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Autore: mariisullivan    05/09/2012    12 recensioni
Esistono Chuck Bass e Blair Waldorf.
Esistono Serena Van Der Woodsen e Dan Humphrey.
Esistono Marissa Cooper e Ryan Atwood.
Esistono Summer Roberts e Seth Cohen.
Esistono Effy Stonem e Freddie Mclair.
E poi esistono Juliet Stewart e Harry Styles.
Chi è Juliet Stewart?
- Sono io. Una semplice ragazza che ha stravolto la sua vita.
Da un piccolo paesino Italiano è passato alla grande Londra, poi all'enorme New York, per passare infine in un posto infinito.
Questa è la mia storia, spero riusciate a capirla. Io ci sto ancora provando.
- Buona fortuna.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*-Punto di vista di Harry-*


-11 anni dopo- 

«Rebecca, non correre!» urlo a mia figlia di quasi 4 anni.
«Ma i piccioni scappano e se scappano come faccio a prenderli, papà?» mi chiede con aria innocente, avvicinandosi a me.
Ridacchio alle sue buffe espressioni e mi chino, per cercare di eguagliare le altezze.
«Non puoi correre dietro ai piccioni amore, non si faranno prendere mai» le spiego dolcemente.
«Neanche tu puoi prenderli, papà?»
Scuoto la testa facendo spallucce. «Sono uccelli liberi, e io non ho i super poteri.» le dico.
«Si invece!» afferma lei convinta con voce stridula. «Sei il mio supereroe!» urla abbracciandomi con quanta più forza le è possibile, facendomi perdere l'equilibrio e facendomi cadere sul prato del
parco.
«E tu sei la mia regina?» le chiedo.
«No! Io sono la tua piccola principessa. La mamma è la regina.» dice dolcemente, mentre infila le mani nei miei capelli. «Credi che la mamma da lassù mi stia ascoltando adesso?» chiede fissandominegli occhi.
«La mamma è il tuo angelo custode amore. Ti vede, ti ascolta e ti aiuta. In ogni momento è sempre con te.»
«Quindi anche quando vado a dormire?»
«Certo! Ti da anche il bacino della buonanotte, come faceva sempre.» le confermo nuovamente.
«Mi manca la mamma..» dice avvolgendo le teneri braccia al mio collo e poggiando la testa nell'incavatura della spalla.
«Manca anche a me tesoro, ma lei è con noi, nel nostro cuoricino.» dico alzandomi e iniziando a camminare.
«Questo lo so! Lo dice sempre anche la zia Rose!»
«A proposito di zia Rose,» dico cercando di cambiare argomento «hai visto com'è diventata grande la sua pancia?»
«Si! E' come un enorme pallone!» ridacchia «La chiamerà Juliet!»
«Che bello.» le dico, fingendomi sorpreso «Che ne dici di andare da lei ora?»
«E tu poi rimani con noi?»
«Zio Zayn e io abbiamo un po' di cose da fare. Stai un po' con la zia e poi, quando torniamo, andiamo tutti a mangiare una pizza.»
«McDonald's o niente.» mi ricatta, incrociando le braccia al petto.
«D'accordo!» le dico fingendo uno sforzo.
«E domani pizza!» dice velocemente, come fosse una cosa ovvia.
«Ci sto!»
La poso in terra e le apro lo sportello dell'auto, aspetto che entra e lo richiudo nuovamente. Salgo in auto e subito metto in moto.
Si è già accoccolata al sediolino e sono sicuro che tempo 5 minuti si addormenterà.
Da un po' di tempo tutti i pomeriggi, subito dopo la scuola, la porto al parco. Le piace l'aria fresca, la natura e lo stare a contatto con nuove persone: ogni giorno fa amicizia con un bambino diverso, giocandoci per ore.
Volto di nuovo lo sguardo verso di lei e come avevo previsto, si è addormentata. Accosto un istante e prendo dal cruscotto la sua piccola copertina, poggiandogliela addosso. Siamo agli inizi della primavera e l'aria è alquanto fresca. La osservo per qualche istante, trovo che sia la bambina più bella del mondo.
Porta i capelli lunghi, poco dopo le spalle, e castani, poco più chiari dei miei. Ha gli occhi perfettamente verdi con qualche sfumatura di celeste, un naso assolutamente perfetto e le labbra identiche alle mie. Minuta, alta quanto basta e con delle gambe assolutamente perfette.
