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Autore: Loris    06/09/2012    3 recensioni
Una persona cara a molti strutturati del SGMWH è morta, per colpa di un'incidente aereo. Come stanno reagendo Meredith e i suoi colleghi a questa nuova vita, sopratutto e a questa assenza?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato complicato per tutti superare la morte di Lexie, anzi alcuni erano ancora tutt'ora scossi dall'accaduto. E a molti poteva sembrare che a me non fregasse un fico secco, ma in realtà non era così, io e lei Lexie avevamo avuto una storia e seppure fosse finita ancora una volta per colpa della mia ex moglie, ero ancora molto abbattuto. Cercavo spesso di chiamare Meredith di starle vicino quanto Cristina, anche se adesso era partita per la Mayo. L'incidente aereo non l'aveva fermata, aveva deciso di proseguire con la sua vita, di lasciarsi tutto alle spalle e continuare nel suo intento, quello di diventare un chirurgo famoso quanto Ellis Grey. Io ero rimasto per Meredith che non mi aveva mai abbandonato. In questo momento potevo sembrare una persona che non si preoccupava poi molto dell'amica, visto che mi trovavo nel letto della mia roulotte con una completa sconosciuta. Avevo un debole per le biondine con i capelli corti, era più forte di me. Era bella formosa e sopratutto ... nuda. Risvegliarmi accanto a quella donna mi face scappare un mio solito sorriso bastardo, anche se non mi ricordavo come ci fossimo finiti a letto la notte prima. Ogni notte ne portavo una diversa e non mi prendevo mai la briga di cambiare regolarmente le lenzuola, nessuna lo sarebbe venuto a sapere no?. Non era per me fare le faccende domestiche, le uniche cose che sapevo fare bene era il sesso e operare, per il resto facevo abbastanza schifo. Non sapevo consolare una persona come si doveva, ad esempio non ero riuscita a tirare su di morale Meredith, come nessuno d'altronde. Aveva deciso di non voler tornare neppure a lavoro, seppure tutti noi avessimo deciso di continuare con le nostre vita. Il telefonino squillo senza sosta e lessi sul display il nome della persona che mi rompeva le scatole, ero pronto a fare un bis con la biondina, ma ahimè non avevo guardato l'orario. -Alex Karev! Vieni subito qui, è il primo giorno di lavoro e già stai causando problemi, ti giuro che vengo lì e ..-- Non riuscii neanche a risponderle, odiavo quella sua voce da gallina, seppure fosse ormai una mia cara amica. Mi alzaì dal letto indossando i boxer che si trovavano sul comodino. - Ehi bella. Fuori di qui, devo andare a lavoro! E' TARDISSIMO. - Dissi alterandomi, anche se quella notte fosse stata pazzesca e io non me la ricordassi, il dovere chiamava e di certo il sesso poteva aspettare mentre bambini in fin di vita proprio no. Guardai l'ultima volta il lato B della ragazza della quale non conoscevo neanche il nome prima di recarmi in auto per raggiungere il SGMW. Avevo rifiutato la mia offerta di lavoro per seguire il mio cuore che senza indugiare mi ripeteva di rimanere al fianco di Meredith. -Ehi Kapner. La prossima volta che mi strilli all'orecchio come una gallina prima di esser sterminata, ti riporto nella tua fattoria!- dissi ridendo e lei mi rispose col suo solito fare da permalosa. -Ci sono stata due mesi Karev, ti prego, ne ho abbastanza di sterco e cibo per maiali.- Prese la cartella dei suoi pazienti e fece il giro delle stanze senza salutare ne me ne il suo "quasi" ragazzo Jackson. -Come al solito non ha preso le sue vitamine stamattina. Da quando viviamo soli, ci stiamo riavvicinando.- disse Jackson, quasi come se stesse parlando da solo. -Mi fa piacere fratello, ma ho dei pazienti quindi ti lascio.-
