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Autore: _ScRiTtRiCe_    06/09/2012    1 recensioni
(L'introduzione principale è all'interno della storia)
Arches è una giovane Dea che non è a conoscenza del suo passato. In principio lei era stata creata da un mago ma venne portata nel Regno degli Dei e tutti gli altri umani vennere uccisi. Le venne cancellato il passato e le incisero un sigillo che durava diciasette anni per non farle usare il suo potere, la Creazione.
Ma cercando in vecchi libri nel Tempio trovò antichi tomi sul suo potere e iniziò a capire e ricordare il suo passato...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Settimo capitolo

Arches e Ven rimasero abbracciati a piangere in silenzio per un tempo che a loro sembrò interminabile. Kensy aspettò fuori la porta della ragazzina. Quando le sembrò più opportuno entrare, bussò. Ven si staccò subito dall’abbraccio asciugandosi le lacrime. Stessa cosa fece Arches. Guardò Ven e gli indicò di nascondersi sotto il letto.
-Chi è?
Chiese Arches avvicinandosi alla porta.
Kensy si asciugò le lacrime con un fazzolettino e fece un sorriso.
-Sono io, Kensy.
Arches aprì la porta e fece entrare Kensy. La ragazzina notò il rossore negli occhi della cameriera ma non le fece domande.
-Sai, puoi farlo uscire.
Disse Kensy mentre puliva il bagno. “E’ davvero una cameriera fantastica”. Pensò Arches. Si inginocchiò vicino il letto sorridendo e allungando la mano verso Ven. Il ragazzo strinse la mano di Arches e strusciando uscì dal nascondiglio improvvisato. I due si sedettero sul letto. La giovane donna finì di pulire il bagno e iniziò a sistemare i vestiti. C’era un silenzio assoluto, nessuno parlava. Arches tossì. Ven prese dalla tasca il ciondolo e Kensy sorrise. La ragazzina lo guardò sorpresa. La giovane guardia lo spezzò in due ed Arches rimase ancora più esterrefatta. Ven prese una delle parti del cristallo e la porse all’amica. Lei la prese e gli sorrise. Il ragazzo divise ancora l’altra parte. Un pezzo ne tenne lui e l’altro lo porse a Kensy. La giovane donna era molto sorpresa.
-Su, prendila.
Le disse Ven con un sorriso. Una lacrima scese silenziosa dal viso di Kensy. Poi allungò una mano e prese una parte di cristallo guardandola e poi mettendola in tasca. Ven prese una mano della cameriera. Kensy stava per tirarla indietro ma poi Arches le prese un'altra mano.
-Ragazzi, ma cosa state facendo?
Chiese la cameriera con le lacrime agli occhi. I due giovani si presero per mano e sorrisero. Anche Arches aveva iniziato a piangere e strinse ancora più forte la mano di Kensy e quella di Ven. La giovane donna non ce la fece più e abbracciò i due ragazzi.
-Vi voglio tanto bene.
Disse Arches tra i singhiozzi. Passarono tanto tempo abbracciati in silenzio poi Ven si staccò.
-Devo andare alla postazione, tra poco c’è la cena. Se volete scusarmi.
Disse in tono sarcastico fingendo un inchino. Si avviò verso la porta, la aprì lentamente e controllò che non ci fosse nessuno. Prima di uscire si voltò verso Arches e Kensy e sorrise.
-Il ciondolo, non toglietelo mai.
Detto questo, uscì lasciando Arches e Kensy da sole. La cameriera sembrò rimanere paralizzata per un po’, poi tornò al lavoro. La ragazzina, invece, andò a lavarsi il viso. Prese dall’armadio il suo vestito rosa preferito e lo indossò con l’aiuto di Kensy. Mentre la ragazzina stava riponendo la biancheria pulita nell’armadio notò qualcosa luccicare. Kensy, che stava pulendo la scrivania, le chiese cosa fosse successo. Arches non le rispose. Iniziò a tirare fuori tutte le coperte e poi lo vide:uno strano scettro. Lo prese con le mani tremanti e si voltò verso Kensy che rimase a bocca aperta. Si andarono a sedere entrambe sul letto, sempre con la solita espressione di stupore.
-Senti, Arches. Scendi per la cena. Io lo rimetterò nascosto. Domani mattina a mente fresca vedremo cosa fare.
La ragazzina annuì. Lasciò lo scettro nelle mani di Kensy ed uscì dalla stanza. “Domani è il mio compleanno, ma anche il giorno in cui viene creato un nuovo umano. Nel mio armadio trovo uno scettro, che sarà sicuramente importante, nascosto nel mio armadio… cosa significa tutto ciò?” Mentre Arches avanzava tra i suoi mille pensieri e dubbi andò a scontrarsi con una guardia.
-Guarda dove metti i piedi, sciocca ragazzina!
La ragazza non l’ascoltò nemmeno e continuò ad andare avanti. La guardia la rincorse e prese la frusta. Stava per tirarle un colpo quando Arches si girò verso la guardia e una barriera dorata apparse attorno a lei. Sgranò gli occhi per lo stupore e si accorse che il ciondolo brillava. La guardia scappò a gambe levate e la barriera scomparve. La ragazzina si sentì improvvisamente stanchissima e svenne. Quando si svegliò era in infermeria e una maga era accanto a lei. Cercò di mettersi a sedere ma le venne un giramento di testa.
