del campo estivo "Forever young" per poter rivedere Louis, il ragazzo per cui ha preso una cotta l'estate precedente, e i suoi amici d'estate Harry, Niall, Liam e Zayn.
Tre ragazze diverse tra loro, risate, pianti e amori unici nel loro genere. Cosa succederà durante questa vacanza a Nashville?
Questa è una storia in cui sono protagonisti un amore tra due opposti, cotte, speranze e molte complicazioni.
(¯`·._.·[STORIA SOSPESA]·._.·´¯)
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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2 – Idiot guys

 

 

Katherine

 

Dopo lunghe ore di viaggio, il mio aereo è finalmente arrivato a Nashville.

“Ascolta tuo padre, è meglio se parti” mi ha consigliato mia mamma qualche giorno fa e io, guardandola storta, mi sono sentita tradita.
Si, tradita, perché ho sempre pensato che io e lei fossimo sempre state dalla stessa parte, la parte contro mio padre, e invece? Da quando mia mamma approva quello dice lui? È assurdo!
“Cosa?” le ho chiesto sbalordita. “Credevo mi avresti aiutata a convincerlo a farmi rimanere qui!” ho aggiunto, gridando quasi.
“Ti prego Katherine, non cominciare! Trovo che sia giusto per te cambiare aria” mi ha detto lei con tono calmo, come se non si fosse accorta che io avevo appena alzato il tono di voce.
“Non ho bisogno di cambiare aria! So benissimo cosa voglio e cosa mi fa bene!” ho insistito, ma invano.
“E sentiamo, cosa vuoi fare?” mi ha sfidato mia mamma, rimanendo tutta orecchi.
“Cosa voglio fare? Passare tutta l’estate con Tori e Oliver, qui in Texas! Cosa farei in un campo estivo nel Tennessee? Una piccola esploratrice che si diverte a studiare il comportamento delle marmotte? O a imparare come accendere il fuoco? Ma andiamo!” ho cominciato ad alterarmi sul serio, molto infastidita dalla situazione.
“Non è il campeggio dei boyscout, Katherine! È un campo estivo per ragazzi della tua età! Papà ha detto che fanno fare molti sport”.
“Al diavolo gli sport!” le ho urlato in faccia, poi le ho dato le spalle per uscire dalla cucina e correre in camera mia, dove poi mi sono chiusa a chiave e ho messo la musica a tutto volume.
Escape the fate, per intenderci.
Subito poco dopo essermi buttata sul letto, ho sentito qualcuno bussare alla porta.
“Kat, abbassa la musica!”.
Ho riconosciuto la voce di mio papà e, avendocela maggiormente con lui, mi sono alzata dal letto e ho alzato la musica ancora di più. “Chi cazzo se ne frega” mi sono detta tra me e me, poi mi sono buttata nuovamente sul letto, ignorando tutti gli altri richiami dei miei; alla fine sapevo che prima o poi mi avrebbero lasciata in pace.
Beh, ma non per molto.
Il giorno dopo mi hanno ancora parlato del campo estivo.
“Tu hai bisogno di rilassarti” mi ha ripetuto mia mamma. Perfetto, ci mancava solo lei a farmi arrabbiare; mio papà a quanto pare non bastava.
Ogni volta che lei mi parlava di sto cazzo di campo la ignoravo, certa che prima o poi non avrebbe più toccato l’argomento, fin quando poi, la sera, ho visto mio papà tornare a casa con un biglietto aereo.
Avrei voluto spaccare qualsiasi cosa in quel momento; le mie mani tremavano incessantemente per il nervoso.
“Ma si, che sparisca! Così non vedrò per un bel po’ le vostre facce!” ho urlato dopo aver strappato via dalle mani di mio papà il biglietto per Nashville e adesso eccomi qui, sola in un aeroporto a me sconosciuto.
Sono incazzata, tanto per cambiare: per un mese e mezzo non potrò vedere i miei amici e per di più non potrò suonare la chitarra, infatti non ho potuto portarla con me.
Motivo? I miei me l’hanno chiusa in cantina!
“Non ti servirà” mi ha detto mio padre. Oh, fanculo!
E il cellulare? Confiscato anche quello, roba da matti. Per fortuna ho le mie sigarette con me.
Dopo aver girovagato per l’aeroporto per trovare l’uscita, mi dirigo trascinando il mio trolley dietro di me verso un taxi, prenotandolo.
-Campo estivo “Forever Young”, per favore- ordino al tassista appena salgo sull’autovettura gialla. Forever Young, che nome del cazzo. Mi sento la bocca amara ad averlo pronunciato.
-Subito signorina- mi risponde l’uomo gentilmente e poco dopo parte.
Per fortuna non ci metto molto ad arrivare e, appena scendo dal taxi, dopo aver pagato il viaggio, comincio a guardarmi attorno: qui è pieno zeppo di alberi, siepi e staccionate di legno; molti ragazzi appena arrivati scorrazzano di qua e di là allegramente mentre vicino all’entrata del campo –dove si alza l’alta insegna verde “Forever Young”- ci sono due signore che parlano con un megafono.
-Benvenuti ad un nuovo anno del campo estivo ragazzi! Rincontrerete gli amici dell’anno scorso, praticherete i nostri sport di sempre e vi divertirete!- dice una tizia sulla quarantina dai capelli corti e biondi. Penso che sia la direttrice.
-Andate tutti al centralino per recuperare le chiavi dei vostri bungalow!-prende parola l’altra signora, leggermente più bassa dell’altra e coi capelli rossicci lunghi fino alle spalle. Chissà, magari è la vice, oppure l’assistente della direttrice.
Oh, che cazzo ne so.
Do ascolto all’ordine di quest’ultima e mi avvio alla ricerca del centralino. Varco l’entrata del campo e voltandomi a destra, appena dietro la pedana dove stanno urlando quelle due galline, noto un’insegna con scritto “centralino” e vado lì a passi svelti; voglio sistemare subito il mio bagaglio nel mio bungalow.
-Come ti chiami, cara?-mi chiede la signora che c’è dietro il bancone in legno.
-Katherine Ortega- rispondo tranquillamente. La tizia occhialuta controlla una specie di registro con dei nomi e subito dopo mi vengono consegnate le chiavi. Uhm, bungalow numero 81.
È meglio se comincio ad avventurarmi per il campo, voglio arrivare al bungalow il prima possibile.
-Ehi ciao!- sento un qualcuno che mi saluta. Mi volto e trovo un ragazzo biondo, occhi azzurri, pelle rosea e espressione da coglione. E questo chi cazzo è?
-Ciao- ricambio il saluto facendo una smorfia spontaneamente.
-Hai delle belle poppe, tesoro- mi dice il tipo facendomi l’occhiolino. Come scusa?
-Screanzato!- esclamo e gli tiro un ceffone in piena faccia, facendogli emettere un verso. Ma come si permette di prendere in giro la mia seconda di tette?
Ad un tratto sento delle risate da parte di un gruppo di ragazzi, immagino anche loro idioti come questo biondino dalla faccia paragonabile ad una cacchetta di piccione.
-E chi lo pensava che Horan sarebbe stato capace di farlo?- dice uno di loro continuando a ridere.
Quei tizi non oso nemmeno guardarli in faccia e me ne vado a passi svelti verso il mio bungalow, disperso chissà in quale parte del campo.
Bah, lo sapevo che qui ci vengono solo dei bambocci! Il posto non s i dovrebbe chiamare “Forever young” ma “Forever idiot”!