 Non ero emozionatissimo, eppure era il suo mio primo giorno da strutturato. Forse perché il mio pensiero ogni mattina andava a Meredith e non riuscivo con tutto me stesso ad immedesimarmi nel ruolo di strutturato, non potevo negare che quel camice blu mi rendesse ancora più sexy di quanto già non lo fossi, ma rimaneva il fatto che non riuscivo a dare il meglio di me. Feci il giro dei pazienti e dopo circa due orette mi ritrovai immerso in mille cartelle mediche da firmare e altre da compilare. Ero nell'atrio dell'ospedale a firmare qualche cartella quando dei capelli biondi e lunghi mi passarono proprio di fianco. Subito pensaì a lei, come facevo a non pensare all'amore della mia vita?! Mi voltai e incontraì il suo sguardo e non potevo credere ai miei occhi o forse, non volevo credergli. La sagoma perfetta di Izzie era per me riconoscibile tra mille, rimasi a bocca aperta e non sapevo cosa dire ne fare. Provai a tornare a respirare e a tenere ben salda la penna tra le mani prima che scivolasse dal nervosismo, mi avvicinai a lei a passi piccoli. -C-che cosa ci fai qui?- Dissi senza muovere un muscolo, fermo davanti a lei a riflettere sul perché provassi quella strana emozione nel rivederla. Mi sorrise, il suo splendido sorriso mi avvolse e mi fece rivivere momento dopo momento della nostra storia e del nostro breve e intenso matrimonio. -.. Sono qui per te. -Ho saputo cosa è successo a Meredith ... Mi ha chiamato ..Webber. Mi vuole come nuovo neurochirurgo del Seattle Grace Mercy West .. ma non so se accetterò il posto, sta a te decidere.- mi disse lei tutto d'un fiato. Neanche lei era tranquilla e rilassata, anzi forse era più nervosa di me. Non riuscivo a credere che fosse davanti a me a sorridermi come se non ci fossimo mai lasciati. Scossi il capo varie volte e sembrò quasi che fossi tornato in me. -N-non mi interessa. Puoi fare ciò che ti pare.- Senza guardarla chiusi le mie cartelle mediche e salii le scale per tornare nel mio reparto. Tornato nel mio reparto mi sedetti qualche istante su uno di quei soliti lettini messi lì tanto per quasi come se dicessero "vieni qui Alex e rifletti sulla tua schifosa vita, con comodo" .
Cosa avrei dovuto fare? Il mio cuore mi diceva di tornare da lei, di prendere casa con lei subito e di mettere su famiglia con l'unica donna che io abbia davvero amato, mentre il mio cervello temeva per me, temeva che potessi stare male ancora una volta che potesse abbandonarmi ancora una volta per delle sciocchezze come l'ultima volta. Quello che mi aveva fatto, non me lo sarei mai e dico mai aspettato e mai dimenticato da lei. Mi aveva abbandonato e me lo sarei potuto aspettare da chiunque ma non da lei, non da mia moglie. Avevamo superato enormi ostacoli insieme ma sembrò che a lei non importasse un fico secco di tutto ciò, l'unica cosa che le importava era la sua carriera. Scossi nuovamente il capo guardando l'orologio, il mio turno era finito da un pezzo e stanco com'ero avrei solamente dovuto andare a casa e farmi una doccia e mettermi a letto. Raccolsi in fretta e furia la mia roba per non dovermi scontrare ancora una volta con il volto angelico di Izzie. Prima che me ne andassi la vidi di sfuggita nella camera di una paziente sorridente come sempre con addosso il camice blu che le stava benissimo. Alla destra del camice aveva il cartellino da visitatore, ma chissà se lo sarebbe stato per molto. Tornai nella roulotte e non riuscii a prendere sonno visto che non facevo altro che pensare a lei. Mi giravo e rigiravo nel letto fino a quando non bussarono alla porta. Mi alzai indossando solo il pantalone lungo del pigiama, quella sera faceva particolarmente caldo. Quando aprii mi ritrovai Izzie davanti che non seppe resistere a sorridermi. -Abiti ancora qui .. vedo.