Ha iniziato a frequentare danza da circa 6 mesi perchè “vuole essere come la mamma”, che ha perso circa un anno fa.
Proprio di questi tempi, ero con mia moglie girovagando per i negozi di giocattoli, in cerca di un regalo da fare “alla sua bunny”. Era così che chiamava sua figlia: la sua bunny, il suo coniglietto. Rebecca sembrava adorare quel soprannome, ma non appena la madre morì non volle più che una persona la chiamasse in quel modo. Aveva soltanto 3 anni, ma era la bambina più intelligente del mondo. La perdita della madre per Rebecca fu un colpo duro e non riuscì, di certo, a superarlo tanto in fretta.
Quel giorno era il 21 Aprile, era pomeriggio e il compleanno di Rebecca sarebbe stato il 3 Maggio. Mancavano 12 giorno ma lei amava fare le cose in anticipo, diceva sempre che le cose prima si fanno, prima si tolgono dalla testa.
Eravamo tra le vie principali di Londra, dove c'erano milioni di negozi di giocattoli, con tantissime idee regalo, ma nessuna di quelle pareva convincerla.
Ad un tratto si fermò, facendomi urtare contro di lei dato che non l'avevo vista fermarsi.
«Hai visto qualcosa?» le chiesi.
«No! Ma ho avuto un'idea brillante!» disse alzando i pollici e sorridendo.
«Sarebbe?» chiesi accigliato.
«Che ne dici se andiamo bunny, tu ed io ad Orlando? Al Disneyland?» mi propose. «Sarebbe divertente e un po' di sole non farebbe male a nessuno di tutti e tre.»
«Solo noi tre?»
«Si, dai! Sarebbe divertente e poi abbiamo una pausa, lo sai! Sarebbe perfetto!» continuava cercando di convincermi.
«Una settimana?» le chiesi.
«Io avevo pensato 3 giorni, ma una settimana è perfetta.» confessò.
Ci pensai qualche attimo, ma poi mi lasciai convincere dall'idea di far felice la mia bambina. «D'accordo. Andiamo a prenotare dai!»
«Ti amo!» disse allacciando le braccia al mio collo e baciandomi come solo lei sapeva fare. «Bunny ne sarà felicissima, vedrai!»
Sorrisi dolcemente e mi incamminai dietro di lei. Camminava come una bambina che aveva appena ricevuto il regalo chiesto da Babbo Natale, nonostante i suoi 26 anni.
In quei 10 anni erano cambiate tante cose. Il suo lavoro a New York come ballerina era andato di bene in meglio e dopo due anni le proposero di diventare un'insegnante. La vita lontana da me e dalla sua Londra non le piaceva molto così, chiese di poter essere trasferita, e la cosa fu ben accetta. All'età di 18 anni si diplomò e iniziò a studiare management e, una volta laureata, divenne la nostra manager. Quando finalmente la nostra relazione era stabile ormai da 3 anni, le feci la fatidica domanda.
Eravamo a New York, per le vacanze di Natale e lei ed io eravamo al Rockefeller Center, sotto l'albero di Natale più bello che avessimo mai visto.
Quando ci avvicinammo all'albero, entrambi scrivemmo un bigliettino e lo poggiammo sull'albero. Qualche istante dopo sentii che era il momento giusto. Mi inginocchiai ai suoi piedi e presi lo scatolino dalla tasca della giacca, i suoi occhi cominciarono a illuminarsi. Aprii lo scatolino e la vidi portarsi la mano alla bocca, dallo stupore.
«Ho pensato tante volte a come chiedertelo, ma un modo migliore di questo non mi è venuto.» iniziai. «Sono ormai 6 anni che stiamo insieme, la nostra relazione si è stabilita ormai da 3 anni e tutto va a gonfie vele, perciò.. vuoi concedermi l'onore di diventare mia moglie?» le chiesi fin troppo agitato.
Le lacrime presero a scendergli lungo il viso e annuiva velocemente. Mi alzai e tolsi l'anello dallo scatolino, portandolo all'anulare sinistro della sua mano. Una volta infilato mi guardò negli occhi e mi abbracciò.
«Lo sai avevo espresso questo desiderio» confessò.
«Io avevo desiderato che tu accettassi.»
Quel giorno rimarrà impresso nella mia mente per sempre, come quando nacque Rebecca. Ricordo che c'era un sole meraviglioso quel giorno, e all'ospedale con me, c'era tantissima gente. Fui il primo ad entrare nella camera e non appena vidi Rebecca tra le sue braccia, una lacrima di gioia solcò il mio viso. Diedi ad entrambe un bacio sulla fronte e intonai qualche nota di “Isn't she lovely”.
