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Autore: CatcatKhad    05/09/2012    8 recensioni
Tutti umani.
3 ottobre 1893, Londra, Inghilterra. Di fronte al cancello della dimora del dottor Cullen, tre sorelle e la loro zia avevano davanti un'opportunità che avrebbe cambiato la loro difficile e sofferta esistenza. Riusciranno a trovare finalmente la pace tanto agognata, o si ritroveranno in un intreccio famigliare scomodo e proibito? E l'arrivo di una piccola creatura, potrà riportare la pace in quella casa?
Tratto dalla storia:
"Ero un treno in corsa. I miei passi lenti, strascicati sul ciglio del marciapiede, compensavano la velocità dei miei pensieri, delle mie emozioni. Un battito, seguito da un altro più debole. A ricordarmi che da quel momento non sarei mai più stata sola."
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Bondage, PWP, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Salve a tutti! Potete picchiarmi a sangue, vi capirò. ç_ç Vi chiedo umilmente scusa per non aver postato prima, ma ora sono pronta a ricominciare, non da capo ovvio. Ecco il capitolo che tutti (spero) stavate aspettando, buona lettura!
 



Pov. Rosalie
Erano passati ormai quasi due mesi da quella notte. E ogni notte, allo scoccare delle undici, senza destare le mie sorelle che dormivano, mi ritrovavo davanti alla porta della nostra camera, e quando sentivo tre colpi leggeri sulla porta uscivo, avvolta da una coperta di lana, e mi incamminavo silenziosa, come un'ombra oscura nella notte senza stelle, verso la sua stanza, a consumare quell'amore insano che mi stava logorando dentro, nel profondo.
Ogni volta, quando lui si addormentava beato vicino a me, speravo in qualcosa di più del semplice sesso, speravo con tutta l'anima di essere qualcosa di più, almeno un'amica.
Ma nulla, lui imperterrito mi aveva vista fin da subito come una bambola, per soddisfare le sue voglie e gettarmi via quando non gli servivo più.
E ogni volta, quando io sgattaiolavo via dalla sua camera, ormai verso l'alba, e tornavo in camera mia, mi infilavo sotto le coperte e cominciavo a singhiozzare silenziosamente, senza preoccuparmi di nient'altro.
Come stamattina, quando mi alzai mi sentivo uno straccio, avevo le occhiaie ed ero più pallida del solito. Le mie sorelle erano già in piedi da un pezzo, così scostai le coperte e mi misi a sedere piano, mi girava la testa e avevo la nausea. Portai una mano alla fronte e presi dei lunghi respiri, poi mi tirai su piano piano, appoggiandomi al muro per non cadere.
Guardai di fronte a me, le lucine non sparivano e non potevo muovermi.
Sentii un leggero tocco contro la porta, e trasalii. Chi poteva essere?
- Signorina Rosalie, sono Trevor! - La voce gentile dell'uomo mi tranquillizzò, ma non riuscii a parlare. La porta si apriì un istante dopo e Trevor entrò, quasi correndo verso di me. - Signorina, si sente male?! - Mi afferrò per le braccia delicatamente e mi fece sedere di nuovo.
Mi misi una mano sulla fronte e sospirai. - Trevor, avrei bisogno di mangiare qualcosa.. Mi accompagna? - Lo guardai e lui sorrise, mi prese sottobraccio e, molto lentamente, mi accompagnò fuori dalla camera fino alla sala da pranzo.
Incontrai Julian, vicino alle cucine, e mi lanciò uno sguardo apprensivo. Gli sorrisi appena, poi voltai lo sguardo verso la sala da pranzo appena vi misi piede.
Erano tutti seduti al tavolo, era domenica e probabilmente avevano deciso di fare colazione tutti assieme.
Appena entrata, mia madre e le mie sorelle mi guardarono preoccupata. - Rose, che hai? Stai male? - Mia madre si alzò e mi raggiunse.
Le sorrisi e scrollai la testa. - No, ho solo un po' di nausea ma adesso mangio qualcosa e passa. - Ringraziai di cuore Trevor e mi incamminai verso la mia sedia, mi sedetti lentamente sotto lo sguardo dei commensali.
Sul tavolo c'erano molte prelibatezze: pane tostato, marmellata, burro, tè, caffè, frittelle, pancake, torta..
Posai il tovagliolo sulle mie ginocchia e mi allungai per prendere una fetta di pane, vi spalmai un po' di marmellata e versai un po' di tè in una tazza.
Emmett mi guardava di sottecchi, lo sentivo perfettamente, non mi sfuggiva più nulla di lui; sembrava preoccupato, o magari era solo una mia impressione.
Bevvi un sorso di tè, sentendomi tutta d'un tratto calda, e addentai un pezzetto di pane.
- Domani verrà a trovarci nonna Iris, mi ha mandato un telegramma questa mattina e non vede l'ora di conoscerti, Carlisle. - La mamma guardò teneramente il futuro sposo, che ricambiò lo sguardo.
- La nonna Iris? Verrà da sola o con lo zio? - Alice era raggiante, adorava la nonna e di sicuro non vedeva l'ora di abbracciarla di nuovo.
- Sì, verrà anche lo zio Jeronimo con lei, ormai viaggiare da sola le viene molto difficile, tesoro. - Le sorrise e le accarezzò il viso teneramente, mentre Bella gongolava.
Certo, anche io ero felice, ma cercavo di contenermi, la nausea purtroppo era aumentata e mi girava ancora di più la testa.
Poi, successe. Feci cadere la fetta di pane sul piatto, sbarrai gli occhi e sbiancai.
Bella scattò in piedi e mi corse incontro. - Rose! ¿Qué pasa? - Si alzarono tutti e mi accerchiarono, compresi Trevor e Julian.
Il cuore cominciò a battere velocissimo, e ansimai. Avevo paura, avevo seriamente paura, che mi stava succedendo?
- Vai a chiamare un medico, sbrigati! - Carlisle spedì Trevor a chiamare il medico, ma io assicurai che stavo bene, anche se non era affatto vero.
- Vi prego, non è niente, sul serio.. - E mi alzai di nuovo, gli altri si scansarono per lasciarmi spazio.
Tentai di sorridere, ma molto probabilmente uscì una smorfia. Feci un paio di passi, verso la porta, ma mi sentii mancare, non riuscivo a respirare e il cuore ormai era come impazzito.
L'ultima cosa che vidi, fu lo sguardo terrorizzato di Emmett e le sue braccia che si allungavano verso di me, poi il buio.