 

 

 

 

Brittany

 

-Louiiiis!- chiamo il ragazzo più bello del mondo non appena lo vedo ridere con quegli altri quattro babbuini.
Mr. Doncaster si guarda intorno e, dopo avermi trovata, apre il suo viso in un sorriso smagliante.
-Briiit!- urla il mio nome sistemandosi in un lampo il ciuffo.
Comincio a corrergli incontro come una deficiente e lui mi raggiunge. Appena ci incontriamo, Louis mi prende in braccio facendomi fare una giravolta, poi mi rimette a terra, dove giacciono i miei due bagagli che avevo mollato poco prima di stringermi al mio inglesino.
-Che bello rivederti, mi sei mancata- mi dice lui dolcemente, facendomi arrossire.
-Anche tu mi sei mancato, Lou- ammetto dandogli un buffetto sulla guancia.
Oh, quanti gliene ho dati l’anno scorso!
-Ehi Brit, ciao!- sento la voce di Zayn salutarmi e mi volto verso di lui, dove dietro la sua schiena trovo Harry, Liam e Niall che, stranamente, si massaggia una guancia.
-Ciaooo!- mi apro in un sorriso ancora più grande per salutare quegli altri pazzi dei miei amici d’estate e, a turno, abbraccio tutti.
Dopo aver abbracciato Niall, noto che la guancia che poco fa si stava massaggiando è rossa come un pomodoro e.. a forma di cinquina!
-Che ti è successo?- chiedo al biondino sfiorando con un dito la sua guancia arrossata.
-Ehm..- comincia la frase imbarazzato, guardando per terra e sorridendo lievemente.
-E’ stato schiaffeggiato da una ragazza a cui ha detto che ha delle belle poppe!- parla Harry divertito, cominciando a ridere. Mi contagia subito.
-Dio ragazzi, siete appena arrivati e già vi date alle solite cazzate?- chiedo io, ma lo ammetto, non sono poi così sorpresa.
Mi ricordo quando Zayn doveva dire a Joelle che odia i francesi (che non è vero, tra l’altro) ma in compenso ci ha guadagnato degli spicci! Ho ancora impressa nella mente la faccia che ha fatto lei quando lui gliel’ha detto, povera!
A proposito, spero di rivedere Joelle. E anche Devonne, ma dove saranno?
-Credimi, quest’anno ne faremo a migliaia- dice convintissimo Louis.
-Sono proprio curiosa- lo sfido guardandolo con un sopracciglio alzato e un ghigno malizioso. Da questi cinque pazzi c’è d’aspettarsi di tutto.