Isn't she lovely,
isn't she wonderful,
isn't she precious,
less than one minute old,
I never thought through love we'd be
making one as lovely as she
but isn't she lovely made from love.
Non è adorabile?
Non è bellissima?
Non è preziosa?
Ha meno di un minuto
Non avrei pensato che l'amore avrebbe
Creato qualcuno così adorabile come lei
Ma non è adorabile lei creata dall'amore?
A quelle parole i suoi gli occhi si riempirono di lacrime e sorrideva, guardando il nostro piccolo pargoletto.
«Dovrai prendertene cura lo sai?» mi chiese dolcemente.
«Mi prenderò cura di lei per tutta la vita, come sto facendo con te amore mio..»
Nei 3 anni successivi avevamo condiviso ogni momento importante insieme. Le avevamo fatto il primo bagnetto insieme, eravamo insieme quando le è cresciuto il primo dentino, quando ha fatto i suoi primi passi, alla sua prima parola, che ovviamente fu mamma, al suo primo compleanno, al suo primo giorno di scuola e alla sua prima recita scolastica.
Tutti i compleanni eravamo soliti passarli tutti insieme: Zayn e Rose, Liam, Emily e il loro maschietto che un mese fa ha compiuto 5 anni, Louis e la sua neomoglie Scarlett e Niall e la sua nuova
ragazza Claire.
Adoravamo stare tutti insieme e anche quella volta avremmo dovuto passarlo tutti insieme.
Eravamo quasi arrivati all'agenzia di viaggi quando ad un incrocio, un pazzo criminale ci taglia la strada, urtando la sua parte anteriore con la parte sinistra della mia auto, facendola roteare per
qualche metro.
Persi i sensi per qualche istante, ma una volta che riaprii gli occhi vidi sangue e fumo ovunque. Mi tolsi la cintura di sicurezza e cercai di vedere lei come stava.
La chiamavo, chiamavo il suo nome, ma nessuna risposta.
Poggiai l'indice e l'anulare sulla sua carotide. Nessun battito. Le afferrai il polso. Ancora nessun battito. Portai la testa al suo cuore. Ancora nessun battito. Ma poi quando abbassai gli occhi al suo ventre, vidi la causa di quei battiti inesistenti. Un pezzo di vetro lungo circa 7 cm le era entrato nello stomaco. Il sangue scendeva come una cascata.
In quell'attimo mi paralizzai, non sapendo cosa fare. Un vortico di voci e gente, oramai, si era formato attorno a me, ma io riuscivo solo a sentire un ronzio generale.
Juliet aveva affrontato due operazioni rischiose.
Juliet aveva rimandato ad un giorno più lontano la sua morte.
Juliet aveva sconfitto la sua malattia.
Però Juliet, durante la vita quotidiana, aveva perso la vita.
Vita, che non è altro che un attimo fuggente.
 

THE END.
 



Il finale di questa storia è ispirato ad una storia vera.
Mio nonno aveva subito due interventi all'arteria aorta, superandoli con magnifico successo.
Dopo 9 mesi da questi interventi, mio nonno si trovava sul cantiere di lavoro.
Il guidatore di un BobCat distrattamente urtò con le pale contro un muro.
Mio nonno era sotto quel muro e dopo neanche 2 secondi, perse la vita.
Questa storia è dedicata a te che mi guardi da lassù e vegli su di me.
Ti voglio bene, non dimenticarlo.
Mi manchi.



 

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Salve gente! Vorrei fare dei ringraziamenti!
Vorrei ringraziare Rita, Angela, Poppy e Sonia per alcune idee.
Vorrei ringraziare Giusy e Rosy per le idee su alcuni personaggi.
Vorrei ringraziare Michi per le recensioni assidue.
Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno ispirata.
E infine vorrei ringraziare voi che l'avete letta, commentata e sopportata/supportata fino alla fine.

 

GRAZIE.


 

Ps: i bimbi nella foto sono Rebecca e il figlio di Liam <3



Se vi va, passate per la mia nuova FF <3







 

xoxo
-Sullivan.
   
 
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