-Stai ferma, sei ancora molto debole.
Le disse la maga. Arches si rimise sdraiata a guardare il soffitto.
-Ma non capisco, cosa è successo?
La maga si girò verso di lei e le sorrise. Indicò il ciondolo di Arches e la ragazzina lo guardò.
-Quel ciondolo, è un frammento di Luna. Contiene una grandissima quantità di potere e ti ha protetta.
-D’accordo… ora sono ancora più confusa.
La maga prese un vassoio e lo porse ad Arches.
-Ora mangia, riposati e poi ti spiego tutto.
La ragazzina obbedì.
-Ci sarà una guardia a controllarti tutta la notte. Se hai bisogno di qualcosa dillo alla guardia e mi verrà a chiamare. Buona notte.
Disse la maga. Una guardia entrò dalla porta dell’infermeria. Arches lo riconobbe subito e sorrise. La maga uscì dalla stanza e Ven raggiunse Arches. Si tolse l’elmetto e fece un respiro profondo. Prese una sedia e si sedette vicino ad Arches.
-Quanto ancora hai intenzione di farmi preoccupare?!
Chiese Ven, con un tono un po’ irritato. La ragazzina finì la sua minestra e si girò dall’altro lato offesa. Ven sospirò.
-Devo dormire, cerca di non darmi fastidio.
Disse Arches con una lacrima che le scendeva lenta lungo le guancie rosee. Ven abbassò la testa e rimase in silenzio. Non si mosse e passò circa un’ora o due. Non sentiva ancora il respiro profondo di Arches, segno che non si era ancora addormentata. Infatti la ragazzina si girò verso Ven e lo guardò negli occhi. Sospirò.
-Non ho sonno. Che ore sono?
Ven si alzò e si avviò verso il grande orologio dell’infermeria. Tornò a sedersi.
-L’una del mattino.
Arches mise il broncio e si mise a sedere senza chiedere l’aiuto di Ven. Rimasero in silenzio poi Ven parlò.
-Auguri.
Disse in un sussurro. Arches sorrise e lo abbracciò. Ven sentì un dolore lancinante alla schiena e si staccò subito. La ragazzina abbassò lo sguardo imbarazzata e tornò a sdraiarsi, girandosi dall’altro lato nascondendo il viso sotto le coperte.
-Si può sapere a cosa pensavi?! Se non fosse stato per il ciondolo ti saresti fatta male, dannazione!
Chiese Ven arrabbiato. Arches non rispose.
-Cosa ti prende a te?
Chiese in un sussurro la ragazzina. Ven spostò il suo sguardo verso Arches ma neanche lui rispose.
-Non rispondere a una domanda con un’altra domanda…
Arches iniziò a piangere in silenzio. Ven continuò a guardarla poi si alzò e andò dall’altro lato, quello verso cui era girata la ragazzina. Si sedette sul letto vicino ad Arches e allungò la mano insicuro. Arches continuava a piangere. La giovane guardia mise da parte il timore e poggiò la mano sulla guancia di Arches asciugandole le lacrime.
-Scusa, non volevo.
Continuava a ripetere Ven. Arches si tranquillizzò e riuscì finalmente ad addormentarsi. Il ragazzo continuava a tenere la sua mano calda sulla guancia della ragazzina fino a quando non vide il sole iniziare a sorgere. Si alzò, prese l’elmo e uscì in silenzio dalla stanza. Poggiò la schiena alla porta. Rimase fermo per un po’ e si rimise l’elmo. Vide la maga avvicinarsi.
-Tutto a posto?
Chiese sorridente.
-Sì. Si è addormentata poco fa. Non riusciva a tranquillizzarsi.
La maga annuì ad entrò nell’infermeria. Ven si avvicinò a una finestra e guardò il sole sorgere. Iniziò a piangere in silenzio sena nemmeno accorgersene. “Scusa per come ti ho trattata, il fatto è che…” Pensò Ven. Scese ai piani inferiori e il capo-guardia lo chiuse in una cella. Andò a sedersi nell’angolino terrorizzato. Poco dopo la Dea Madre arrivò e iniziò a punirlo.
Kensy stava riordinando la stanza delle guardie e sentiva le urla di Ven provenire dalla cella in cui veniva rinchiuso ogni mattina presto. La cameriera non poteva far nulla. Cercava di trattenere le lacrime. “Povero ragazzo… perché non dici ciò che hai scoperto? Perché vuoi soffrire?”
-Non dirò niente! Continuate a punirmi ma io non dirò niente!
Urlava Ven mentre la Dea Madre continuava a frustarlo e a bruciarlo.
-Se non mi dici niente entro stasera… faremo del male ad Arches.
Ven sgranò gli occhi e strinse forte i pugni. Sospirò.
-E va bene. Ma lei non c’entra niente ho fatto tutto da solo. Vi dirò la verità.

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Spazio autrice: quanti misteri in questo capitolo! 
Cos'è lo scettro che ha trovato Arches? Perchè
era nel suo armadio? Perchè il frammento di Luna 
l'ha protetta? Perchè Ven viene punito? Chissà...
al prossimo capitolo!
  
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