 

 

 

Bonnie

 

Chissà se ho fatto bene ad accettare la proposta di Hilary; a prima impressione sembra tutto così bello qui al campo.

Infilo le chiavi nella serratura dorata, le giro due volte e apro lentamente la porta lignea.
Guardo l’interno del bungalow timidamente affacciandomi con la testa, rimanendo con il corpo dietro il grande pezzo rettangolare. Uh, non c’è nessuno.
Mi decido ad entrare completamente nella casettina e  chiudo alla mie spalle la porta.
È carino qui: sia le pareti che il pavimento sono in legno, dando all’ambiente una particolare aria montanara; al centro c’è disteso un grande tappeto a tinta unita lilla ed è coperto su tre lati dai letti che vi sono sopra, anch’essi lilla, grazie ai lenzuoli dello stesso colore del tappeto; c’è un comodino per letto, un armadio, una scrivania e, sulle pareti, pochi quadri sparpagliati di qua e di là. Non male per un bungalow femminile. Mi chiedo se siano tutti uguali.
Poggio la mia grossa valigia di pelle sul letto vicino alla finestra. Si, questo sarà il mio letto, ho deciso. Mi ci siedo sopra, vicino al mio bagaglio.
Uhm, chissà chi occuperà il bungalow con me, sono proprio curiosa!
Sul volantino che mi ha dato mia sorella avevo letto che le camere venivano condivise a tre e, per questo motivo, sono un po’ agitata: io sono un po’ timida, non mi sarà facile attaccare subito bottone con le altre ragazze.
Per scaricare un po’ la tensione, decido di cominciare a sistemare i miei vestiti nell’armadio, cercando comunque di non occupare tutto lo spazio. Per fortuna sotto le ante ci sono anche tre cassetti.
Inizio a posizionare ordinatamente le mie magliette nel primo cassetto e, dopo averne messe dentro quattro, mi capita tra le mani la canottiera blu che Gordon mi ha regalato per il compleanno, precisamente due mesi fa.
La osservo per bene, facendomi passare davanti agli occhi la scena in cui Gordon ha insistito a farmela provare dopo averla scartata di fretta. Aveva detto che ero bellissima e che mi donava il blu.
L’aveva fatto apposta a regalarmi proprio quella canottiera, dato che c’è stampata la tour Eiffel in tinta argentata e con scritto Paris sotto. Gordon sapeva quanto adoro e sogno Parigi.
Sospiro nel ricordare il momento in cui questa canottiera mi è stata regalata e sento che le lacrime stanno per scendere dai miei occhi, ancora un volta.
All’improvviso, sento qualcuno entrare e mi ricompongo in un lampo. Lascio ricadere la canottiera blu nella valigia e mi volto di scatto verso la porta che si sta aprendo. Da lì, vedo entrare una ragazza dai capelli neri e un fisico mingherlino. Mi guarda quasi spaventata, ho qualcosa di strano?
-Ehm..ciao- la saluto timidamente scuotendo una mano e sistemandomi i capelli dietro un orecchio con l’altra.
-Chi sei?- mi chiede anziché ricambiare il mio saluto. Ci rimango un po’ di merda.
-Sono Bonnie, una tua compagna di stanza- mi presento.
-Ma come? Questo bungalow non è.. solo per me?- mi domanda la ragazza.
-No. Non li vedi gli altri due letti?- le indico i due mobili uguali.
-Oh, merda! Perfetto! - esclama con una punta d’ironia, mollando il suo trolley dietro di se. Rivolge lo sguardo a terra, grattandosi la testa e sbuffa.
Uhm, ho il presentimento che questa ragazza sia molto “simpatica”.
-Comunque sono Kat- aggiunge, dopo aver rialzato lo sguardo su di me e decide di raggiungermi per stringermi la mano. Spontaneamente, le sorrido, anche se lei non ricambia.





Hello world! c:


Ed ecco a voi il nuovo capitolo!
Prima di tutto vorrei ringraziarvi per la recensioni bellissime del prologo, davvero :3
prometto che in questi giorni risponderò a tutte, spero solo di trovare il tempo..
sono molto contenta che l'inizio di questa storia vi sia piaciuto e spero che siano di vostro gradimento anche i prossimi capitoli!
ci tengo a precisare una cosa su Katherine.. da questo capitolo non si capisce molto, ma per chiarirvi le idee vi dico che i suoi genitori sono separati in casa!
Per questo entrambi sono nella stessa abitazione e Kat non sopporta alcuni loro atteggiamenti.. ma nella continuazione della storia si capirà tutto un pò meglio, vedrete ;)
Uhm, secondo voi cosa succederà di interessante durante questa vacanza?
ve lo dico io, tutto e di più (?)
per ora rimaniamo sul vago..uhm.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento; esprimete le vostrte opinioni con una recensione! :3
ciaooo, alla prossima! :)

   
 
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