- In un batter d'occhio le nostre labbra divennero un tutt'uno, le sua mani calde e vellutate sul mio volto facevano uno strano effetto, non ricordavo più come fosse baciare Izzie ed era davvero fantastico. Quella fu la notte più bella di tutta la mia vita fu ineguagliabile. E quando il mattino dopo fui sveglio avevo paura di aprire gli occhi, pensando che aprendoli non l'avrei trovata al mio fianco. Li aprii e al mio fianco notai subito la schiena lucida di Izzie e i suoi capelli che cadevano sulle spalle in modo leggiadro. Toccai qualche ciocca dei suoi cappelli, cominciando a baciarle la schiena. Non vedevo l'ora che si voltasse e che mi guardasse. Forse mi stavo facendo troppo prendere da lei e dal suo corpo mozzafiato e non mi rendevo più conto che Izzie non era più una persona della quale mi sarei riuscito a fidare di nuovo, così facilmente. Si voltò e sorridendomi mi augurò buongiorno. -Buongiorno. Hai fatto prima di me. Mi sarebbe piaciuto tanto prepararti una colazione coi fiocchi!- Disse lei baciandomi appassionatamente. I nostri sguardi sembravano quelli di due adolescenti tra i corridoi della loro scuola, ma ancora non si erano resi conto che non erano più degli adolescenti. Tornammo sotto le lenzuale e continuammo ciò che avevamo rimasto in sospeso la notte prima. La sveglia dopo qualche ora suonò nuovamente e saremmo dovuti andare a lavoro, sembrava ancora una volta che fossimo marito e moglie. Lei con la mia camicia del giorno prima e con solo le mutandine addosso mi fece impazzire e dovetti rivestirmi il prima possibile se non avessi voluto fare tardi nuovamente. -Il lavoro chiama! - dissi a lei per farle capire che si sarebbe dovuta rivestire e saremmo dovuti andare di corsa all'ospedale, un'altro giorno in ritardo non sarebbe stato l'ideale ma sopratutto sarebbe stato poco professionale. Arrivati in ospedale mi resi conto che avevo sbagliato. Avevo fatto un'enorme casino al quale non c'era rimedio, le avevo fatto credere che sarebbe potuto tornare tutto come un tempo, ma lo sapevo io e lo sapeva anche lei, ma era difficile ammetterlo che nulla sarebbe tornato come un tempo. Restai fermo a riflettere sul dafarsi in auto per circa una decina di minuti prima di prendere coraggio e entrare in ospedale a fare il mio dovere. Dopo circa qualche ora passeggiando con alcuni specializzandi nell'ospedale incontrai Izzie e il cartellino alla sua destra era cambiato, non era più un visitatore ma era diventata uno strutturato del SGMW. Lei mi sorrise ed io cercai di abbozzare un dolce sorriso per non farle capire quanto fossi dispiaciuto di averle dato false speranze. Passando proprio davanti alla porta dell'ufficio del primario Owen Hunt, notai che la sua aria era più nervosa del solito e non faceva altro che stare al telefono. Non erano affari miei dopotutto avevo ben altri problemi a cui pensare ad esempio ... Izzie.
 
Intanto alla Mayo ...
In quel corridoio grigio e così affollato, una donna di origini coreane camminava a passo veloce per raggiungere il primario di chirurgia toracica. Arrivata sorrise al suo collega che era un uomo alto e di colore. -Dottor ... Burke. Ecco le lastre che aveva richiesto poco fa.- L'uomo si voltò verso la donna sorridendogli ma con il suo solito fare serio e professionale non le rispose. Il telefonino della dr.Yang però cominciò a squillare e la donna non potè fare a meno di rifiutare la chiamata del suo collega e marito Owen Hunt, e tornare a fare il proprio lavoro. 
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Eccoci alla fine del capitolo "rivelatore". Mi auguro vi sia piaciuto e che mi scusiate per il ritardo nel postarlo, ma sono molto contento di questo capitolo. Spero piaccia tantissimo anche a voi e che dirvi?! Grazie sempre di seguire la mia ff e .. recensionatemi in tanti!
  
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