Pov. Alice

Rosalie stramazzò, bianca come un cencio, e se non fosse stato per Emmett avrebbe preso una bella botta in terra.
- Mamma, cosa le succede? - Ero preoccupatissima, non l'avevo mai vista così e anche Bella e la mamma le erano.
- Emmett, portala in camera e tienila d'occhio, Trevor vai a chiamare il medico immediatamente! - Carlisle era più agitato di noi tre messe assieme. Si era affezionato a lei, o forse c'era qualcosa che non aveva il coraggio di ammettere, chi lo sa.
Seguii Emmett fino a camera nostra, anche se mi avevano esplicitamente proibito di farlo, e rimasi con loro fino all'arrivo del dottore.
L'uomo bussò alla porta ed entrò, Rose ancora non si riprendeva ed ero sempre più in pensiero per lei.
- Salve, sono il dottor. Juan Hernando Diaz, è un piacere immenso conoscervi. - Abbassò la testa in segno di saluto e ci offrì un sorriso caloroso. - Vediamo.. - Si avvicinò a Rose e posò la mano sulla sua fronte. - E' calda.. Troppo calda. - La sua faccia si fece seria, e io non potevo più resistere. -
Señor, por favor, dime lo que está pasando a mi hermana. (Signore, la prego, mi dica cosa succede a mia sorella.) - Avevo le lacrime agli occhi, il cuore si era fatto stretto e piccolo e cominciavo a tremare.
- Señorita, es una cosa delicada, los síntomas son muchos y yo no quiero cometer errores, te pido que salgas, yo hago la inspección. (Signorina, è una cosa delicata, i sintomi sono tanti e non vorrei sbagliare, vi chiedo di uscire, devo fare degli accertamenti.) -
Emmett non capiva una parola, così gli spiegai e uscimmo velocemente dalla stanza. Fuori tutti aspettavano una risposta, come noi.



Pov. Rosalie

Da quando avevo perso i sensi, continuavo a vedere immagini sconnesse, c'era sangue, sangue ovunque, e un pianto, forse un bambino, in lontananza. Mia madre, le mie sorelle, e tutti gli altri non c'erano, c'eravamo solo io e un bambino, piangeva e non sapevo come calmarlo, lo cullavo, gli cantavo una ninna nanna ma non si calmava, alla fine apriva gli occhi e ogni volta erano quelli di Emmett. Quest'immagine mi continuava ad apparire, fin quando non mi ripresi.
Tornai alla realtà con uno spasmo, ripresi fiato e spalancai gli occhi. Dove mi trovavo, e chi era quell'uomo davanti a me?
- Bentornata fra noi, signorina.. Mi chiamo Juan e sono un dottore. - L'uomo mi sorrideva, ma io avevo paura. - Che... che cosa vuole farmi? - Mi rannicchiai contro la coperta, mentre lui mi fissava sorridendo teneramente. - Niente, non abbia paura, voglio solo aiutarla, ma lei deve aiutarmi a capire cos'ha che non va.. Mi dica, da quanto tempo non ha più il ciclo? -
Mi sentii il mondo cadere addosso. Ora capivo tutto. Lo svenimento, la nausea, i giramenti di testa, il ciclo che non veniva da più di un mese e mezzo.. - Da tanto tempo, dottore. - Sussurrai, la mia voce si spense a pronunciare la parola dottore, quasi mi morì in gola, ero terrorizzata.
Sì alzò lentamente dal letto e cominciò a passeggiare per la stanza, i rumori dei suoi passi mi rimbombavano nelle orecchie, un'attesa quasi straziante mi stava invadendo e come se non bastasse, la nausea faceva di nuovo capolino.
- Beh, signorina, vedo che lei sa cosa sto per dirle. Vuole che lo dica io agli altri fuori, o lo farà lei? - Il suo sguardò tornò a posarsi su di me, e si avvicinò a me con fare gentile, sorrideva ma si vedeva che era teso e non sapeva cosa fare.
Una lacrima solcò il mio viso, la asciugai in fretta. - Provvederò io, signore, non si preoccupi. - Presi un respiro per non scoppiare a piangere.
- Vorrei sapere solo una cosa, se è lecito chiedere. Chi è lui? - La sua domanda mi trafisse come mille coltelli piantati nella schiena, come potevo dirgli che da più di un mese condividevo il letto con il figlio maggiore del padrone di casa?
- E'.. il moro, signore. - Sussurrai appena, tanto quanto bastava per fargli sentire tutto. Prese la sua borsa, poco dopo, e indossò la giacca. - Non si preoccupi signorina, dalla mia bocca non uscirà parola. Le consiglio solo di prendersi cura di sè e mangiare giusto, abbondante ma senza esagerare, riposi molto e stia attenta. - Poi uscì, silenzioso.
Tirai su le coperte e mi infilai sotto, dopo aver socchiuso le tende. Una delicata penombra ora padroneggiava la stanza, e mi faceva rilassare.
La porta si aprì, ed entrarono Alice e Bella.
Si guardarono lentamente, poi guardarono me e si avvicinarono cautamente. - Rose.. che succede? - Bella posò delicatamente la sua mano sul mio braccio, mentre Alice mi accarezzava i capelli.
Rimasi in silenzio per un po', poi le fissai. - C'è una cosa che devo dirvi, e so già che vi farà arrabbiare. - Erano impazienti, lo sapevo bene, ma piano piano glielo avrei detto.
- Gli altri sono qui fuori? - Chiesi, sussurrando. - No, ci hanno detto di chiederti come stai e di riferire tutto dopo. -
Era giunto il momento. Presi la mano di Alice e quella di Bella e le strinsi forte. - Io.. Sono incinta. -





Angolino autrice: ed ecco, finalmente si scopre qual'è la cosa che fa star male Rose. Ma come la prenderanno le sorelle, la madre e il resto della famiglia? Ma soprattutto, Emmett come reagirà? Lo scopriremo presto, baci!
   
 
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